eventi vino settembre 2025 – Settembre è il mese in cui le vigne si accendono e le piazze d’Italia si riempiono di calici. Tra il 17 e il 24 settembre 2025 si concentra un calendario fitto di appuntamenti che raccontano territori, vitigni e comunità: dalle cantine aperte in Franciacorta alle colline del Sagrantino a Montefalco, dai Chianti Classico di Panzano e Vagliagli fino ai grandi eventi di Asti, Alba e del Monferrato. Una settimana che segna il culmine della vendemmia e offre l’occasione per incontrare i produttori, scoprire vini e tradizioni, vivere in prima persona l’energia della stagione più attesa.
Douja d’Or – Asti 12–21 settembre. Grande rassegna di degustazioni e cultura enoica nel centro storico.
Festival Franciacorta in Cantina – Franciacorta (BS) 19–21 settembre. Cantine aperte, tour, cene in vigna.
Vino al Vino – Panzano in Chianti (FI) 19–21 settembre. Piazza Bucciarelli, i produttori dell’Unione Viticoltori di Panzano.
Sorsi di Vagliagli – Castelnuovo Berardenga (SI) 19–21 settembre. Degustazioni, street food, concerti e passeggiate tra vigneti nel cuore del Chianti Classico.
Festa del Vino – Alba (CN) Domenica 21 settembre (replica il 28). Vie e piazze della città trasformate in “isole del vino”.
Festa del Vino del Monferrato – Casale Monferrato (AL) 19–21 settembre (replica 26–28). Produttori e Pro Loco in piazza Castello.
Sagra dell’Uva e del Lambrusco Grasparossa – Castelvetro di Modena (MO) 20–21 settembre. Tradizione, degustazioni e folclore.
Festa della Vendemmia – Canelli (AT) 20–21 settembre. Eventi diffusi in città, degustazioni a cura dell’Enoteca Regionale.
Cous Cous Fest – San Vito Lo Capo (TP) 19–28 settembre. Festival gastronomico internazionale con spazio a vini siciliani e abbinamenti.
A spingere il suo natante di tappi di sughero, nel grande mare delle cose del vino, sono il vento della curiosità, la “sete di conoscenza” e il piacere di condividere la mensa e la bottiglia. Non ha pregiudizi, non teme gli imprevisti, cambia volentieri idea, beve tutto con spirito equanime pur conservando le sue preferenze.
E questo blog è un diario di bordo a più voci, fatto di sensazioni e mai di giudizi. Sensazioni irripetibili, racconti di cantina, note di degustazione, percezioni talvolta chiare e talvolta oscure, non discorso sul vino, ma discorso dal vino e nel vino. Con l’umiltà di chi sa bene che il dominio dell’ancora da scoprire è vasto, che le bottiglie di vino sono tante e ci vuole molto impegno per berle tutte.
Ageno 2020 – La Stoppa Una Supermalvasia con Handicap
Un vino che non avrebbe bisogno di presentazioni, essendo probabilmente il simbolo stesso del movimento del vino naturale italiano. Si tratta di Malvasia di Candia con fermentazione spontanea, quattro mesi di macerazione sulle bucce in acciaio e successivo affinamento in legno.
Perché definirla una Supermalvasia con Handicap? Perché è un vino espressivo e profumato, ricco, complesso e saporito, che però mostra un impatto tattile non trascurabile (eufemismo) dovuto a una volatile graffiante/raschiante in gola. Un carattere che può intimorire e perfino dissuadere.
Lo valuto ovviamente nel suo ambito di riferimento – quello del vino naturale – che si può considerare più o meno interessante e condivisibile nei suoi presupposti, ma che nel momento dell’assaggio non può essere ignorato. In condizioni normali, infatti, verrebbe considerato un vino difettato.
Nulla a che vedere, comunque, con certi assaggi del passato che mi avevano lasciato perplesso (altro eufemismo). Ageno 2020 appare molto più centrato. Il colore è ambrato, opalescente. L’aspetto olfattivo merita davvero il termine “caleidoscopico”: menta, albicocca disidratata, passiflora, resine, spezie.
In bocca è strutturato, intenso, con persistenza insistita e un finale variopinto, così caleidoscopico quanto il bouquet.
Si dice che abbia bisogno di tempo, ma questo vale per tutti i vini. Io gli ho concesso tre giorni e la cornice dei Monti Sibillini. Ha funzionato? Sì. Peccato solo per quel raschiore in gola.
Ageno 2020 – La Stoppa A Super-Malvasia with a Handicap
A wine that hardly needs any introduction, as it is arguably the symbolic reference point for the entire Italian natural wine movement. Made from Malvasia di Candia, it undergoes spontaneous fermentation, four months of skin maceration in steel, and a final passage in wood.
Why call it a Super-Malvasia with a Handicap? Because it is expressive and fragrant, rich, complex and flavorful, yet with a not insignificant (to say the least) tactile impact: a scratching, rasping sensation in the throat caused by volatile acidity. A feature that may intimidate and even discourage some drinkers.
I naturally evaluate this wine within its own frame of reference – natural wine – which one may find more or less compelling in its premises, but which, when it comes to tasting, cannot be overlooked. Under normal circumstances, this would be considered a faulty wine.
That said, it has little in common with some past tastings that left me puzzled (again, understatement). Ageno 2020 is a far more focused wine. Its color is amber, slightly cloudy. On the nose, the word kaleidoscopic can be used without fear of exaggeration: mint, dried apricot, passionflower, various resins, spices.
On the palate, it is structured and intense, with lingering persistence and a colorful finale, as kaleidoscopic as the bouquet itself.
It is often said that this wine needs time, but then again, all wines do. I gave it three days and the scenery of the Sibillini Mountains. Did it work? Yes—though that rasping sensation in the throat remains a pity.
A spingere il suo natante di tappi di sughero, nel grande mare delle cose del vino, sono il vento della curiosità, la “sete di conoscenza” e il piacere di condividere la mensa e la bottiglia. Non ha pregiudizi, non teme gli imprevisti, cambia volentieri idea, beve tutto con spirito equanime pur conservando le sue preferenze.
E questo blog è un diario di bordo a più voci, fatto di sensazioni e mai di giudizi. Sensazioni irripetibili, racconti di cantina, note di degustazione, percezioni talvolta chiare e talvolta oscure, non discorso sul vino, ma discorso dal vino e nel vino. Con l’umiltà di chi sa bene che il dominio dell’ancora da scoprire è vasto, che le bottiglie di vino sono tante e ci vuole molto impegno per berle tutte.
Trattasi di Muller Thurgau da vigneti in Faedo tra i 500 e i 700 metri slm.
Vino dal colore chiarissimo, diafano, fragrante con reminiscenze di susina gialla giovane, limone spremuto, bosso e molto, molto vegetale, molto prato di montagna…
Sorso dritto, acidità scintillante, ben secco, di volume ed alcool moderati che facilitano la beva. Fa buona figura, seppur non essendo un vino molto articolato, e anche a tavola riscuote buon successo insieme al Cous Cous con gamberi e verdure.
Palai 2023 – Pojer & Sandri
From the steep vineyards of Faedo, planted high between 500 and 700 meters, comes this Müller-Thurgau that feels like a breath of mountain air.
In the glass it’s almost transparent, a fleeting shimmer rather than a color. The nose is all freshness: young yellow plum, a squeeze of lemon, a hint of boxwood, and above all that wild, grassy scent you catch when walking through a mountain meadow in early summer.
The sip is straight and sharp, with a sparkling acidity that keeps everything vivid and alive. Bone-dry, moderate in weight and alcohol, it slips down easily and invites another glass. Not a wine built for endless layers of complexity, but one that shines in its honesty and verve. And at the table, it wins: couscous with shrimp and vegetables makes for a joyful, effortless match.
A spingere il suo natante di tappi di sughero, nel grande mare delle cose del vino, sono il vento della curiosità, la “sete di conoscenza” e il piacere di condividere la mensa e la bottiglia. Non ha pregiudizi, non teme gli imprevisti, cambia volentieri idea, beve tutto con spirito equanime pur conservando le sue preferenze.
E questo blog è un diario di bordo a più voci, fatto di sensazioni e mai di giudizi. Sensazioni irripetibili, racconti di cantina, note di degustazione, percezioni talvolta chiare e talvolta oscure, non discorso sul vino, ma discorso dal vino e nel vino. Con l’umiltà di chi sa bene che il dominio dell’ancora da scoprire è vasto, che le bottiglie di vino sono tante e ci vuole molto impegno per berle tutte.
Eventi Vino 2025 – Calendario degli Eventi del Vino in Italia ovvero Dove andranno nel 2025 gli Enomaniaci?
Eventi Vino 2025? La scelta non manca ed ecco qui un calendario degli eventi del vino con una selezione delle migliori occasioni italiane. Benvenuti nella nostra guida semicompleta agli eventi del vino in Italia, dove potrete scoprire le più prestigiose manifestazioni enogastronomiche del Bel Paese. Dalle degustazioni alle fiere del settore, vi condurremo alla scoperta delle tradizioni vinicole italiane, offrendovi un’esperienza unica nel mondo del vino. Scoprite con noi i luoghi e le date dei principali eventi, e lasciatevi guidare alla ricerca dei migliori vini e delle eccellenze enogastronomiche italiane. Benvenuti nel meraviglioso mondo del vino italiano!
quasi 500 cantine dalle Langhe, Roero e dal resto del Piemonte, pronte a presentare in anteprima le nuove annate delle DOCG e DOC. Per tutta la durata dell’evento vi sarà una sala degustazione dedicata alla stampa con le ultime annate rilasciate in commercio di tutte le DOCG e DOC del Piemonte.
LA TUSCIA DEL VINO
27 gennaio a Caprarola (VT) presso le Scuderie di Palazzo Farnese
Giovedi 20 febbraio al Palazzo degli Affari di Firenze si potranno degustare le nuove annate di: Maremma Toscana, Montecucco e Montecucco Sangiovese, Cortona, Chianti Rufina, Terre di Casole, Suvereto, Val di Cornia e Rosso della Val di Cornia, Carmignano, Barco Reale di Carmignano e Vin Santo di Carmignano e IGT Toscana.
Il Salone del Vino di Torino è un progetto teso alla valorizzazione del patrimonio vitivinicolo del Piemonte, che vuole portare nel capoluogo cantine storiche, giovani vignaioli, consorzi e associazioni di tutela.
Tornano in degustazione a Milano i vini delle Cantine più premiate dalla critica al Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci Via Olona 6 bis 20123 Milano
Lunedì 10 marzo 2025, dalle 9:30 alle 17.30 (ultimo ingresso alle 17), a La Centrale di Nuvola Lavazza in via Ancona 11/ A a Torino, si svolgerà la settima edizione de La Prima dell’Alta Langa
SoloVino torna a Santo Stefano Roero (CN) il 15 marzo 2025 e riunirà circa 30 produttori dall’Italia e dalla Francia, per celebrare la passione per il vino e il profondo legame con il territorio.
22 marzo a Frascati, organizzato da Fisar Roma per valorizzare e promuovere il vino del territorio a partire dal suo prodotto per antonomasia, il Frascati.
Albenga (SV), Ex Chiesa di San Lorenzo, Piazza Rossi – 23 e 24 marzo 2025 Le Prime di Vite In Riviera. Venti cantine del Ponente Ligure presentano le nuove annate (info su www.viteinriviera.it)
Teranum
Al DoubleTree by Hilton di Trieste il 29 marzo. Una giornata dedicata ai rossi del Carso.
Il 31 marzo 2025, presso l’NH Hotel Collection Piazza Carlina di Torino, si terrà l’Anteprima del Ruchè di Castagnole Monferrato DOCG, un evento dedicato alla scoperta della nuova annata di un vino che racchiude il fascino e la complessità di un vitigno raro e prezioso.
Calendario Eventi del Vino – aprile 2025 – Festival Vino
5 e 6 aprile per l’evento organizzato da Alois Lageder presso villaggio vinicolo di Magrè, in Alto Adige.
“SUMMA è un evento all’insegna della spensieratezza e della curiosità, dove stress e noia non sono di casa, né per i visitatori né per i produttori di vino. Uno scambio reciproco in un ambiente accogliente dal sapore storico. Allargare i propri orizzonti. Lasciarsi ispirare. Celebrare insieme…”
degustazione itinerante per rivivere la storia dei vini Classici della Valpolicella: il Valpolicella, il Superiore, il Ripasso, il Recioto e l’Amarone.
3 E 4 maggio presso L’Az. Agricola La Runa di Erba (CO)
“Il Circolo Arci Terra e Libertà è lieto di invitarvi alla tredicesima edizione del Lario Critical Wine – LA FESTA DI CHI RESISTE – un evento enogastronomico per un consumo critico. LCW25 saranno due giornate per promuovere un modo diverso di consumare e produrre attento alla qualità, alla t/Terra, alle persone…”
Sabato 10 maggio 2025 in tutta Italia sarà il Sabato del Vignaiolo, la giornata pensata dalla Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti per raccontare al pubblico e agli appassionati le realtà territoriali dei soci FIVI.
Le Delegazioni Locali incontrano i consumatori in tanti appuntamenti diffusi su tutto il territorio italiano, organizzati in luoghi speciali.
La seconda edizione di VINALTUM si svolgerà anche quest’anno nella splendida location di Schloss Freudenstein ad Appiano sulla Strada del Vino, il 25 e 26 maggio 2025
Sabato 7 giugno 2025 a Rodello va in scena la terza edizione del “Dolcetto Summer Fest”, una festa con musica e gustosi abbinamenti enogastronomici per celebrare il Dolcetto in tutte le sue denominazioni.
“…Calici di Stelle è l’esperienza estiva imperdibile che celebra il connubio tra il fascino dell’universo e la passione per il vino, trasformando le location più suggestive d’Italia in palcoscenici sotto le stelle. Dal 25 luglio fino al 24 agosto, questo evento diffuso invita enoappassionati e curiosi a scoprire le meraviglie del territorio attraverso degustazioni di vini pregiati, incontri con i produttori, passeggiate al chiaro di luna tra i vigneti, e momenti di osservazione astronomica che arricchiscono le serate di magia.
Per questa edizione 2025, che si tiene dal 25 luglio al 24 agosto, il Movimento Turismo del Vino ha pensato ad un tema speciale che accompagnerà gli enoturisti durante le serate alla scoperta dei sapori della penisola: Calici di Stelle 2025: Pizza e Vino...”
evento targato Movimento Turismo del Vino che da marzo a ottobre apre le porte delle cantine socie di tutta Italia alla scoperta dei luoghi del vino più suggestivi.
Dal 19 al 21 settembre 2025 l’evento dedicato al vino in abbinamento al cibo, all’arte e alla musica organizzato dal Consorzio Tutela Vini Montefalco e La Strada del Sagrantino.
“Ad uno dei vitigni più famosi al mondo, il PINOT NOIR è dedicato questo Festival del gusto e dell’olfatto che si svolge nella capitale storica dell’Oltrepò Pavese: V O G H E R A”
4, 5 e 6 OTTOBRE 2025 Palazzo Crova – Nizza Monferrato
Tre giorni per scoprire tutte le sfumature del Nizza DOCG. Un appuntamento atteso, tra grandi degustazioni, cultura del vino e nuove collaborazioni d’eccellenza.
Quiliano (SV) – Palazzetto dello Sport – 23 novembre 2025Granaccia e Rossi di Liguria. Panoramica della produzione di vini rossi e rosati da tutta la Liguria con oltre 60 cantine presenti (info su www.viteinriviera.it
Calendario Eventi del Vino – dicembre 2025 – Festival Vino
A spingere il suo natante di tappi di sughero, nel grande mare delle cose del vino, sono il vento della curiosità, la “sete di conoscenza” e il piacere di condividere la mensa e la bottiglia. Non ha pregiudizi, non teme gli imprevisti, cambia volentieri idea, beve tutto con spirito equanime pur conservando le sue preferenze.
E questo blog è un diario di bordo a più voci, fatto di sensazioni e mai di giudizi. Sensazioni irripetibili, racconti di cantina, note di degustazione, percezioni talvolta chiare e talvolta oscure, non discorso sul vino, ma discorso dal vino e nel vino. Con l’umiltà di chi sa bene che il dominio dell’ancora da scoprire è vasto, che le bottiglie di vino sono tante e ci vuole molto impegno per berle tutte.
Dall’omonimo vigneto. 70% Garganega e 30% Trebbiano, raccolta selezionata in base alla maturazione, vinificazione sosta sulle fecce in cemento Tulip e affinamento in bottiglia. Vino simbolo dell’azienda Pieropan, a ragione aggiungerei, e quel poco di prezzo in più rispetto a una media ipotetica per la tipologia e la zona è ampiamente legittimato dalla qualità espressa e dalla soddisfazione.
Bevuto con grande piacere per accompagnare una cena all’Osteria1935 di Giuncarico (GR) che meriterebbe un paio di considerazioni anch’essa.
Il Colore è brillantissimo, non esplosivo al naso (forse la temperatura), ma continuo, finissimo e netto. Ricordi di cedro e pesca in primo piano, poi il quadro si allarga con altri sentori di Enotera, note gessose e d’erbe aromatiche tritate.
Acidità e sapidità sono il traino di questo Calvarino. Intensità di gusto e acidità diffusa, una piacevole sensazione di avvolgenza e di tenuta in un contesto di bevibilità radicale visto il tenore alcolico contenuto. Ottimo il finale che rievoca le drupe mature e di nuovo il cedro.
From the vineyard of the same name. 70% Garganega and 30% Trebbiano, selected based on ripeness, vinified on the lees in Tulip cement tanks, and aged in bottle.
This is the flagship wine of the Pieropan winery, rightly so, and the slightly higher price than a hypothetical average for the type and area is fully justified by the quality and satisfaction it generates.
I enjoyed it with great pleasure to accompany a dinner at Osteria 1935 in Giuncarico (GR), which also deserves a couple of comments.
The color is brilliant, not explosive on the nose (perhaps the temperature), but continuous, very fine, and clean. Hints of cedar and peach come first, then the picture broadens with other hints of evening primrose, chalky notes, and crushed aromatic herbs.
Acidicity and savory characterize this Calvarino. Intense flavor and pervasive acidity, a pleasant sensation of enveloping and lasting power, yet with a radically drinkable character given the low alcohol content. The finish is excellent, evoking ripe drupes and, once again, cedar.
A great Italian white wine in every sense of the word.
A spingere il suo natante di tappi di sughero, nel grande mare delle cose del vino, sono il vento della curiosità, la “sete di conoscenza” e il piacere di condividere la mensa e la bottiglia. Non ha pregiudizi, non teme gli imprevisti, cambia volentieri idea, beve tutto con spirito equanime pur conservando le sue preferenze.
E questo blog è un diario di bordo a più voci, fatto di sensazioni e mai di giudizi. Sensazioni irripetibili, racconti di cantina, note di degustazione, percezioni talvolta chiare e talvolta oscure, non discorso sul vino, ma discorso dal vino e nel vino. Con l’umiltà di chi sa bene che il dominio dell’ancora da scoprire è vasto, che le bottiglie di vino sono tante e ci vuole molto impegno per berle tutte.
Bottiglia acquistata al termine di una degustazione/merenda in azienda a Monforte d’Alba in compagnia casuale di una coppia di winelovers americani e della loro guida personale, degustazione condotta con verve e simpatia dal Signor Clemente che tutti gli Enonauti presenti quel giorno ricordano con piacere.
È un Barolo tradizionale che passa 18 mesi in botti di rovere. Uve dal versante sud della collina di Perno a Monforte d’Alba. Sempre con l’unico bicchiere da vino disponibile nella casa vacanze.
Barolo molto buono e ben fatto, un buono legato all’immediatezza e all’assenza di punti oscuri che necessitano di interpretazione.
Di colore è chiaro, tendente al traslucido. Fragranze di Rosa e Ribes con più spiccata vocazione per una fruttuosità delicata. E poi ricordi di bitter e chinotto che si alternano ad altre note balsamiche e di cipria meno pronunciate.
Sorso lineare, netto, semplice in accezione assolutamente positiva. Raffinatezza in ingresso, misura e una bella progressione di gusto centrata sul frutto delicato e tonico ben sostenuto da acidità distribuita. Tannini ben costruiti in un quadro di grande piacevolezza presente e con ottime prospettive di invecchiamento nel caso lo si volesse conservare in cantina.
Barolo Perno 2018 – Oreste Stefano – wine review
This bottle was purchased after a tasting/snack at the winery in Monforte d’Alba, in the casual company of a couple of American wine lovers and their personal guide. The tasting was conducted with verve and charm by Mr. Clemente, a winemaker fondly remembered by all the wine lovers present that day.
It is a traditional Barolo that spends 18 months in oak barrels. Grapes come from the southern slope of the Perno hill in Monforte d’Alba. One more time served with the only wine glass available in the vacation home.
A very good and well-made Barolo, a good one based on immediacy and the absence of dark points that require interpretation.
It is light in color, verging on translucent. Fragrances of rose and blackcurrant, with a more pronounced inclination for delicate fruitiness. Then there are hints of bitter and chinotto, alternating with other, less pronounced balsamic and powdery notes.
A linear, clean, and simple palate in a positive sense. Refinement on the palate, balanced, and a lovely progression of flavors centered on delicate, crisp fruit, well-supported by balanced acidity. Well-constructed tannins create a highly enjoyable, present palate with excellent cellaring potential.
A spingere il suo natante di tappi di sughero, nel grande mare delle cose del vino, sono il vento della curiosità, la “sete di conoscenza” e il piacere di condividere la mensa e la bottiglia. Non ha pregiudizi, non teme gli imprevisti, cambia volentieri idea, beve tutto con spirito equanime pur conservando le sue preferenze.
E questo blog è un diario di bordo a più voci, fatto di sensazioni e mai di giudizi. Sensazioni irripetibili, racconti di cantina, note di degustazione, percezioni talvolta chiare e talvolta oscure, non discorso sul vino, ma discorso dal vino e nel vino. Con l’umiltà di chi sa bene che il dominio dell’ancora da scoprire è vasto, che le bottiglie di vino sono tante e ci vuole molto impegno per berle tutte.
Come spesso accade ai giorni d’oggi, dopo aver letto velocemente qualcosa online, avevo aggiunto i vini di De Stefani in una lista d’acquisto senza che poi si concretizzasse niente. Come spesso accade nella vita con i vini ci si incontra nel momento inaspettato ed ecco che durante una vacanza in Val Gardena entro in enoteca per comprare una Schiava ed esco con un bel taglio Bordolese del Piave.
È il Solèr di De Stefani annata 2020. Blend in parti equivalenti di Carmenere, Merlot, Cabernet Sauvignon, Refosco e Marzemino.
Refosco e Marzemino sottoposti ad appassimento tradizionale (da cui il nome del vino che rimanda al Solaio), il resto vinificato in vasche a temperatura controllata. 12 mesi in legno prima dell’imbottigliamento. 12 mesi in bottiglia.
Da vigne a Refrontolo e Fossalta di Piave.
Il colore è scuro, fitto. È riccamente fragrante con predominanti sentori di frutta rossa e scura, ma non mancano altri ricordi floreali di viola e balsamici e più previsti sentori di sandalo e cuoio, e meno previsti come le erbe aromatiche. E si parte bene.
Il continuo non è da meno e il sorso è concentrato, compatto, suadente senza perdere niente in vitalità. Chi si aspettasse un vino ultra morbido e meramente opulento resterebbe deluso perché troverebbe invece bilanciamento, morbidezza, sì, ma accompagnata da acidità fluente e un tannino di carattere. Mi viene di pensare a un ben riuscito connubio di opulenza Bordolese e vitalità Triveneta che a me parla di una indiscutibile perizia.
Vino dal prezzo onesto per cui si può immaginare anche una evoluzione positiva e che volendo si può accompagnare con successo a molti piatti della tradizione culinaria italiana. Nel nostro caso un Gulasch di Cinghiale.
As often happens these days, after quickly reading something online, I had added De Stefani wines to a shopping list, but nothing materialized. As often happens in life, wines strike at an unexpected moment, and so, during a vacation in Val Gardena, I wandered into a wine shop to buy a Schiava and walked out with a lovely Bordeaux blend from Piave.
A blend of equal parts Carmenere, Merlot, Cabernet Sauvignon, Refosco, and Marzemino. The Refosco and Marzemino undergo traditional drying (hence the wine’s name, which refers to Solaio, the Italian word for “Solà”), while the remainder is vinified in temperature-controlled tanks. It matures for 12 months in wood before bottling. Aged for 12 months in bottle. From vineyards in Refrontolo and Fossalta di Piave.
The color is dark and dense. It is richly fragrant with predominant notes of red and dark fruit, but there are also other floral notes of violet and balsamic, along with more expected notes of sandalwood and leather, and less expected notes such as aromatic herbs.
And off to a good start.
The finish is equally impressive, and the palate is concentrated, compact, and mellow, without sacrificing any vitality. Anyone expecting an ultra-smooth and merely opulent wine would be disappointed, as they would instead find balance and smoothness, yes, but accompanied by flowing acidity and characterful tannins. It makes me think of a successful combination of Bordeaux opulence and Triveneto vitality, which to me speaks of undeniable skill.
A fairly priced wine, one can imagine a positive evolution, and one that can be successfully paired with many traditional Italian dishes. In our case, a wild boar goulash.
A spingere il suo natante di tappi di sughero, nel grande mare delle cose del vino, sono il vento della curiosità, la “sete di conoscenza” e il piacere di condividere la mensa e la bottiglia. Non ha pregiudizi, non teme gli imprevisti, cambia volentieri idea, beve tutto con spirito equanime pur conservando le sue preferenze.
E questo blog è un diario di bordo a più voci, fatto di sensazioni e mai di giudizi. Sensazioni irripetibili, racconti di cantina, note di degustazione, percezioni talvolta chiare e talvolta oscure, non discorso sul vino, ma discorso dal vino e nel vino. Con l’umiltà di chi sa bene che il dominio dell’ancora da scoprire è vasto, che le bottiglie di vino sono tante e ci vuole molto impegno per berle tutte.
Vigne a Lapio, 500 mt. l’altitudine. Fiano vinificato in botti ovali alsaziane da 25 hl con lunga sosta sulle fecce fini.
Meno superfiano del 2019 bevuto qualche tempo fa, ma anche più dinamico restando comunque nell’insieme dei vini ambiziosi. Lo si beve con l’unico calice a disposizione sul momento che non è comunque d’ostacolo al godimento dell’ottimo vino in questione.
I suoi tratti principali sono la generosità e la precisione. Restando sul paragone col 2019, il colore è meno scuro. Al naso porge fragranze fruttate tropicali, di nespole fresche, ricordi di fieno secco e ranuncolo giallo, qualche cenno speziato e di menta.
Al palato si presenta secco, stratificato e profondo. Acidità pronunciata, dritta, saldezza inusuale per un vino bianco. Ottima la persistenza e ritorno deciso nel finale di drupe e spezie.
Come il 2019 bevuto e raccontato in precedenza ha fatto ottima figura a tavola in abbinamento a Pollo e Weisswurst con verdure al forno.
Oi Nì 2020 – Tenuta Scuotto
Campania Fiano IGP
Vineyards in Lapio, 500 meters above sea level. Fiano vinified in 25-hl oval Alsatian barrels with a long maturation on the fine lees.
Less Superfiano than the 2019 I tasted some time ago, but also more dynamic, while still remaining among the ambitious wines. Its main characteristics are generosity and precision.
Compared to the 2019, the color is less dark. On the nose, it offers tropical fruit aromas, fresh medlars, hints of dry hay and yellow buttercup, and hints of spice and mint. On the palate, it is dry, layered, and deep. The acidity is pronounced, crisp, and firm, unusual for a white wine. Excellent persistence and a decisive return of stone fruit and spice on the finish. Like the 2019 we drank and talked about previously, it made an excellent impression at the table paired with chicken and weisswurst with baked vegetables.
A spingere il suo natante di tappi di sughero, nel grande mare delle cose del vino, sono il vento della curiosità, la “sete di conoscenza” e il piacere di condividere la mensa e la bottiglia. Non ha pregiudizi, non teme gli imprevisti, cambia volentieri idea, beve tutto con spirito equanime pur conservando le sue preferenze.
E questo blog è un diario di bordo a più voci, fatto di sensazioni e mai di giudizi. Sensazioni irripetibili, racconti di cantina, note di degustazione, percezioni talvolta chiare e talvolta oscure, non discorso sul vino, ma discorso dal vino e nel vino. Con l’umiltà di chi sa bene che il dominio dell’ancora da scoprire è vasto, che le bottiglie di vino sono tante e ci vuole molto impegno per berle tutte.
A spingere il suo natante di tappi di sughero, nel grande mare delle cose del vino, sono il vento della curiosità, la “sete di conoscenza” e il piacere di condividere la mensa e la bottiglia. Non ha pregiudizi, non teme gli imprevisti, cambia volentieri idea, beve tutto con spirito equanime pur conservando le sue preferenze.
E questo blog è un diario di bordo a più voci, fatto di sensazioni e mai di giudizi. Sensazioni irripetibili, racconti di cantina, note di degustazione, percezioni talvolta chiare e talvolta oscure, non discorso sul vino, ma discorso dal vino e nel vino. Con l’umiltà di chi sa bene che il dominio dell’ancora da scoprire è vasto, che le bottiglie di vino sono tante e ci vuole molto impegno per berle tutte.
Highlander del Sangiovese. È stato definito anche così. Ed è in effetti di tutti i Grandi Rossi di Toscana, insieme a I Sodi di San Niccolò, forse il più toscano e tra i primi a ridefinire i presupposti, i paradigmi espressivi e il potenziale del vino toscano.
Annata, la 2013, dall’andamento altalenante, come si può leggere sul sito aziendale dove non si lèsina in informazioni sui vini dell’azienda, ma ottima maturazione fenolica raggiunta.
Sangiovese di Gaiole. Selezione in vigna, vendemmia in ottobre, 30 giorni di fermentazione/macerazione, 22 mesi in legni da 225 e 500 litri e in botte da 30 hl. 15 mesi di bottiglia.
Bevo ormai da anni questo vino e ne conosco le possibilità di evoluzione nel tempo. Ultimo prima di questo 2013 è stato il 2010 offerto al banco d’assaggio a Terre di Toscana. In questo caso ci si trova davanti a un vino tonico di colore vivo rubino scuro, fragrantissimo con note dominanti di frutto scuro e maturo, prugna dunque, poi incenso, lavanda, terra smossa, sentori balsamici e di tabacco da pipa con ricordi meno accentuati di arancia tarocco.
Al palato è contraddistinto da saldezza ed equilibrio in congiunzione. Entrata discreta per poi innescare una progressione di gusto decisamente lunga. La trama tannica che comincia ad allargarsi, la gradazione non esagerata, l’acidità ben distribuita contribuiscono a un sorso dinamico, restando comunque nell’ambito della “concentrazione”, affatto faticoso. Anzi. Ritorna il frutto a piena maturazione, largo, mobile, sapido.
Senza nessuna debolezza.
Per quanto ritenga che la stessa bottiglia, se conservata adeguatamente, potrebbe essere bevuta con soddisfazione anche tra dieci anni credo che adesso possa offrire un’esperienza di gusto intensa e probabilmente non replicabile.
Percarlo 2013 – Fattoria San Giusto a Rentennano
Highlander of Sangiovese. It has also been defined as such. And in fact, of all the Great Reds of Tuscany, together with I Sodi di San Niccolò, it is perhaps the most Tuscan and among the first to redefine the presuppositions, the expressive paradigms and the potential of Tuscan wine.
The 2013 vintage has had an up-and-down trend, as you can read on the company website where they don’t skimp on information about the company’s wines, but excellent phenolic maturation has been achieved.
Sangiovese di Gaiole. Selection in the vineyard, harvest in October, 30 days of fermentation/maceration, 22 months in 225 and 500-liter woods and in 30 hl barrels. 15 months in the bottle.
I have been drinking this wine for years now and I know its potential for evolution over time. The last one before this 2013 was the 2010 offered at the tasting table at Terre di Toscana. In this case we find ourselves in front of a tonic wine of a lively dark ruby color, very fragrant with dominant notes of dark and ripe fruit, plum therefore, then incense, lavender, loose earth, balsamic and pipe tobacco hints with less accentuated memories of tarocco orange.
A spingere il suo natante di tappi di sughero, nel grande mare delle cose del vino, sono il vento della curiosità, la “sete di conoscenza” e il piacere di condividere la mensa e la bottiglia. Non ha pregiudizi, non teme gli imprevisti, cambia volentieri idea, beve tutto con spirito equanime pur conservando le sue preferenze.
E questo blog è un diario di bordo a più voci, fatto di sensazioni e mai di giudizi. Sensazioni irripetibili, racconti di cantina, note di degustazione, percezioni talvolta chiare e talvolta oscure, non discorso sul vino, ma discorso dal vino e nel vino. Con l’umiltà di chi sa bene che il dominio dell’ancora da scoprire è vasto, che le bottiglie di vino sono tante e ci vuole molto impegno per berle tutte.