Bottiglie, Degustazioni

Gattinara Pietro 2015 – Paride Iaretti

Giù il cappello davanti al calice che contiene questo Gattinara Pietro 2015 di Paride Iaretti. Per la precisione con cui austeramente riesce a innescare una delle migliori esperienze enoiche di questo inizio 2022.

Nebbiolo da vecchie viti, 36 mesi in tonneaux.
Si presenta granato, chiaro, lucente, Complesso con ricordi nitidi e intensi di anguria e lampone, genziana ed erbe aromatiche, rosa, una nota mentolata che accompagna per tutto il tempo della bevuta.
Il Sorso è incalzante, certo più orientato verso la durezza, con un profonda vena fresco/salina, pienezza di gusto pur senza eccedere in volume, piacevole senza indulgere, vino arioso, aperto, tannino rigoroso che definisce e poi lascia spazio per uno slancio finale tutto sul frutto.

Gattinara PIETRO 2015 DI PARIDE IARETTI

Gattinara PIETRO 2015 DI PARIDE IARETTI

Gattinara PIETRO 2015 DI PARIDE IARETTI

Gattinara PIETRO 2015 DI PARIDE IARETTI

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LO CHENIN BLANC È CAMALEONTICO COME DICONO?

LO CHENIN BLANC È CAMALEONTICO COME DICONO?

La serata che mi appresto a raccontare è nata da questo interrogativo. Perché lo Chenin Blanc, che viene dalla Valle della Loira, gode della fama d’essere vitigno eclettico, camaleontico nelle sue manifestazioni, che ha caratteristiche intrinseche che gli permettono di essere vinificato nei modi più svariati e di avere dunque il titolo di vitigno con più declinazioni stilistiche nel mondo.

Ma sarà veramente camaleontico come si dice?

Mercoledì 16 febbraio ne abbiamo messe in tavola sei bottiglie. Sei bottiglie unite da tre denominatori comuni. Lo Chenin Blanc ovviamente, la biodinamica e la zona d’origine. Che è Anjou.

Cosa ci racconta questa serata?

Prima di tutto che la socializzazione dell’approfondimento enoico è una gran cosa. Poi che lo Chenin Blanc è veramente un vitigno versatile e dal grande potenziale. Tra i sei campioni in tavola si possono individuare almeno tre diverse interpretazioni. Molto fresco, vagamente ossidativo, vendemmia tardiva. A inizio e a fine serata appaiono due bottiglie aggiuntive, un vino spumante e uno dolce, e si arriva a cinque diverse interpretazioni tutte peraltro apprezzabili e con le loro buone ragioni di esistere. Buona la qualità media dei campioni in tavola che lasciano intendere grandi prospettive anche nel medio/lungo periodo.

Ci racconta anche che in Francia la biodinamica è una cosa seria, una stregoneria che evidentemente riesce, forse per caso penseranno gli scientisti del vino (chi scrive ha preferenza per un approccio più empirico al vino), a dare ottimi risultati.

I vini stappati erano questi:

La Rue aux Loup 2020 – les Vignes Herbel

Fermentazione spontanea, no so2, affinamento in legno. Suggestioni vagamente ossidative in apertura col tempo si assesta e offre sentori di mela gialla, nespola, susina, pietroso e ampiamente floreale. In bocca è coerente con evidente ritorno di mela, lungo e salato. Rimane un vino fresco dalla altà acidità che sarà una costante tra tutti i vini, acidità ottimamente distribuita e mai puntuta. Basso in alcol, di bevibilità esagerata.
Apprezzato unanimemente.

L’Enchanteur 2019 – Les Vignes Herbel (da vendemmia tardiva)

Fermentazione in legno neutro e seguente affinamento, sempre in legno, per sei mesi. 15 mg di solforosa, biodinamica, non filtrato. Complesso e ricco il bouquet con sentori di cedro candito, crema di limone, lemongrass, frutto giallo maturo. Caldo il sorso. La sapidità però lo distende, nonostante i 14 gradi e lo spessore in bocca resta sempre abbastanza teso, dinamico. E soprattutto di grande persistenza. Non subisce il peso della vendemmia tardiva.

L’experto 2020 – Domaine Aussigouins (Dominique Doufour)

Erbe aromatiche, fiori di acacia, frutta gialla a metà maturazione. Molto fresco, ma poca sostanza, poca persistenza, finale erbaceo, senso di poca maturazione. Non entusiasmante.

Globule Blanc 2019 – Adrien de Melio

Colore Opalescente, quasi verdolino, ampio sedimento in sospensione. Miele di cardo, elicriso, susina gialla acerba. In bocca vira sull’agrume, limone più che lime, acidità prorompente, molto dritta, ne risulta un vino abbastanza semplice, da berne molto. Un po’di volatile.

http://www.domainedelapetitesoeur.fr/

Pin’eau de Loire 2020 – Vaillant Domaine Les Grandes Vignes

Basse rese, 9 grammi di residuo zuccherino. Miele di acacia, fiori gialli, paglia, ricordi del pane fatto col lievito madre, cedro. Al palato risulta dolce senza essere vischioso, ha bella freschezza (come sempre) che lo anima ed è persistente, molto persistente.

Varenne de Poirier 2020 – Vaillant Domaine Les Grandes Vignes

Fermentazione e malolattica in legno poi 12 mesi ulteriori in legno. Appena velato, esprime nitide note citrine di limone e pompelmo, di fiori bianchi, mela, escono anche ricordi petrosi, il sorso è dinamicissimo e apparentemente infinito, al momento potrebbe essere considerato un easy wine senza alcuna pretesa di complessità, ma è godibilissimo.

Simone Molinaroli dietro le bottiglie dopo lo stappo di controllo

Simone Molinaroli dietro le bottiglie dopo lo stappo di controllo

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Le Droit Chenin 2018 – Beatrice & Pascal Lambert

Le Droit Chenin 2018

Chinon AOC

Domaine Béatrice et Pascal Lambert

Il 2021 è l’anno in cui ho scoperto realmente lo Chenin blanc e nel 2022 continuo a scoprirlo con enorme soddisfazione.
Le droit chenin è un vino ottenuto da chenin blanc coltivato secondo i princìpi della biodinamica, con scarsi interventi e con sei mesi di affinamento in acciaio.
Camaleontico, prova delle potenzialità del vitigno, questo Le Droit Chenin è un vino solido, piacevole, finanche ricco e complesso.
Al naso Pesca, floreale, zafferano, cera d’api, suggestioni ossidative appena accennate. Molto preciso e pulito.
Sorso multiforme, caldo e sferico e grande presenza d’acchìto, di gusto pieno e coerente, non è un vino che scivola via, innesca poi una bella progressione acida e finisce molto lungo rievocando il frutto giallo a piena maturazione, le spezie dolci.

Molto buono, prezzo giusto.
Da ribere.

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Asinone 2016 – Vino Nobile di Montepulciano – Poliziano

Asinone 2016

Vino Nobile di Montepulciano

POLIZIANO

Sangiovese
18 mesi in legno
Vino di punta della nota azienda di Montepulciano

Che l’annata 2016 in Toscana sia stata una annata particolarmente felice lo si sapeva già dal 2016. Negli anni a seguire gli assaggi hanno delineato un quadro di qualità diffusa in tutti i territori toscani vocati alla viticoltura.

Nel caso di Asinone 2016, ci troviamo di fronte a un sontuoso Sangiovese. Per la brillantezza del vino, per la qualità dell’esperienza, ma anche e soprattutto per l’esecuzione. Un buon compromesso tra un sangiovese verace e ciò che viene comunemente definito “gusto internazionale”.
Per cui quello che troviamo nel bicchiere è una ben realizzata miscela di spessore, energia vitale, identità.
Il colore è rubino scuro, si sentono la viola, la marasca e la prugna, la scorza d’arancia, note sanguigno/ferrose, spezie e ricordi balsamico/resinosi.
Vino di buon corpo con vigorosa freschezza, definito, pieno senza mai risultare stancante, tannino molto fino e vellutato che non ostacola sul finale un lungo ritorno fruttato/speziato.

Un vino per cui sento di poter prevedere una ventina d’anni almeno di ottima evoluzione in bottiglia.

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Ribera del Duero Riserva 2017 – Pago de los Capellanes

Ribera del Duero Riserva 2017

Pago de los Capellanes

Ultimamente mi capita con maggiore frequenza di ricredermi rispetto alle mie convinzioni scoprendole talvolta pregiudizi. E quando questo accade intorno al vino accolgo la cosa con grande piacere, allargando oltremodo la mia mappatura enoica. Questo Ribeira del Duero Riserva, di cui mi accingo a scrivere, ne è un’esempio lampante. Cantina grande e relativamente giovane (1996), moderna e modernista, situata sulle sponde spagnole del Duero. Tempranillo in purezza su suoli argillo calcarei e vecchie vigne di circa 80 anni, maturazione in barrique nuove a tostatura media per 14 mesi e a seguire 22 mesi di affinamento in bottiglia.

Il vino è molto buono, fine ed elegante, dotato di grande equilibrio ed energia. Grande impatto olfattivo, con frutti di bosco, ciliegia e prugna, spezie dolci, legno, cacao e cuoio. Il sorso è ricco e generoso, morbido, materico e caldo, con tannini di grande finezza ed attraversato da una bella acidità che da slancio al sorso. I 15.5° alcoolici sono magistralmente gestiti ed integrati, centro bocca gratificato dal frutto maturo che ritorna coerentemente al palato. Ottima persistenza e finale molto lungo, sapido e speziato.

Questo tempranillo è un vino importante, ricco ed elegante al tempo stesso, con un sorso che non stanca, grazie anche ad un legno presente (sopratutto al naso) ma non invadente. Forse un pò giovane, e credo che con qualche anno sulle spalle migliorerà, acquistando maggiore profondità. Qualcuno potrebbe definirlo con facilità “piacione”, ma se questi sono i vini di facile piacere, ben vengano anche lor signori. Giusto rapporto qualità-prezzo che lo pone a livello di molti vini italiani e francesi di medio-alto livello ed ottima qualità.

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