Mangiare, Ristoranti/Trattorie

Agriturismo Mas del Saro a Sant’Orsola, sopra Pergine Valsugana nella Valle dei Mocheni (Trento)

Il Benestare – a tavola con L’Enonauta #3 – Agriturismo Mas del Saro a Sant’Orsola – Pergine Valsugana (Trento)

A Mas Del Saro si arriva da Pergine Valsugana percorrendo prima la strada che conduce a Sant’Orsola e poi la provinciale che porta a Baselga di Pinè, sulla quale dopo 5/6 curve si svolta a destra in una strada che finisce proprio di fronte al Maso. Non lo si può trovare casualmente, ma si deve voler arrivare. Un’impresa non impossibile comunque.

Si notano subito l’orto con la sua serra e il cavolo nero che in effetti poi dopo abbiamo assaporato, una pergola con tavolo che è quello dove si può mangiare in estate quando il clima lo consente, e deve essere un bello stare a tavola, le arnie, la porta che conduce alla sala del ristorante. Che è stato scelto da Giulia, la mia compagna, individuato seguendo indicazioni che raccontano di un luogo speciale, pacifico, animato da persone radicalmente appassionate e dedite al proprio lavoro. Un impegno fatto di accoglienza, restituzione/testimonianza della vita di montagna, cucina stagionale autentica con ingredienti di propria produzione, incontro. Ciò di cui ha bisogno una famiglia dopo una lunga giornata passata tra lo sfavillante circo del Merano Wine Festival (il babbo, cioè chi scrive) e le Terme di Merano (il resto della famiglia e poi anche il babbo) e prima del ritorno a casa.

Agriturismo Mas del Saro
Agriturismo Mas del Saro

Ciò che abbiamo trovato è esattamente quello che nei racconti ci aveva persuaso ad andare.

Agriturismo Mas del Saro

Vea, cuoca ed esperta panificatrice, e Dario, appassionato di montagna e di vino nonché Bauer del Maso, sono ospiti partecipi e discreti nel guidare attraverso il percorso proposto che, fatto di piatti dai sapori che definire semplici è forse riduttivo e che quindi potrei definire “accuratamente semplici” e soprattutto netti, al gusto risulta integralmente, dal piatto d’apertura al liquore artigianale al Pino Mugo, un inno alla veridicità degli ingredienti e alla creatività di una cucina non povera, ma volutamente afferente a una tradizione di cui certo l’abbondanza non era protagonista.

Agriturismo Mas del Saro

Il menù comprendeva dunque Pinsotti con speck e lardo di aziende limitrofe e cavolo cappuccio “vivo” condito con aceto di mele, una zuppa di cavolo nero e fagioli davvero saporita che tradisce una parte di toscanità, il bottone ripieno di faraona in brodo di verdure e levistico che è rigoroso, scioglievole e delicato, il crumble di grano saraceno con verdure e maiale che mixa sapori e consistenze con leggerezza e naturalezza. Completa la proposta una selezione di Vini territoriale ed orientata alla qualità con prezzi equi. Così come equo trovo il prezzo del menu con in più il non diffusissimo merito della chiarezza. Memorabile al momento del digestivo, anche se col mangiare non c’entra niente, il cambio repentino di luminosità dovuto alla scomparsa del sole dietro il poggio che fiancheggia il Maso.

Vea e Dario di Mas del Saro
Vea e Dario di Mas del Saro
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Degustazioni, Eventi

Stravino: tre colpi di fulmine e un amore

Va in scena la prima edizione di Stravino, la mostra mercato realizzata dalle delegazioni Fisar di Pistoia e Prato nelle serre di Toscana Fair, il ristorante ospitato all’interno dell’azienda Mati Pianti di Pistoia. Vale la pena di farci un salto, se non altro perché sembra finalmente una iniziativa enologica pistoiese realizzata con tutti i crismi per fare discreta divulgazione, e non solo cassa o bagordi. In effetti la realizzazione è pregevole. C’è sufficiente aria tra i tavoli di degustazione, un numero giusto di espositori proporzionalmente allo spazio disponibile e un’agevole accessibilità per il pubblico; almeno la domenica fino al primo pomeriggio ci si poteva muovere tranquillamente e avere il tempo di conversare con gli espositori, in buona parte presenti in prima persona. Principale limite logistico la modesta capienza dei parcheggi che, con la location stretta tra autostrada e superstrada, può preoccupare rispetto alla prospettiva di una (auspicabile) crescita. Lista degli espositori pubblicata con congruo anticipo per valutare e preparare la visita, offerta sufficientemente differenziata e rappresentativa di gran parte del territorio vinicolo italiano, con preponderanza per la Toscana (ovviamente) e il Veneto, e qualche lacuna che sicuramente in futuro verrà colmata (ma in fondo non è nemmeno troppo importante che lo sia). Perlopiù produttori piccoli e medio piccoli, meno noti al grande pubblico, e qualche sparuta etichetta anche da grande distribuzione che appare quasi fuori contesto.

Eventi Vino #14 - 2024 - Stravino - Pistoia - Toscana Fair | Degustazione di Vini

Io e il mio compare enofeticista Massimiliano ci avventuriamo in una passeggiata domenicale di banco in banco, senza pretese, senza programmi, senza prendere appunti, guidati solo dalla curiosità e dal magnetismo delle bottiglie, decidendo per una esplorazione di bianchi e una esplorazione di rossi intervallate da una pausa.

Tra la qualità varia dei molti vini assaggiati mi preme segnalare quei pochi attimi che tra gli altri fuggenti e i molti dimenticabili mi hanno costretto a sostare, a fermarmi, a intensificare l’attenzione solo in virtù dell’emozione generata dal bicchiere. Non perché non ci fossero in degustazione altri vini meritevoli ma perché, come ben sanno i frequentatori molto amatoriali di questo tipo di eventi, la sorte gioca a mostrare e nascondere e, come in una affollata festa ai tempi del liceo, il sorriso da colpo di fulmine si può incontrare dietro un qualsiasi angolo ma può anche scivolarci accanto senza incrociare il nostro sguardo.

Tenuta Stella – Collio – Stravino Pistoia

Si spenda allora qualche parola per i bianchi biologici di Tenuta Stella, a Scriò (Gorizia), nel Collio. Tutti molto buoni ma in particolare si apprezzano le due ribolle ferme. La versione base integra la parte affinata in acciaio e quella affinata in tonneaux in un delizioso equilibrio in cui tutto il legno si è trasformato in un avvolgente gusto di pasticceria fine e vaniglia. Bottiglia per me addirittura più sorprendente, fatte le dovute proporzioni con le aspettative, dell’ottima riserva, che dai vari passaggi tra botte e tonneaux riceve in eredità una bella spinta di frutta essiccata e liquirizia senza che gli affinamenti vadano a incidere (anzi!) sulla freschezza del frutto. Vino prontissimo sin da subito ma, direi, allo stesso tempo portatore di grandi promesse a chi voglia attenderlo anche a lungo.
Prima di passare ad altro, segnaliamo della cantina goriziana anche il divertente blended rosso di uve autoctone Sdencina, assaggiato dopo pranzo, intenso ma di grandissima beva, tra frutti impetuosi, spezie scoppiettanti e lunga balsamicità finale.

Eventi Vino #14 - 2024 - Tenuta Stella
Stravino – Il banco di Tenuta Stella

Podere Pellicciano – San Miniato- Stravino Pistoia

La seconda saetta è scagliata da Cupido quando ci troviamo al banco del Podere Pellicciano di San Miniato (Pisa), dove oltre a un olio extravergine d’oliva che immaginiamo in abito da sera, tanta è l’eleganza, tra una larga scelta di vini realizzati con accesissima passione più per l’uva che per il mercato, spicca già alla vista il colore nel calice del trebbiano in purezza Fonte Vivo: un limpidissimo oro tendente all’intensità dell’ambra che fulmineo ci trafigge il cuore, seguito da un ricchissimo bouquet di frutta secca e erbe aromatiche. Il bello è che il vino mantiene ciò che promette: i cinquanta giorni di appassimento e la lunga macerazione hanno trasformato il frutto in una carezza sensuale, senza nessuna scompostezza o esagerazione, in un equilibrio godurioso di acidità, alcolicità, misurata tannicità e grande succosità. Trebbiano onorato come merita in questa esemplificazione perfetta della filosofia che soggiace alla pratica del Podere, secondo cui «col legno si fanno le sedie e i tavolini; il vino si fa con l’uva». Applausi. Sia per il vino sia per la massima, che, concordiamo con il vignaiolo, andrebbe stampata sulle magliette.
Anche nel caso del Podere Pellicciano ci piace ricordare l’incontro con un rosso: Prato della rocca, un blended di Malvasia nera, Sangiovese, Colorino e Canaiolo fermentati all’unisono, in cui tutto l’amore esercitato nella cura dei vini monovarietali in catalogo si infonde in un siero di mirabolante complessità con uno spettro aromatico praticamente sterminato. Non certo un vino che si incontra tutti i giorni, come ci ricorda, giustamente, e dolorosamente, il prezzo.

Eventi Vino #14 - 2024 - Stravino - Pistoia - Toscana Fair | Degustazione di Vini
Stravino – Il banco di Podere Pellicciano con Fonte Vivo in primo piano

Pit Stop

Dopo una pausa pranzo modesta con schiacciatina (così così) alla mortadella (bòna!) nel bar del Toscana Fair (che ospita anche il ristorante omonimo, già esauritissimo con le prenotazioni), andiamo alla caccia di scintille nei vini rossi.

Prato al Pozzo – Montecucco – Stravino Pistoia

La prima è quella appiccata dai due Arpagone dell’azienda Prato al Pozzo, di Cinigiano (Grosseto), nel territorio del Montecucco. Sia nella versione base sia nella versione Riserva, luccica la non banale delicatezza che la cantina sa trarre dal sangiovese. Se si è piacevolmente rinfrescati dal ventaglio delle spezie di cui si abbellisce la versione base, ancora più sorprendente è l’effetto dell’incontro con il sorso della Riserva. Del legno degli affinamenti non resta che finezza, spezie e note di cioccolato. Mentre i tannini morbidi e dolci copulano con i sentori di pepe, si fa strada una sapidità che si espande sul palato e si fa lunga e persistente, come il ricordo di un bacio in una canzone di Gino Paoli. Se non è amore, è almeno innamoramento. Ci allontaniamo allegri.

Eventi Vino #14 - 2024 - Stravino - Pistoia - Toscana Fair | Degustazione di Vini
Stravino Pistoia – Il banco di Prato al Pozzo

Come nel caso di un rubacuori che all’improvviso termina il suo folleggiare di gioia in gioia, il quarto è anche il colpo di fulmine definitivo, quello che ci fa decidere di concludere le degustazioni prima del previsto, ritenendo di aver raggiunto un apice difficilmente replicabile nella giornata.

Carmina Arvalia – Bolgheri

L’assaggio di Carmina Arvalia 2019, del Podere Trinci di Castagneto Carducci (Livorno), è una rivelazione. Nel cuore del territorio di Bolgheri, come un folletto dal bosco sbuca fuori questa bottiglia che sembra essere arrivata da un altro pianeta per quanto evita di uniformarsi agli obliteratissimi codici del territorio. E in effetti è un po’ in un altrove che affonda le radici questa piccolissima azienda, che si deve all’arrivo dal Salento nel 2003 di Pasquale Perrone e di sua figlia Maria Chiara, e alla loro scelta di coltivare a vigneti un solo ettaro pedecollinare pochi metri sopra il livello del mare nella frazione Fonte di Foiano, rispettando il disciplinare della Bolgheri DOC ma ancor più assecondando un vero culto dell’uva. Lavorazioni completamente manuali, nessun trattamento chimico sul terreno, uve vinificate appena arrivano in cantina, nessuna chiarificazione o filtrazione, et cetera et cetera. Quel che ne viene fuori è, se mi permettete un paradosso, uno spettacolare anti-bolgheri: un vino dall’anima luminosa, niente affatto compiacente o compiaciuto, anzi rigoroso e amichevole al tempo stesso, in cui merlot, cabernet sauvignon, sangiovese, cabernet franc e syrah sembrano essersi ritirati nella loro macerazione come pensatori assorti nei loro pensieri, per poi non tanto fondersi quanto confrontarsi in un lungo, armonioso dialogo a più voci. Qualcuno ha scritto che è un vino poetico ma io direi più poematico: nei soli dieci minuti passati al banco nel bicchiere e nel palato i frutti, le spezie e le erbe dopo un brevissimo incipit sonnacchioso affondato sotto le coltri di un tannino da ossigenare, si mettono in moto e si incalzano a vicenda, ognuna con la propria voce, dando vita a una continua metamorfosi. È l’unico vino della giornata di cui non si può sputare nemmeno una goccia e, anzi, ne chiedo un secondo assaggio, avvinto ormai senza resistenze alla narrazione che continua a evolvere, mentre nel frattempo apprezziamo la consonanza tra questo vino così ricco, autentico, gentile e generoso e le omologhe qualità di chi lo produce e ce lo presenta. Emoziona il pensare cosa deve essere centellinare questa bottiglia nell’arco di qualche giorno (spoiler: lo scoprirò a breve). Stavolta è proprio amore e, c’è da scommetterci, non svanirà presto.

Eventi Vino #14 - 2024 - Stravino - Pistoia - Toscana Fair | Degustazione di Vini
Stravino Pistoia – Il banco di Podere Trinci con Carmina Arvalia
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Eventi

Mercato Fivi 2024 – si replica alla Fiera di Bologna

Mercato Fivi 2024 – si replica alla Fiera di Bologna

Manca una settimana esatta al più grande mercato del vino italiano. L’unico posto dove puoi comprare più vino di quello che entra nel bagagliaio dell’auto e restare attonito/a davanti al portellone aperto dopo aver tentato di incastrare le ultime scatole. 

Siete pronti/e col carrellino, lo zainone, la borsa della spesa a rotelle della nonna? Preparatevi un buon pasto al sacco per non dovervi affidare all’improvvisazione e trovarvi davanti al tramezzino dell’autogrill a 10,50 euri.

Avete studiato la mappa ed elaborato un percorso ragionato che vi permetta a fine serata di avere ancora una loquela fluente non intasata di dittonghi, iati e trittonghi impronunciabili?

Siete invece intenzionati a una giornata guerrigliera con acquisti “a sentita” destinata a finire sui gomiti dopo aver pronunciato per ore solo esclamazioni di giubilo?

Bene. Qualunque sia il vostro obiettivo è il momento di preparare la sporta e di comprare il biglietto.

Il Mercato Fivi sta arrivando.

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Le Baròncole Chianti Classico Riserva
Bottiglie, Degustazioni

Chianti Classico Riserva “Le Baròncole” 2019 – Fattoria San Giusto a Rentennano

Le Baròncole 2019 Chianti Classico Riserva – Fattoria San Giusto a Rentennano

Un vino poderoso e generoso. Ricco e preciso. Fatto con Sangiovese in gran parte e una piccolissima parte di Canaiolo. Cemento, tra i 16 e i 20 mesi in legni di varia capacità e poi 6 mesi di bottiglia. Di colore granato fitto, porta i profumi della prugna fresca e dell’arancia rossa mescolati a quelli del bosco, a ricordi balsamici ed ematici e più tenui sentori di tabacco e spezie.

In bocca a caratterizzarlo è il bilanciamento, il modo in cui gli elementi sono orchestrati in modo da risultare totalmente organici all’esperienza di gusto. Sapido e strutturato, con buona acidità distribuita, spazialità senza pesantezza, un tannino di forza considerevole e di forma particolare che stringe e poi lascia per un finale aperto, lungo, coerentemente di frutto fresco e spezie.

Vino non giovane, non ancora maturo. Da bersi nel presente o anche più avanti. Per chi lo beve da anni un Baròncole tra i migliori.

Enonauta/Degustazione di Vino #428 - review - Langhe Nebbiolo 2021 - Ferdinando Principiano | Una semplicità convincente e dinamica
Enonauta/Degustazione di Vino #428 - review - Langhe Nebbiolo 2021 - Ferdinando Principiano | Una semplicità convincente e dinamica
Enonauta/Degustazione di Vino #428 - review - Langhe Nebbiolo 2021 - Ferdinando Principiano | Una semplicità convincente e dinamica

Le Baròncole 2019 Chianti Classico Riserva – Fattoria San Giusto a Rentennano

A powerful and generous wine. Rich and precise. Made with mostly Sangiovese and a very small part of Canaiolo. Cement, between 16 and 20 months in wood of various capacities and then 6 months in bottle. Of a dense garnet color, it brings the aromas of fresh plum and blood orange mixed with those of the forest, with balsamic and blood memories and more subtle hints of tobacco and spices.

What characterizes it in the mouth is the balance, the way in which the elements are orchestrated so as to be totally organic to the taste experience. Savory and structured, with good distributed acidity, spatiality without heaviness, a tannin of considerable strength and a particular shape that tightens and then leaves for an open, long finish, consistently of fresh fruit and spices.

Not young wine, not yet mature. To be drunk in the present or even later. For those who have been drinking it for years, one of the best Baròncole.

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Degustazioni

Vini di Vignaioli 2024 a Fornovo – luci ed ombre, pros and cons, su è giù, buono e meno buono

Vini di Vignaioli 2024 a Fornovo – luci ed ombre, pros and cons, su è giù, buono e meno buono

di Riccardo Viganò 

con una postilla di Simone Molinaroli 

Nuovo giro sulla giostra dei festival del vino! Questa volta partiamo alla volta di Vini Di Vignaioli a Fornovo Val di Taro e scegliamo la giornata del lunedì da professionisti del bere quali siamo. Due ore di macchina con sosta autogrill ad ammirare un ottimo club sandwich a 10,50€ e siamo in fila per entrare. Ore 11 cancelli aperti e subito ci dirigiamo verso Camillo Donati e i suoi rifermentati. Una bella gamma di prodotti su cui spiccano la Malvasia aromatica di Candia e la Malvasia rosa. Prezzo in fiera 8 euro, inevitabilmente ne prendiamo una cassa. Tappa obbligata da La Stoppa dove accade la redenzione del nostro “Vate” Simone Molinaroli davanti ad un Ageno non difettato. Dopo molti tentativi finalmente la bottiglia spiazzante che tanti decantano. Torniamo sulla terra con La Macchiona che continua a non convincermi. L’accoglienza al banco è encomiabile e ci fanno sentire anche una Macchiona con 20 anni sulle spalle decisamente evoluta, ma ancora solida e sprintante. La mia esperienza in fiera prosegue  andando a testare tutti i vini macerati che mi ero segnato sul fido taccuino. Ca’ de Noci, Ca’ Liptra e Adagio sicuramente sono produttori interessanti e con prodotti particolari. Tappa del cuore a Cascina degli Ulivi per un goccio di Montemarino e un nuovo tentativo con A demûa novemesi che a me proprio non vuol piacere e via verso nuovi assaggi. L’azienda francese Cuatro Manos ci ha portato nella Loira con un super super Chenin Blanc. Immancabile il piatto di affettati di Maiale nero di Parma con un prosciutto crudo che sembrava zucchero e il barattolo di senape all’antica. Non il pienone che mi aspettavo, ma devo dire che le altre volte ero andato la domenica. Biglietto preso online ormai a più di 20 euro. Sempre molto bello rivedere i vignaioli, ma aleggia una certa incertezza sul futuro di questo business, della serie “Sì, tutto buono. Ma chi compra?” Noi la nostra piccola parte l’abbiamo fatta con una dozzina di bottiglie riportate, ma dubito possa fare una grande differenza. Alla prossima.

Postilla di Simone Molinaroli su VINI DI VIGNAIOLI 2024 e la redenzione

In effetti per la prima volta ho avuto la possibilità, dopo un discreto numero di bottiglie “discutibili”, di assaggiare Ageno in una veste che in qualche modo dà un senso a certi entusiasti pareri ricevuti negli anni. Questo non mi ripaga dell’acetica assaggiata le volte precedenti e continuo a pensare che sia un “vino ideologico”. Adesso però posso anche pensare che talvolta possa dare ottimi esiti. 

Del resto non si esce di casa per corroborare le proprie convinzioni o peggio i propri pregiudizi. Per questo è sufficiente stazionare sul divano in attesa della proposta amichevole, conforme ai gusti profilati, partorita dalla piattaforma multimediale alimentata dagli algoritmi.

Si esce di casa e si va a Fornovo ad assaggiare i vini dei Vignaioli, specialmente quelli che in passato risultarono deludenti, determinati come sempre a farlo in libertà e autonomia.

Vini di Vignaioli è un evento reso simpatico dalla possibilità di acquistare direttamente e non solo assaggiare vini talvolta non più reperibili causa speculazioni, accaparramenti, etcetera che, al pari dell’altro famoso e grande mercato dei Vignaioli, sottolinea la vocazione all’incontro col pubblico bevente e pagante. 

Vini di Vignaioli 2024 – Highlights 

Cuna 2019, già assaggiato in precedenza, si conferma un grandissimo Pinot Nero. Ma non c’era nemmemo bisogno di cercare una conferma.

Ca’Liptra propone un bel trittico di Verdicchio dei Castelli di Jesi tra cui spicca il Riserva Vigna del Torcolaccio.

Ca’ de Noci che non conoscevo propone una interessante Spergola secca

Ho molto apprezzato le proposte de La Frustaia di Luni (SP). Vermentino non banale, non evanescente, non simil-sauvignon.

Camillo Donati Master della Rifermentazione Ancestrale

Ho assaggiato anche un Riesling che sapeva distintamente di Dixie al Formaggio. Ho fatto finta di nulla.

Rocco di Carpeneto tra le altre bottiglie meno entusiasmanti piazza un Ovada Riserva di categoria.

Al banco di assaggio de Il Tufiello un ottimo Sancho Panza 2020, ma gli altrii assaggi mi sono sembrati un po’ troppo selvaggi.

Eventi Vino #13 - 2024 - VINI DI VIGNAIOLI 2024 - Fornovo - Foro 2000 | Manifestazione di vini artigianali
Eventi Vino #13 - 2024 - VINI DI VIGNAIOLI 2024 - Fornovo - Foro 2000 | Manifestazione di vini artigianali
Eventi Vino #13 - 2024 - VINI DI VIGNAIOLI 2024 - Fornovo - Foro 2000 | Manifestazione di vini artigianali
Eventi Vino #13 - 2024 - VINI DI VIGNAIOLI 2024 - Fornovo - Foro 2000 | Manifestazione di vini artigianali
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Bottiglie, Degustazioni

Soave Doc 2023  – Sandro De Bruno – sotto i 10 euro #5

Soave Doc 2023  – Sandro De Bruno

Di passaggio per le terre del Soave il giorno prima di correre la maratona di Venezia, la tentazione di suonare qualche campanello anche senza preavviso in un paio di cantine di un territorio talmente generoso è forte. Tra le tentazioni a cui non riesco a resistere, una è quella del passaggio da Sandro De Bruno, ricordando le goduriose bevute del passato. Impossibile degustare in sede di sabato mattina senza appuntamento ma ne approfitto per fare un piccolo approvvigionamento e appena conclusa la fatica podistica, la sera successiva a cena, mi svito (eh, sì, svito, per fortuna) una bottiglia del Soave base della casa, acquistato in cantina a € 9.50.
Ricordi dell’esperienza passata confermati ed esaltati. Già ad apertura di bottiglia, senza nemmeno versare il liquido, esplode un bouquet impetuoso di pesca gialla.

Nel calice il liquido è paglierino con riflessi non indifferenti sul verde. Insieme alla frutta più dolce salgono note agrumate e di erbe aromatiche. Il sorso è avvolgente, pieno, dolcemente opulento e sapido allo stesso tempo, con una persistenza salina libidinosa che spinge in breve a mescere ancora e ancora e ancora. Insomma è una di quelle bottiglie che, almeno a me, durano poco.

Tornato a casa in Toscana, dopo pochi giorni apro una seconda bottiglia perché un’idea mi frulla per la testa: tutti consigliano l’abbinamento con pesce e frutti di mare ma… ve lo devo dire, l’intuizione è confermata: per me grande bevuta anche col pollo al curry, che intesse un pregevole colloquio con la lunghissima sapidità di questo liquore vulcanico. Promossa anche la persistenza olfattiva percepita la mattina seguente nel calice ormai vuoto ma non rigovernato (mi è rimasta questa fissazione dalle degustazioni di whisky). Non mi viene in mente come spendere meglio dieci euro al giorno d’oggi. Prosit.

Enonauta/Degustazione di Vino #429 - review - Soave Doc 2023  - Sandro De Bruno | avvolgente, pieno, opulento e sapido allo stesso tempo

Soave Doc 2023 – Sandro De Bruno

Passing through the lands of Soave the day before running the Venice marathon, the temptation to ring a few bells even without warning in a couple of cellars in such a generous territory is strong. Among the temptations that I can’t resist, one is that of stopping by Sandro De Bruno, remembering the delightful drinks solicited at prices that are anything but exorbitant (rare stuff these days) by the legendary wine pusher Marcovaldos. It is impossible to taste on site on Saturday morning without an appointment but I take the opportunity to make a small supply and as soon as the effort of the run is over, the following evening at dinner, I unscrew (yes, I unscrew, luckily) a bottle of the basic Soave of the house, purchased in the cellar for € 9.50.
Memories of the past experience confirmed and exalted. Already when opening the bottle, without even pouring the liquid, an impetuous bouquet of yellow peach explodes. In the glass the liquid is straw-yellow with not indifferent reflections on green.

From the glass, together with the sweetest fruit, citrus notes and aromatic herbs rise. The sip is enveloping, full, opulent and savory at the same time, with a saline persistence that quickly pushes you to pour again and again and again. In short, it is one of those bottles that, at least for me, do not last long. Back home in Tuscany, after a few days I open a second bottle because an idea buzzes in my head: everyone recommends pairing it with fish and seafood but… I have to tell you, the intuition is confirmed: for me it is also a great drink with chicken curry, which weaves a valuable dialogue with the very long sapidity of this volcanic liqueur. The olfactory persistence perceived the following morning in the now empty, but not refilled glass is also promoted (I have this obsession from whisky tastings). I can’t think of a better way to spend ten euros nowadays. Cheers.

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Bottiglie, Degustazioni

Langhe Nebbiolo 2021 – Ferdinando Principiano

Il Langhe Nebbiolo 2021 di Ferdinando Principiano potrei definirlo in breve “uno dei migliori vini bevuti nel 2024” in relazione a prezzo, tipologia, aspettative/risultato.

Vino in cui equilibrio, misura e forza convivono declinate con semplicità, una semplicità a cui attribuisco un valore del tutto positivo.

Vino chiaro, di colore e di carattere. Ricorda generosamente la rosa, il tamarindo, il melograno e varie spezie. 

Vino che mostra una spiccata freschezza che conduce il sorso. Che ha equilibrio, espressività, misurato grado alcolico e godibilità pericolosa. I Tannini sono sottili, la dinamica di gusto è lineare, continua, il vino è ottimo, ottimo esempio di quanto Ferdinando Principiano, da cui fu acquistata la bottiglia, racconta del suo impegno di vignaiolo.

Enonauta/Degustazione di Vino #428 - review - Langhe Nebbiolo 2021 - Ferdinando Principiano | Una semplicità convincente e dinamica
Enonauta/Degustazione di Vino #428 - review - Langhe Nebbiolo 2021 - Ferdinando Principiano | Una semplicità convincente e dinamica

Langhe Nebbiolo 2021 – Ferdinando Principiano

I could briefly define the Langhe Nebbiolo 2021 by Ferdinando Principiano as “one of the best wines drunk in 2024” in relation to price, type, expectations/result.

A wine in which balance, measure and strength coexist declined with simplicity, a simplicity to which I attribute a completely positive value.

A clear wine, with color and character. It generously recalls rose, tamarind, pomegranate and various spices.

A wine that shows a marked freshness that leads the sip. Which has balance, expressiveness, measured alcohol content and dangerous enjoyability. The tannins are subtle, the dynamics of taste are linear, continuous, the wine is excellent, an excellent example of what Ferdinando Principiano, from whom the bottle was purchased, tells of his commitment as a winemaker.

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Eventi

Qualcosa di nuovo a Montespertoli/New Things at Montespertoli

Stappa Montespertoli

Qualcosa di nuovo a Montespertoli/New Things at Montespertoli 

C’è qualcosa di nuovo a Montespertoli? Sembra proprio di si. 

Lunedi 7 ottobre a Montespertoli nel borgo di Lucardo Alto, borgo per il quale è possibile usare il termine “suggestivo” senza temere di suonare retorici, si è tenuto l’evento “Stappa Montespertoli”, occasione di incontro, di festa, condivisione e riflessione organizzata dall’associazione dei viticoltori di Montespertoli, in evidente continuità con la degustazione dello scorso anno “La Rivoluzione a Montespertoli” che si tenne domenica 12 novembre 2023 nei locali del Museo della Vite e del Vino di Montespertoli (qui  l’articolo di Martino Baldi su L’Enonauta).

Stappa Montespertoli
Stappa Montespertoli

PROMUOVERE IL TERRITORIO – Stappa Montespertoli

L’Atmosfera a Montespertoli è frizzante nonostante la pioggerella, c’è entusiasmo e si avvertono la voglia di fare squadra e di spiegare il progetto virtuoso di promozione del territorio con la sua vocazione innegabile per la viticoltura nel rispetto, come precisato nel Patto, della comunità, dei lavoratori, dei produttori tutti, della materia e dell’ecosistema.

Stappa Montespertoli
Il Patto dei Viticoltori di Montespertoli

Quello dell’Associazione dei Viticoltori di Montespertoli è certamente un impegno di autopromozione, ma è declinato sulla scorta di princìpi di ecosostenibilità e di sviluppo sociale.

Una doppia assunzione di responsabilità dunque. Farsi testimoni dei 2200 ettari vitati del comune di Montespertoli per traghettare il territorio, le sue persone e il suo vino in un presente caratterizzato da nuove necessità comunicative, parametri di gusto mobili e da  condizioni climatiche talvolta estreme che costringono a un ripensamento di tutte le certezze accumulate nel tempo. Forti di una storia, di conoscenze, di un nome e di una identità ben riconoscibili.

CLIMA: CONSAPEVOLEZZA DEI CAMBIAMENTI IN ATTO

Con la consapevolezza di dover intraprendere nuove strade, sottolineata dal fatto stesso di aver invitato all’evento Marco Moriondo, agrometeorologo e ricercatore senior nell’ambito di climate change presso il CNR IBE di Firenze e Giacomo Buscioni, responsabile tecnico scientifico del settore bevande di FoodMicroTeam (FMT), che tracciando un quadro sommario della situazione attuale ribadiscono l’ormai conclamata inutilità delle “ricette preconfezionate” e quanto siano necessarie nuove conoscenze, nuovi approfonditi studi, una rinnovata disposizione al cambiamento a fronte delle inedite difficoltà ambientali/meteorologiche che i viticoltori vanno incontrando sempre più frequentemente.

“Non c’è coltura senza cultura…”

Stappa Montespertoli
Stappa Montespertoli
Stappa Montespertoli
Stappa Montespertoli
Stappa Montespertoli

Una menzione a parte merita il sontuoso pranzo di fine vendemmia ben congegnato dalla Trattoria La Lanterna di Pulica che ha, tra le altre cose, servito uno dei migliori conigli arrosto mai assaggiati (da chi sta scrivendo ovviamente).

Lumache
Il pranzo di fine vendemmia a Montespertoli
La vista da Lucardo Alto

New Things at Montespertoli

Something new in Montespertoli/New Things at Montespertoli Is there anything new in Montespertoli? It seems so. On Monday 7 October in Montespertoli in the village of Lucardo Alto, a village for which it is possible to use the term “evocative” without fear of sounding rhetorical, the “Stappa Montespertoli” event was held, an opportunity to meet, celebrate, share and reflect organized by the Montespertoli winemakers’ association, in clear continuity with last year’s tasting “The Revolution in Montespertoli” which was held on Sunday 12 November 2023 in the premises of the Montespertoli Vine and Wine Museum (here is the article by Martino Baldi on L’Enonauta).

PROMUOVERE IL TERRITORIO – Stappa Montespertoli

The atmosphere in Montespertoli is lively despite the drizzle, there is enthusiasm and the desire to team up and explain the virtuous project of promoting the territory with its undeniable vocation for viticulture in compliance, as specified in the Pact, with the community, workers, all producers, matter and the ecosystem. That of the Montespertoli Winemakers’ Association is certainly a commitment to self-promotion, but it is based on the principles of eco-sustainability and social development. A double assumption of responsibility therefore. Be witnesses of the 2200 hectares of vineyards in the municipality of Montespertoli to ferry the territory, its people and its wine into a present characterized by new communication needs, changing taste parameters and sometimes extreme climatic conditions that force a rethinking of all certainties accumulated over time. Strengthened by a history, knowledge, a well-recognizable name and identity.

CONSAPEVOLEZZA DEI CAMBIAMENTI IN ATTO

With the awareness of having to take new paths, underlined by the very fact of having invited Marco Moriondo, agrometeorologist and senior researcher in the field of climate change at the CNR IBE in Florence and Giacomo Buscioni, technical scientific manager of the beverage sector of FoodMicroTeam, to the event (FMT), who, by tracing a summary picture of the current situation, reiterate the now clear uselessness of “pre-packaged recipes” and how necessary are new knowledge, new in-depth studies, a renewed willingness to change in the face of the unprecedented environmental/meteorological difficulties that winemakers they are meeting more and more frequently. “There is no culture without culture…” A separate mention deserves the sumptuous end-of-harvest lunch well thought out by Trattoria La Lanterna in Pulica which, among other things, served one of the best roast rabbits ever tasted (by whoever is writing obviously).

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Bottiglie, Degustazioni

Brunello di Montalcino 2010 – Le Ragnaie

Brunello di Montalcino 2010 – Le Ragnaie

Ricordo che la prima e unica volta che ho partecipato alla famosa manifestazione ilcineseBenvenuto Brunello” si presentava l’annata 2010. Annata definita ottima e in effetti ricordo che non furono poche le cantine a finire sul mio taccuino con i loro Brunello 2010. Tra questi il Brunello di Montalcino 2010 de Le Ragnaie stava al primo posto, principalmente per la sua fedeltà al vitigno, per la sua inarrestabile energia, per il grande scheletro che lasciava intravedere una finezza di tratto in controluce, una promessa sospesa dentro una potenza davvero imponente.

La promessa di allora è mantenuta oggi

Il colore è quello che si vede in foto. Limpido, granato chiaro, non così dissimile da quello della prima volta.

Vino profumato con reminiscenze d’arancia navelina, ciliegine, lavanda, carne cruda accompagnate da un lungo afflato balsamico. In secondo piano ricordi di cuoio, sottobosco ed eterei.

L’acidità è oceanica, innervata, vino adesso disteso, definito, arioso, profondissimo. I tannini, all’uscita decisamente austeri, pur restando tannini di carattere hanno mollato un po’ la presa e al sorso danno precisione e temperamento. 

Vino pronto adesso che andò felicemente a nozze con le bistecchine di Agnello in padella.

Enonauta/Degustazione di Vino #427 - review - Brunello di Montalcino 2010 - Le Ragnaie | Vino che mantiene le promesse fatte nel passato
Enonauta/Degustazione di Vino #427 - review - Brunello di Montalcino 2010 - Le Ragnaie | Vino che mantiene le promesse fatte nel passato

Brunello di Montalcino 2010 – Le Ragnaie

I remember that the first and only time I participated in the famous Ilcinese event “Benvenuto Brunello” the 2010 vintage was presented. A vintage defined as excellent and in fact I remember that there were quite a few wineries that ended up in my notebook with their 2010 Brunellos. Among these, the 2010 Brunello di Montalcino from Le Ragnaie was in first place, mainly for its faithfulness to the grape variety, for its unstoppable energy, for the large skeleton that allowed a glimpse of a finesse of line against the light, a promise suspended within a truly imposing power.

The promise of then is kept today

The color is what you see in the photo. Clear, light garnet, not so different from that of the first time.

A fragrant wine with reminiscences of navelina orange, cherries, lavender, raw meat accompanied by a long balsamic breath. In the background memories of leather, undergrowth and ethereal.

The acidity is oceanic, innervated, wine now relaxed, defined, airy, very deep. The tannins, decidedly austere at the exit, while remaining tannins of character have loosened their grip a bit and at the sip they give precision and temperament.

Wine ready now that went happily with the lamb steaks in the pan.

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Bottiglie, Degustazioni

Gevrey-Chambertin 1er Cru 2006 – Domaine Denis Mortet

Gevrey-Chambertin 1er Cru 2006 – Domaine Denis Mortet

Fermo restando che le bottiglie è giusto che riposino in cantina per il tempo necessario a dargli la giusta forma sperata, credo di poter affermare che la esatta collocazione di una bottiglia è sempre la tavola. Tra i bevitori. Prima o poi questo è il momento culminante della vita di un vino. Nel bene e nel male. Questa bottiglia bevuta con gli amici lo conferma, condivisa generosamente da M. N. e stappata da Alberto Bettini della Trattoria da Amerigo dove è stata ottima compagna delle loro sempre ottime proposte culinarie, tra cui il famoso Uovo che in foto è in primo piano.

Il colore è decisamente vivo in relazione all’età e non si discosta dal rubino fitto.

Fragrante, netto, intenso con sentori di frutti rossi, ematici, fortemente speziati, ricordi di muschio e foglie.

Vino di gran tempra e di notevole caratura. In tecnovinese lo si direbbe di medio corpo, un medio più sbilanciato verso il pieno. Non ha ceduto per niente al tempo che pare invece aver consentito al vino di digerire la “legnosità”, certo non per perderla, per renderla organica.  Una legnosità originaria che io posso solo immaginare e che magari qualcun altro potrebbe confermare (o no).

Adesso è un vino decisamente stratificato e profondo, dalla dinamica di gusto continua, incalzante, con freschezza nordica che immagino abbia trovato con gli anni lo spazio che forse all’inizio mancava (anche in questo caso qualcuno potrà dire la sua). Impeccabile, equilibrato, avvolgente e dalla persistenza decisamente rara.

Non il prototipo dell’eleganza asciutta e talvolta un po’ impalpabile della Borgogna, è un vino che evidenzia un’idea precisa e ben eseguita del Pinot Nero.

Enonauta/Degustazione di Vino #426 - review - Gevrey-Chambertin 1er Cru 2006 - Domaine Denis Mortet | Vino di gran tempra e di notevole caratura

Gevrey-Chambertin 1er Cru 2006 – Domaine Denis Mortet

While it is right that the bottles rest in the cellar for the time necessary to give them the right shape desired, I believe I can say that the exact location of a bottle is always the table. Among drinkers. Sooner or later this is the culminating moment in the life of a wine. For better or for worse. This bottle drunk with friends confirms it, shared generously by M. N. and uncorked by Alberto Bettini of the Trattoria da Amerigo where it was an excellent companion to their always excellent culinary proposals, including the famous Uovo that is in the foreground in the photo.

The color is decidedly vivid in relation to the age and does not deviate from the dense ruby.

Fragrant, clean, intense with hints of red fruits, blood, strongly spicy, memories of moss and leaves.

A wine of great temperament and notable caliber. In Tecnovinese one would say it is medium-bodied, a medium more unbalanced towards full. It has not given in at all to time which instead seems to have allowed the wine to digest the “woodiness”, certainly not to lose it, to make it organic. An original woodiness that I can only imagine and that perhaps someone else could confirm (or not).

Now it is a decidedly layered and deep wine, with a continuous, pressing dynamic of taste, with Nordic freshness that I imagine has found over the years the space that perhaps was missing at the beginning (even in this case someone will have their say). Impeccable, balanced, enveloping and with a decidedly rare persistence.

Not the prototype of the dry and sometimes slightly impalpable elegance of Burgundy, it is a wine that highlights a precise and well-executed idea of ​​Pinot Noir.

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