Bottiglie, Degustazioni

Barolo/Barbaresco 2015 – una indagine amichevole

Barolo/Barbaresco 2015 – una indagine amichevole


Barolo Sorano – Claudio Alario

Barolo – Domenico Clerico

Barolo – Ferdinando Principiano

Barolo – Cascina Fontana

Barbaresco – Francesco Versio

Barbaresco Autinbej – Ca del Baio


Reduci da una serata dedicata al Brunello di Montalcino dalla quale siamo usciti delusi e con una quantità anomala di sensazioni negative, e che non so nemmeno se raccontare, ci sediamo a tavola con entuasiasmo rinnovato per fare una piccola escursione nell’annata 2015 in Langa con 4 Barolo e 2 Barbaresco e ne ricaviamo ottime indicazioni sull’annata e per quanto riguarda i vini già degustati in precedenza anche interessanti informazioni sulla loro evoluzione.
I vini appaiono tutti, pur nella loro talvolta radicale differenza, approcciabili. Sembra che l’annata abbia contribuito a creare vini meno complessi e più immediatamente interpretabili e dal considerevole tenore alcolico ben integrato.

In ordine di apertura:

Barbaresco Autinbej Ca del Baio

Barbaresco classico con uve provenienti da diversi vigneti e che io definirei un giusto compromesso tra la potenza e la finezza. Dal primo assaggio (https://wp.me/pavwJ6-aP) risulta meno assertivo e decisamente più lineare ed equilibrato. Mantiene l’identità con la sua scorta di sentori che spaziano dal lampone alle erbe aromatiche, passando per la rosa e le spezie.

Resta un vino dal vigoroso impatto, ma c’è già più spazio di gusto, più grazia tattile.

Il Barolo di Domenico Clerico, già assaggiato, dà segni evidenti di apertura. Se in precedenti occasioni era risultato chiuso pare adesso avviato verso una fase di più brillante espressività. Barolo moderno, di colore più scuro degli altri, con sentori di marasca matura, essenze orientali, resine fresche, spezie dolci, sorso setoso, coerente, ben calibrato, senza particolari asperità.

Il Barbaresco di Francesco Versio brilla per la finezza esemplare, la pulizia e la nitidezza dei richiami, la precisione e la definizione del sorso, ha colore chiarissimo in un quadro di fragranza di piccoli frutti rossi, cannella, arancia navel, finale arioso e rinfrescante. Ci si può leggere chiarezza d’intenti ben realizzati in questo vino che è immediato, ma assai ben concertato.

Il Barolo di Serralunga d’Alba di Ferdinando Principiano ha energia straripante, è appena rustico, fresco assai, molto floreale, sanguigno, note di ciliegia e balsamiche, al palato risulta diretto, godibile, a tratti entusiasmante, tannini di grana fine che lasciano spazio alla dolcezza del frutto.

Cascina Fontana è animato da una forza oscura, ancora imbrigliata, ricorda certe bottiglie del cav. Accomasso. Il più tannico e austero del gruppo, ma a me è sembrato un grande vino in attesa di dare il meglio. Per la complessità e la ricchezza del bouquet, dove si trovano reminiscenze di rosa, marasca, carne cruda, humus, genziana, per il suo scheletro e la profondità di gusto. Non esiterei a scommettere su una cassa da conservare in cantina.

Il Barolo Sorano di Claudio Alario mostra un po’ i muscoli. Il più concentrato e denso del gruppo che potrebbe far storcere il naso ai fanatici dl Barolo Classico. Io l’ho invece apprezzato molto nella sua ottima intepretazione moderna. Un bel ventaglio di aromi (prugna matura, chiodo di garofano, mentolato/balsamico, vaniglia, viola), sorso stratificato che sviluppa una buona dinamica, tannini non domati che tracciano un bel profilo, lungo finale balsamico/fruttato.

Barolo Sorano - Claudio AlarioBarolo - Domenico Clerico
Barolo - Ferdinando Principiano
Barolo - Cascina Fontana
Barbaresco - Francesco Versio
Barbaresco Autinbej - Ca del Baio

Barolo/Barbaresco 2015 – una indagine amichevole

Barolo/Barbaresco 2015 – una indagine amichevole

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Modernista o Classicista? 4 Baroli 2015 per un confronto amichevole

Barolo 2015 / Amichevole Modernisti Vs Classicisti

Per l’ultima serata di rossi prima dell’avvento del caldo, caldo che al momento di iniziare la serata era già arrivato da un po’ a dire il vero, ho scelto una selezione di Baroli dell’annata 2015 accompagnati da quattro formaggi. Annata buona, quasi top, da alcuni considerata troppo calda, poco incline per altri all’invecchiamento. Però le considerazioni non si bevono e le parole nemmeno. L’unica cosa da fare è stappare.
Per l’occasione ho organizzato un confronto amichevole Modernisti contro Classicisti. Due contro due. Domenico Clerico e Marco Curto da una parte. Scarzello e Guido Porro dall’altra. E gli amici a tavola.
A fine serata?
La 2015, per quanto nemmeno le annate si possano stappare, valutata attraverso il filtro di queste quattro interpretazioni figlie di due filosofie produttive diverse appare davvero una bella annata. Vitale, brillante, appagante, nel caso del Barolo tendenzialmente più incline alla prontezza.

Barolo 2015 – Domenico Clerico (Monforte)

Avevo già bevuto questo vino prima dell’inizio della Pandemia e si conferma un Barolo vellutato, il più felpato e pronto del novero, contraddistinto da aromi di frutta matura, tabacco, viola, qualcosa di resinoso, sorso caldo e d’impatto, aroma di bocca ricco, fruttuoso, già equilibrato, dalla forza tattile misurata, un Barolo da scegliere al ristorante per non rimanere traumatizzati da tannini troppo virulenti e non preventivati.
Elegante senza dubbi. Forse meno espressivo degli altri. Il più pronto.

Barolo del Comune di Barolo 2015 – Scarzello (Barolo)

Tradizionale, macerazione lunga, almeno 18 mesi in botte grande e poi lungamente in bottiglia.
Colore granato, varietà e intensità olfattiva che dopo diverse esperienze credo ormai caratteristiche del Barolo di Scarzello. Mentolato, melograno, erbe aromatiche, chinotto, rosa, ma ciò che appare come la cifra tipica è il tratto mentolato.
Tensione, scheletro, esilità apparente che si trasforma in forza espressiva, freschissimo, tannini sottili e di buona forza, lunghissimo finale che rievoca il frutto rosso e le erbe aromatiche.
Barolo non pronto nel senso in cui comunemente si usa il termine, ma bevibile, preciso, godibile, buono.

Barolo Arborina 2015 – Marco Curto (La Morra)

La vera sorpresa, almeno per me, della serata. Non perché mi aspettassi un vino meno buono, ma semplicemente perché non avevo mai incontrato i vini dell’azienda Curto di La Morra.

5 giorni in rotomaceratore, due anni in barrique. Un anno in bottiglia.
Il mio preferito della serata. Per la sua completezza, per la varietà di suggestioni offerte al bevitore.

Colore rubino scuro,
Fragranze di viola, marasca, agrume, speziatura netta, lievi reminiscenze balsamiche, di humus e di tostato.
Tra i quattro è il vino di maggior concentrazione, che offre il sorso più voluminoso. Esordio avvolgente, gratificante, a questa concentrazione si accompagnano acidità e tannini di carattere, definizione, distensione, un bel finale fruttato/speziato che non chiude.
Veramente un bel vino.

Barolo Lazzairasco 2015 – Guido Porro (Serralunga)

Guido Porro a mio avviso è un vero fuoriclasse. Con questo Lazzairasco 2015 non si smentisce.
Tradizionalmente lunga macerazione, invecchiamento in botte grande.
Rigore, persistenza, tipicità, trasparente granato, molta rosa, molto lampone, genziana, qualche ricordo di sottobosco, foglia di the, sorso freschissimo, tirato, grande progressione, i tannini ancora ruvidi, finisce lungo, sapido, sul frutto gentile, e poi sfuma lentamente come un disco in vinile dei Wire a cui, nella sua energica, sostanzale e precisa asciuttezza, potrebbe essere apparentato.
Per i vini di Porro non si saprebbe mai dove proiettare nel tempo una eventuale prontezza, ce li godiamo senza pensare al futuro nell’adesso.

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