i Luoghi del Vino

Luoghi del Vino - Una vigna dell'azienda Caparsa a Radda in Chianti

Luoghi del Vino – Una vigna dell’azienda Caparsa a Radda in Chianti

I luoghi del vino in Italia e nel Mondo

Una piccola raccolta di collegamenti a essenziali contributi e racconti di viaggi, enotour e visite a manifestazioni tematiche attraverso i quali approfondire la propria conoscenza dei territori, i luoghi simbolici per produzione vitivinicola mondiale, e della loro influenza nel processo di creazione del vino. Tradizione stratificata e condivisa, clima, territorio. Per capire meglio il significato di vocazione e di terroir.


ALTO ADIGE

  • Appiano sulla Strada del Vino (Bolzano – Alto Adige)
  • Lago di Caldaro (Bolzano – Alto Adige)
  • Santa Maddalena

BASILICATA


CALABRIA


CAMPANIA


EMILIA ROMAGNA

  • Modigliana

FRIULI VENEZIA GIULIA

  • Carso (Trieste – Friuli Venezia Giulia – Italia)
  • Collio (Gorizia – Friuli Venezia Giulia – Italia)
  • Oslavia (Gorizia – FVG)
  • Prepotto (Colli Orientali del Friuli – Italia)

LAZIO


LIGURIA


LOMBARDIA


Marche


Molise


Piemonte



Puglia


Sardegna


Sicilia


Toscana


Trentino


Umbria


Veneto


Valle d’Aosta


AUSTRALIA


FRANCIA


LIBANO


Alto Piemonte

L’Alto Piemonte, situato nella parte settentrionale della regione, è un’area vinicola di grande fascino e storia, caratterizzata da un terroir unico e da una tradizione secolare. Qui il Nebbiolo, localmente conosciuto come Spanna, regna sovrano, dando vita a vini rossi eleganti, longevi e di grande personalità, affiancato da altri vitigni autoctoni a bacca rossa come Vespolina, Uva Rara (Bonarda Novarese) e Croatina. Tra i bianchi, l’Erbaluce è il protagonista indiscusso.

Territorio e Caratteristiche Pedoclimatiche:

Il territorio dell’Alto Piemonte è eterogeneo e complesso, fortemente influenzato dalla vicinanza delle Alpi Pennine e, in particolare, del massiccio del Monte Rosa, che funge da scudo contro le intemperie provenienti da nord-ovest. Questa posizione geografica determina condizioni pedoclimatiche peculiari:

  • Suoli: I suoli dell’Alto Piemonte sono prevalentemente a reazione acida, una caratteristica distintiva rispetto ad altre zone vinicole piemontesi come le Langhe. La composizione geologica è incredibilmente varia e comprende:
    • Porfidi e graniti: Tipici di aree come Gattinara, derivanti dall’attività eruttiva di un antichissimo supervulcano in Valsesia. Questi suoli conferiscono ai vini note minerali ferrose e una struttura austera.
    • Sabbie pleistoceniche: Caratteristiche della zona di Lessona, con un pH molto basso, che donano ai vini finezza ed eleganza.
    • Depositi morenico-alluvionali: Diffusi nelle Colline Novaresi, composti da detriti e ciottoli modellati dai ghiacciai.
    • Marne e argille: Presenti in altre sottozone, contribuiscono alla complessità e alla longevità dei vini.
  • Clima: Il clima è temperato continentale, con precipitazioni mediamente superiori rispetto ad altre aree del Piemonte. Le escursioni termiche, soprattutto nel periodo pre-vendemmiale, sono significative e favoriscono una maturazione aromatica ottimale delle uve. Le montagne proteggono i vigneti, ma allo stesso tiempo convogliano aria fresca che contribuisce all’acidità e alla finezza dei vini.

Cultura e Tradizione:

La viticoltura nell’Alto Piemonte ha radici antichissime, come testimoniano numerosi reperti storici. La cultura del vino è profondamente intrecciata con la storia e le tradizioni locali:

  • Legame simbiotico: Esiste un forte legame tra i vignaioli e il loro territorio, un connubio di sapienza tradizionale e innovazione tecnologica.
  • Viticoltura eroica: In alcune zone, come Carema, i vigneti sono coltivati su spettacolari terrazzamenti con muretti a secco e pilastri in pietra che sostengono le pergole, testimonianza di una viticoltura eroica e di un paesaggio di grande valore.
  • Sistemi di allevamento tradizionali: La pergola è uno dei sistemi di allevamento storicamente diffusi, adattato alle condizioni locali.
  • Feste e sagre: Numerosi eventi e manifestazioni celebrano il vino e le tradizioni contadine, sottolineando l’importanza di questo prodotto nell’identità culturale della regione.

Luoghi d’Elezione e Denominazioni:

L’Alto Piemonte vanta diverse Denominazioni di Origine Controllata (DOC) e Denominazioni di Origine Controllata e Garantita (DOCG) che ne attestano la qualità e la tipicità. Tra le più rinomate e significative troviamo:

  • Gattinara DOCG: Probabilmente la denominazione più celebre, produce vini a base di Nebbiolo (Spanna) di grande struttura, eleganza e longevità, grazie ai suoli vulcanici ricchi di minerali.
  • Ghemme DOCG: Altra importante DOCG basata sul Nebbiolo, spesso in assemblaggio con Vespolina e Uva Rara. I vini di Ghemme sono noti per la loro finezza e capacità di invecchiamento.
  • Lessona DOC: Conosciuta per i suoi vini rossi eleganti e profumati, principalmente da uve Nebbiolo, coltivate su terreni sabbiosi di origine marina.
  • Bramaterra DOC: I vini di questa DOC sono ottenuti da un uvaggio di Nebbiolo, Croatina, Uva Rara e Vespolina, e si distinguono per la loro complessità e piacevolezza.
  • Boca DOC: Simile al Bramaterra per l’uvaggio, i vini di Boca esprimono un carattere deciso e territoriale.
  • Fara DOC: Piccola denominazione che produce vini rossi da Nebbiolo, Vespolina e Uva Rara.
  • Sizzano DOC: Altra denominazione storica delle Colline Novaresi, con vini a base di Nebbiolo e altri vitigni autoctoni.
  • Carema DOC: Situata al confine con la Valle d’Aosta, produce vini Nebbiolo di montagna, caratterizzati da finezza, freschezza e grande potenziale evolutivo, coltivati su impervi terrazzamenti.
  • Coste della Sesia DOC: Denominazione più ampia che comprende diverse tipologie di vino, sia rossi (a base Nebbiolo, Croatina, Vespolina) che bianchi.
  • Colline Novaresi DOC: Altra denominazione territoriale estesa che include varie tipologie di vino, valorizzando i vitigni locali.
  • Valli Ossolane DOC: Situata nell’estremo nord del Piemonte, questa DOC valorizza il Nebbiolo (localmente chiamato Prünent) e altri vitigni autoctoni, dando vita a vini di montagna unici.
  • Erbaluce di Caluso DOCG: Sebbene geograficamente più spostata verso il Canavese, l’Erbaluce è un vitigno bianco importante anche in alcune aree dell’Alto Piemonte, dando vini secchi, spumanti e passiti di grande interesse.

L’Alto Piemonte rappresenta quindi un vero e proprio mosaico di terroir e tradizioni vinicole, capace di offrire vini di grande carattere, eleganza e longevità, che riflettono la ricchezza e la diversità di questo affascinante angolo d’Italia. Un territorio che merita di essere scoperto e apprezzato dagli appassionati di vino alla ricerca di espressioni autentiche e distintive del Nebbiolo e degli altri vitigni autoctoni piemontesi.

Barossa Valley (Australia)

La Barossa Valley è una regione vinicola di fama mondiale situata nello stato dell’Australia Meridionale.

  1. Terroir:
    • La Barossa Valley è caratterizzata da un clima mediterraneo con estati calde e secche e inverni miti. Le temperature estive possono essere elevate, ma le fresche brezze provenienti dalle colline circostanti e le influenze dei venti marini mitigano il calore e favoriscono una maturazione lenta e uniforme delle uve.
    • Il terreno ha una estrema varietà di formazioni, offrendo una varietà di microclimi e condizioni di crescita per le viti. Questa diversità contribuisce alla complessità dei vini prodotti nella regione. Per chi volesse approfondire a questo indirizzo potrà trovare interessanti e dettagliate informazioni – https://www.glugwines.com.au/barossa-valley-and-its-landscapes/
  2. Tradizione Vinicola:
    • La tradizione vinicola nella Barossa Valley risale alla metà del 19° secolo, quando i primi coloni europei, in particolare tedeschi e inglesi, hanno iniziato a coltivare uve e a produrre vino nella regione.
    • La regione è rinomata per la sua comunità vinicola stretta e collaborativa, che conserva metodi tradizionali di produzione del vino pur abbracciando anche innovazioni moderne.
  3. Caratteristiche dei Vini:
    • La Barossa Valley è famosa soprattutto per i suoi vini rossi, in particolare lo Shiraz (Syrah) che è diventato il vitigno distintivo della regione. I vini Shiraz della Barossa Valley sono rinomati per la loro ricchezza, complessità e struttura, con profonde note di frutta nera, spezie e cioccolato.
    • Oltre allo Shiraz, vengono prodotti anche altri vini rossi come il Grenache e il Cabernet Sauvignon, così come vini bianchi come il Riesling e lo Chardonnay.
    • La regione è anche famosa per i suoi vini fortificati, in particolare il Porto della Barossa (Barossa Port), che offre una gamma di stili dal dolce al secco.

Olivier Lemoine (https://Photo-Terroir.fr)CC BY-SA 4.0, da Wikimedia Commons

Bolgheri (Livorno – Toscana)

Bolgheri Territorio di Vino, ovvero l’idea di portare un pezzo di Bordeaux con i suoi grandi vini nella Maremma Toscana

Bolgheri Territorio di Vino – Cenni Storici:

La storia della viticoltura a Bolgheri risale a tempi antichi. Le prime testimonianze della coltivazione della vite nella regione risalgono all’epoca degli Etruschi, che abitarono queste terre già dal IX secolo a.C. Successivamente, durante il periodo romano, la viticoltura si sviluppò ulteriormente, grazie alle condizioni favorevoli del terreno e del clima.

Bolgheri Territorio di Vino – Territorio:

Il territorio di Bolgheri si estende lungo la costa tirrenica della Toscana, nella provincia di Livorno. Questa zona è caratterizzata da un clima mediterraneo temperato, con inverni miti ed estati calde e asciutte, ideale per la coltivazione della vite. Il suolo è principalmente di natura argillosa e calcarea, con una buona capacità di drenaggio, che conferisce al vino prodotto qui una particolare struttura e complessità.

Bolgheri Territorio di Vino – Vitivinicoli:

Le varietà di uva più coltivate a Bolgheri includono il Cabernet Sauvignon, il Merlot, il Cabernet Franc, il Syrah, il Petit Verdot, senza tralasciare il toscanissimo Sangiovese, per i vini rossi, mentre per i vini bianchi si utilizzano spesso il Vermentino e il Sauvignon Blanc. I vigneti sono disposti su colline e pianure, a diverse altitudini, il che permette di ottenere una grande varietà di microclimi e terroir. Molte delle tenute vitivinicole di Bolgheri sono famose a livello internazionale per la qualità dei loro vini e sono spesso coinvolte in iniziative di ricerca e sperimentazione per migliorare ulteriormente la qualità e la sostenibilità della produzione.

Produzione di Vino:

Bolgheri è famosa soprattutto per i suoi vini rossi, in particolare il Bolgheri Sassicaia DOC, uno dei vini più celebrati e prestigiosi al mondo. Altri vini rinomati della zona includono il Bolgheri Superiore DOC, il Bolgheri Rosso DOC, e il Vermentino di Bolgheri DOC per i vini bianchi. Questi vini sono caratterizzati da una struttura complessa, da profumi intensi e da un’eleganza che riflette il terroir unico di Bolgheri.

I Luoghi del Vino | Bolgheri - l'idea di portare un pezzo di Bordeaux con i suoi grandi vini nella Maremma Toscana
I Luoghi del Vino | Bolgheri - l'idea di portare un pezzo di Bordeaux con i suoi grandi vini nella Maremma Toscana

David LienhardCC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons

Vigna Masset0 - Bolgheri

Ornellaia e Masseto Società Agricola S.r.l..CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons

Borgogna

Regione geografico-storica e vitivinicola posizionata nella Francia centro-orientale. Pare che la vite ce l’abbiano portata i Romani, che non sottovalutavano l’importanza dello star bene nemmeno durante una campagna di guerra, e che siano stati poi i monaci benedettini e cistercensi ad occuparsi di continuarne l’opera perfezionandola, anche i monaci pur vivendo una dura regola di lavoro e preghiera evidentemente non ignoravano quanto il vino potesse avvicinare al Sovrumano, dando inizio al processo di valorizzazione del territorio individuandone le parcelle più vocate, recintandole poi con i famosi muretti di pietra e dandogli il nome che portano tuttora. I clos. E allo stesso tempo introducendo il tema della viticoltura di qualità con tutto quello che ne consegue (principalmente il prezzo che anch’esso pare fosse già più alto della media molti secoli fa).

Alain Bourguignon , Public domain, da Wikimedia Commons – Carte gastronomique de la France. Texte d’Alain Bourguignon. Dessinée par l’ingénieur géographe Thiebaut. Éditée par E. Girard, 17 rue de Buci, Paris.

Luogo del vino per eccellenza. Luogo d’elezione del Pinot Nero e dello Chardonnay, ma soprattutto il luogo dove è stata partorita l’idea di un vino territoriale ed espressivo al massimo grado, espressione di ciò che in Francia hanno denominato terroir, ovvero l’opera congiunta del territorio, del clima e del sapere stratificato.

Urban, Public domain, da Wikimedia Commons

Un luogo fatto di molti luoghi. Di molti luoghi a loro volta fatti da altri luoghi più piccoli, poi ancora più piccoli. Ci sono 1.463 climats neli vigneto di Borgogna. 1.247 lungo la Côte-d’Or (Côtes de Nuits e de Beaune, una striscia di terra di oltre 60 km di lunghezza per un massimo di tre di larghezza), un buon numero per ogni comune.

Ogni climat è contraddistinto da un pendio (che favorisce il drenaggio), un terreno (argilla o ghiaia), un sottosuolo (pietra calcarea o marna), dall’esposizione al sole (il Côte d’Or è esposto principalmente verso est, ma ci sono sfumature dovute alle valli), un microclima (a volte con caratteristiche submediterranee, anche semiaride) e una storia specifica (alcuni climat sono stati individuati sin dal Medioevo).

La 5 macrozone vitate sono:

Yonne – Chablis

Côte Chalonnais

Côte de Beaune

Côte de Nuits

Mâconnais

Generalizzando diciamo che il Pinot Nero ha la sua casa in Côte de Nuits che è la parte settentrionale della Côte d’Or e lo Chardonnay, con esiti anche molto diversi, ha il suo habitat in Côte de Beaune, la parte meridionale della Côte d’Or, nello Chablis e nel Mâconnais.

Le vigne di Carema sono coltivate principalmente con la varietà autoctona Nebbiolo, nota localmente come “Picotendro”. Questo vitigno si adatta perfettamente alle condizioni del territorio, producendo uve che danno origine a vini eleganti e strutturati, con una marcata mineralità e una ricchezza di aromi che riflettono il terroir unico di Carema. I vigneti sono spesso terrazzati, con muri a secco costruiti a mano, che permettono di sfruttare al meglio l’esposizione al sole e il drenaggio del terreno.

PRACC BY-SA 3.0, da Wikimedia Commons – Vendemmia a Mersault

Poi abbiamo il cugino povero, il Gamay. Diffuso nel Beaujolais e che negli anni si è preso belle rivincite contro chi per l’appunto lo ritiene il cugino povero.

Si può dire però che la conformazione del territorio non è omogenea e anche che non esiste un vero e proprio stile/metodo borgognone, anzi il panorama in questo senso è piuttosto variegato, aldilà del richiamo alla territorialità e al contrario dei cugini di Bordeaux, che dello stile Bordeaux e della riconoscibilità hanno fatto il loro punto di forza, in Borgogna si è pensato che fosse invece più giusto dedicarsi al culto del terroir, all’esaltazione delle micro differenze sostanziali tra due parcelle distanti anche solo pochi metri con la ferma convinzione che possano dunque dare vini profondamente diversi. La riconoscibilità Borgognona è una paradossale radicale riconoscibile scelta identitaria. Dal momento che tutto in Borgogna ha a che fare con finezza ed eleganza può anche essere che abbiano visto giusto.

Landscape between Chassagne-Montrachet and Santenay from Rte de Chassagne, with Moulin Sorine

JopkeBCC BY-SA 4.0, da Wikimedia Commons – Landscape between Chassagne-Montrachet and Santenay from Rte de Chassagne, with Moulin Sorine

La Borgogna non si può dunque raccontare in due parole, ma chi volesse approfondire la materia certo potrà trovare fonti attendibili numerosissime. Ci sono pubblicazioni di importanza enorme per chi fosse interessato ad approfondire l’argomento. Ed a quelle consigliamo di rivolgersi. Qui si cerca solo di stimolare la curiosità.

Il libro di Armando Castagno “Borgogna Le Vigne della Cote d’Or” è certamente un’opera monumentale. Non può mancare sullo scaffale dell’appassionato.

Segnaliamo anche il libro “Vini e Terre di Borgogna. Chablis, Côte d’Or, Côte Chalonnaise, Mâconnais”di Camillo Favaro e Giampaolo Gravina

Opera da 250000 copie “Les Vins de Bourgogne” di Laurent Gotti e Sylvain Pitiot non si può trascurare.

Per una lettura rapida e agile e ugualmente stimolante c’è la guida pratica di Triple A

Les régions viticoles de Bourgogne (Vins de l’Yonne dont Chablis non inclus) – DalGobboM¿!i?CC BY-SA 4.0, da Wikimedia Commons

Carema (Torino – Piemonte)

Carema è l’ultimo lembo di Piemonte prima di oltrepassare il confine con la Val d’Aosta e lì si coltiva il Nebbiolo.

Carema è una piccola città situata nella regione del Piemonte, nel nord-ovest dell’Italia, e rappresenta una delle più antiche e prestigiose zone di produzione di vino della regione.

Cenni Storici:

La storia della viticoltura a Carema risale a tempi antichi. Le prime tracce di coltivazione della vite nella regione risalgono all’epoca romana. Tuttavia, la produzione di vino a Carema ha raggiunto il suo apice durante il Medioevo, quando i monaci benedettini e i nobili locali investirono nelle vigne e nelle cantine della zona. Nel corso dei secoli, la viticoltura a Carema ha subito alti e bassi a causa di eventi come la fillossera e i cambiamenti socio-economici, ma ha sempre mantenuto la sua reputazione per la produzione di vini di alta qualità.

Territorio:

Carema si trova sulle pendici delle Alpi, a nord di Torino. Il territorio è caratterizzato da ripide colline e terrazzamenti scoscesi, con terreni prevalentemente argillosi e calcarei. L’altitudine dei vigneti varia tra i 350 e i 600 metri sul livello del mare, e il clima è influenzato dalla vicinanza alle montagne, con inverni freddi e nevosi e estati fresche e ventilate. Queste condizioni climatiche uniche contribuiscono a produrre uve di alta qualità, caratterizzate da un’eccellente acidità e complessità aromatica.

Vigne

Produzione di Vino:

Il vino più famoso prodotto a Carema è il “Carema DOC”, un vino rosso secco e complesso che deve essere composto almeno per l’80% da uve Nebbiolo. Questo vino è caratterizzato da un colore rubino intenso, da aromi di frutta rossa, spezie e note terrose, e da una struttura tannica elegante e persistente. Il Carema DOC è spesso considerato uno dei migliori esempi di Nebbiolo al di fuori della più famosa regione del Barolo e del Barbaresco.

Cantina Produttori Nebbiolo di Carema

I Luoghi del Vino - Carema (Torino - Piemonte) ultimo pezzo di Piemonte prima di oltrepassare il confine con la Valle d'Aosta. Ed è un Vino

Laurom, Public domain, da Wikimedia Commons

Carmignano (Prato – Toscana)

Storia

A Carmignano si è sempre fatto il vino. Lo facevano gli etruschi, i Romani, ci sono tracce scritte dalla fine del secolo IX che testimoniano la compravendita di vino ed olio. Fino ad arrivare alla sanzióne ufficiale che si trova nel Bando del Granduca cosimo III che nel 1716, anticipando di 250 anni il sistema delle Denominazioni, emana una legge di tutela per i vini di quattro zone della Toscana, riconoscendogli una qualità peculiare non replicabile.

Territorio

Il sito del Consorzio di Tutela del Vino Carmignano

Bando di Cosimo III del 1716

Veduta di Carmignano

Ignazio Ligotti (Unipd), CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons

Carso (Trieste – FVG)

i Luoghi del Vino | Carso Terroir – Il Carso sta un po’ in Italia e un po’ in Slovenia. Quello italiano occupa buona parte della provincia di Trieste, tutto l’Altipiano roccioso a est del mare confinante con la Slovenia dove poi il Carso continua. Dal Monte San Michele sopra Monfalcone alla Val Rosandra a est di Muggia per 40 km in lunghezza e 5 in larghezza di media. Territorio prettamente pietroso, aspro, terra rossa ricca di sali, Precipitazioni scarse, la poca argilla e forti venti rendono il clima siccitoso. Rocce affioranti e profonde depressioni, le Doline, pendenze anche importanti rendono la viticoltura difficoltosa. Altitudine da 0 a 650 metri circa con le vigne che sono posizionate tra i 100 e i 400 metri.

Il clima è vario potendo risultare in alcuni luoghi Mediterraneo mentre in altri addirittura alpino. Per semplificare lo si potrebbe definire un clima continentale con inverni freddi ed estati calde.

Il Carso vanta una lunga storia di coltivazione della vite e i vitigni autoctoni che qui hanno trovato il loro habitat sono: Vitovska, Malvasia, Terrano e Refosco. Con concentrazione di vignaioli coraggiosi dediti alla viticoltura tradizionale e che molto fanno per la promozione dell’identità del vino locale.

Carso

I Confini Geografici del Carso Italiano evidenziati approssimativamente in arancione, ma ricordiamo che la denominazione comprende anche parte di territorio non geograficamente appartenente al Carso.

Castelli di Jesi (Ancona – Marche)

I Castelli di Jesi e il Vino: Un Legame Indissolubile tra Territorio, Tradizione e Qualità

Le dolci colline marchigiane che circondano la storica città di Jesi, nelle province di Ancona e Macerata, cullano una delle denominazioni vinicole più prestigiose d’Italia: i Castelli di Jesi. Quest’area, profondamente legata alla figura di Federico II di Svevia, nato proprio a Jesi, è la patria indiscussa del Verdicchio, un vino bianco capace di esprimere un’incredibile versatilità e longevità.

Il forte legame tra i Castelli di Jesi e la viticoltura affonda le radici in secoli di storia, forgiando un paesaggio, una cultura e un’economia indissolubilmente legati al Verdicchio.

Territorio d’Elezione

La zona di produzione del Verdicchio dei Castelli di Jesi si estende su un comprensorio di comuni storicamente noti come “Castelli” per la loro passata dipendenza politica ed economica da Jesi. L’areale è ufficialmente delimitato e comprende una zona “Classica”, cuore storico della denominazione e considerata culla dei vini qualitativamente più rappresentativi. Comuni come Cupramontana (spesso definita la “capitale del Verdicchio”), Staffolo, Montecarotto, Serra de’ Conti, Poggio San Marcello, Maiolati Spontini e San Paolo di Jesi rappresentano alcuni dei luoghi d’elezione per questo vitigno. La denominazione si estende anche a comuni come Apiro e Cingoli, fino a lambire aree come Morro d’Alba, dove il Verdicchio assume sfumature distintive.

Caratteristiche Pedoclimatiche: Il Segreto della Qualità

Il terroir dei Castelli di Jesi gioca un ruolo fondamentale nel definire il carattere unico del Verdicchio.

  • Posizione Geografica Strategica: I vigneti si trovano a una distanza di circa 20-30 km dal Mare Adriatico a est e sono protetti dalla catena appenninica a ovest. Questa posizione favorisce un microclima ideale.
  • Altitudine e Orografia: Le colline presentano altitudini variabili, mediamente tra gli 80 e i 280 metri s.l.m., ma con vigneti che possono spingersi fino ai 750 metri. Le diverse esposizioni e pendenze contribuiscono alla complessità dei vini.
  • Suoli: I terreni sono prevalentemente di origine sedimentaria, caratterizzati da una composizione calcareo-argillosa. Questa tipologia di suolo, spesso ricca di sostanza organica e a tratti pietrosa, garantisce un buon drenaggio e apporta al vino la sua distintiva mineralità e struttura.
  • Clima Temperato e Ventilato: Il clima è di tipo temperato, mitigato dalle brezze marine diurne che risalgono le valli e dalle correnti più fresche notturne che scendono dai rilievi appenninici. Queste significative escursioni termiche tra il giorno e la notte sono cruciali per lo sviluppo degli aromi e per il mantenimento di una buona acidità nelle uve. La piovosità media annua si attesta intorno ai 700-800 mm, generalmente ben distribuita.

Questa combinazione di fattori pedoclimatici permette alle uve Verdicchio di maturare lentamente e in modo equilibrato, sviluppando profumi intensi e complessi e conservando quella freschezza acida che ne determina la grande longevità.

Cultura e Tradizione Vinicola

La coltivazione del Verdicchio nei Castelli di Jesi è documentata fin dal XV secolo, testimoniando una tradizione secolare che ha reso questo vitigno un vero e proprio simbolo del territorio. Il Verdicchio (che deve costituire almeno l’85% dell’uvaggio per i vini DOC) è il cuore pulsante della viticoltura locale.

La cultura del vino è profondamente radicata nella vita delle comunità locali, con numerose cantine, dalle più storiche e blasonate a quelle più giovani e innovative, che portano avanti con passione l’eredità di questo grande bianco italiano. La denominazione Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC è stata riconosciuta nel 1968, mentre la tipologia Riserva ha ottenuto il prestigioso riconoscimento della DOCG (Denominazione di Origine Controllata e Garantita), a sottolineare l’eccellenza qualitativa raggiunta.

Una delle caratteristiche più affascinanti del Verdicchio dei Castelli di Jesi è la sua straordinaria versatilità. Si esprime magnificamente in diverse tipologie:

  • Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico: Prodotto nella zona storica, spesso più strutturato e minerale.
  • Verdicchio dei Castelli di Jesi Superiore: Con requisiti di resa per ettaro più bassi e un titolo alcolometrico minimo più elevato.
  • Verdicchio dei Castelli di Jesi Riserva (DOCG): Sottoposto a un invecchiamento minimo di 18 mesi, di cui almeno 6 in bottiglia. Questi vini sono noti per la loro complessità, eleganza e sorprendente capacità di evolvere positivamente per molti anni, sviluppando note terziarie di grande fascino.
  • Verdicchio dei Castelli di Jesi Spumante: Prodotto sia con Metodo Classico che Charmat, apprezzato per la sua freschezza e finezza.
  • Verdicchio dei Castelli di Jesi Passito: Un vino da dessert ottenuto da uve appassite, dolce ma equilibrato, con ricchi aromi di frutta matura e miele.

Il Verdicchio dei Castelli di Jesi è universalmente riconosciuto per il suo caratteristico retrogusto leggermente ammandorlato e per la sua spiccata sapidità e mineralità, che lo rendono un compagno ideale per una vasta gamma di abbinamenti gastronomici, dalla cucina di mare ai piatti di carne bianca, fino ai formaggi stagionati.

Luoghi d’Elezione: Dove Nasce l’Eccellenza

All’interno della vasta area dei Castelli di Jesi, alcuni comuni e specifiche sottozone sono particolarmente vocati per la produzione di Verdicchio di alta qualità. La zona Classica è senza dubbio il cuore pulsante, con comuni come:

  • Cupramontana: Considerata la “capitale” del Verdicchio, vanta una lunga tradizione e altitudini che conferiscono eleganza e longevità ai vini.
  • Staffolo, Montecarotto, Serra de’ Conti, Poggio San Marcello: Aree rinomate per la produzione di Verdicchio di grande struttura e complessità.
  • Apiro e Cingoli: Situate più nell’entroterra e a quote talvolta superiori, queste zone tendono a produrre vini con una maggiore verticalità e freschezza, talvolta paragonati per certi aspetti ai Verdicchio di Matelica.

Si possono riscontrare anche interessanti variazioni stilistiche a seconda della posizione dei vigneti: quelli sulla sponda sinistra del fiume Esino, ad esempio, sono spesso associati a una maggiore mineralità, mentre quelli sulla sponda destra possono esprimere una più spiccata sapidità.

Per chi desiderasse maggiori informazioni sul Verdicchio dei Castelli di Jesi, sulla sua tutela e sulla promozione del magnifico territorio che lo origina, ecco alcuni collegamenti utili:

  • Istituto Marchigiano di Tutela Vini (IMT): È l’ente di riferimento per la protezione, valorizzazione e promozione delle Denominazioni di Origine Controllata (DOC) e Denominazioni di Origine Controllata e Garantita (DOCG) della regione Marche, inclusa quella del Verdicchio dei Castelli di Jesi.
  • Turismo Marche: Il portale ufficiale del turismo della Regione Marche, offre una vasta gamma di informazioni su itinerari, luoghi di interesse, eventi e ospitalità, inclusa l’area dei Castelli di Jesi e della Vallesina.
  • Turismo Jesi: Il sito turistico ufficiale del Comune di Jesi, cuore pulsante dei Castelli, con dettagli sulla città, le sue attrazioni culturali ed enogastronomiche.
  • Regione Marche – Turismo: La sezione dedicata al turismo del sito istituzionale della Regione Marche, dove trovare informazioni sulle politiche di sviluppo turistico, bandi ed eventi.
I luoghi del vino | Jesi - La zona è famosa per il Verdicchio dei Castelli di Jesi, un vino bianco pregiato e rinomato a livello internazionale

Mauro CesariniCC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons | I luoghi del vino | Jesi – La zona è famosa per il Verdicchio dei Castelli di Jesi, un vino bianco pregiato e rinomato a livello internazionale

Cinque Terre (La Spezia – Liguria)

GruenemannCC BY 2.0, via Wikimedia Commons

Colli di Luni

Collio (Gorizia – Friuli Venezia Giulia – Italia)

Il Collio è uno di quei luoghi in cui il Concetto di Terroir trova una sua esplicazione materiale che va oltre il discorso stesso sul Terroir.

Il Collio e il Vino: Un Legame Indissolubile tra Territorio, Clima e Tradizione

Il Collio, incastonato nell’estremo lembo nord-orientale d’Italia, al confine con la Slovenia, è una regione vinicola di straordinaria vocazione. Le sue dolci colline, modellate da antichi ghiacciai e corsi d’acqua, rappresentano un terroir unico, capace di dare vita a vini bianchi tra i più apprezzati a livello nazionale e internazionale. Questo profondo legame tra il vino e la sua terra d’origine si manifesta attraverso caratteristiche pedoclimatiche peculiari, una radicata cultura enologica e una tradizione che si tramanda da generazioni.

Territorio e Caratteristiche Pedoclimatiche: Il Segreto della “Ponca”

Il territorio del Collio si estende per circa 1600 ettari nella provincia di Gorizia, abbracciando una serie di colline disposte a ventaglio, protette a nord dalle Alpi Giulie e aperte a sud verso il mare Adriatico. Questa posizione geografica privilegiata gioca un ruolo fondamentale nel definire il microclima ideale per la viticoltura.

La vera firma del Collio risiede nel suo suolo, la celebre “ponca”. Si tratta di un’alternanza di marne (argille calcaree) e arenarie di origine eocenica, un terreno povero di sostanza organica ma ricco di microelementi. Questa composizione favorisce un ottimo drenaggio, costringendo le viti a spingere le radici in profondità per cercare nutrimento e acqua, concentrando così gli aromi e i sapori nelle uve.

Il clima è di tipo temperato subcontinentale, caratterizzato da inverni relativamente miti ed estati calde ma non torride, mitigate dalle brezze provenienti dal mare. Le Alpi Giulie fungono da barriera contro i venti freddi del nord, mentre l’influenza del vicino Adriatico contribuisce a mitigare le temperature e a garantire una buona escursione termica tra il giorno e la notte, soprattutto durante il periodo di maturazione delle uve. Questa escursione termica è cruciale per lo sviluppo dei profumi e per il mantenimento dell’acidità, conferendo ai vini del Collio la loro caratteristica freschezza ed eleganza. Le precipitazioni sono ben distribuite durante l’anno, con picchi in primavera e autunno.

Cultura e Tradizione Vinicola: Un Patrimonio Secolare

La viticoltura nel Collio ha radici antichissime, che risalgono all’epoca romana. Tuttavia, è a partire dal Medioevo, grazie all’opera dei monaci benedettini, che la coltivazione della vite e la produzione di vino hanno assunto un ruolo centrale nell’economia e nella cultura locale.

La tradizione vinicola del Collio è un patrimonio gelosamente custodito, tramandato di padre in figlio. Le famiglie di vignaioli, spesso proprietarie di piccole aziende, lavorano la terra con passione e dedizione, combinando antichi saperi con moderne tecniche enologiche. La vendemmia, rigorosamente manuale per preservare l’integrità dei grappoli, è ancora oggi un momento di grande partecipazione e festa.

La cultura del vino permea ogni aspetto della vita nel Collio. Numerose sono le sagre, le feste e le manifestazioni dedicate al vino, che attirano appassionati da tutto il mondo. Le cantine, spesso ricavate in antiche case coloniche o in moderne strutture perfettamente integrate nel paesaggio, aprono le loro porte per degustazioni guidate, offrendo un’esperienza immersiva nel mondo del Collio.

Un elemento distintivo della tradizione del Collio è l’attenzione alla produzione di vini bianchi di grande personalità e longevità. Sebbene si producano anche ottimi vini rossi, sono i bianchi a rappresentare l’eccellenza della regione.

Luoghi d’Elezione: I Cru del Collio

All’interno del territorio del Collio, esistono delle sottozone, dei veri e propri “cru”, che per particolari condizioni microclimatiche e pedologiche, danno origine a vini di eccezionale pregio. Sebbene la legislazione non preveda una classificazione ufficiale dei cru sul modello francese, i vignaioli e gli appassionati conoscono bene le aree più vocate.

Tra i comuni e le frazioni più rinomati per la qualità dei loro vini troviamo:

  • Cormòns: Considerato il cuore pulsante del Collio, con una vasta area vitata e numerose cantine storiche.
  • San Floriano del Collio: Noto per i suoi vini eleganti e minerali, grazie all’altitudine e all’esposizione dei vigneti.
  • Dolegna del Collio: Caratterizzata da suoli particolarmente ricchi di ponca, che conferiscono ai vini struttura e complessità.
  • Capriva del Friuli: Famosa per la produzione di vini bianchi aromatici e di grande equilibrio.
  • Oslavia: Una zona particolarmente vocata per la produzione di vini bianchi macerati (Orange Wines), una tradizione riscoperta e valorizzata da alcuni produttori pionieri.
  • Ruttars: Conosciuta per i suoi vini intensi e longevi.

I vitigni principe del Collio sono autoctoni come la Ribolla Gialla, il Friulano (un tempo Tocai Friulano) e la Malvasia Istriana, affiancati da varietà internazionali che qui hanno trovato un terroir d’elezione, come il Pinot Grigio, il Sauvignon Blanc, lo Chardonnay e il Pinot Bianco. Spesso, i produttori del Collio eccellono anche nella creazione di uvaggi bianchi, i cosiddetti “Collio Bianco”, vini complessi e armonici che rappresentano la sintesi delle migliori uve del territorio.

In conclusione, il Collio è molto più di una semplice regione vinicola. È un ecosistema in cui la natura, il lavoro dell’uomo e una profonda cultura enologica si fondono armoniosamente, dando vita a vini che sono autentica espressione del loro territorio. Un viaggio nel Collio è un’esperienza che coinvolge tutti i sensi, alla scoperta di paesaggi incantevoli, sapori genuini e vini indimenticabili.

Il Consorzio del Collio

Vigne nel Collio vicino a Oslavia
Vigne nel Collio vicino a Oslavia
Vigne nel Collio vicino a Oslavia
Vigne nel Collio vicino a Oslavia
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OperadiLauraCC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons

Dogliani

Dogliani e il suo vino rappresentano un’eccellenza enologica del Piemonte, un connubio indissolubile tra un territorio vocato, caratteristiche pedoclimatiche uniche, una profonda cultura enoica e una tradizione secolare. Il protagonista indiscusso è il vitigno Dolcetto, che in queste terre trova la sua massima espressione, dando vita al Dogliani DOCG.

Territorio

Il Dogliani DOCG è prodotto in un’area specifica delle Langhe sud-occidentali, in provincia di Cuneo. Questo territorio è caratterizzato da un paesaggio collinare affascinante, modellato dall’innalzamento di antichi fondali marini. Dogliani si trova al margine occidentale di questa zona, fungendo da punto di demarcazione geologica. Le colline presentano versanti scoscesi esposti a sud-est e pendii più dolci rivolti a nord-ovest, risultato dei movimenti geologici che hanno dato origine a questi suoli. L’altitudine ideale per la coltivazione del Dolcetto da Dogliani si estende fino a circa 800 metri sul livello del mare.

Caratteristiche Pedoclimatiche

Le peculiarità del Dogliani DOCG sono strettamente legate alle sue specifiche condizioni pedoclimatiche:

  • Suolo: I terreni sono prevalentemente di natura argilloso-calcarea e marno-calcarea, a reazione alcalina o sub-alcalina. Si alternano strati argilloso-limosi a strati sabbiosi, con variabili concentrazioni di ossidi di ferro e carbonati di calcio che influenzano direttamente le caratteristiche dell’uva. Questa composizione deriva, come accennato, da sedimenti marini di epoche passate.
  • Clima: L’area gode di un clima fresco e stabile, mitigato dalla vicinanza delle Alpi. Le estati possono essere calde, ma la ventilazione collinare gioca un ruolo importante. Le variazioni di temperatura, luminosità e piovosità tra le diverse annate contribuiscono a definire il carattere unico di ogni vendemmia. Le zone più elevate beneficiano di una maggiore luminosità diffusa e possono risultare vantaggiose nelle annate particolarmente calde, conferendo ai vini profumi più delicati.

Cultura

La cultura del vino a Dogliani è profondamente radicata nella vita quotidiana e nell’identità locale. Il Dogliani è spesso descritto come un vino che incarna la “profondità delle cose semplici”, un compagno ideale per la tavola di ogni giorno, capace di unire la tipica austerità piemontese a una piacevole immediatezza di frutto. La comunità vitivinicola è coesa e collaborativa, impegnata a preservare i metodi tradizionali di vinificazione pur accogliendo le innovazioni che possono esaltare la qualità del Dolcetto. Il territorio non è caratterizzato da una monocoltura intensiva della vite, ma da un equilibrio armonioso tra vigneti, noccioleti, seminativi e boschi, che contribuisce a creare un ecosistema ricco e variegato.

Tradizione

La storia del Dolcetto a Dogliani è antica, con le prime testimonianze scritte che risalgono al 1593, quando le autorità locali invitavano i viticoltori a salvaguardare questo prezioso patrimonio ampelografico. Questa lunga tradizione ha portato al riconoscimento della DOC Dolcetto di Dogliani nel 1974, evolutasi poi nella prestigiosa DOCG Dogliani nel 2005. Tradizionalmente, il Dolcetto di Dogliani è stato apprezzato per la sua pronta beva, ma oggi un numero crescente di produttori sta dimostrando il grande potenziale di invecchiamento di questo vino, soprattutto nella versione Superiore, che richiede un affinamento minimo di un anno. Si punta a vini di maggiore struttura e complessità, capaci di evolvere positivamente nel tempo.

Luoghi d’Elezione (Cru e Sottozone)

All’interno della denominazione Dogliani DOCG, esistono delle aree particolarmente vocate, definite “sottozone” o che danno origine a specifici cru, testimoniando la diversità e la ricchezza del terroir. Sebbene il concetto di cru non sia formalizzato come in altre denominazioni piemontesi, alcune vigne e località sono riconosciute per la qualità superiore delle loro uve:

  • Santa Lucia
  • Pianezzo
  • Valdibà
  • Madonna delle Grazie
  • San Luigi
  • Taricchi
  • Singoli Vigneti e Menzioni Geografiche Aggiuntive (MGA): Molti produttori valorizzano specifiche vigne o località attraverso menzioni in etichetta, che indicano una particolare vocazione del sito. Esempi noti includono nomi come San Luigi, Sorì Dij But, Vigna Tecc, San Matteo, Madonna delle Grazie. Questi “cru” rappresentano l’eccellenza di singole aziende e la capacità del Dolcetto di esprimere sfumature diverse a seconda del micro-terroir di provenienza.

  • www ildogliani.com
  • www.langhevini.it/le-denominazioni-tutelate-dal-consorzio/dogliani-docg/

Luigi.tubyCC BY-SA 3.0, da Wikimedia Commons

Etna (Catania – Sicilia)

L’Etna, un vulcano attivo e maestoso, non è solo un’attrazione naturale di inestimabile valore, ma anche un territorio vinicolo unico al mondo. La combinazione di caratteristiche pedoclimatiche estreme, una cultura vinicola radicata e tradizioni secolari ha dato vita a vini che riflettono in modo autentico la forza e l’eleganza di questo luogo.

Caratteristiche Pedoclimatiche

Le condizioni pedoclimatiche dell’Etna sono eccezionali e contribuiscono in maniera determinante alla tipicità dei suoi vini:

  • Terreni Vulcanici: I suoli sono il risultato di millenni di eruzioni, composti da sabbie laviche, pomici e ceneri vulcaniche. Questi terreni sono ricchi di minerali (potassio, ferro, rame, zinco) e poveri di sostanza organica, garantendo un ottimo drenaggio e conferendo ai vini una spiccata mineralità e sapidità. La loro tessitura porosa permette alle radici di penetrare in profondità, assorbendo nutrienti unici.
  • Altitudine: I vigneti dell’Etna si estendono su versanti che vanno dai 400 metri fino a superare i 1.100 metri sul livello del mare. Questa variazione altimetrica crea un’ampia gamma di microclimi e un’escursione termica giornaliera notevole, favorendo una maturazione lenta e graduale delle uve, con conseguente sviluppo di aromi complessi e una buona acidità.
  • Clima Mediterraneo con Influenze Montane: Nonostante la latitudine meridionale, l’altitudine e la vicinanza del vulcano mitigano il clima mediterraneo, garantendo estati calde ma ventilate e inverni più rigidi rispetto alla costa. Le nevicate invernali sono frequenti alle quote più alte, contribuendo a un’importante riserva idrica per la vite.
  • Ventilazione: I venti costanti, sia marini che montani, contribuiscono a mantenere le viti sane, riducendo l’umidità e prevenendo lo sviluppo di malattie fungine.

Cultura e Tradizione

La viticoltura sull’Etna è una pratica antica, plasmata da secoli di esperienza e adattamento.

  • Vite ad Alberello: La forma di allevamento tradizionale è l’alberello etneo, un sistema di potatura che vede la vite crescere come un piccolo cespuglio, senza supporti. Questa tecnica, oltre a essere un elemento distintivo del paesaggio, protegge le piante dai venti forti e dalla forte insolazione estiva, garantendo una maggiore concentrazione dei succhi e un equilibrio naturale della pianta.
  • Vendemmia Eroica: La coltivazione della vite sui terrazzamenti a forte pendenza, spesso costruiti con muri a secco in pietra lavica, rende la viticoltura sull’Etna una vera e propria “viticoltura eroica”. La vendemmia è quasi esclusivamente manuale, spesso con l’ausilio di muli o piccole monorotaie, richiedendo un impegno e una fatica notevoli.
  • Vitigni Autoctoni: La tradizione è fortemente legata all’utilizzo di vitigni autoctoni che hanno trovato sull’Etna il loro habitat ideale. I principali sono il Nerello Mascalese e il Nerello Cappuccio per i vini rossi e rosati, e la Carricante, il Catarratto e il Minnella per i vini bianchi.

Luoghi d’Elezione

Il territorio etneo è diviso in versanti, ognuno con le proprie peculiarità che influenzano il profilo dei vini. Sebbene la qualità sia diffusa, alcune aree sono considerate dei veri e propri “cru” per la produzione di vini di eccellenza.

  • Versante Nord: È il versante storico e più vocato alla viticoltura di qualità. Qui si trovano le vigne più antiche e i terreni più ricchi di pomici e sabbie vulcaniche. I vini rossi a base di Nerello Mascalese da questo versante sono rinomati per la loro eleganza, complessità aromatica, buona struttura e notevole potenziale di invecchiamento. I comuni di Castiglione di Sicilia, Randazzo e Linguaglossa sono i più rappresentativi.
  • Versante Est: Caratterizzato da una maggiore vicinanza al mare e da una maggiore piovosità. Qui si producono sia rossi che bianchi, spesso con una spiccata sapidità dovuta all’influenza marina.
  • Versante Sud: Presenta terreni più recenti e climi più caldi. I vini tendono ad essere più fruttati e meno complessi rispetto a quelli del versante nord, ma comunque di grande interesse.
  • Versante Ovest: È il versante meno vitato e più selvaggio, con altitudini elevate e condizioni climatiche più estreme. Le produzioni sono più limitate ma possono offrire vini di grande carattere.

I vini dell’Etna, sia rossi che bianchi, si distinguono per la loro eleganza, mineralità, freschezza e una notevole longevità. Sono l’espressione autentica di un terroir vulcanico che continua a stupire ed emozionare, raccontando una storia di viticoltura eroica e passione.

Vigna del Bosco, I Vigneri – Gabriella Opaz – via Flickr – CC BY-NC-ND 2.0 DEED

Gattinara (Vercelli – Piemonte)

lucia missaggiaCC BY 3.0, da Wikimedia Commons

GHEMME

Alessandro VecchiCC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons

IRPINIA

L’Irpinia è una terra di eccellenza vinicola, dove le caratteristiche pedoclimatiche uniche si fondono con una ricca cultura e tradizione. L’Irpinia coincide con la provincia di Avellino, un’area pedemontana dell’Appennino Meridionale il cui territorio è caratterizzato da colline e montagne, con un’altitudine che varia dai 200 ai 700 metri sul livello del mare. La diversità dei suoli, di origine vulcanica e argillosa, contribuisce alla complessità e alla longevità dei vini. Il clima è di tipo continentale, con inverni freddi ed estati calde e secche con significativ escursione termica tra il giorno e la notte che favorisce lo sviluppo di aromi e acidità nelle uve. Le precipitazioni sono concentrate in autunno e inverno, garantendo una buona riserva idrica per le viti.

Cultura e Tradizione:

 L’Irpinia è la patria di tre vitigni autoctoni di grande pregio: Aglianico, Fiano e Greco. L’Aglianico è la base del Taurasi DOCG, un vino rosso potente e longevo, considerato il “Barolo del Sud”. Il Fiano dà vita al Fiano di Avellino DOCG, un vino bianco elegante e complesso. Il Greco è il protagonista del Greco di Tufo DOCG, un vino bianco minerale e aromatico.

La viticoltura in Irpinia ha origini antiche, risalenti all’epoca romana. Le tecniche di coltivazione e vinificazione si sono tramandate di generazione in generazione, preservando la tradizione. Negli ultimi decenni, l’Irpinia ha conosciuto una rinascita enologica, con un’attenzione crescente alla qualità e alla valorizzazione dei vitigni autoctoni.

Luoghi d’Elezione:

Il comune di Taurasi e le aree circostanti sono il cuore della produzione del Taurasi DOCG. Lapio e Montefredane sono zone di elezione per il Fiano di Avellino DOCG. Il comune di Tufo e le aree circostanti sono il cuore della produzione del Greco di Tufo DOCG.

Irpinia

Jura

Lo Jura, regione vitivinicola situata tra la Borgogna e la Svizzera nel dipartimento del Giura, regione della Borgogna-Franca Contea, non è certo la più famosa tra le sue omologhe francesi. Eppure in questi anni ha accumulato molto consenso e attorno ai suoi particolari vini si è generato un crescente Hype.

Si estende per 250 km nell’est della Francia, con temperature massime e minime moderate e precipitazioni piuttosto uniformi. Terreni di composizione anche molto diversa con due macro zone identificabili come quella dell’Altipiano e delle Colline.

Le varietà di uva coltivate nel Jura includono principalmente uve bianche come Chardonnay e Savagnin, e uve rosse come Pinot Noir, Trousseau e Poulsard.

Vinificazione:

Una delle caratteristiche distintive della produzione di vino del Jura è il processo di vinificazione, che spesso include l’utilizzo di tecniche tradizionali come l’affinamento in botti di rovere e l’esposizione a lieviti e batteri presenti nell’aria della regione. In particolare, il Savagnin è noto per essere utilizzato nella produzione dello “Vin Jaune”, un vino simile allo Sherry, che viene affinato per almeno sei anni in botti di rovere senza essere riempito completamente, consentendo allo strato superiore del vino di sviluppare uno strato di lievito, noto come “voile”.

Elevage:

La maturazione dei vini del Jura è un processo importante e può avvenire in vari tipi di recipienti, comprese le botti di rovere e i fusti di acacia. Questo influisce sulle caratteristiche organolettiche del vino.

Denominazioni di Origine:

Arbois: La prima AOC francese. Côtes du JuraL’ÉtoileChâteau-ChalonMacvin, e Marc du Jura.

Molte più informazioni si possono trovare sul sito istituzionale dedicato ai vini dello Jura: https://www.jura-vins.com/

photography taken by Christophe.FinotCC BY-SA 3.0, da Wikimedia Commons – Chateau Chalon Vigne

Parrad.adrienCC BY-SA 4.0, da Wikimedia Commons

Loira

Mariano P.CC BY-SA 2.0, da Wikimedia Commons

Mamoiada (Nuoro – Sardegna)

Mamoiada è uno dei luoghi più importanti per il Vino Sardo. È un comune situato nella regione storico-geografica della Barbagia, nella provincia di Nuoro, in Sardegna, Italia. La zona è rinomata per la sua ricca tradizione vitivinicola, che affonda le radici nella sua storia millenaria e nelle caratteristiche peculiari del territorio.

Cenni Storici:

La storia del vino a Mamoiada risale a tempi antichissimi. La presenza umana nella regione è documentata fin dall’età prenuragica, con tracce di coltivazione della vite risalenti al periodo nuragico (età del bronzo), circa 3500 anni fa. Durante il periodo romano, la viticoltura si sviluppò ulteriormente, e Mamoiada divenne nota per la qualità dei suoi vini, esportati anche oltre i confini dell’isola. Nel corso dei secoli successivi, nonostante le varie dominazioni e le trasformazioni socio-economiche, la produzione vinicola ha continuato a rappresentare un elemento fondamentale dell’economia e della cultura locali.

Territorio:

Il territorio di Mamoiada presenta caratteristiche geologiche e climatiche ideali per la coltivazione della vite. Si estende su un paesaggio collinare, con terreni di natura granitica di struttura sciolta e leggermente acidi che conferiscono al vino specifiche qualità organolettiche. Il clima è tipicamente mediterraneo, con estati calde e secche e inverni miti, ma l’altitudine media delle vigne (altitudine media di 730 m. s.l.m) contribuisce a mantenere temperature più fresche durante i mesi estivi, favorendo la maturazione lenta e completa delle uve.

Vitivinicoli:

Le principali varietà di uva coltivate a Mamoiada includono il Cannonau (Grenache), che rappresenta la varietà più diffusa e apprezzata della zona, ma anche varietà autoctone come Monica, Carignano, Bovale Sardo e Nuragus. I vigneti sono disposti in terrazzamenti o su pendii, seguendo l’andamento del terreno, e spesso sono coltivati secondo metodi tradizionali e con un’attenzione particolare alla conservazione dell’ambiente e alla sostenibilità.

Produzione di Vino:

La produzione di vino a Mamoiada è caratterizzata da una combinazione di tradizione e innovazione. Le cantine locali, molte delle quali gestite da famiglie da generazioni, producono una vasta gamma di vini che riflettono l’unicità del territorio e l’abilità degli enologi locali. Le Denominazioni presenti: DOC Cannonau di Sardegna (qui un racconto di Barrosu di Montisci), IGT Isola dei Nuraghi, IGT Barbagia e IGT provincia di Nuoro. Non è prevista nessuna sottozona territoriale “Mamoiada” per quanto l’associazione dei produttori abbia sposato una posizione critica nei confronti delle denominazioni generaliste.

Mamoiada è una regione vitivinicola situata in Sardegna, Italia. Mamoiada è famosa principalmente per la produzione di vino rosso

aurelio candido | https://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.0/ | via Flickr

Matelica (Macerata – Marche)

Matelica, da cui l’omonimo Vino Verdicchio (un esempio), è una pittoresca cittadina situata nella regione delle Marche, nel cuore dell’Italia centrale. Il suo territorio si estende tra dolci colline e vallate, caratterizzato da un paesaggio ricco di uliveti, vigneti e boschi. La città è incorniciata dalle montagne dell’Appennino centrale, che contribuiscono a creare un clima temperato e ideale per la coltivazione della vite.

Dal punto di vista storico, Matelica vanta una lunga tradizione che risale all’epoca romana. Fu un importante centro durante il periodo medievale, controllato da varie famiglie nobiliari e coinvolto in conflitti tra le città-stato italiane. La sua posizione strategica lungo le antiche vie di comunicazione tra l’Adriatico e l’entroterra ne ha fatto un luogo di grande importanza economica e culturale nel corso dei secoli.

Uno dei principali tesori di Matelica è rappresentato dai suoi vini. La zona è famosa per la produzione del Verdicchio di Matelica, un vino bianco pregiato e rinomato a livello internazionale. Il Verdicchio di Matelica è caratterizzato da un colore giallo paglierino e da un sapore fresco e fruttato, con sentori di agrumi e mandorla. Grazie alla sua acidità vivace e alla struttura complessa, è un vino versatile che si abbina bene a una vasta gamma di piatti, dalla cucina di pesce a quella di carne.

I vigneti di Matelica si trovano principalmente sulle colline circostanti, dove il terreno calcareo e argilloso, unito alla moderata altitudine, crea condizioni ottimali per la coltivazione delle uve Verdicchio. La viticoltura è una parte integrante dell’economia locale e il vino è celebrato attraverso eventi e feste tradizionali che coinvolgono l’intera comunità.

I luoghi del vino | Matelica - La zona è famosa per il Verdicchio di Matelica, un vino bianco pregiato e rinomato a livello internazionale

Erminio Burzacca.Dr.Zero at it.wikipediaCC BY-SA 2.5 IT, via Wikimedia Commons

Mezzolombardo e il Campo Rotaliano (Trento – Trentino)

Mezzolombardo e il Campo Rotaliano. Pianura alluvionale a nord del Trentino, all’ingresso della Val Di Non, cinta da pareti rocciose. Nella storia importante snodo commerciale. Bonificata a meta 800 dagli Asburgo e messa in sicurezza dalle ricorrenti alluvioni del Torrente Noce, deviato, il territorio comincia a prendere la sua conformazione attuale. caratteristiche chimico-fisiche e pedologiche peculiari, con differenze evidenti in relazione alla distanza dall’antico alveo del torrente.
Principalmente ghiaia, sabbia e ciottoli di diversa natura, granito calcare, porfido, dolomite, ardesia trascinate a valle dall’acqua e ricoperte da fertile limo e terra. Terreno sciolo con ottime capacità di drenaggio che rendono questo territorio completamente pianeggiante simile a un declivio.

Territorio che trova un importante alleato nelle pareti di roccia circostante che proteggiono il Campo dai venti e dal freddo, così come dal caldo estivo, creando così il particolare microclima locale.

Il vitigno simbolo del Territorio è il Teroldego. Da cui l’omonimo vino della cui diffusione e importanza non mancano fonti e testimonianze. Oltre che nel suo luogo d’origine è possibile trovare il teroldego in Veneto, in Toscana e in altre regioni italiane, dove assume il ruolo di uva da taglio, e in California dove si contano ben 600 ettari coltivati di questa varietà.

Alto contenuto di antociani che determina il colore scuro, elevato contenuto zuccherino per una buona alcolicità, ottima acidità e un tannino garbato.

Negli anni si è scelta la strada della quantità per cui nei disciplinari, ricordiamo che prima D.O.C. varietale riconosciuta in Trentino con l’appellativo “Rotaliano” (1971) è il Teroldego, è stato previsto un numero sempre maggiore di quintali/ettaro per anche per supportare la vocazione di vino da taglio del Teroldego. L’inversione della tendenza comincia negli anni 70.

dal sito triplea.it le parole di Emilio Zierock sulla vocazione e il presente del Teroldego:

“Dal punto di vista genetico, la storia del teroldego” racconta Emilio Zierock “è molto interessante: pare che sia il nipote del pinot nero e intesse relazioni con la syrah, il marzemino e la mondeuse blanche. Senza dubbio poi vanta una lunga storia con il nostro territorio, infatti le prime citazioni del teroldego risalgono al 1400 durante il periodo in cui si svolse il Concilio di Trento”.

“Se l’alto potere colorante e il buon contenuto alcolico hanno favorito l’uso del teroldego come uva da taglio” continua Emilio la lavorazione in purezza è nata proprio nella Piana Rotaliana, specialmente a partire dagli anni ’70. Tra i sostenitori del teroldego in purezza c’era anche mio nonno, non a caso qui a Foradori il teroldego rappresenta il fiore all’occhiello della nostra produzione”.

dal sito https://www.agricolaforadori.com/territorio/

“Da qualche anno alcuni produttori e consumatori stanno però manifestando
un ritrovato interesse per la valorizzazione della biodiversità all’interno dei
vigneti e una sincera attenzione per l’originalità del vino, riscoprendo la
diversità e la complessità come fattori chiave della ricchezza di una Denominazione d’Origine, e scegliendo dunque un percorso nel quale il Teroldego
Rotaliano possa tornare ad essere espressione reale del suo territorio…”


Sul sito della Agricola Foradori, a questo indirizzo, potete trovare ottime informazioni e scaricare un pdf dettagliato.

i Luoghi del Vino | Mezzolombardo e il Campo Rotaliano - a Nord del Trentino, alle porte dell’Alto Adige, pianura alluvionale...

OttocarottoCC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons

Montalcino (Siena – Toscana)

Quella di Montalcino e il vino è una storia antica. L’archeologia ci consegna reperti che attestano la produzione di vino fin dall’epoca etrusca. Regolamenti sul periodo di vendemmia si ritrovano fin dal medioevo e non mancano testimonianze storiche sulla bontà del vino prodotto a Montalcino.

Il territorio è delimitato dal corso dei fiumi Ombrone, Asso e Orcia, tra la Val di Merse e la Val d’Orcia nella Toscana Sudoccidentale al limitare della provincia di Siena verso Grosseto.

Territorio che nei millenni ha assunto conformazioni anche molto diverse e questo, considerando anche la diffusione di diversi stili di vinificazione, non permette di valutare in senso omogeneo la sua importanza. 

Il clima è tendenzialmente asciutto, mite, adatto alla corretta maturazione del frutto.  L’area è protetta a sud dal Monte Amiata e raramente è investita da fenomeni atmosferici paradossali.

Quel che è importante nella storia di Montalcino e del suo vino più famoso, ovvero il Brunello, è ciò che è scaturito dal sogno di un farmacista, Clemente Santi, a cui si può attribuire l’invenzione del Brunello e all’azione dei suoi successori che si possono considerare iniziatori di quel processo di avvicinamento al vino toscano di qualità e alla sua diffusione nel mondo.

per tutte le informazioni ulteriori consigliato il sito istituzionale del Consorzio. 

(https://www.consorziobrunellodimontalcino.it/)

Graeme Maclean from Glasgow, UKCC BY 2.0, da Wikimedia Commons

Montefalco

Leonardo Angelini – via Flickr – CC BY 2.0 DEED

Montepulciano (Siena – Toscana)

Vigneti a Valiano (Montepulciano) – Walter GiannettiCC BY-SA 4.0, da Wikimedia Commons

Montescudaio

Morgon (Beaujolais)

Chabe01CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons

Ogliastra (Nuoro – Sardegna)

trolvagCC BY-SA 3.0, da Wikimedia Commons

Oslavia (Gorizia – FVG)

Oslavia è nel cuore del Collio. Territorio collinare a cavallo di una frontiera un tempo combattuta e su cui si è fatto un pezzo della storia contemporanea.

Geografia e Terroir: Oslavia si trova nell’area del Collio Goriziano, un territorio collinare che si estende dalla provincia di Gorizia fino alla Slovenia. Questa regione è caratterizzata da un terroir unico, influenzato da una combinazione di fattori geologici, climatici e culturali. Le colline del Collio offrono un terreno calcareo-argilloso, chiamato Ponka, perfetto per la coltivazione delle viti, con un clima continentale mitigato dall’influenza del vicino mare Adriatico.

E il vino a Oslavia si fa da tempo immemore.

A Oslavia si possono trovare una gran varietà di vitigni, autoctoni e internazionali. Friulano (ex Tocai Friulano), il Ribolla Gialla, il Malvasia e il Pinot Grigio. Queste uve riflettono il terroir unico del Collio Goriziano, producendo vini caratterizzati da freschezza, complessità aromatica e mineralità distintiva. E c’è una grande concentrazione di Vignaioli attenti alla qualità e contemporaneamente consapevoli della loro funzione di custodi del territorio ed è a Oslavia che nasce il progetto APRO (ribolladioslavia.it) che riunisce sette produttori che attraverso il comune amore per la Ribolla, intesa come importante fattore unificante, si danno come scopo la protezione del territorio.

Vigne nel Collio vicino a Oslavia
Vigne nel Collio vicino a Oslavia

Fotografie di Simone Molinaroli

Ovada

Pantelleria

Pantelleria è un’isola vulcanica situata nel Mar Mediterraneo, tra la Sicilia e la Tunisia. È famosa per la sua produzione di vino, in particolare per il celebre Passito di Pantelleria, un vino dolce e aromatico prodotto dall’uva Zibibbo. Ecco una panoramica delle caratteristiche pedoclimatiche e delle tecniche produttive legate alla produzione vinicola di Pantelleria:

Caratteristiche pedoclimatiche:

  1. Clima: Pantelleria gode di un clima mediterraneo, con inverni miti ed estati calde e secche. Le temperature elevate e l’abbondante esposizione al sole favoriscono una buona maturazione dell’uva.
  2. Suolo: Il suolo di Pantelleria è vulcanico e ricco di minerali, risultato delle passate attività eruttive dell’isola. Questo terroir unico conferisce ai vini di Pantelleria una personalità distintiva e caratteristiche minerali.
  3. Ventilazione: L’isola è esposta a forti venti, che contribuiscono a mantenere le vigne asciutte e a prevenire le malattie delle piante. Questa ventilazione naturale è fondamentale per la salute delle viti e la qualità dell’uva.

Tecniche produttive:

  1. Coltivazione delle viti: Le viti a Pantelleria sono spesso coltivate a “alberello pantesco”, un sistema di allevamento tradizionale che consiste nel coltivare la vite a forma di piccolo albero. Questo metodo favorisce una migliore esposizione al sole e una maggiore aerazione delle viti.
  2. Uve Zibibbo: L’uva predominante sull’isola è la Zibibbo, conosciuta anche come Moscato d’Alessandria. Questo vitigno produce grappoli di uva aromatici, ideali per la produzione di vini dolci e aromatici come il Passito di Pantelleria.
  3. Appassimento: Per la produzione del Passito di Pantelleria, le uve Zibibbo vengono lasciate appassire al sole dopo la vendemmia, concentrandone gli zuccheri e aumentando la complessità aromatica. Questo processo di appassimento contribuisce alla ricchezza e all’intensità del vino finale.
  4. Vinificazione: Dopo l’appassimento, le uve vengono pigiate e il mosto ottenuto viene fermentato lentamente per preservare gli aromi e i sapori caratteristici dell’uva. Il vino è poi invecchiato per un periodo di tempo variabile in botti di legno prima di essere imbottigliato.

In conclusione, Pantelleria è un’isola dalle caratteristiche pedoclimatiche uniche che favoriscono la produzione di vini di alta qualità, in particolare il rinomato Passito di Pantelleria. Le tecniche produttive tradizionali, unite al terroir vulcanico e all’uva Zibibbo, conferiscono ai vini di Pantelleria un profilo unico e apprezzato a livello internazionale.

Piana di Ghirlanda fotografata dalla Montagna Grande e vigneti sullo sfondo, Pantelleria – Goldmund100CC BY-SA 3.0, da Wikimedia Commons

Radda in Chianti (Siena – Toscana)

fotografia di Simone Molinaroli – L’Enonauta

Roero

Rùfina (Firenze – Toscana)

Rùfina è un comune della Valdisieve in provincia di Firenze. Di solito è preceduto dall’articolo la per cui in Toscana si va “alla Rùfina”. La delimitazione geografica che è poi diventata una sottozona del Chianti Docg ne mutua il nome. In parte a sinistra e in parte a destra del fiume Sieve sta tra il Mugello e il Casentino. Il territorio è pedemontano ed è situato sul medio versante della Valle della Sieve. Alta collina e bassa e media montagna. La coltivazione della vite può arrivare fino ai 700 metri su terreni principalmente arenacei e marnosi. Fresche le temperature (surriscaldamento permettendo) e considerevoli escursioni termiche che consentono la nascita di vini profumati e con scheletro.

La Rùfina è nota come territorio tra i più vocati in Toscana per la vigna, Sangiovese ovviamente, capace di dare vini di eccelsa qualità e longevità. Talmente vocato da essere, pur essendo per ettari totali una piccola sottozona, un territorio largamente vitato. Vocazione confermata storicamente dal Bando di Cosimo III del 1716 in cui si riconosceva a Pomino (Rùfina), come ad altre tre zone, una qualità specifica non replicabile. Inoltre il Consorzio del Chianti Rùfina è stato tra i primi a credere nella zonazione e nella valorizzazione delle specificità del territorio per cui si può legittimamente parlare, alla francese, di Terroir. La non replicabile azione congiunta di suolo, clima e uomo/sapere/tradizione. Con l’aggiunta del vitigno.

Per ogni ulteriore informazione rimando al sito, ricco di dettagliate informazioni, del Consorzio Chianti Rùfina che tra i molti consorzi è forse quello che meglio sta lavorando nel presente utilizzando il passato come una forza vitale e non solo come una rendita.

https://www.chiantirufina.com/consorzio/

Bando di Cosimo III del 1716

I luoghi del Vino – Rùfina
una paesaggio della Rùfina – foto di Simone Molinaroli

Salento (Puglia)

Tommasi Family – via FlickrCC BY 2.0 DEED Attribution 2.0 Generic

Santa Maddalena (Bolzano – Alto Adige)

Luogo d’origine del Santa Maddalena sono le aree vinicole intorno alla città di Bolzano. Ed è lì, sulle colline e i pendii a nord di Bolzano che si trovano i vigneti più antichi e con la miglior esposizione dell’Alto Adige ed è lì la zona classica di produzione del Santa Maddalena. 160 ettari circa di pergole che contraddistinguono il paesaggio.

Molte più informazioni sul sito isitituzionale della denominazione da cui è tratta l’immagine sottostante.

Saumur (Loira)

Serralunga d’Alba (Cuneo – Piemonte)

Serralunga d'Alba vista da Perno
Serralunga d’Alba vista da Perno

La Luna su Serralunga d’Alba – CookliganCC BY-SA 4.0, da Wikimedia Commons

Soave (Verona – Veneto)

Nobility of EuropeCC BY-SA 4.0, da Wikimedia Commons

MZ14, CC0, da Wikimedia Commons

Vallagarina (Trento – Trentino)

La Vallagarina è una Valle sovrastata dal Monte Baldo a sud di Rovereto. Luogo d’origine del Marzemino

Vigna antistante l’Azienda Balter a Rovereto – fotografia di Simone Molinaroli – L’Enonauta

Vallagarina - Panorama

Gio 2000, Public domain, via Wikimedia Commons

Valle della Beqa’ (Libano)

Il terroir della Valle della Beqaa, in Libano, è unico nel suo genere e gioca un ruolo significativo nel carattere dei vini che vi vengono prodotti. Ecco una panoramica degli elementi chiave:

Geografia:

La Valle della Beqaa è un altopiano d’alta quota, situato tra la catena del Monte Libano a ovest e i Monti dell’Antilibano a est.
I vigneti si trovano tipicamente ad altitudini comprese tra gli 800 e i 1.050 metri sul livello del mare. Si tratta di alcuni dei vigneti più elevati dell’emisfero settentrionale.
La valle si estende per circa 120 chilometri (75 miglia) ed è larga circa 16 chilometri (10 miglia).
Le montagne circostanti svolgono un ruolo protettivo cruciale, proteggendo la valle dall’influenza umida del Mediterraneo da ovest e dalle condizioni desertiche da est, creando un effetto “ombra pluviometrica”. Clima:

La Valle della Bekaa ha un clima mediterraneo caratterizzato da estati calde e secche con abbondante soleggiamento (circa 240 giorni di sole all’anno) e inverni freddi, spesso nevosi.
L’elevata altitudine contribuisce a una significativa escursione termica diurna (una grande differenza tra il giorno e la notte), che è benefica per lo sviluppo dell’uva, contribuendo a mantenere l’acidità e a sviluppare aromi complessi.
Le precipitazioni sono da moderate a scarse, soprattutto nella parte settentrionale della valle, a causa dell’effetto ombra pluviometrica. Questa siccità contribuisce a ridurre al minimo il rischio di malattie fungine nei vigneti, consentendo spesso pratiche di viticoltura biologica.
Terreno:

I terreni della Valle della Bekaa sono composti principalmente da calcare e ghiaia, spesso con substrati argillosi.
Questi tipi di terreno sono generalmente ben drenati e hanno una fertilità moderata, ideale per una viticoltura di qualità, poiché incoraggiano le viti a produrre aromi concentrati nell’uva piuttosto che un’eccessiva crescita vegetativa.
La composizione minerale del terreno contribuisce al carattere unico e alla complessità dei vini. Interazione umana:

La vinificazione nella Valle della Bekaa ha una lunga storia, risalente a migliaia di anni fa. I metodi tradizionali sono spesso impiegati insieme a tecniche moderne.
Molti vigneti sono coltivati ​​manualmente e l’uva viene spesso raccolta a mano per garantire una selezione di qualità.
Le scelte dei viticoltori nella gestione del vigneto, nei tempi di vendemmia e nelle tecniche di vinificazione influenzano significativamente l’espressione finale del terroir nel vino.
Varietà d’uva:

Mentre vitigni internazionali come Cabernet Sauvignon, Merlot, Syrah, Chardonnay, Cinsault e Carignano sono ampiamente coltivati ​​e prosperano nel terroir della Bekaa, ci sono anche importanti vitigni autoctoni libanesi come Obeideh e Merwah. Queste uve locali conferiscono caratteristiche uniche ai vini libanesi.

The Beqa’ Valley

The terroir of the Bekaa Valley in Lebanon is quite unique and plays a significant role in the character of the wines produced there. Here’s a breakdown of the key elements:

Geography:

  • The Bekaa Valley is a high-altitude plateau, situated between the Mount Lebanon range to the west and the Anti-Lebanon Mountains to the east.
  • Vineyards are typically located at elevations ranging from 800 to 1,050 meters (2,625 to 3,445 feet) above sea level. These are some of the highest vineyards in the Northern Hemisphere.
  • The valley stretches for about 120 kilometers (75 miles) and is around 16 kilometers (10 miles) wide.
  • The surrounding mountains provide a crucial protective effect, sheltering the valley from the humid Mediterranean influence from the west and the desert conditions from the east, creating a “rain shadow” effect.

Climate:

  • The Bekaa Valley has a Mediterranean climate characterized by hot, dry summers with abundant sunshine (around 240 sunny days per year) and cold, often snowy winters.
  • The high altitude contributes to significant diurnal temperature variation (large difference between day and night temperatures), which is beneficial for grape development, helping to retain acidity and develop complex aromas.
  • Rainfall is moderate to low, especially in the northern part of the valley due to the rain shadow effect. This dryness helps to minimize the risk of fungal diseases in the vineyards, often allowing for organic viticulture practices.

Soil:

  • The soils in the Bekaa Valley are primarily composed of limestone and gravel, often with clay subsoils.
  • These soil types are generally well-drained and have moderate fertility, which is ideal for quality viticulture as it encourages the vines to produce concentrated flavors in the grapes rather than excessive vegetative growth.
  • The mineral composition of the soil contributes to the unique character and complexity of the wines.

Human Interaction:

  • Winemaking in the Bekaa Valley has a long history, dating back thousands of years. Traditional methods are often employed alongside modern techniques.
  • Many vineyards are cultivated manually, and grapes are often hand-picked to ensure quality selection.
  • Winemakers’ choices in vineyard management, harvest timing, and winemaking techniques significantly influence the final expression of the terroir in the wine.

Grape Varieties:

  • While international varieties like Cabernet Sauvignon, Merlot, Syrah, Chardonnay, Cinsault, and Carignan are widely planted and thrive in the Bekaa terroir, there are also important indigenous Lebanese grape varieties such as Obeideh and Merwah. These local grapes contribute unique characteristics to Lebanese wines.

BertramzCC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons

Valpolicella

StefanoCC BY-SA 2.0, da Wikimedia Commons – originally posted to Flickr as Vigne in Valpolicella

Valtellina

CookliganCC BY-SA 4.0, da Wikimedia Commons

Franco FoliniCC BY-SA 2.0, da Wikimedia Commons