Come spesso accade ai giorni d’oggi, dopo aver letto velocemente qualcosa online, avevo aggiunto i vini di De Stefani in una lista d’acquisto senza che poi si concretizzasse niente. Come spesso accade nella vita con i vini ci si incontra nel momento inaspettato ed ecco che durante una vacanza in Val Gardena entro in enoteca per comprare una Schiava ed esco con un bel taglio Bordolese del Piave.
È il Solèr di De Stefani annata 2020. Blend in parti equivalenti di Carmenere, Merlot, Cabernet Sauvignon, Refosco e Marzemino.
Refosco e Marzemino sottoposti ad appassimento tradizionale (da cui il nome del vino che rimanda al Solaio), il resto vinificato in vasche a temperatura controllata. 12 mesi in legno prima dell’imbottigliamento. 12 mesi in bottiglia.
Da vigne a Refrontolo e Fossalta di Piave.
Il colore è scuro, fitto. È riccamente fragrante con predominanti sentori di frutta rossa e scura, ma non mancano altri ricordi floreali di viola e balsamici e più previsti sentori di sandalo e cuoio, e meno previsti come le erbe aromatiche. E si parte bene.
Il continuo non è da meno e il sorso è concentrato, compatto, suadente senza perdere niente in vitalità. Chi si aspettasse un vino ultra morbido e meramente opulento resterebbe deluso perché troverebbe invece bilanciamento, morbidezza, sì, ma accompagnata da acidità fluente e un tannino di carattere. Mi viene di pensare a un ben riuscito connubio di opulenza Bordolese e vitalità Triveneta che a me parla di una indiscutibile perizia.
Vino dal prezzo onesto per cui si può immaginare anche una evoluzione positiva e che volendo si può accompagnare con successo a molti piatti della tradizione culinaria italiana. Nel nostro caso un Gulasch di Cinghiale.
Vigne a Lapio, 500 mt. l’altitudine. Fiano vinificato in botti ovali alsaziane da 25 hl con lunga sosta sulle fecce fini.
Meno superfiano del 2019 bevuto qualche tempo fa, ma anche più dinamico restando comunque nell’insieme dei vini ambiziosi. Lo si beve con l’unico calice a disposizione sul momento che non è comunque d’ostacolo al godimento dell’ottimo vino in questione.
I suoi tratti principali sono la generosità e la precisione. Restando sul paragone col 2019, il colore è meno scuro. Al naso porge fragranze fruttate tropicali, di nespole fresche, ricordi di fieno secco e ranuncolo giallo, qualche cenno speziato e di menta.
Al palato si presenta secco, stratificato e profondo. Acidità pronunciata, dritta, saldezza inusuale per un vino bianco. Ottima la persistenza e ritorno deciso nel finale di drupe e spezie.
Come il 2019 bevuto e raccontato in precedenza ha fatto ottima figura a tavola in abbinamento a Pollo e Weisswurst con verdure al forno.
Oi Nì 2020 – Tenuta Scuotto
Campania Fiano IGP
Vineyards in Lapio, 500 meters above sea level. Fiano vinified in 25-hl oval Alsatian barrels with a long maturation on the fine lees.
Less Superfiano than the 2019 I tasted some time ago, but also more dynamic, while still remaining among the ambitious wines. Its main characteristics are generosity and precision.
Compared to the 2019, the color is less dark. On the nose, it offers tropical fruit aromas, fresh medlars, hints of dry hay and yellow buttercup, and hints of spice and mint. On the palate, it is dry, layered, and deep. The acidity is pronounced, crisp, and firm, unusual for a white wine. Excellent persistence and a decisive return of stone fruit and spice on the finish. Like the 2019 we drank and talked about previously, it made an excellent impression at the table paired with chicken and weisswurst with baked vegetables.
Chi scrive, ovviamente, ha un debole per il Grignolino così come per tutti quei vitigni che per decenni hanno costituito la colonna portante di un sistema economico, sociale e culturale e che poi, a causa delle contingenze del mercato e della comunicazione del vino, sono finiti semidimenticati per favorire l’espansione della coltivazione di vitigni ritenuti più remunerativi e/o più fascinosi.
Eppure il Grignolino è un vino che ha grande personalità, finezza e si presta a interpretazioni interessanti e all’accompagnamento di una moltitudine di piatti. Un vero peccato farselo mancare in casa, o all’occorrenza al Ristorante.
Fortunatamente i produttori di Grignolino non si sono arresi e ne stanno anzi rilanciando l’immagine e le suggestioni con nuovi ambiziosi progetti come quello dell’Associazione Monferace / monferace.it
In questa occasione abbiamo stappato le seguenti bottiglie:
Grignolino D’Asti “Pianàs” 2022 – Cascina Carlot
Grignolino D’Asti “San Patelu” 2023 – Crotin
Grignolino del Monferrato Casalese “Bricco del Bosco” 2023 – Accornero
Grignolino del Monferrato Casalese “San Bastiano Terre Bianche” 2016 – Castello di Uviglie
1. Pianàs 2023 di Cascina Carlot ha l’aspetto di un rosato e anche all’assaggio potrebbe sembrarlo. Vino di struttura leggera, con fragranze di lampone e fiore di Malva, un pizzico di spezie. Sorso agile, scorrevole, non lunghissimo, ma gratificante. Macerazione in acciaio per 10/15 giorni. Affinamento di 4 mesi in acciaio più 2 in bottiglia.
2. San Patelu 2023 di Crotin è la sorpresa della serata. Stupisce per la sua estrema e netta “fragolosità”, il profilo ben delineato, la sapidità e l’equilibrio con un ben dosato finale amaricante. Davvero un vino convincente. Per la qualità dei suoi profumi e per la bella precisione al palato, con un disegno tannico ben riuscito. Vigneto sabbioso esposto a sud a 400 metri di altezza. Acciaio. Rapporto qualità prezzo entusiasmante.
3. Bricco del Bosco 2023 dell’azienda Accornero risulta il più robusto ed alcolico della quaterna e paga con questo un mancato apprezzamento subitaneo. Aumenta l’intensità del colore, aumenta lo scheletro, inizialmente sembra poco espressivo, ma sulla distanza innesca una bella progressione olfattiva e gustativa. Marasca, spezie, note terrose e balsamiche e poi un sorso deciso fatto di acidità e tannini rigorosi. Terreno marnoso, solo acciaio. Una sicurezza.
4. Terre Bianche 2016 di Castello di Uviglie è una interpretazione del Grignolino ambiziosa e a mio avviso ben riuscita dal momento che il vino risulta all’assaggio assolutamente pronto. Di Colore chiaro, originale bouquet con reminiscenza di cenere bianca, lavanda, mora di gelso, eucalipto e pepe bianco. Lineare in bocca, saldo, coerentemente balsamico e fruttato, fresco e dal tannino già rifilato. Da bere assolutamente adesso. Dal vigneto omonimo con terreno di natura calcarea ed esposto a sud est. Lunga macerazione in acciaio e 30 mesi di invecchiamento in botti da 30 ettolitri per 36 mesi.
Sandro il Vino Rosso del Roero o della difficoltà di non finire la bottiglia in 20 minuti
Il Vino Rosso “Sandro” di Alberto Oggero è un vino divertente e gratificante fatto con Uve Rosse (nebbiolo) da terreni sabbiosi nel Roero, breve macerazione di 5 giorni, affinamento in cemento. Lieviti indigeni, no chiarifica e filtrazione.
Il colore è chiaro e invitante.
Ha fragranze vivaci di Rosa, Fragolina selvatica e Melograno, Bitter. Vivaci, intense e nette.
Nella sua lineare semplicità è un vino, come premesso, assai piacevole e divertente. Ma non solo per l’indubbia facilità di beva che certamente lo rende simpatico d’acchito.
Principalmente per la sua precisa forma, per la sua linearità coerente fatta di acidità smagliante, tannini accennati, poca concentrazione, radicale qualità del gusto, sorso che non perde mai di forza, un finale arioso e rinfrescante.
Un vino semplice pensato ed eseguito davvero bene.
Sandro the Red Wine of Roero or the difficulty of not finishing the bottle in 20 minutes
The Red Wine “Sandro” by Alberto Oggero is a fun and rewarding wine made with Red Grapes (nebbiolo) from sandy soils in Roero, short maceration of 5 days, aging in cement. Indigenous yeasts, no clarification and filtration.
The color is light and inviting.
It has lively fragrances of Rose, Wild Strawberry and Pomegranate, Bitter. Lively, intense and clear.
In its linear simplicity it is a wine, as mentioned, very pleasant and fun. But not only for the undoubted ease of drinking which certainly makes it nice at first sight.
Mainly for its precise shape, for its coherent linearity made of dazzling acidity, hinted tannins, little concentration, radical quality of taste, sip that never loses strength, an airy and refreshing finish.
A simple wine thought out and executed really well.
Dalla Conca d’Oro di Panzano in Chianti questo Mega Sangiovese di fama e dal costo non trascurabile che al pari di altri Supertuscan ha subito clamorosi rincari in questi ultimi anni.
Sangiovese frutto di selezione accurata, vinificazione biologica e due anni di invecchiamento in barrique.
Ma com’è questo Flaccianello della Pieve 2018? È la prima volta, forse l’ultima chissà, che lo stappo e bevo a casa. Ma avendo avuto la possibilità di assaggiarlo più volte all’uscita e poi di proporlo in una degustazione prima di questa occasione, posso affermare che ci sono sensazioni che si rinnovano e si strutturano trovando conferma ogni volta.
È un vino di colore scuro con fragranze di media intensità che ci riportano alla prugna matura, all’humus e alla felce, sentori di spezie dolci e tabacco, di arancia matura, che ci raccontano fin dall’inizio di un vino estrattivo, da materia a piena maturazione.
Il sorso è fasciante, ampio, con acidità moderata e integrata. Sicuro il centrobocca che è fruttato e pieno. Ha una impalcatura tannica solida, pungente e un finale piacevolmente coerente.
Buono, ma un po’ monotematico. Ciò che trova conferma è la sensazione di un vino già approcciabile che non fa promesse di durata.
Flaccianello della Pieve 2018 – Fontodi
From the Conca d’Oro in Panzano in Chianti this Mega Sangiovese of fame and not inconsiderable cost that like other Supertuscans has undergone sensational price increases in recent years. Sangiovese fruit of careful selection, organic vinification and two years of aging in barrique. But what is this Flaccianello della Pieve 2018 like? It is the first time, maybe the last who knows, that I have uncorked it and drunk it at home. But having had the opportunity to taste it several times upon release and then to propose it in a tasting before this occasion, I can say that there are sensations that are renewed and structured finding confirmation every time. It is a dark colored wine with medium intensity fragrances that bring us back to ripe plum, humus and fern, hints of sweet spices and tobacco, ripe orange, which tell us from the beginning of an extractive wine, from matter to full maturation. The sip is enveloping, broad, with moderate and integrated acidity. The center of the mouth is fruity and full. It has a solid, pungent tannic structure and a pleasantly coherent finish. Good, but a bit monothematic. What is confirmed is the sensation of an already approachable wine that makes no promises of duration. The price in my opinion is senseless.
Greco di Tufo “Ponte dei Santi” 2018 – Villa Raiano
Ultimo dei bianchi 2018 di Villa Raiano che racconto, per quanto fossi principalmente interessato ad assaggiare i due Fiano, il Greco di Tufo “Ponte dei Santi” è risultato, in un quadro comunque di generale qualità che non mette voglia di fare graduatorie, il più sorprendente principalmente in relazione alla tenuta all’invecchiamento in bottiglia.
Vigneto a 550 metri slm nell’omonima frazione che dà il nome al vino. vinificazione in tini di acciaio, affinamento sulle fecce fini per 12 mesi negli stessi tini di vinificazione e 12 mesi in bottiglia.
Vino brillante e chiaro, molto fragrante con ricordi del fiore di Sambuco, della pesca bianca, della scorza di limone grattugiata, echi di profumi di macchia mediterranea in estate.
L’acidità è dritta come un righello di legno. Vino secco che fa salivare copiosamente e che al contempo ha spessore, profondità e ottimo ritorno di frutto a nocciolo e agrumi, una bella progressione guidata dalla componente acido/salina.
Una ottima e poliedrica bevuta che può accompagnarsi felicemente a una moltitudine di piatti e che io personalmente non sprecherei per un aperitivo disattento.
Tra i tre assaggiati dell’azienda Villa Raiano è quello che mostra più chiaramente una spicata propensione alla maturazione in bottiglia.
Se quindi Alimata era forse un po’ avanti nella maturazione e Bosco Satrano perfetto, qui abbiamo un vino che unisce a un’energia smagliante anche una disinvoltura che immagino al momento dell’uscita non fosse ancora presente. Quindi ci si dirige verso l’entusiasmo.
Greco di Tufo “Ponte dei Santi” 2018 – Villa Raiano
The last of the 2018 whites from Villa Raiano that I am talking about, although I was mainly interested in tasting the two Fianos, the Greco di Tufo “Ponte dei Santi” was the most surprising, in a general picture of quality that does not make you want to make rankings, mainly in relation to its resistance to aging in the bottle.
Vineyard at 550 meters above sea level in the homonymous hamlet that gives its name to the wine. vinification in steel vats, aging on the fine lees for 12 months in the same vinification vats and 12 months in the bottle.
Brilliant and clear wine, very fragrant with hints of elderflower, white peach, grated lemon peel, echoes of Mediterranean scrub scents in summer.
The acidity is straight as a wooden ruler. A dry wine that makes you salivate copiously and at the same time has thickness, depth and an excellent return of stone fruit and citrus, a beautiful progression guided by the acid/saline component.
An excellent and multifaceted drink that can happily accompany a multitude of dishes and that I personally would not waste for a careless aperitif.
Of the three tasted by the Villa Raiano company, this is the one that most clearly shows a marked propensity for maturation in the bottle.
So if Alimata was perhaps a little ahead in maturation and Bosco Satrano perfect, here we have a wine that combines a dazzling energy with an ease that I imagine was not yet present at the time of release. So we head towards enthusiasm.
Eventi Vino 2025 – Calendario degli Eventi del Vino in Italia ovvero Dove andranno nel 2025 gli Enomaniaci?
Eventi Vino 2025? La scelta non manca ed ecco qui un calendario degli eventi del vino con una selezione delle migliori occasioni italiane. Benvenuti nella nostra guida semicompleta agli eventi del vino in Italia, dove potrete scoprire le più prestigiose manifestazioni enogastronomiche del Bel Paese. Dalle degustazioni alle fiere del settore, vi condurremo alla scoperta delle tradizioni vinicole italiane, offrendovi un’esperienza unica nel mondo del vino. Scoprite con noi i luoghi e le date dei principali eventi, e lasciatevi guidare alla ricerca dei migliori vini e delle eccellenze enogastronomiche italiane. Benvenuti nel meraviglioso mondo del vino italiano!
quasi 500 cantine dalle Langhe, Roero e dal resto del Piemonte, pronte a presentare in anteprima le nuove annate delle DOCG e DOC. Per tutta la durata dell’evento vi sarà una sala degustazione dedicata alla stampa con le ultime annate rilasciate in commercio di tutte le DOCG e DOC del Piemonte.
LA TUSCIA DEL VINO
27 gennaio a Caprarola (VT) presso le Scuderie di Palazzo Farnese
Giovedi 20 febbraio al Palazzo degli Affari di Firenze si potranno degustare le nuove annate di: Maremma Toscana, Montecucco e Montecucco Sangiovese, Cortona, Chianti Rufina, Terre di Casole, Suvereto, Val di Cornia e Rosso della Val di Cornia, Carmignano, Barco Reale di Carmignano e Vin Santo di Carmignano e IGT Toscana.
Il Salone del Vino di Torino è un progetto teso alla valorizzazione del patrimonio vitivinicolo del Piemonte, che vuole portare nel capoluogo cantine storiche, giovani vignaioli, consorzi e associazioni di tutela.
Tornano in degustazione a Milano i vini delle Cantine più premiate dalla critica al Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci Via Olona 6 bis 20123 Milano
Lunedì 10 marzo 2025, dalle 9:30 alle 17.30 (ultimo ingresso alle 17), a La Centrale di Nuvola Lavazza in via Ancona 11/ A a Torino, si svolgerà la settima edizione de La Prima dell’Alta Langa
SoloVino torna a Santo Stefano Roero (CN) il 15 marzo 2025 e riunirà circa 30 produttori dall’Italia e dalla Francia, per celebrare la passione per il vino e il profondo legame con il territorio.
22 marzo a Frascati, organizzato da Fisar Roma per valorizzare e promuovere il vino del territorio a partire dal suo prodotto per antonomasia, il Frascati.
Albenga (SV), Ex Chiesa di San Lorenzo, Piazza Rossi – 23 e 24 marzo 2025 Le Prime di Vite In Riviera. Venti cantine del Ponente Ligure presentano le nuove annate (info su www.viteinriviera.it)
Teranum
Al DoubleTree by Hilton di Trieste il 29 marzo. Una giornata dedicata ai rossi del Carso.
Il 31 marzo 2025, presso l’NH Hotel Collection Piazza Carlina di Torino, si terrà l’Anteprima del Ruchè di Castagnole Monferrato DOCG, un evento dedicato alla scoperta della nuova annata di un vino che racchiude il fascino e la complessità di un vitigno raro e prezioso.
Calendario Eventi del Vino – aprile 2025 – Festival Vino
5 e 6 aprile per l’evento organizzato da Alois Lageder presso villaggio vinicolo di Magrè, in Alto Adige.
“SUMMA è un evento all’insegna della spensieratezza e della curiosità, dove stress e noia non sono di casa, né per i visitatori né per i produttori di vino. Uno scambio reciproco in un ambiente accogliente dal sapore storico. Allargare i propri orizzonti. Lasciarsi ispirare. Celebrare insieme…”
degustazione itinerante per rivivere la storia dei vini Classici della Valpolicella: il Valpolicella, il Superiore, il Ripasso, il Recioto e l’Amarone.
3 E 4 maggio presso L’Az. Agricola La Runa di Erba (CO)
“Il Circolo Arci Terra e Libertà è lieto di invitarvi alla tredicesima edizione del Lario Critical Wine – LA FESTA DI CHI RESISTE – un evento enogastronomico per un consumo critico. LCW25 saranno due giornate per promuovere un modo diverso di consumare e produrre attento alla qualità, alla t/Terra, alle persone…”
Sabato 10 maggio 2025 in tutta Italia sarà il Sabato del Vignaiolo, la giornata pensata dalla Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti per raccontare al pubblico e agli appassionati le realtà territoriali dei soci FIVI.
Le Delegazioni Locali incontrano i consumatori in tanti appuntamenti diffusi su tutto il territorio italiano, organizzati in luoghi speciali.
La seconda edizione di VINALTUM si svolgerà anche quest’anno nella splendida location di Schloss Freudenstein ad Appiano sulla Strada del Vino, il 25 e 26 maggio 2025
Sabato 7 giugno 2025 a Rodello va in scena la terza edizione del “Dolcetto Summer Fest”, una festa con musica e gustosi abbinamenti enogastronomici per celebrare il Dolcetto in tutte le sue denominazioni.
“…Calici di Stelle è l’esperienza estiva imperdibile che celebra il connubio tra il fascino dell’universo e la passione per il vino, trasformando le location più suggestive d’Italia in palcoscenici sotto le stelle. Dal 25 luglio fino al 24 agosto, questo evento diffuso invita enoappassionati e curiosi a scoprire le meraviglie del territorio attraverso degustazioni di vini pregiati, incontri con i produttori, passeggiate al chiaro di luna tra i vigneti, e momenti di osservazione astronomica che arricchiscono le serate di magia.
Per questa edizione 2025, che si tiene dal 25 luglio al 24 agosto, il Movimento Turismo del Vino ha pensato ad un tema speciale che accompagnerà gli enoturisti durante le serate alla scoperta dei sapori della penisola: Calici di Stelle 2025: Pizza e Vino...”
evento targato Movimento Turismo del Vino che da marzo a ottobre apre le porte delle cantine socie di tutta Italia alla scoperta dei luoghi del vino più suggestivi.
Quiliano (SV) – Palazzetto dello Sport – 23 novembre 2025Granaccia e Rossi di Liguria. Panoramica della produzione di vini rossi e rosati da tutta la Liguria con oltre 60 cantine presenti (info su www.viteinriviera.it
Calendario Eventi del Vino – dicembre 2025 – Festival Vino
Un vigneto esposto a Nord/Ovest a 510 metri slm. Vinificazione classica in tini di acciaio e a seguire affinamento sulle fecce fini per 12 mesi negli stessi tini di vinificazione e 12 mesi in bottiglia.
Un vero piacere per l’olfatto col suo bouquet netto e possente che porta il ricordo della giunchiglia, della pesca percoca e della nespola, note di anice ed orzo, un che di petroso/salmastro e meno spiccate tracce di cedro e di spezie. Mostra una sicura propensione per l’invecchiamento.
Vino sontuoso, però mai opulento. Un connubio davvero funzionante tra la vitalità acida e la concentrazione materica. In bocca si attacca, impegna, ha una superficie increspata e poi libera la sua forza di gusto in un bel crescendo guidato dall’acidità diffusa, dal ritorno deciso delle Drupe e del vegetale aromatico.
Secondo bianco annata 2018 di Villa Raiano di cui scrivo. Considerazioni finali alla terza degustazione.
Fiano di Avellino Bosco Satrano 2018 – Villa Raiano
A vineyard facing North/West at 510 meters above sea level. Classic vinification in steel vats followed by aging on the fine lees for 12 months in the same vinification vats and 12 months in the bottle.
A real pleasure for the nose with its clean and powerful bouquet that brings the memory of daffodil, percoca peach and medlar, notes of anise and barley, a touch of stoney/salty and less pronounced traces of cedar and spices. It shows a sure propensity for aging.
A sumptuous wine, but never opulent. A truly functional combination of acidic vitality and material concentration. In the mouth it sticks, engages, has a rippled surface and then releases its strength of flavor in a beautiful crescendo guided by the diffused acidity, the decisive return of the Drupe and the aromatic vegetal.
Second white vintage 2018 from Villa Raiano that I write about. Final thoughts on the third tasting.
Highlander del Sangiovese. È stato definito anche così. Ed è in effetti di tutti i Grandi Rossi di Toscana, insieme a I Sodi di San Niccolò, forse il più toscano e tra i primi a ridefinire i presupposti, i paradigmi espressivi e il potenziale del vino toscano.
Annata, la 2013, dall’andamento altalenante, come si può leggere sul sito aziendale dove non si lèsina in informazioni sui vini dell’azienda, ma ottima maturazione fenolica raggiunta.
Sangiovese di Gaiole. Selezione in vigna, vendemmia in ottobre, 30 giorni di fermentazione/macerazione, 22 mesi in legni da 225 e 500 litri e in botte da 30 hl. 15 mesi di bottiglia.
Bevo ormai da anni questo vino e ne conosco le possibilità di evoluzione nel tempo. Ultimo prima di questo 2013 è stato il 2010 offerto al banco d’assaggio a Terre di Toscana. In questo caso ci si trova davanti a un vino tonico di colore vivo rubino scuro, fragrantissimo con note dominanti di frutto scuro e maturo, prugna dunque, poi incenso, lavanda, terra smossa, sentori balsamici e di tabacco da pipa con ricordi meno accentuati di arancia tarocco.
Al palato è contraddistinto da saldezza ed equilibrio in congiunzione. Entrata discreta per poi innescare una progressione di gusto decisamente lunga. La trama tannica che comincia ad allargarsi, la gradazione non esagerata, l’acidità ben distribuita contribuiscono a un sorso dinamico, restando comunque nell’ambito della “concentrazione”, affatto faticoso. Anzi. Ritorna il frutto a piena maturazione, largo, mobile, sapido.
Senza nessuna debolezza.
Per quanto ritenga che la stessa bottiglia, se conservata adeguatamente, potrebbe essere bevuta con soddisfazione anche tra dieci anni credo che adesso possa offrire un’esperienza di gusto intensa e probabilmente non replicabile.
Percarlo 2013 – Fattoria San Giusto a Rentennano
Highlander of Sangiovese. It has also been defined as such. And in fact, of all the Great Reds of Tuscany, together with I Sodi di San Niccolò, it is perhaps the most Tuscan and among the first to redefine the presuppositions, the expressive paradigms and the potential of Tuscan wine.
The 2013 vintage has had an up-and-down trend, as you can read on the company website where they don’t skimp on information about the company’s wines, but excellent phenolic maturation has been achieved.
Sangiovese di Gaiole. Selection in the vineyard, harvest in October, 30 days of fermentation/maceration, 22 months in 225 and 500-liter woods and in 30 hl barrels. 15 months in the bottle.
I have been drinking this wine for years now and I know its potential for evolution over time. The last one before this 2013 was the 2010 offered at the tasting table at Terre di Toscana. In this case we find ourselves in front of a tonic wine of a lively dark ruby color, very fragrant with dominant notes of dark and ripe fruit, plum therefore, then incense, lavender, loose earth, balsamic and pipe tobacco hints with less accentuated memories of tarocco orange.