Mangiare, Ristoranti/Trattorie

Agriturismo Mas del Saro a Sant’Orsola, sopra Pergine Valsugana nella Valle dei Mocheni (Trento)

Il Benestare – a tavola con L’Enonauta #3 – Agriturismo Mas del Saro a Sant’Orsola – Pergine Valsugana (Trento)

A Mas Del Saro si arriva da Pergine Valsugana percorrendo prima la strada che conduce a Sant’Orsola e poi la provinciale che porta a Baselga di Pinè, sulla quale dopo 5/6 curve si svolta a destra in una strada che finisce proprio di fronte al Maso. Non lo si può trovare casualmente, ma si deve voler arrivare. Un’impresa non impossibile comunque.

Si notano subito l’orto con la sua serra e il cavolo nero che in effetti poi dopo abbiamo assaporato, una pergola con tavolo che è quello dove si può mangiare in estate quando il clima lo consente, e deve essere un bello stare a tavola, le arnie, la porta che conduce alla sala del ristorante. Che è stato scelto da Giulia, la mia compagna, individuato seguendo indicazioni che raccontano di un luogo speciale, pacifico, animato da persone radicalmente appassionate e dedite al proprio lavoro. Un impegno fatto di accoglienza, restituzione/testimonianza della vita di montagna, cucina stagionale autentica con ingredienti di propria produzione, incontro. Ciò di cui ha bisogno una famiglia dopo una lunga giornata passata tra lo sfavillante circo del Merano Wine Festival (il babbo, cioè chi scrive) e le Terme di Merano (il resto della famiglia e poi anche il babbo) e prima del ritorno a casa.

Agriturismo Mas del Saro
Agriturismo Mas del Saro

Ciò che abbiamo trovato è esattamente quello che nei racconti ci aveva persuaso ad andare.

Agriturismo Mas del Saro

Vea, cuoca ed esperta panificatrice, e Dario, appassionato di montagna e di vino nonché Bauer del Maso, sono ospiti partecipi e discreti nel guidare attraverso il percorso proposto che, fatto di piatti dai sapori che definire semplici è forse riduttivo e che quindi potrei definire “accuratamente semplici” e soprattutto netti, al gusto risulta integralmente, dal piatto d’apertura al liquore artigianale al Pino Mugo, un inno alla veridicità degli ingredienti e alla creatività di una cucina non povera, ma volutamente afferente a una tradizione di cui certo l’abbondanza non era protagonista.

Agriturismo Mas del Saro

Il menù comprendeva dunque Pinsotti con speck e lardo di aziende limitrofe e cavolo cappuccio “vivo” condito con aceto di mele, una zuppa di cavolo nero e fagioli davvero saporita che tradisce una parte di toscanità, il bottone ripieno di faraona in brodo di verdure e levistico che è rigoroso, scioglievole e delicato, il crumble di grano saraceno con verdure e maiale che mixa sapori e consistenze con leggerezza e naturalezza. Completa la proposta una selezione di Vini territoriale ed orientata alla qualità con prezzi equi. Così come equo trovo il prezzo del menu con in più il non diffusissimo merito della chiarezza. Memorabile al momento del digestivo, anche se col mangiare non c’entra niente, il cambio repentino di luminosità dovuto alla scomparsa del sole dietro il poggio che fiancheggia il Maso.

Vea e Dario di Mas del Saro
Vea e Dario di Mas del Saro
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Bottiglie, Degustazioni

Langhe Nebbiolo 2021 – Ferdinando Principiano

Il Langhe Nebbiolo 2021 di Ferdinando Principiano potrei definirlo in breve “uno dei migliori vini bevuti nel 2024” in relazione a prezzo, tipologia, aspettative/risultato.

Vino in cui equilibrio, misura e forza convivono declinate con semplicità, una semplicità a cui attribuisco un valore del tutto positivo.

Vino chiaro, di colore e di carattere. Ricorda generosamente la rosa, il tamarindo, il melograno e varie spezie. 

Vino che mostra una spiccata freschezza che conduce il sorso. Che ha equilibrio, espressività, misurato grado alcolico e godibilità pericolosa. I Tannini sono sottili, la dinamica di gusto è lineare, continua, il vino è ottimo, ottimo esempio di quanto Ferdinando Principiano, da cui fu acquistata la bottiglia, racconta del suo impegno di vignaiolo.

Enonauta/Degustazione di Vino #428 - review - Langhe Nebbiolo 2021 - Ferdinando Principiano | Una semplicità convincente e dinamica
Enonauta/Degustazione di Vino #428 - review - Langhe Nebbiolo 2021 - Ferdinando Principiano | Una semplicità convincente e dinamica

Langhe Nebbiolo 2021 – Ferdinando Principiano

I could briefly define the Langhe Nebbiolo 2021 by Ferdinando Principiano as “one of the best wines drunk in 2024” in relation to price, type, expectations/result.

A wine in which balance, measure and strength coexist declined with simplicity, a simplicity to which I attribute a completely positive value.

A clear wine, with color and character. It generously recalls rose, tamarind, pomegranate and various spices.

A wine that shows a marked freshness that leads the sip. Which has balance, expressiveness, measured alcohol content and dangerous enjoyability. The tannins are subtle, the dynamics of taste are linear, continuous, the wine is excellent, an excellent example of what Ferdinando Principiano, from whom the bottle was purchased, tells of his commitment as a winemaker.

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Bottiglie, Consigli per la Sturatura

Consigli per la Sturatura: Rosso di Montalcino “Sogni & Follia” 2018 di Podere Le Ripi – un vino compiuto

Consigli Acquisto Vino #001 – Se c’è un vino tra quelli assaggiati recentemente che consiglierei entusiasticamente e senza indugi è il Rosso di Montalcino “Sogni & Follia”  2018 del Podere Le Ripi.

Non è una nota di degustazione questa mia, bensì proprio una raccomandazione. Per quanto riguarda la degustazione confermo quanto scritto qui:

Confermo il giudizio ampliandolo con una considerazione. Era un vino che manifestava due anni fa, mentre già era un ottimo vino, la propensione a trovare una compiutezza ulteriore che in effetti poi ha trovato.

A questo punto è un vino radicalmente piacevole, chiaro e sincero. Parla un linguaggio semplice con cui spiega in modo esaustivo la propria Sangiovesità e anche la Sangiovesità in generale. 

Un vino compiuto in pieno.

Consigli Acquisto Vino #001 - Rosso di Montalcino "Sogni & Follia" 2018 di Podere Le Ripi - un vino compiuto
Consigli Acquisto Vino #001 - Rosso di Montalcino "Sogni & Follia" 2018 di Podere Le Ripi - un vino compiuto
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Bottiglie, Degustazioni

Quattro bianchi per l’Estate 2024

quattro VINI BIANCHI PER L’ESTATE 2024  

UN OCCHIO AL PREZZO E UN OCCHIO ALLA QUALITÀ 

Quattro VINI BIANCHI PER L’ESTATE 2024 / Tetralogia degustativa di mezza estate centrata sui bianchi italiani. Quattro bottiglie di produttori più e meno affermati e/o conosciuti che alla qualità e alla sicura espressività affiancano anche un prezzo invitante.

Derthona 2021 – Vigneti Massa – vini bianchi per l’estate

20 euro circa online

Timorasso con breve macerazione a freddo, fermentazione in acciaio e sosta sulle fecce in acciaio per 12 mesi.

Colore dorato, mostra una densità che trova poi conferma in bocca. Ricordi di Iris giallo e melone, pan di zenzero, mela.

Vino dal gusto intenso e duraturo, sviluppa in larghezza, acidità moderata, matericità e impatto quasi da vino rosso, lo definirei un Timorasso per tutti senza eccessi ed eccentricità. 

Don Chisciotte Fiano 2021 – Zampaglione

Poco meno di 20 euro al Mercato Fivi

Le emozioni suscitate dall’assaggio di questo vino all’ultimo Mercato Fivi mi indussero all’acquisto di un cartone. Quelle emozioni trovano una convalida, anzi un rinforzo, in questa bottiglia che racconta di un progetto che fa costanti passi verso l’eccellenza. Non dissimile quindi da quanto assaggiato nelle annate precedenti, ma si evince un costante miglioramento. Qui un racconto del 2020 

Fiano dall’alta Irpinia. Macerazione sulle bucce, affinamento in acciaio sui lieviti.

Netto e incisivo al naso con ricordi di pompelmo, nespola e ginestra. Sorso sapido, avvincente, ben orchestrato in piena coerenza e con definizione mirabile.

Sarà l’annata, qualunque cosa sia, forse il miglior Don Chisciotte di sempre.

Campo delle Oche 2019 – Fattoria San Lorenzo

Poco meno di 20 euro circa in lotto

Da sempre, perlomeno dalla prima volta che l’ho stappato, uno dei miei bianchi preferiti. Potrebbe lasciare qualcuno sbigottito, questo lo ripeto sempre, ma credo di poter dire che i suoi estimatori lo apprezzano per la sua unicità dovuta anche ad alcune esagerazioni.

Vino artigianale che fa 36 mesi tra cemento e acciaio sui lieviti, poi 6 mesi in bottiglia.

Colore su toni scuri, il naso è bello e paradossale e mette insieme ricordi di fiori bianchi come l’acacia, ma ancora più bianchi come l’anemone di campo e altri di drupe a piena maturazione, altre note speziate, vegetale aromatico.

Il sorso avvolge e travolge con la sua struttura, il suo spessore, la forza di gusto che pare non esaurirsi mai e che sembra invece ampliarsi bicchiere dopo bicchiere, moltiplicando le sensazioni. Acidità di misura, opulenza senza mai finire nella viscosità.

Un successo che si rinnova anno dopo anno restando in una fascia di prezzo abbordabile per chiunque.

Hic et Nunc 2019 – Fietri – vini bianchi per l’estate

20 euro da Silvio a Pianosinatico (PT)

Bevuto spesso alle fiere e col ricordo di un’unica bottiglia bevuta molti anni fa, lo trovo in carta da Silvio a Piano Sinatico (PT), luogo importante per gli amanti della cucina tradizionale della Montagna Pistoiese e del buon vino, e non lo lascio in cantina. 

Trattasi di Chardonnay e Viogner in partì eguali. Coltivati a Fietri tra i boschi delle alte colline ad sud-est di Gaiole che è un luogo famoso per il Chianti Classico, ma dove si fanno anche alcuni bianchi interessanti.

Per lo Chardonnay fermentazione e affinamento in barrique di 6 mesi. Malolattica parziale. Per il Viogner fermentazione e affinamento in acciaio per 6 mesi e niente malolattica.

Anche per questo Hic et Nunc un bel colore giallo oro, fragranze varie dal cedro alla susina goccia d’oro, passando per la liquirizia, la ginestra, fieno secco,  il miele di acacia, le essenze orientali.

Palato deciso, diretto, con acidità ferma, struttura considerevole e buona dinamica di gusto. Polposo, rugoso, mai sfuggente, inizialmente tornano molto il frutto giallo e il miele mentre sul finale si affiancano le spezie e la vaniglia.

Enonauta/Degustazione di Vino #417/420 - review - Campo delle Oche, Don Chisciotte, Hic et Nunc, Derthona Massa, 4 bianchi per l'estate 2024
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Bottiglie, Degustazioni

Mersault “Les Narvaux” 2010 – Domaine Remi Jobard

Mersault “Les Narvaux” 2010 – Domaine Remi Jobard

Non una bevuta come un’altra. Prima di tutto le bottiglie erano tre. Le prime due per un ritrovo tra amici in cui la prima risultò eccezionale e la seconda, sfortunatamente con tappo poco performante, decisamente ossidata e con tutti marcatori di un prematuro invecchiamento. Secondo, al nome Remi Jobard sono associate parole unanimi di entusiasmo ed apprezzamento. Per me è la prima volta.

Per questo Mersault, ovviamente, Chardonnay da vigne che all’epoca avevano tra i 30 e 40 anni. Più vigna che cantina, due anni in legno,  nuovo per il 20 percento.

La prima bottiglia eccezionale, così come la terza. Ovvero questa. 

Colore giallo intenso luminoso con ampio e finissimo corredo olfattivo.

Con reminiscenze di narcisi, Mango, cedro, pinoli, orzata. A margine dei sentori principali un filo di burro salato, vino dal bouquet possente, inebriante anche e soprattutto dopo l’arieggiamento.

Il Sorso è frontale, freschissimo, dalla direzione precisa. Col tempo diventa un vino ricco, lussureggiante, profondo, stratificando il sapore su una moltitudine di livelli e con Qualità di gusto e presenza in bocca straordinarie restando sempre agile.

Un florido bianco quattordicenne che ci racconta una moltitudine di cose su quanto  può invecchiare, e su quanto virtuosamente possa farlo, il vino e sulle cause della sua talvolta prematura dipartita. Cause da non ricercare nella “sfortuna”.

Enonauta/Degustazione di Vino #416 - review - Mersault "Les Narvaux" 2010 - Domaine Remi Jobard | vino emblematico e di micidiale bontà
Enonauta/Degustazione di Vino #416 - review - Mersault "Les Narvaux" 2010 - Domaine Remi Jobard | vino emblematico e di micidiale bontà

Mersault “Les Narvaux” 2010 – Domaine Remi Jobard

Not a drink like any other. First of all there were three bottles. The first two for a meeting with friends in which the first was exceptional and the second, unfortunately with a poorly performing cork, decidedly oxidized and with all the signs of premature aging. Second, the name Remi Jobard is associated with unanimous words of enthusiasm and appreciation. It’s the first time for me.

For this Mersault, obviously, Chardonnay from vines that were between 30 and 40 years old at the time. More vineyard than cellar, two years in wood, 20 percent new.

The first bottle was exceptional, as was the third. Or this one.

Bright intense yellow color with a broad and very fine olfactory profile.

With reminiscences of daffodils, mango, cedar, pine nuts, orgeat. Alongside the main aromas, a drizzle of salted butter, a wine with a powerful bouquet, inebriating even and above all after aeration.

The Sorso is frontal, very fresh, with a precise direction. Over time it becomes a rich, lush, deep wine, stratifying the flavor on a multitude of levels and with extraordinary quality of taste and presence in the mouth while always remaining agile.

A thriving fourteen-year-old white wine who tells us a multitude of things about how much wine can age, and how virtuously it can do so, and about the causes of its sometimes premature demise. Causes not to be found in “bad luck”.

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Bottiglie, Degustazioni

Zal Scur 2016 – Ivaldo Orzan – Collio Doc Ribolla Gialla

Zal Scur 2016 – Ivaldo Orzan – Collio Doc Ribolla Gialla

Scoperto al Mercato Fivi Piacenza nell’edizione di fine Lockdown quando Dario Orzan ci illustrò stoicamente la vasta gamma dei vini aziendali nonostante fosse ormai reso àfono dai due giorni di grande parlare.

Zal Scur 2016 ci restò subito impresso e nel panorama dei vini orange, o bianchi macerati se si preferisce, la Ribolla Gialla dell’azienda Orzan afferma la sua esistenza in modo perentorio, e a mio avviso a ragione, perché in una giusta comparazione con vini assimilabili per stile e provenienza geografica non sfigura affatto. Anzi.

Ribolla gialla del Collio che fa un lungo percorso prima di arrivare al bevitore. Macerazione sulle bucce per 20 giorni. Due anni di legno, un anno in acciaio e poi 6 mesi in bottiglia.

Un vino orange è un vino orange, ma ci sono vini Orange più bianchi e vini Orange più rossi. Questo mi è parso più rosso. E poi ci sono vini Orange più precisi e altri meno. Questo di più.

Il Colore è quello dell’ambra lucida. Ricorda ampiamente e intensamente le drupe come l’albicocca e la nespola, il cedro, la polvere di caffè, poi un filo di cardamomo/spezie e sentori di sfalcio secco in un quadro di generale (piacevole e apprezzabile) compostezza.

Se al naso fa buona figura, al palato risulta invece coinvolgente. Ben sapido, rugoso, con tannini pepati che ne dirigono l’andamento. Ricco di gusto e materia il centrobocca e poi un finale coerente frutto/spezie. Vino da abbinamenti fantasiosi o classici senza timore. 

Enonauta/Degustazione di Vino #410 - review - Zal Scur 2016 - Ivaldo Orzan | ottima ribolla macerata da Capriva del Friuli
Enonauta/Degustazione di Vino #410 - review - Zal Scur 2016 - Ivaldo Orzan | ottima ribolla macerata da Capriva del Friuli
Enonauta/Degustazione di Vino #410 - review - Zal Scur 2016 - Ivaldo Orzan | ottima ribolla macerata da Capriva del Friuli
Enonauta/Degustazione di Vino #410 - review - Zal Scur 2016 - Ivaldo Orzan | ottima ribolla macerata da Capriva del Friuli
ottima ribolla macerata da Capriva del Friuli

Zal Scur 2016 – Ivaldo Orzan – Collio Doc Ribolla Gialla

Discovered at the Fivi Piacenza Market in the end-of-Lockdown edition when Dario Orzan stoically showed us the vast range of company wines despite having been rendered speechless by two days of great talk.

Zal Scur 2016 immediately made an impression on us and in the panorama of orange wines, or macerated white wines if you prefer, the Ribolla Gialla from the Orzan company asserts its existence in a peremptory way, and in my opinion rightly so, because in a fair comparison with similar wines in terms of style and geographical origin it doesn’t look out of place at all. On the contrary.

Ribolla giallo del Collio which travels a long way before reaching the drinker. Maceration on the skins for 20 days. Two years in wood, one year in steel and then 6 months in bottle.

An orange wine is an orange wine, but there are whiter Orange wines and redder Orange wines. This one seemed redder to me. And then there are more precise Orange wines and others less so. This more.

The color is that of shiny amber. It is broadly and intensely reminiscent of drupes such as apricot and medlar, cedar, coffee powder, then a thread of cardamom/spices and hints of dry mowing in a framework of general (pleasant and appreciable) composure.

If it makes a good impression on the nose, it is engaging on the palate. Very tasty, wrinkled, with peppery tannins that direct its progress. Rich in flavor and substance in the mid-mouth and then a coherent fruit/spices finish. Wine for imaginative or classic pairings without fear.

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Bottiglie, Degustazioni

Carema 2016 – Cantina Produttori Nebbiolo di Carema

Carema 2016 – Cantina Produttori Nebbiolo di Carema

A Parigi dal 1875 esiste il Bureau international des poids et mesures. 

Al suo interno è conservato, insieme alle altre 6 grandezze fondamentali, la barra di platino-iridio che riproduce il Metro.

Ecco. Questa Espressione cristallina del Nebbiolo della Cantina dei Produttori Nebbiolo di Carema si potrebbe utilizzare come una sorta di metro di misura, una sorta di Nebbiolo archetipico, e si potrebbe depositare l’esperienza percettiva prodotta da questo vino in un immaginario e apposito Boureau mentale ispirato a quello di Parigi. Il Metro del Nebbiolo. 

Questo a prescindere dal fatto che ne potresti preferire un altro.

Nebbiolo con 12 giorni di macerazione e 24 mesi (almeno 12 in legno) di invecchiamento.

Il Colore è granato di luminosità e brillantezza assolute. La finezza delle fragranze fa il pari con la leggiadria del sorso. E la leggiadria del sorso è direttamente proporzionale alla sua intensità gustativa.

Lampone in principio, più melograno con l’arieggiamento. Rose, misurata speziatura, un tocco di scorza d’arancia e di erbe aromatiche.

Vino secco e decisamente fresco, con tannini di grana fina e alcool dosato magistralmente. Ciò che lo rende irresistibile è la qualità e la durata del ritorno del frutto che si potrebbe definire delizioso Questo lo rende un vino dalla bevuta equilibrata e piacevole. Pronto adesso, ma senza ansie si potrebbe conservare in cantina.

Non si finisce mai di rinnovare la propria stima per Cantina di Carema.

Enonauta/Degustazione di Vino #409 - review - Carema 2016 - Cantina Produttori Nebbiolo di Carema | Nebbiolo Paradigmatico

Carema 2016 – Cantina Produttori Nebbiolo di Carema

The Bureau international des poids et mesures has existed in Paris since 1875.

Inside it, together with the other 6 fundamental quantities, the platinum-iridium bar that reproduces the Meter is preserved.

Here you are. This crystalline expression of Nebbiolo from the Nebbiolo Producers Cellar of Carema could be used as a sort of measuring stick, a sort of archetypal Nebbiolo, and the perceptive experience produced by this wine could be deposited in an imaginary and specific mental Boureau inspired by that of Paris. The Nebbiolo Metro.

This is regardless of the fact that you might prefer another.

Nebbiolo with 12 days of maceration and 24 months (at least 12 in wood) of aging.

The color is garnet with absolute brightness and brilliance. The finesse of the fragrances is matched by the gracefulness of the sip. And the gracefulness of the sip is directly proportional to its gustatory intensity.

Raspberry at first, more pomegranate as it aerates. Rose, measured spiciness, a touch of orange peel and aromatic herbs.

Dry and decidedly fresh wine, with fine-grained tannins and masterfully dosed alcohol. What makes it irresistible is the quality and duration of the return of the fruit which could be defined as delicious. This makes it a balanced and pleasant drinking wine. Ready now, but without worries it could be stored in the cellar.

You never stop renewing your esteem for Cantina di Carema.

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Gite in Cantina, Luoghi del Vino

Elio Sandri,  Vignaiolo di Monforte d’Alba

CASCINA DISA – Perno – Monforte d’Alba 

Nell’ottobre 2023 ho avuto l’occasione e il privilegio di poter essere accolto, insieme ad alcuni amici, da Elio Sandri nella sua azienda Cascina Disa sulla sponda orientale della collina di Perno a Monforte d’Alba

Enotour #006 - Elio Sandri,  Vignaiolo di Monforte d'Alba | A Cascina Disa si parla di cose di cui raramente si parla durante le visite alle cantine. Si gode, ma al contempo s'impara. Utile e dilettevole. Elio Sandri è un uomo simpatico e generoso che fa grandissimi vini. Purtroppo non si possono acquistare, ma nel computo dell'intera esperienza diventa veramente un dettaglio.
Serralunga vista dal cortile di Cascina Disa

Elio Sandri

Enotour #006 - Elio Sandri,  Vignaiolo di Monforte d'Alba | A Cascina Disa si parla di cose di cui raramente si parla durante le visite alle cantine. Si gode, ma al contempo s'impara. Utile e dilettevole. Elio Sandri è un uomo simpatico e generoso che fa grandissimi vini. Purtroppo non si possono acquistare, ma nel computo dell'intera esperienza diventa veramente un dettaglio.
Elio Sandri

Elio Sandri è un uomo decisamente espansivo che non lèsina il suo tempo e le proprie energie per consentire al visitatore di comprendere il progetto Cascina Disa e nell’entusiasmo con cui si spende traspare quanto per lui sia vitale la comprensione dell’attitudine con cui affronta il mestiere di vignaiolo e che dunque siano chiari il suo impegno fatto di studio, curiosità, sperimentazione, passione, amore per il territorio e per il vitigno sostenuto dalla volontà di portarli al livello massimo di espressività. Non difetta in eloquio e quest’ultimo è sorretto da una conoscenza profonda della materia Vino. Conoscenza fatta di nozioni tecniche, sensibilità, “capacità di ascolto” e un nutrito bagaglio di evidenze empiriche.

LA VISITA – UN’ESPERIENZA PROTEIFORME

Enotour #006 - Elio Sandri,  Vignaiolo di Monforte d'Alba | A Cascina Disa si parla di cose di cui raramente si parla durante le visite alle cantine. Si gode, ma al contempo s'impara. Utile e dilettevole. Elio Sandri è un uomo simpatico e generoso che fa grandissimi vini. Purtroppo non si possono acquistare, ma nel computo dell'intera esperienza diventa veramente un dettaglio.
Trattato di Enotecnica vergato col gesso sulle botti

Raggiungiamo l’azienda nel pomeriggio inoltrato, appena prima dell’imbrunire e si discorre tranquillamente davanti alla cantina e sopra le vigne fino all’arrivo della Luna dentro il meraviglioso panorama di Serralunga d’Alba con alcuni dei suoi Cru più famosi. Elio Sandri non si risparmia e ci racconta la storia dell’azienda, la sua vocazione, i suoi obiettivi e quanto invece si propone di non fare. Poi si entra in cantina e la visita prende la forma di una grande degustazione, un po’ da bottiglia, un po’ da botte, dei vini dell’azienda che risultano decisamente di carattere, a tratti entusiasmanti. Certamente non si può trascurare in questi frangenti quello che E. Peynaud chiamava “entusiasmo ambientale”, ma conferma delle sensazioni ricevute sul momento c’è una serata con i vini di Elio Sandri organizzata al ritorno che ne sancisce definitivamente la radicale qualità.

Si diceva dunque che la visita diventa una grande degustazione, ma diventa anche un grande corso accelerato di enotecnica, chimica organica e controllo dei processi con l’elargizione di nozioni e conoscenze che non hanno un prezzo. Si va avanti fino alle 9 della sera tra un assaggio e il racconto di una annata, di una intuizione che ha consentito la nascita di una buona bottiglia, tra qualche ricordo di grandi vini bevuti e un trattato del corretto affinamento del vino in relazione all’andamento dell’annata vergato col gesso sulle botti.

ESSERE UN VIGNAIOLO

Dunque Elio Sandri si definisce un Vignaiolo.  Un vignaiolo che ha un’idea del vino e della figura del vignaiolo ben delineata, lucida, radicale e senza mancare di sottolinearlo. Nitidezza e sicurezza dimostrate, ad esempio, dalla chiarezza e la persuasività con cui riesce a articolare all’impronta una visita di quasi 5 ore con tre ospiti mai conosciuti prima. 

Il Vignaiolo è la chiave di tutto. Una forma di alterità radicale rispetto al generico allevatore di viti. Una figura che ascolta e interpreta, si adatta se necessario e si dà come fine non  la ricerca di una perfezione parametrata su risultati standard considerati ripetibili, bensi l’approssimarsi anno dopo anno al miglior risultato possibile nel rispetto e nella consapevolezza della natura di ciò che si va a trasformare. Tenendo sempre davanti come obiettivo l’ottenimento di un vino che ricordi la sua origine e che sia ricco di vita. Mi pare inoltre che gli sia ben chiaro in quale contesto qualitativo voglia collocare i propri vini, in relazione a modelli virtuosi a cui rifarsi. E in questo senso è ampiamente consapevole delle proprie potenzialità, della qualità raggiungibile, e raggiunta pienamente dai suoi vini.

CONCLUSIONI – Elio Sandri

A Cascina Disa si parla di cose di cui raramente si parla durante le visite alle cantine. Si gode, ma al contempo s’impara. Utile e dilettevole. Elio Sandri è un uomo simpatico e generoso che fa grandissimi vini. Purtroppo non si possono acquistare, ma nel computo dell’intera esperienza diventa veramente un dettaglio.

Enotour #006 - Elio Sandri,  Vignaiolo di Monforte d'Alba | A Cascina Disa si parla di cose di cui raramente si parla durante le visite alle cantine. Si gode, ma al contempo s'impara. Utile e dilettevole. Elio Sandri è un uomo simpatico e generoso che fa grandissimi vini. Purtroppo non si possono acquistare, ma nel computo dell'intera esperienza diventa veramente un dettaglio.
La Luna su Serralunga d’Alba – CookliganCC BY-SA 4.0, da Wikimedia Commons
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Bottiglie, Degustazioni

Primitivo di Manduria 2019 – Luca Attanasio

Primitivo di Manduria 2019 – Luca Attanasio

È un vero piacere sorseggiare questo Primitivo di Luca Attanasio da Sava nell’alto Salento, un piacere che si rinnova e stratifica ad ogni sorso. Ed è prova che si possono fare vini dal tenore alcolico importante, concentrati, ma non meramente opulenti.

Questo nello specifico è un Vino sontuoso, tonico, dalla muscolatura allenata. Per quanto non verticale, come sembra debbano essere tutti i vini al giorno d’oggi, ma ben vivo.

Primitivo coltivato ad Alberello, acciaio e 12 mesi in barrique 

La colorazione è scura, la densità è manifesta. I profumi sono penetranti e ricordano il frutto scuro come il mirtillo, le spezie, il tabacco, le erbe aromatiche. 

Sul palato esercita un bella pressione, sferico, 15.5 gradi alcolici ben supportati dalla sostanza e dal considerevole sviluppo di gusto. A suo modo è fresco, per quanto non sia la sua caratteristica primaria, con acidità distribuita e tannini ben piazzati.

Vino importante, sostanzioso, però mai ingombrante e addirittura molto bevibile seppure nella sua muscolarità. Ovviamente non lo consiglierei mai all’aperitivo, ma lo consiglierei senza dubbio per una bella cena con pietanze di carne elaborate. 

Una delle ultime bottiglie riportate dal Mercato Fivi 2023.

Enonauta/Degustazione di Vino #333 - review - Primitivo di Manduria 2019 - Luca Attanasio | Vino sontuoso, tonico, gustoso
Enonauta/Degustazione di Vino #333 - review - Primitivo di Manduria 2019 - Luca Attanasio | Vino sontuoso, tonico, gustoso
Enonauta/Degustazione di Vino #333 - review - Primitivo di Manduria 2019 - Luca Attanasio | Vino sontuoso, tonico, gustoso

Primitivo di Manduria 2019 – Luca Attanasio

It is a real pleasure to sip this Primitivo by Luca Attanasio from Sava in the upper Salento, a pleasure that is renewed and stratified with every sip. And it is proof that it is possible to make wines with a significant alcohol content, concentrated, but not merely opulent.

This specifically is a sumptuous, tonic wine with trained muscles. Although not vertical, as all wines seem to be nowadays, but very much alive.

Primitivo grown in Alberello, steel and 12 months in barrique

The color is dark, the density is evident. The aromas are penetrating and reminiscent of dark fruit such as blueberry, spices, tobacco, aromatic herbs.

On the palate it exerts a nice, spherical pressure, 15.5 degrees of alcohol well supported by the substance and the considerable development of taste. In its own way it is fresh, although this is not its primary characteristic, with distributed acidity and well-placed tannins.

An important, substantial wine, but never cumbersome and even very drinkable despite its muscularity. Obviously I would never recommend it as an aperitif, but I would undoubtedly recommend it for a nice dinner with elaborate meat dishes.

One of the last bottles brought back from the Fivi 2023 Market.

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Côtes du Jura Tradition 2015 – Domaine Rolet

Cotes de Jura Tradition 2015 – Domaine Rolet

Sull’etichetta è specificato che si tratta di un  vino ossidativo e del resto viene dallo Jura che è uno dei luoghi dove la tradizione del vino ossidato non si è mai persa. 

Savagnin e Chardonnay in parti uguali. 4 anni di elevazione in legno per entrambi, il Savagnin sous voile, presumo in botte scolma. In blend per 3 mesi e poi in bottiglia.

Oro antico brillante, acquavite di mele inizialmente poi molte spezie, molti fiori, elicriso soprattutto, capperi freschi aperti, frutto tropicale, orzo, fieno, nocciole, con l’arieggiamento emergono altre note fruttate di drupe. Non mancano le fragranze.

In bocca è una lama su cui è appena passata la Cuticola. Sulle prime ci si concentra su quella perché non si può fare altro. Poi cresce e intorno a questa acidità il vino aumenta di forza gustativa e di profondità e non essendo affatto un vino magro il sorso risulta equilibrato e di giusta definizione. 

L’apertura gli giova da tutti i punti di vista.

Per gli amanti del genere e per chi si diletta in abbinamenti difficili. 

Enonauta/Degustazione di Vino #332 - review - Cotes de Jura Tradition 2015 - Domaine Rolet | Vino ossidativo dallo Jura con buon corpo
Enonauta/Degustazione di Vino #332 - review - Cotes de Jura Tradition 2015 - Domaine Rolet | Vino ossidativo dallo Jura con buon corpo
Enonauta/Degustazione di Vino #332 - review - Cotes de Jura Tradition 2015 - Domaine Rolet | Vino ossidativo dallo Jura con buon corpo

Cotes de Jura Tradition 2015 – Domaine Rolet

On the label it is specified that it is an oxidative wine and after all it comes from the Jura which is one of the places where the tradition of oxidized wine has never been lost.

Savagnin and Chardonnay in equal parts. 4 years of maturation in wood for both, the Savagnin sous voile, I presume in empty barrels. Blended for 3 months and then bottled.

Brilliant ancient gold, apple brandy initially then many spices, many flowers, especially helichrysum, fresh open capers, tropical fruit, barley, hay, hazelnuts, with airing other fruity notes of drupes emerge. There is no shortage of fragrances.

In the mouth is a blade over which the cuticle has just passed. At first we focus on that because there’s nothing else we can do. Then it grows and around this acidity the wine increases in gustatory strength and depth and since it is not a lean wine at all the sip is balanced and with the right definition.

Openness benefits him from all points of view.

For lovers of the genre and for those who enjoy difficult combinations.

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