Bottiglie, Degustazioni

LOVE and PIF 2017 – Aligotè – Domaine Recrue des Sens

LOVE and PIF 2017 – Aligotè – Domaine Recrue des Sens

Yann Duriex è un giovane vignaiolo che dal 2010 (dopo aver lavorato a lungo presso il mitico Domaine Prieure Roch) si è messo in proprio nella Hautes-Côtes-de-Nuits, inizialmente con soli due ettare e mezzo (oggi nove) e recuperando vecchie vigne di famiglia, oggi affiancate da parcelle in affitto. Negli ultimi anni è diventato un “vigneron-star” a livello mondiale ed i suoi vini, assolutamente di impronta naturale-artigianale, sono ricercatissimi e molto costosi. Ha scelto, in maniera piuttosto coraggiosa, di rinunciare alla denominazione locale e nelle sue etichette (tutte in stile iper-moderno/fumettistico) non compare nessun riferimento enografico alla Borgogna. Questa scelta non è certamente una mancanza di riconoscenza nei confronti di un territorio che conosce profondamente, quanto una scommessa (a quanto pare vinta) sulle proprie capacità e sulla propria personale idea di fare vino.

Emozionare con un Aligotè da 11% alcolici non è veramente cosa facile. Eppure LOVE and PIF ci riesce in maniera spiazzante. Il vino è delizioso e si posiziona due/tre spanne sopra ogni altro altro Aligoté assaggiato fino ad oggi. Il suo colore giallo paglierino archetipico regala al naso intensi e ben definiti sentori agrumati (in particolare limone e bergamotto), fiori bianchi e miele di acacia. Al palato sprigiona sferzante energia, grande freschezza (lontana dalle iper-acidità di molti Aligotè), sapidità e mineralità. È un vino molto gastronomico (ma non un “glou-glou”) e di corpo è abbastanza fine, senza per questo essere privo di personalità e sostanza. Al palato la materia è presente, il fluido e sempre teso, vivo e dotato di una sua profondità ed ampiezza.

Bevendo questo vino ho avuto la sensazione di trovarmi al cospetto di un’altra categoria. Forse di un fuori classe. Si avverte, come spiazzante, un interrogativo rispetto alle possibilità medie del vitigno. Ci si chiede ad un certo punto: “Ma sarà un Aligotè in purezza?” (lo è). È un vino che a me è piaciuto moltissimo, che avevo preso come entry level (tutt’altro che economico), intimorito dai prezzi degli altri suoi vini (Pinot Noir e Chardonnay). Ma da oggi l’ho appuntato sulla lista dei desideri enoici per il 2022.

Enonauta/Degustazione di Vino #185 - LOVE and PIF 2017 - Domaine Recrue des sense | Emozionare con un Aligotè da 11% alcolici non è veramente cosa facile. Eppure LOVE and PIF ci riesce in maniera spiazzante.
Enonauta/Degustazione di Vino #185 - LOVE and PIF 2017 - Domaine Recrue des sense | Emozionare con un Aligotè da 11% alcolici non è veramente cosa facile. Eppure LOVE and PIF ci riesce in maniera spiazzante.

LOVE and PIF 2017 – Aligotè – Domaine Recrue des Sens

Yann Duriex is a young winemaker who since 2010 (after having worked for a long time at the legendary Domaine Prieure Roch) has set up his own business in the Hautes-Côtes-de-Nuits, initially with just two and a half hectares (today nine) and recovering old family vineyards, now flanked by rented plots. In recent years he has become a “star vigneron” on a global level and his wines, absolutely natural-artisan in nature, are highly sought after and very expensive. He chose, rather courageously, to renounce the local denomination and in his labels (all in a hyper-modern/cartoonish style) no enographic reference to Burgundy appears. This choice is certainly not a lack of gratitude towards a territory he knows deeply, but rather a bet (apparently won) on his own abilities and his own personal idea of ​​making wine.

Getting excited with an 11% alcohol Aligotè is really not easy. Yet LOVE and PIF succeeds in a surprising way. The wine is delicious and ranks two/three heads above any other Aligoté tasted to date. Its archetypal straw yellow color gives the nose intense and well-defined citrus scents (in particular lemon and bergamot), white flowers and acacia honey. On the palate it releases lively energy, great freshness (far from the hyper-acidity of many Aligotè), flavor and minerality. It is a very gastronomic wine (but not a “glou-glou”) and is quite fine in body, without being devoid of personality and substance. On the palate the matter is present, the fluid is always tense, alive and equipped with its own depth and breadth.

While drinking this wine I had the sensation of finding myself in the presence of another category. Maybe someone out of class. There is a surprising question regarding the average possibilities of the vine. At a certain point we ask ourselves: “But will it be a pure Aligotè?” (it is). It is a wine that I liked very much, which I had bought as an entry level (far from cheap), intimidated by the prices of its other wines (Pinot Noir and Chardonnay). But as of today I’ve pinned it on my wine wish list for 2022.

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