Meursault “Les Tillets” 2020 – Vincent Girardin
Sono contrario per principio al confronto tra vini di diversa provenienza anche se ottenuti dallo stesso vitigno. Ho apprezzato alcuni Chardonnay italiani, anche molto distanti per per presupposti ed esiti, e ne ho scritto (qui e qui ad esempio) e resto convinto del fatto che ci siano ottime interpretazioni del vitigno. Però bisogna riconoscere che la Borgogna dello Chardonnay regala sempre ottime suggestioni ed esperienze di gusto non facilmente replicabili. Principalmente, a mio parere, per la disinvoltura e il passo sicuro con cui, anche quando opulenti e strutturati, questi vini si muovono.
Approccio Biodinamico. Terreno calcareo.
Dopo la raccolta e la pressatura il mosto va in barrique (15 % nuove, una pennellata…) dove fermenta, fa la malolattica e a seguire sta 16 mesi sulle fecce.
Vino denso dal colore concentrato. Rievoca principalmente il Cedro e il Fiore di Sambuco, il Passion Fruit e la Pesca di Bivona della quale pare ricordare anche l’impatto tattile. In secondo piano ricordi accennati di miele, spezie, lievito.
Il sorso è strutturato e avvolgente con sviluppo molto sapido, opulento e al contempo vibrante, ben direzionato e godibile con la sua acidità tesa e il contenuto tenore alcolico. Un tessuto tangibile, mai sfuggente, molto persistente.
Un Mersault Village, questo dell’azienda Vincent Girardin, non economico, ma alla prova dell’assaggio in cui è parso davvero un buon vino non lo potrei definire caro in senso assoluto.
Meursault “Les Tillets” 2020 – Vincent Girardin
I am against in principle the comparison between wines of different origins even if obtained from the same grape variety. I have appreciated some Italian Chardonnays, even very distant ones in terms of conditions and outcomes, and I have written about them (here and here for example) and I remain convinced that there are excellent interpretations of the grape variety. However, it must be recognized that the Burgundy of Chardonnay always offers excellent suggestions and taste experiences that are not easily replicable. Mainly, in my opinion, for the ease and sure-footedness with which, even when opulent and structured, these wines move.
Biodynamic approach. Limestone soil.
After harvesting and pressing, the must goes into barriques (15% new, a brushstroke…) where it ferments, undergoes malolactic fermentation and then spends 16 months on the lees.
Dense wine with concentrated color. It mainly recalls the Cedar and the Elderflower, the Passion Fruit and the Bivona Peach of which it also seems to recall the tactile impact. In the background hints of honey, spices, yeast.
The sip is structured and enveloping with a very savory, opulent and at the same time vibrant development, well directed and enjoyable with its taut acidity and alcoholic content. A tangible fabric, never elusive, very persistent.
A Mersault Village, this one from the Vincent Girardin company, not cheap, but after tasting it, it seemed like a really good wine, I couldn’t define it as expensive in an absolute sense.
L’Enonauta è un navigatore.
A spingere il suo natante di tappi di sughero, nel grande mare delle cose del vino, sono il vento della curiosità, la “sete di conoscenza” e il piacere di condividere la mensa e la bottiglia. Non ha pregiudizi, non teme gli imprevisti, cambia volentieri idea, beve tutto con spirito equanime pur conservando le sue preferenze.
E questo blog è un diario di bordo a più voci, fatto di sensazioni e mai di giudizi. Sensazioni irripetibili, racconti di cantina, note di degustazione, percezioni talvolta chiare e talvolta oscure, non discorso sul vino, ma discorso dal vino e nel vino. Con l’umiltà di chi sa bene che il dominio dell’ancora da scoprire è vasto, che le bottiglie di vino sono tante e ci vuole molto impegno per berle tutte.