Degustazioni, Eventi

Senti questo Grignolino!

serata di degustazione dedicata al grignolino

Grignolino: Quando la Tradizione Incontra l’Inaspettato

Venerdì 27 giugno ore 21 – Magazzino 19 – Via Antonelli 19 – Pistoia

con Simone Molinaroli de L’Enonauta (enonauta.it)  

Chi scrive, ovviamente, ha un debole per il Grignolino così come per tutti quei vitigni che per decenni hanno costituito la colonna portante di un sistema economico, sociale e culturale e che poi, a causa delle contingenze del mercato e della comunicazione del vino, sono finiti semidimenticati per favorire l’espansione della coltivazione di vitigni ritenuti più remunerativi e/o più fascinosi. 

Eppure il Grignolino è un vino che ha grande personalità, finezza e si presta a interpretazioni interessanti e all’accompagnamento di una moltitudine di piatti. Un vero peccato farselo mancare in casa, o all’occorrenza al Ristorante.

Fortunatamente i produttori di Grignolino non si sono arresi e ne stanno anzi rilanciando l’immagine e le suggestioni con nuovi ambiziosi progetti come quello dell’Associazione Monferace / monferace.it  

In questa occasione abbiamo stappato le seguenti bottiglie:

  1. Grignolino D’Asti “Pianàs” 2022 – Cascina Carlot
  2. Grignolino D’Asti “San Patelu” 2023 – Crotin
  3. Grignolino del Monferrato Casalese “Bricco del Bosco” 2023 – Accornero
  4. Grignolino del Monferrato Casalese “San Bastiano Terre Bianche” 2016 – Castello di Uviglie

1. Pianàs 2023 di Cascina Carlot ha l’aspetto di un rosato e anche all’assaggio potrebbe sembrarlo. Vino di struttura leggera, con fragranze di lampone e fiore di Malva, un pizzico di spezie. Sorso agile, scorrevole, non lunghissimo, ma gratificante. Macerazione in acciaio per 10/15 giorni. Affinamento di 4 mesi in acciaio più 2 in bottiglia. 

2. San Patelu 2023 di Crotin è la sorpresa della serata. Stupisce per la sua estrema e netta “fragolosità”, il profilo ben delineato, la sapidità e l’equilibrio con un ben dosato finale amaricante. Davvero un vino convincente. Per la qualità dei suoi profumi e per la bella precisione al palato, con un disegno tannico ben riuscito. Vigneto sabbioso esposto a sud a 400 metri di altezza. Acciaio. Rapporto qualità prezzo entusiasmante.

3. Bricco del Bosco 2023 dell’azienda Accornero risulta il più robusto ed alcolico della quaterna e paga con questo un mancato apprezzamento subitaneo. Aumenta l’intensità del colore, aumenta lo scheletro, inizialmente sembra poco espressivo, ma sulla distanza innesca una bella progressione olfattiva e gustativa. Marasca, spezie, note terrose e balsamiche e poi un sorso deciso fatto di acidità e tannini rigorosi. Terreno marnoso, solo acciaio. Una sicurezza.

4. Terre Bianche 2016 di Castello di Uviglie è una interpretazione del Grignolino ambiziosa e a mio avviso ben riuscita dal momento che il vino risulta all’assaggio assolutamente pronto.  Di Colore chiaro, originale bouquet con reminiscenza di cenere bianca, lavanda, mora di gelso, eucalipto e pepe bianco. Lineare in bocca, saldo, coerentemente balsamico e fruttato, fresco e dal tannino già rifilato. Da bere assolutamente adesso. Dal vigneto omonimo con terreno di natura calcarea ed  esposto a sud est. Lunga macerazione in acciaio e 30 mesi di invecchiamento in botti da 30 ettolitri per 36 mesi.

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Sandro 2023 – Vino Rosso – Alberto Oggero 

Sandro 2023 – Vino Rosso – Alberto Oggero 

Sandro il Vino Rosso del Roero o della difficoltà di non finire la bottiglia in 20 minuti

Il Vino Rosso “Sandro” di Alberto Oggero è un vino divertente e gratificante fatto con Uve Rosse (nebbiolo) da terreni sabbiosi nel Roero, breve macerazione di 5 giorni, affinamento in cemento. Lieviti indigeni, no chiarifica e filtrazione.

Il colore è chiaro e invitante.

Ha fragranze vivaci di Rosa, Fragolina selvatica e Melograno, Bitter. Vivaci, intense e nette.

Nella sua lineare semplicità è un vino, come premesso, assai piacevole e divertente. Ma non solo per l’indubbia facilità di beva che certamente lo rende simpatico d’acchito.

Principalmente per la sua precisa forma, per la sua linearità coerente fatta di acidità smagliante, tannini accennati, poca concentrazione, radicale qualità del gusto, sorso che non perde mai di forza, un finale arioso e rinfrescante.

Un vino semplice pensato ed eseguito davvero bene.

Dall’ultima trasferta d’acquisto in Piemonte

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Flaccianello della Pieve 2018 – Fontodi

Flaccianello della Pieve 2018 – Fontodi

Dalla Conca d’Oro di Panzano in Chianti questo Mega Sangiovese di fama e dal costo non trascurabile che al pari di altri Supertuscan ha subito clamorosi rincari in questi ultimi anni.

Sangiovese frutto di selezione accurata, vinificazione biologica e due anni di invecchiamento in barrique. 

Ma com’è questo Flaccianello della Pieve 2018? È la prima volta, forse l’ultima chissà, che lo stappo e bevo a casa. Ma avendo avuto la possibilità di assaggiarlo più volte all’uscita e poi di proporlo in una degustazione prima di questa occasione, posso affermare che ci sono sensazioni che si rinnovano e si strutturano trovando conferma ogni volta.

È un vino di colore scuro con fragranze di media intensità che ci riportano alla prugna matura, all’humus e alla felce, sentori di spezie dolci e tabacco, di arancia matura, che ci raccontano fin dall’inizio di un vino estrattivo, da materia a piena maturazione.

Il sorso è fasciante, ampio, con acidità moderata e integrata. Sicuro il centrobocca che è fruttato e pieno. Ha una impalcatura tannica solida, pungente e un finale piacevolmente coerente.

Buono, ma un po’ monotematico. Ciò che trova conferma è la sensazione di un vino già approcciabile che non fa promesse di durata. 

Enonauta/Degustazione di Vino #457 - review - Flaccianello della Pieve 2018 - Fontodi | Supertuscan di fama e di prezzo

Flaccianello della Pieve 2018 – Fontodi

From the Conca d’Oro in Panzano in Chianti this Mega Sangiovese of fame and not inconsiderable cost that like other Supertuscans has undergone sensational price increases in recent years.
Sangiovese fruit of careful selection, organic vinification and two years of aging in barrique. But what is this Flaccianello della Pieve 2018 like?
It is the first time, maybe the last who knows, that I have uncorked it and drunk it at home. But having had the opportunity to taste it several times upon release and then to propose it in a tasting before this occasion, I can say that there are sensations that are renewed and structured finding confirmation every time.
It is a dark colored wine with medium intensity fragrances that bring us back to ripe plum, humus and fern, hints of sweet spices and tobacco, ripe orange, which tell us from the beginning of an extractive wine, from matter to full maturation.
The sip is enveloping, broad, with moderate and integrated acidity. The center of the mouth is fruity and full. It has a solid, pungent tannic structure and a pleasantly coherent finish.
Good, but a bit monothematic.
What is confirmed is the sensation of an already approachable wine that makes no promises of duration.
The price in my opinion is senseless.

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Greco di Tufo “Ponte dei Santi” 2018 – Villa Raiano

Greco di Tufo “Ponte dei Santi” 2018 – Villa Raiano 

Ultimo dei bianchi 2018 di Villa Raiano che racconto, per quanto fossi principalmente interessato ad assaggiare i due Fiano, il Greco di Tufo “Ponte dei Santi” è risultato, in un quadro comunque di generale qualità che non mette voglia di fare graduatorie, il più sorprendente principalmente in relazione alla tenuta all’invecchiamento in bottiglia. 

Vigneto a 550 metri slm nell’omonima frazione che dà il nome al vino. vinificazione in tini di acciaio, affinamento sulle fecce fini per 12 mesi negli stessi tini di vinificazione e 12 mesi in bottiglia.

Vino brillante e chiaro, molto fragrante con ricordi del fiore di Sambuco, della pesca bianca, della scorza di limone grattugiata, echi di profumi di macchia mediterranea in estate.

L’acidità è dritta come un righello di legno. Vino secco che fa salivare copiosamente e che al contempo ha spessore, profondità e ottimo ritorno di frutto a nocciolo e agrumi, una bella progressione guidata dalla componente acido/salina. 

Una ottima e poliedrica bevuta che può accompagnarsi felicemente a una moltitudine di piatti e che io personalmente non sprecherei per un aperitivo disattento. 

Tra i tre assaggiati dell’azienda Villa Raiano è quello che mostra più chiaramente una spicata propensione alla maturazione in bottiglia.

https://www.enonauta.it/?s=Villa+raiano+

Se quindi Alimata era forse un po’ avanti nella maturazione e Bosco Satrano perfetto, qui abbiamo un vino che unisce a un’energia smagliante anche una disinvoltura che immagino al momento dell’uscita non fosse ancora presente. Quindi ci si dirige verso l’entusiasmo.

Greco di Tufo “Ponte dei Santi” 2018 – Villa Raiano

The last of the 2018 whites from Villa Raiano that I am talking about, although I was mainly interested in tasting the two Fianos, the Greco di Tufo “Ponte dei Santi” was the most surprising, in a general picture of quality that does not make you want to make rankings, mainly in relation to its resistance to aging in the bottle.

Vineyard at 550 meters above sea level in the homonymous hamlet that gives its name to the wine. vinification in steel vats, aging on the fine lees for 12 months in the same vinification vats and 12 months in the bottle.

Brilliant and clear wine, very fragrant with hints of elderflower, white peach, grated lemon peel, echoes of Mediterranean scrub scents in summer.

The acidity is straight as a wooden ruler. A dry wine that makes you salivate copiously and at the same time has thickness, depth and an excellent return of stone fruit and citrus, a beautiful progression guided by the acid/saline component.

An excellent and multifaceted drink that can happily accompany a multitude of dishes and that I personally would not waste for a careless aperitif.

Of the three tasted by the Villa Raiano company, this is the one that most clearly shows a marked propensity for maturation in the bottle.

https://www.enonauta.it/?s=Villa+raiano+

So if Alimata was perhaps a little ahead in maturation and Bosco Satrano perfect, here we have a wine that combines a dazzling energy with an ease that I imagine was not yet present at the time of release. So we head towards enthusiasm.

Enonauta/Degustazione di Vino #456 - review - Greco di Tufo "Ponte dei Santi" 2018 - Villa Raiano | Entusiasmante Greco di Tufo
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Fiano di Avellino “Bosco Satrano” 2018 – Villa Raiano

Fiano di Avellino Bosco Satrano 2018 – Villa Raiano

Un vigneto esposto a Nord/Ovest a 510 metri slm. Vinificazione classica in tini di acciaio e a seguire affinamento sulle fecce fini per 12 mesi negli stessi tini di vinificazione e 12 mesi in bottiglia.

Un vero piacere per l’olfatto col suo bouquet netto e possente che porta il ricordo della giunchiglia, della pesca percoca e della nespola, note di anice ed orzo, un che di petroso/salmastro e meno spiccate tracce di cedro e di spezie. Mostra una sicura propensione per l’invecchiamento.

Vino sontuoso, però mai opulento. Un connubio davvero funzionante tra la vitalità acida e la concentrazione materica. In bocca si attacca, impegna, ha una superficie increspata e poi libera la sua forza di gusto in un bel crescendo guidato dall’acidità diffusa, dal ritorno deciso delle Drupe e del vegetale aromatico.

Secondo bianco annata 2018 di Villa Raiano di cui scrivo. Considerazioni finali alla terza degustazione.

Enonauta/Degustazione di Vino #455 - review - Fiano di Avellino Bosco Satrano 2018 - Villa Raiano | Vitalità e concentrazione

Fiano di Avellino Bosco Satrano 2018 – Villa Raiano

A vineyard facing North/West at 510 meters above sea level. Classic vinification in steel vats followed by aging on the fine lees for 12 months in the same vinification vats and 12 months in the bottle.

A real pleasure for the nose with its clean and powerful bouquet that brings the memory of daffodil, percoca peach and medlar, notes of anise and barley, a touch of stoney/salty and less pronounced traces of cedar and spices. It shows a sure propensity for aging.

A sumptuous wine, but never opulent. A truly functional combination of acidic vitality and material concentration. In the mouth it sticks, engages, has a rippled surface and then releases its strength of flavor in a beautiful crescendo guided by the diffused acidity, the decisive return of the Drupe and the aromatic vegetal.

Second white vintage 2018 from Villa Raiano that I write about. Final thoughts on the third tasting.

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Teroldego 2018 – Rudi Vindimian

Teroldego 2018 – Rudi Vindimian 

Vigneti delle Dolomiti IGT

Rudi Vindimian. Azienda che ho conosciuto di recente a Bologna in occasione di Slow Wine Fair. Al banco di Vindimian ho speso un bel po’ di tempo assaggiando ottimi vini e così nei giorni seguenti ho organizzato un acquisto per approfondire. 

Da Lavis in provincia di Trento. 4 generazioni di vignaioli, terreni collinari tra i 250 e i 750 metri.

Questo Teroldego conferma le vibrazioni positive ricevute a Bologna. 

Da vigneti in conduzione biodinamica e con approccio naturale in cantina. Invecchiamento in legno e a seguire un anno di bottiglia.

Il Colore  è scuro tendente al porpora. Fragrante assai nella sua semplicità. Floreale spinto, particolarmente il Glicine, speziato, e poi parecchia mora e qualche note balsamica.

Secco, scuro, di nerbo, saporito di un gusto estroverso non lunghissimo, ma dotato di buona forza espressiva. Acidità brillante e alcool misurato per una esperienza piacevole a un prezzo piacevole anch’esso.

Fra le molte espressioni con le quali si può dichiarare il proprio apprezzamento per un vino c’è “lo ricomprerei/lo riberrei”.

Ecco, questo è tra i vini che riberrei volentieri anche a breve termine.

Enonauta/Degustazione di Vino #451 - review - Teroldego 2018 - Rudi Vindimian  | Teroldego brillante di carattere e coinvolgente

Enonauta/Degustazione di Vino #451 – review – Teroldego 2018 – Rudi Vindimian  | Teroldego brillante di carattere e coinvolgente

Teroldego 2018 – Rudi VindimianVigneti delle Dolomiti IGT

Vigneti delle Dolomiti IGT

Rudi Vindimian. A company I recently met in Bologna during the Slow Wine Fair. I spent a lot of time tasting excellent wines at the Vindimian stand and so in the following days I organized a purchase to learn more. From Lavis in the province of Trento. 4 generations of winemakers, hilly terrain between 250 and 750 meters. This Teroldego confirms the positive vibes received in Bologna. From biodynamically managed vineyards and with a natural approach in the cellar. Aging in wood and then a year in the bottle. The color is dark tending towards purple. Very fragrant in its simplicity. Strong floral, particularly the Wisteria, spicy, and then a lot of blackberry and some balsamic notes. Dry, dark, sinewy, tasty with an extroverted taste that is not very long, but has good expressive strength. Bright acidity and measured alcohol for a pleasant experience at a pleasant price. Among the many expressions with which one can declare one’s learning for a wine is “I would buy it again/I would drink it again”. Well, this is among the wines that I would gladly drink again even in the short term.

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Lugana Orestilla 2020 – Montonale

Lugana Orestilla 2020 – Montonale 

Ritorno a stappare un Lugana Orestilla dell’azienda Montonale con grande entusiasmo (l’ultima volta un 2018) e lo ritrovo come sempre: un Vino di grande caratura. 

100% Turbiana che fermenta in acciaio, 8 mesi sulle fecce, 10 mesi in bottiglia.

Veste luminosa giallo cromo chiaro, potrebbe sembrare un vino fatto di luce. Al naso presenta un bel ventaglio di fragranze, mettendo insieme agrumi e fiori gialli come il narciso, sentori di spezie e reminiscenze di vegetale aromatico, quelle cose che si sentono passeggiando nella macchia in giugno, non mancano poi ricordi di drupe, di miele di timo. Il tutto orchestrato con generosa precisione.

Vino dall’acidità pronunciata, puntuta. Di buon corpo. Il 2018 lo ricordavo molto fresco, ma di una freschezza più larga, dilagante. Fanno da contrappunto densa morbidezza, un quid di dolcezza di frutto, ma il leitmotiv resta l’anima fresca. Alcol misurato per un bilanciamento molto apprezzabile. Vino prezioso, un vero gioiello del buon bere italiano, dalla persistenza leggendaria.

Prezzo in crescita, ma ancora incentivante.

Enonauta/Degustazione di Vino #447 - review - Lugana Orestilla 2020 - Montonale   | Un Gioiello della viticoltura italiana
Enonauta/Degustazione di Vino #447 - review - Lugana Orestilla 2020 - Montonale   | Un Gioiello della viticoltura italiana

Lugana Orestilla 2020 – Montonale 

I return to uncork a Lugana Orestilla from the Montonale company with great enthusiasm (the last time was a 2018) and I find it as always: a wine of great caliber. 

100% Turbiana fermented in steel, 8 months on the lees, 10 months in the bottle.

Luminous light chrome yellow dress, it could seem like a wine made of light. On the nose it presents a beautiful range of fragrances, bringing together citrus fruits and yellow flowers such as narcissus, hints of spices and reminiscences of aromatic vegetal, those things that you feel when walking in the scrub in June, then there are memories of drupes, of thyme honey. All orchestrated with generous precision.

Wine with pronounced, pointed acidity. Good body. I remembered the 2018 as very fresh, but with a broader, more pervasive freshness. They act as a counterpoint to dense softness, a hint of fruity sweetness, but the leitmotif remains the fresh soul. Measured alcohol for a very appreciable balance. Precious wine, a true jewel of good Italian drinking, with legendary persistence.

Price rising, but still encouraging.

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Dogliani 2021 – Nicholas Altare

Dogliani 2021 – Nicholas Altare

Nicholas Altare è un vignaiolo contemporaneo, al passo coi tempi. Gestisce le vigne di famiglia nella sottozona San Luigi di Dogliani facendo proprie le istanze di quella parte del mondo del vino che, sensibile ai cambiamenti climatici e alle nuove sfide che essi impongono al vignaiolo, s’impegna per ottenere vini più salubri e bevibili.

Tra le sue proposte questo Dogliani 2021 splendente, un Dolcetto chiaro ed essenziale, e sono veramente soddisfatto dell’essere riuscito nella testimonianza fotografica, fragrante, ampiamente floreale e con ricordi di mora e chiodi di garofano, meno pronunciati sentori di erbe aromatiche e humus.

Il profilo è netto, delineato, tracciato con parsimonia di segni, ma con abbondante energia e profondità. Freschezza incisiva, tannini grintosi ben governati (e non è cosa da poco parlando di Dolcetto), secco, risoluto, persistente.

Acquistato in cantina a un prezzo onestissimo.

Enonauta/Degustazione di Vino #444 - review - Dogliani 2021 - Nicholas Altare  | un vignaiolo contemporaneo per un vitigno classico

Dogliani 2021 – Nicholas Altare

Nicholas Altare is a contemporary winemaker, in step with the times. He manages the family vineyards in the San Luigi sub-zone of Dogliani, making his own the demands of that part of the wine world that, sensitive to climate change and the new challenges that they impose on the winemaker, is committed to obtaining healthier and more drinkable wines.

Among his proposals this splendid Dogliani 2021, a clear and essential Dolcetto, and I am truly satisfied with having succeeded in the photographic testimony, fragrant, largely floral and with hints of blackberry and cloves, less pronounced hints of aromatic herbs and humus.

The profile is clear, delineated, traced with parsimony of signs, but with abundant energy and depth. Incisive freshness, well-controlled gritty tannins (and this is no small thing when talking about Dolcetto), dry, resolute, persistent.

Purchased in the cellar at a very honest price.

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Domaine Jules Desjourneys – Mâcon-Fuissé Bois de La Croix 2020

Domaine Jules Desjourneys – Mâcon-Fuissé Bois de La Croix 2020

Fabien Duperray è un ex négociant di vini pregiati. Jules Chauvet era uno dei più eminenti studiosi francesi della vinificazione e sostenitore del vino naturale. A lui il primo dedica la sua azienda allora che decide di acquisire dei terreni tra il Mâconnais e Beaujolais. Niente tecnologia, molta attenzione.

È un vino che sa decisamente di Mâcon. Di Chardonnay di Mâcon. Vinificazione e affinamento in acciaio.

Colore concentrato, reminiscenze di orzo, mango e menta in prima battuta. Seguono note speziate e infine gessose e citrine. Sa farsi apprezzare.

Al palato è lussureggiante, strutturato, ricco di suggestioni e sapori. L’acidità ben diffusa e ha buona Tenuta per un’esperienza di gusto molto piacevole e convincente ad un prezzo, tipico degli Chardonnay del Mâcon, molto conveniente.

Domaine Jules Desjourneys – Mâcon-Fuissé Bois de La Croix 2020

Fabien Duperray is a former negociant of fine wines. Jules Chauvet was one of the most eminent French scholars of winemaking and an advocate of natural wine. 

Duperray dedicated his company to him when he decided to acquire land between Mâconnais and Beaujolais. No technology, lots of attention.

It is a wine that definitely tastes of Mâcon, of Chardonnay from Mâcon. Vinification and aging in steel.

Concentrated colour, reminiscences of barley, mango and mint at first sight. Followed by spicy and finally chalky and citrine notes. He knows how to be appreciated.

On the palate it is lush, structured, rich in suggestions and flavours. The acidity is well spread and has good stability for a very pleasant and convincing taste experience at a very affordable price, typical of Mâcon Chardonnays.

Enonauta/Degustazione di Vino #443 - review - Domaine Jules Desjourneys - Mâcon-Fuissé Bois de La Croix 2020 - I Favati  | Bontà economica da Macon
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Fiano di Avellino Pietramara Riserva Etichetta Bianca 2019 – I Favati

Fiano di Avellino Pietramara Riserva Etichetta Bianca 2019 – I Favati

Vino Eccellente nel senso proprio dell’Eccellere tra i simili per qualità, come da definizione Treccani.

Selezione in vigna, vendemmia tardiva, vinificazione in acciaio e a seguire maturazione sulle fecce fino alla primavera successiva. Un altro anno di affinamento in bottiglia. 

Vino di colore chiarissimo, quasi diafano (non è stato semplice testimoniarne il colore in foto con la luce artificiale), e dal bel bouquet dove si riconoscono i sentori di pino, di cedro, di pesca bianca e più tenui richiami di vegetale aromatico in un crescendo di intensità senza mai cedere in precisione.

Vino che ha grande forza. Trama spessa, rugosa, freschezza incisiva e un’anima sapido/salina irresistibile che anima il sorso per un tempo molto lungo. Il tutto con una precisione di tratto e un equilibrio non comuni.

Fiano di Avellino Pietramara Riserva Etichetta Bianca 2019 – I Favati

Excellent wine in the true sense of excelling among similar ones in quality, as defined by Treccani.
Selection in the vineyard, late harvest, vinification in steel and then maturation on the lees until the following spring. Another year of aging in the bottle.

A wine with a very light color, almost diaphanous (it was not easy to witness the color in photos with artificial light), and a beautiful bouquet where you can recognize the hints of pine, cedar, white peach and more subtle hints of aromatic vegetal in a crescendo of intensity without ever giving up in precision.

A wine that has great strength. Thick, wrinkled texture, incisive freshness and an irresistible savory/saline soul that animates the sip for a very long time. All with an uncommon precision of stroke and balance.

Enonauta/Degustazione di Vino #442 - review - Fiano di Avellino Pietramara Riserva Etichetta Bianca 2019 - I Favati  | Fiano di Eccellenza
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