Bottiglie, Degustazioni

Baron’ Ugo 2015 – Az. Agr. Monteraponi

Baron’ Ugo 2015 – Monteraponi

Toscana Igt

Sangiovese con piccole percentuali di Canaiolo e Colorino.

Pochi interventi, fermentazione spontanea in cemento vetrificato, 36 mesi di botte grande.

Colore rubino scuro, bel ventaglio di sentori di frutti rossi come il lampone e il ribes poco maturi, la china, l’anice, la viola, agrumi freschi, cenere, ma anche note rustiche non ben risolte, a tratti solvente.
Il sorso è molto fresco, puntuto, alcol misurato e ben inserito, bevibilità assicurata, ma il gusto è un po’ traballante, non è un vino compiuto, il tannino è acerbo, trovo indicazioni in questa bottiglia già ricevute in altre occasioni, ed è fondamentalmente uno stile che non riesco ad apprezzare appieno. Ha grande struttura fisica, ma a latitare è il frutto e il centrobocca resta anonimo, il finale poco espressivo. Lo definirei un vino astratto, molto chiuso, che abbisogna di un po’ di immaginazione per essere apprezzato.

A mio giudizio, dal rapporto prezzo/felicità molto squilibrato dalla parte del prezzo.

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Del più e del Vino, Eventi

Il Mercato dei Vini – dei Vignaioli Indipendenti – Fivi 2022

Il Mercato dei Vini

Dei Vignaioli Indipendenti

Fivi 2022

Parlare del Mercato Fivi dopo il Mercato Fivi non è facile. È meglio parlarne prima. Perché, per quanta buona volontà uno immagini di poter dispiegare in un contesto dove ci sono centinaia di banchi di assaggio e si ritrovano decine di amici, il Mercato Fivi è una festa. Anzi è un Mercato. E il mercato è il luogo dove tradizionalmente le persone si incontrano, dove hanno luogo gli umani commerci e il valore del lavoro trova un riconoscimento. E dove le persone si incontrano c’è prossimità, dove c’è prossimità nascono i valori condivisi.
Un’occasione di piena ricreazione in cui si incontrano vignaioli che ci hanno regalato momenti di grande felicità e comunione e si ha l’occasione per ringraziarli, si incontrano amici, se ne fanno di nuovi, si stringono sodalizi e la fine della giornata arriva presto e gli effetti della festa si sentono. Meglio parlarne prima dunque. Il Mercato dei Vignaioli Indipendenti è anche una delle più importanti fiere di settore italiane che se non è quella più partecipata e certamente una di quelle che può vantare la migliore atmosfera.
Torna anche nel 2022 dopo il grande successo dell’ultima edizione postcovid e l’Enonauta ci sarà. Con una delegazione di tre persone e proverà a raccontarne anche dopo. Nel frattempo invita tutte/i gli Enomaniaci, i semplici appassionati a farsi un giro a Piacenza tra il 26 e il 28 novembre. Nessuno si pentirà di esserci andato.
Questo il programna e le modalità di accesso:

11° Mercato dei Vini dei Vignaioli Indipendenti

Data: sabato 26, domenica 27 e lunedì 28 novembre 2022 Luogo: PiacenzaExpo – Via Tirotti, 11 – Piacenza Orario di apertura al pubblico: sabato e domenica dalle 11.00 alle 19.00, lunedì dalle 11.00 alle 17.00

Parcheggio: gratuito

Acquisto biglietti via Vivaticket:
https://bit.ly/3C19BQA
Ingresso giornaliero: in fiera € 30 (2 gg € 50); online € 25 (2 gg € 40) comprensivo di bicchiere. Ingresso ridotto: € 20 per soci AIS – FIS – FISAR – ONAV – AIES – ASPI – ASSOSOMMELIER e SLOW FOOD (il socio deve mostrare tessera valida dell’anno in corso).

Gli operatori del settore possono richiedere il codice per l’ingresso ridotto compilando il form.

Operatori del settore – Piacenza Expo

Operatori del settore

Info utili: 800 i carrelli disponibili per gli acquisti Per info su riduzioni per gruppi: telefonare a 0523/602711 o scrivere a mercatodeivini@fivi.it

I minorenni non pagano l’ingresso e non possono effettuare degustazioni.

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Bottiglie, Degustazioni

Caparsino Chianti Classico Riserva 2015 – Caparsa

Caparsino Chianti Classico Riserva 2015 – Caparsa

Lo straordinario Sangiovese di Paolo Cianferoni (Caparsa) da Radda in Chianti

Se la gioca alla pari e in modo sfrontato con qualunque vino toscano di ogni provenienza e ispirazione, ma volendo anche con vini esteri del vecchio e nuovo mondo. E vince. Grazie alla sua straordinaria forza espressiva, alla sua garbata animosità, all’energia straripante in un contesto di precisione e qualità assolute.

Sangiovese di Radda in Chianti, cemento e vecchie botti di rovere.

Integrità paradigmatica, frutto colossale con spinta e struttura, colore rubino scuro, corpo da mediomassimo con le movenze da peso welter, profumi di marasca, iris, arancia sanguinella, erbe in mazzetto, ricordi di bosco, balsamici, appena di cuoio fresco.

Chianti Classico Riserva 2015 - Caparsa

Caparsino Chianti Classico Riserva 2015 – Caparsa

Palato generoso, ampio, concentrato, freschissimo e fluente, mai puntuto. Con tannini profilanti ed energici che lasciano al vino lo spazio di un finale arioso, lungo dove a dominare è il frutto, l’identità del Sangiovese.

Chianti Classico Riserva 2015 - Caparsa

Chianti Classico Riserva 2015 – Caparsa

Chianti Classico Riserva 2015 - Caparsa

Chianti Classico Riserva 2015 – Caparsa

Bottiglia che è conferma del grande valore che esprimono i vini di Caparsa e dell’importanza del territorio di Radda al tempo del surriscaldamento climatico come ha scritto lo stesso Paolo Cianferoni sul suo blog.

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Bottiglie, Degustazioni

Chambolle-Musigny “Les Charmes” Premier Cru 1991 – Domaine Amiot-Servelle

Chambolle-Musigny “Les Charmes” Premier Cru 1991 – Domaine Amiot-Servelle

Non posso che scrivere un elogio al tempo che scorre ed alla pazienza di aspettarlo. Ma anche alla necessaria fortuna, all’occasione ed alla scommessa. Ho acquistato questo Les Charmes 1991 ad un asta di vini online, ambiente al quale ammetto di essere ben poco avvezzo e tanto meno appassionato. Confesso anche di essermi appoggiato ad Armando Castagno ed alla sua “bibbia” sulla Borgogna (più corretto dire sulle sue vigne) dove parla del Climat “Les Charmes” come uno dei luoghi che hanno contribuito maggiormente alla costruzione del mito di Chambolle come massima espressione di finezza e complessità. Sempre Castagno lo definisce un Premier Cru che nelle migliori annate rivaleggia, senza timore reverenziale, nei confronti di molti blasonati Gran Cru della Côte d’Or, capace di invecchiare 20 anni e più senza scomporsi. L’annata 1991 si configura come ottima e molto equilibrata, messa forse in ombra dalla monumentale 1990, considerata tra le migliori annate del secolo in Borgogna. Il Domaine Amiot-Servelle, attivo da circa un secolo, si è convertito nel 2003 alle pratiche biologiche certificate in vigna e persegue un approccio poco interventista in cantina (lieviti autoctoni, filtrazioni minime o del tutto assenti, piccole dosi di solforosa all’imbottigliamento). Dopo un’estate di riposo in cantina ho deciso di aprirla senza particolari motivi, per una cena piuttosto semplice, e nella speranza che il vino stesso fosse l’occasione ed il pretesto per un viatico speciale. Dopo tre-quattro ore dall’apertura, il vino si è prentato in un bella veste rosso rubino con riflessi granato, ancora vivo e luminoso. Al naso contratto e reticente, piccoli frutti rossi sottospirito, cuoio, leggero accento boisé. Al palato invece appariva un vino scarno, privato per sottrazione nel tempo di tutti gli elementi vitali e costituenti. Lasciando invece spazio ad una acidità netta, tagliente ed invasiva, non certo segno di gioventù. Deluso, disilluso, e forse aiutato da un pizzico di lungimiranza inconscia, ho deciso di archiviare la bottiglia come interlocutoria, ed ho aperto un altro vino per la serata, cercando di andare sul sicuro. Il giorno seguente, a pranzo, si è palesata ed incarnata nel calice la mitica “magia della Borgogna”. Il vino aperto 16 ore prima era completamente trasformato, rivoluzionato, risorto. Dalla sua possibile e prematuramente “morte” dichiarata, questo Chambolle-Musigny si palesava come il miglior Borgogna mai assaggiato fino ad oggi. Al naso una complessità estrema, stratificata ed intersecata al millimetro, in un gioco di sentori di sottobosco (tra cui netto il tartufo bianco, i funghi freschi, l’humus), piccoli frutti rossi maturi, spezie, goudron, torrefazione. Al palato il velluto di Chambolle si è manifestato in tutta la sua eleganza. Impatto morbido e suadente, tannini sferici di rara eleganza, sorso coerente, fluido, delicato ma non esile, ben sorretto ancora da una certa freschezza, che con garbo ed equilibrio guidava la dinamica del sorso verso un finale minerale e sapido molto lungo e gratificante. Un vino emozionante, di rara eleganza, che mi ha regalato un esempio archetipico di cosa possa esprimere un grandissimo Pinot Noir nella Côte de Nuits, dopo 30 anni. Ma come dicevo in apertura questo è anche un elogio alla lentezza, alla pazienza di saper aspettare e rispettare i tempi dell’altro. Al tempo che scorre inesorabile e in alcuni casi, come per questo magnifico vino, con una fiducia incrollabile.

Carte des vins de Chambolle-Musigny et De Morey-St-Denis

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Degustazioni, Eventi

Il Nizza È… tre giornate di Barbera a Nizza Monferrato (22/24 ottobre 2022)

Il Nizza È… tre giornate di Barbera a Nizza Monferrato (22/24 ottobre 2022)

Nizza Monferrato è una cittadina posta al centro di un immaginario quadrilatero avente agli angoli Alba, Asti, Ovada e Alessandria. Nizza, considerato uno dei territori d’elezione della Barbera, dal 2014 (prima annata uscita nel 2016) dopo essere stata una sottozona della Docg Barbera d’Asti, è anche una DOCG. Vini prodotti con solo uve barbera coltivate in18 comuni (Agliano Terme, Belveglio, Bruno, Calamandrana, Castel Boglione, Castelnuovo Belbo, Castelnuovo Calcea, Castel Rocchero, Cortiglione, Incisa Scapaccino, Moasca, Mombaruzzo, Mombercelli, Nizza Monferrato, Rocchetta Palafea, San Marzano Oliveto, Vaglio Serra, Vinchio).

Il Nizza è… per chi scrive è principalmente l’occasione di colmare una lacuna, capire dove cerca di andare questa recente denominazione (DOCG NIZZA) nata da ciò che era precedentemente una sottozona della Docg Barbera d’Asti, cosa vuole proporre all’appassionato di vini, cos’è che la contraddistingue nel panorama dei produttori di Barbera, che sono molti, e dei territori che ne esprimono l’anima. Non ultima l’opportunità di percorrere per la prima volta nella sua vita il passo del Turchino, famoso per essere uno dei punti di snodo della più classica e famosa delle corse ciclistiche in linea italiane. La Milano – Sanremo.

Enonauta tra le vigne del Monferrato

Enonauta tra le vigne del Monferrato

La manifestazione è raccolta, con banchi d’assaggio divisi per zone geografiche all’interno del Palazzo Crosa nel centro storico di Nizza Monferrato.
Un centinaio di bottiglie in degustazione ed io credo di averne assaggiate una cinquantina. Tutti i vini risultavano essere non meno che di corpo, di corpo pieno. Nessuna traccia di vini esili o poco concentrati. Abbondanza di quei vini che il buon Giampi Moretti, vignaiolo lucchese de “Le Terre del Sillabo”, definì “vini da esposizione” o anche “Vini Fallici”. Abbondanza di legno. Legno aromatico, resinoso, vanigliato, pizzicoso, pepato, molti tannini anestetizzanti. A Nizza si usa il legno e si sente. Il disciplinare ne prevede l’uso per entrambe le tipologie proposte, ne ero consapevole, ma insieme al legno ho avvertito il tentativo del colpo ad effetto, molti vini mi hanno fatto pensare a un progetto unitario, con esiti alterni, di portare il Barbera su un piano diverso, su un piano espressivo ipotetico di livello superiore. Ma questo livello a mio avviso resta ipotetico. Molti corpo a corpo, un po’ di fatica, anche nell’ascoltare il sempiterno sermone sull’integrazione futura e ipotetica (anche lei) del legno. Ché poi nessuno lo sa quantificare il tempo in cui questo legno si integra e del resto se ha bisogno di integrarsi vuol dire che al momento in cui non è integrato la situazione non è ottimale.
Con questo tra i cinquanta vini che ho assaggiato ne ho trovati di molto buoni, per gusto, fedeltà alla tipologia, tipicità, esecuzione. Cito dunque solo ciò che lasciò una buona impressione per onorare la bella esperienza, le buone compagnie trovate e non far torto a nessuno elevando il gusto proprio a giudizio definitivo. Confido invece di tornare a Nizza Monferrato per ampliare ulteriormente la confidenza con questa eccellenza enoica piemontese.
Su tutti gli assaggi ha brillato il “Viti Vecchie” 2019 di Gianni Doglia (https://giannidoglia.it/) per l’integrità, la precisione e uno sviluppo gustativo davvero coinvolgente.

Ottimi il “Laficaia” 2020 di Guasti Clemente & Figli, “Le Nicchie” 2019 de La Gironda , così come i vini di Cascina Garitina, le due proposte de La Barbatella “La Vigna dell’Angelo” 2019 e “La Vigna dell’Angelo” Riserva 2018, i due vini presentati da l’ Armangia “Titon” e “Vignali”, entrambi 2019 ed egualmente animati da grande energia ed espressività, il “Pragerolamo” 2019 dell’Azienda Durio che sorprende per la lunga distensione, la varietà delle suggestioni.

Una menzione particolare per “Noceto” 2018 di Ricossa per il quale, forse a causa della troppa esposizione in GDO, nutrivo degli ingiustificati pregiudizi e che invece alla prova del bicchiere è risultato un vino di sicura eleganza, ricchezza e forza espressiva.

Mappa del Nizza

Mappa del Nizza

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