Bottiglie, Degustazioni, Eventi

Una Scatola di Taurasi (dal 1997 al 2012)

Una Scatola di Taurasi

  • Terra d’Eclano 2012 – Quintodecimo
  • Taurasi 2010 – Villa Raiano
  • Taurasi Radici 2010 – Mastroberardino
  • Taurasi Historia Naturalis 2009 – Mastroberardino
  • Taurasi Radici Riserva 1998 – Mastroberardino
  • Taurasi Piano di Montevergine 1997 – Feudi di San Gregorio
  • (bonus) Halconero 2008 – Mastroberardino (aglianico passito)


Una bellissima serata con questi sei vini (più un passito) dall’Irpinia, in bilico tra il ludico/ricreativo e l’approfondimento, forse più ricreativo dal momento che della serata restano solo due testimonianze fotografiche. Le bottiglie stappate a inizio serata e il meraviglioso tappo del Radici Riserva 1998. Molte ottime indicazioni sui vini stappati. Soprattutto sui due più stagionati.

In ordine di apertura:

Terre d’Eclano 2012 – Quintodecimo

Aglianico con 18 mesi di  affinamento in barrique.
Vino sostanzioso, dal colore scuro, sanguigno, d’impatto, dai bei profumi di frutto scuro maturo, spezie, cenere, incenso, tabacco. Sorso di spessore, caldo, ma con grande equilibrio degli elementi e piacevolezza immediata. Forse gli manca un po’ di slancio, però è un vino per una platea folta.

Taurasi 2010 – Villa Raiano

3 anni di invecchiamento. 1 in legno di varie dimensioni, 1 in acciaio e 1 in bottiglia.
Il meno pronto dei sei. Il più peculiare nella sua asciutta essenzialità. Riporta accanto a un cespuglio di timo, fa ricordare la resina, la noce moscata, il ribes nero.
Al palato mostra una certa energia, ma appare imbrigliata, ancora in fase di definizione. Secco, tannico, persistente, coerente, sapido ma credo avrebbe potuto esprimersi meglio tra qualche anno ancora.

Taurasi Radici 2010 – Mastroberardino

24 mesi in legno e 24 in bottiglia
Vino ricco in aromi e generoso, viole, prugne, chiodo di garofano, più frutto in evidenza, terra bagnata, erbe aromatiche, pelle fresca.
Si conferma al palato molto generoso in entrata, preciso ed equilibrato, forse non molto presente nel centrobocca dove risulta un po’ scarno. Retrogusto di frutto maturo, di buona persistenza. Vino compìto, dai tratti ben delineati.

Taurasi Historia Naturalis 2009 – Mastroberardino

24 mesi in legno e 30 in bottiglia. Il mio preferito per la complessità e la bellezza dei richiami al naso, per la definizione e l’intensità del sorso. 
Colore rubino scuro, Balsamico, eucalipto, prugna e ciliegia, e ancora balsamico, pepe di Sichuan, bitter e scorza di arancio, ancora balsamico, canfora.
Bevuta spaziale, profonda, fresca con delicata fruttuosità e sapidità e magnifico tannino in filigrana. Persistenza proverbiale. Per me tra i vini indimenticabili.

Taurasi Radici Riserva 1998 – Mastroberardino

Barrique e botti di rovere per 30 mesi. 40 mesi in bottiglia. Riconoscibile, anche se potrebbe ingannare alla cieca, e integro. Di colore più chiaro degli omologhi più giovani. È un vino di estrema finezza.
Mette insieme antiche reminiscenze floreali, di prugna essiccata come anche di frutti rossi freschi che alla lunga tendono a prevalere, rievoca l’incenso e le spezie dolci, il fungo fresco, il rosmarino. Probabilmente con una bottiglia intera a testa a disposizione da provare anche il giorno dopo avrebbe regalato anche altri sentori.
Al palato risulta compatto, mai un filo di alcol in eccesso, mai troppo acido.
Equilibrio, precisione, vitalità, qualità e intensità di gusto, un bere che che si trasforma in piacere senza intoppi, un vino fatto di sussurri ben scanditi e di una materia nobilissima da cui tuttt i presenti restano folgorati.

Taurasi Piano di Montevergine 1997 – Feudi di San Gregorio

Invecchiamento in botti di diverse dimensioni per 24 mesi e poi affinamento per altri 24 in bottiglia.
Il tappo in cattive condizioni desta un po’ di preoccupazione, ma il vino risulta godibile nella sua fase di piena maturità.
Il Colore è granato, un bel ventaglio di profumi dalla bacca di goji alla scorza di chinotto passando per prugna, cuoio, spezie varie, carruba.
Mostra ancora vitalità al palato, soprattutto congruità. Vellutato, fresco, sottile e con ottima persistenza aromatica.

Halconero 2008 – Mastroberardino 

Aglianico passito. Forse l’unica mezza delusione della serata. Profumi a bassa intensità di incenso, mora, vaniglia, un po’ cupo, secco e poco dinamico. Poco risolto. Da riprovare in altra occasione.

A fine serata e a bottiglie vuote giungo a una conclusione e m’insorge un interrogativo. 

Conclusione: disdegnare pregiudizialmente, che per alcuni sembra un atteggiamento fascinoso, le bottiglie dei “grandi” produttori è un errore. 

Interrogativo: il Radici Riserva 1998 osservando il tappo, appena bagnato, elastico come un tappo nuovo tanto che sarebbe stato possibile riutilizzarlo interamente, è stato molto probabilmente conservato in piedi. E lo stato di conservazione del vino era perfetto. Questo legittimamente fa ripensare alla teoria che vuole che i vini vadano conservati stesi e ai pochi che invece continuano a sostenere il contrario. Chi avrà ragione? Avrà davvero ragione qualcuno? 

Conclusione ulteriore: mai scherzare col Taurasi nemmeno dopo 26 anni. 

Il tappo del Taurasi Radici Riserva 1998 di Mastroberardino
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Taurasi Terzotratto 2011 – I Favati

Taurasi Terzotratto 2011 – I Favati

Bellissima scoperta dell’ultimo Mercato Fivi da cui riportammo il Terzotratto Riserva 2009 (etichetta bianca) stappato a inizio anno e di cui è ancora vivo il ricordo.

Qualitativamente non è distante dal fratello maggiore questo Taurasi Terzotratto 2011.

Aglianico vinificato in acciaio e invecchiamento in legni di varie dimensioni per tre anni.

Colore rubino scuro compatto, consistenza evidente, con tipico e bel corredo olfattivo di mora matura, pepe bianco, anice, note fumé, e di erbe aromatiche essiccate.
Irruenza non giovanile, ma di carattere, è generoso ed estroverso, caldo, carnoso, tannico e sapido, avrà bisogno di qualche anno per trovare un bilanciamento che si intravede. Per il momento è un vino di impatto, ben delineato nella sua muscolarità. Coerente sul finale dove si rievocano i frutti scuri, gli agrumi, erbe e radici aromatiche.

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Fiano di Avellino 2016 Apianum – SALVATORE Molettieri 

Fiano di Avellino 2016 Apianum – SALVATORE Molettieri

Fiano con affinamento in accaio da vigne alle su suolo calcareo.

Vino di carattere che ha iniziato un suo interessante percorso evolutivo. Colore giallo paglierino che tende al dorato. Ricco e pulito al naso con ricordi di narciso, caramella d’orzo, mela opal, rosmarino, sentori petrosi e di fieno secco.
Il sorso è diretto, d’impatto. È salino, secco, rugoso, ha intensità di gusto, buona freschezza e persistenza apprezzabile.

Col Saltimbocca alla Romana a mio avviso perfetto.

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Opera Mia 2013 – Taurasi – Cav. Pepe1

Opera Mia 2013 Taurasi
Tenuta Cav. Pepe

Per onorare il superbo spezzatino in umido con patate e piselli cucinato da mia madre ho stappato un Taurasi del Cav. Pepe.
Opera Mia 2013
Aglianico con 4 anni di affinamento tra barrique, cemento e bottiglia.
Bere il Taurasi per me è sempre come fare una conversazione con un amico un po’ burbero che d’acchito è monosillabico, ma che col tempo si coinvolge in argomentazioni ben costruite ed esaustive.
Colore rubino fitto. Al naso complessità e con sentori di rosa e marasca, agrume, mentolato/balsamico pronunciato e prolungato, incenso e cacao.
Vino ancora giovane anche se non interlocutorio come talvolta capita con il giovane Aglianico. Tannino robusto, ma il vino ha bella consistenza e freschezza, frutto vivo e gusto pieno, definizione apprezzabile e un buon finale dinamico dove il frutto e le spezie vengono rievocate in coerenza.
Secondo me si avvia verso una piena espressività che raggiungerà forse dopo quel paio d’anni in più che avrei voluto aspettare. Ma anche di più senza problemi.

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Fiano di Avellino 2015 – Colli di Lapio

Fiano di Avellino 2015

Colli di Lapio di Romano Clelia

Quando compro una bottiglia per me ignota e alla fine sono soddisfatto il piacere è doppio. Al piacere del buon vino si affianca il piacere della scoperta che spesso è viatico verso altre piacevoli scoperte. È successo con il Fiano di Avellino di Colli di Lapio.

Il colore è giallo intenso dalla luminosità rara. All’apertura tappo e bottiglia porgono suggestioni che potrebbero sulle prime far pensare a un Riesling. Al naso è molto intenso con sentori di mela, passiflora, anice, cedro, noce del Brasile, come premesso presenta ricordo di pietra focaia.

Vino secco e morbido, di buona struttura, coerente e ricco, denso al palato, giustamente sapido e persistente.

Ci sono molte cose in questo vino, come in un racconto dove abbondano le subordinate e la narrazione si snoda in molteplici simultanee direzioni, senza mai risultare ridondante od opulento.

Qualita e convenienza.

 
Enonauta/Degustazione di Vino #159 - review -  Fiano di Avellino 2015 - Colli di Lapio | secco e morbido, di buona struttura, coerente e ricco
Enonauta/Degustazione di Vino #159 - review -  Fiano di Avellino 2015 - Colli di Lapio | secco e morbido, di buona struttura, coerente e ricco
Enonauta/Degustazione di Vino #159 - review -  Fiano di Avellino 2015 - Colli di Lapio | secco e morbido, di buona struttura, coerente e ricco
Enonauta/Degustazione di Vino #159 - review -  Fiano di Avellino 2015 - Colli di Lapio | secco e morbido, di buona struttura, coerente e ricco

Fiano di Avellino 2015 – Colli di Lapio by Romano Clelia


When I buy a bottle that is unknown to me and in the end I am satisfied, the pleasure is double. The pleasure of good wine is accompanied by the pleasure of discovery which is often a viaticum towards other pleasant discoveries. It happened with the Fiano di Avellino from Colli di Lapio.

The color is intense yellow with a rare brightness. Upon opening the cap and bottle they offer suggestions that might at first make you think of a Riesling. On the nose it is very intense with hints of apple, passion flower, anise, cedar, Brazil nut and, as mentioned, has a hint of flint.

Dry and soft wine, with good structure, coherent and rich, dense on the palate, rightly savory and persistent.

There are many things in this wine, as in a story where subordinates abound and the narrative unfolds in multiple simultaneous directions, without ever appearing redundant or opulent.

Quality and convenience.

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Enonauta/Degustazione di Vino #119 - review - Taurasi Riserva La Loggia del Cavaliere 2013 - Tenuta Cavalier Pepe | tra le pieghe della sua austera gioventù si manifesta come un vino espressivo e di carattere.
Bottiglie, Degustazioni

Taurasi Riserva La Loggia del Cavaliere 2013 – Tenuta Cavalier Pepe

Questo Taurasi La Loggia del Cavaliere 2013 della Tenuta Cavalier Pepe avrei dovuto berlo nel 2030 probabilmente. Eppure tra le pieghe della sua austera gioventù, che per mia esperienza spesso si riscontra nei vini ottenuti dall’Aglianico, si è manifestato come un vino espressivo e di cui si intravede un grande potenziale per chi avrà il tempo di aspettare o la possibilità di comprare una bottiglia già matura. Ma la voglia di stappare un Taurasi non è coincisa con la presenza di un Taurasi con qualche anno sulle spalle in cantina, come già successo nel recente passato. (leggi qui)

Lo avrei dovuto stappare nel 2030 probabilmente. Ma tra le pieghe della sua austera gioventù si manifesta come un vino espressivo e di carattere.

5 anni di affinamento tra barrique, acciaio e bottiglia prima di arrivare al cavatappi.

Il colore è tra il rubino e il granato scuro molto vivo, denso, ha blandi aromi floreali, ma intensi richiami di erbe aromatiche come il rosmarino e la lavanda, sentori di prugna (non secca) e cassis, di marasca e spezie e accenni di tostatura e di cenere.

Vino di struttura con trama tannica importante in cui tutto sembra essere nel momento della massima potenza, dal lungo finale coerente e che riesce però a non risultare involuto, come talvolta accade, trovando un punto di risoluzione e di piacevolezza accompagnato alla carne alla brace.

È stato un piacere nell’attesa di ritrovarci nel 2030.

Enonauta/Degustazione di Vino #119 - review - Taurasi Riserva La Loggia del Cavaliere 2013 - Tenuta Cavalier Pepe | tra le pieghe della sua austera gioventù si manifesta come un vino espressivo e di carattere.

2030 would probably have been the right time to open this bottle. But in the folds of its austere youth it manifests itself as an expressive and characterful wine.
Enonauta/Degustazione di Vino #119 - review - Taurasi Riserva La Loggia del Cavaliere 2013 - Tenuta Cavalier Pepe | tra le pieghe della sua austera gioventù si manifesta come un vino espressivo e di carattere.

Taurasi La Loggia del Cavaliere 2013 from Tenuta Cavalier Pepe

I should have probably drunk this Taurasi La Loggia del Cavaliere 2013 from Tenuta Cavalier Pepe in 2030. Yet among the folds of its austere youth, which in my experience is often found in wines obtained from Aglianico, it has manifested itself as an expressive wine and of which we can glimpse great potential for those who have the time to wait or the possibility of buying an already mature bottle. But the desire to uncork a Taurasi did not coincide with the presence of a Taurasi with a few years under its belt in the cellar, as has already happened in the recent past. (read here https://wp.me/pavwJ6-iB)

I should have uncorked it in 2030 probably. But among the folds of its austere youth it manifests itself as an expressive wine with character.

5 years of aging in barrique, steel and bottle before arriving at the corkscrew.

The color is between ruby ​​and dark garnet, very bright, dense, has mild floral aromas, but intense hints of aromatic herbs such as rosemary and lavender, hints of plum (not dried) and cassis, morello cherry and spices and hints of toasting and ash.

A structured wine with an important tannic texture in which everything seems to be at its moment of maximum power, with a long coherent finish which however manages not to be convoluted, as sometimes happens, finding a point of resolution and pleasantness accompanied by grilled meat.

It was a pleasure waiting to meet again in 2030.

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