Opera Mia 2013 Taurasi
Tenuta Cav. Pepe


Scrittore/poeta disorganico, coltivatore principiante, cuoco discontinuo, sommelier agli inizi, movimentatore di poponi, giovane padre.
Opera Mia 2013 Taurasi
Tenuta Cav. Pepe
Scrittore/poeta disorganico, coltivatore principiante, cuoco discontinuo, sommelier agli inizi, movimentatore di poponi, giovane padre.
Uno stappo sorprendente è spesso uno stappo che comincia senza aspettative. Non certo per la qualità presunta, ma per l’ignoranza in merito a ciò che si va a stappare. Colmare una lacuna e bere un buon vino insieme è un piacere doppio. È il caso di questo Soave Superiore di una cantina a me sconosciuta fino all’altra sera. Azienda Agostino Vicentini da Colognola ai Colli (VR).
Da uva Garganega ben matura e solo acciaio.
Vino luminoso, espressivo, profumato e di grande presenza gustativa.
Colore concentrato, sa di crema di limone, fiori di acacia, pesca bianca, ricordi iodati, appena speziato ed erbaceo.
Al palato risulta caldo e di spessore, a tratti opulento, ma dall’incedere elegante grazie all’acidità diffusa, alla sapida verve, alla lunga coda che rievoca l’agrume e il frutto ben maturo.
È uno di quei vini che risultano piacevoli all’istante e che si confermano anche a un paio di giorni dall’apertura. A tratti emozionante, trascinante. Persuasivo.
Nel caso specifico anche dopo l’acquisto e l’apertura di una seconda bottiglia a distanza di una settimana.
Scrittore/poeta disorganico, coltivatore principiante, cuoco discontinuo, sommelier agli inizi, movimentatore di poponi, giovane padre.
Flaibani è una piccola azienda di Cividale del Friuli che produce vini identitari abbracciando i principi della biodinamica e che può contare come propulsore sull’entusiasmo, non è poca cosa, di Bruna Flaibani. Tra i vini proposti c’è il Pinot Grigio Ramato.
Ed è ramato. Senza dubbio alcuno. Il colore tende proprio a quello della cipolla ramata, meno orange di quanto appaia in foto e di quanto ricordavo dell’ultima bottiglia bevuta in cantina (forse 2016) e luminoso esattamente come in foto. Gli elementi che ne compongono il ricordo però si ritrovano tutti in questo 2018, ma potenziati e più definiti. Equilibrio, pienezza di gusto, finezza, lunghezza.
Profuma di buono e con precisione con richiami floreali e di Mandarino, pesca tabacchiera, note di bitter e spezie, ribes.
Al palato è setoso, preciso, definito, con una lunga e piacevole uscita sapida che in coerenza col naso ripropone l’agrume e le erbe aromatiche.
Complimenti a Bruna Flaibani e alla sua famiglia per questa bottiglia.
Scrittore/poeta disorganico, coltivatore principiante, cuoco discontinuo, sommelier agli inizi, movimentatore di poponi, giovane padre.
Raramente scelgo di acquistare Champagne di grandi maison, al di fuori di sporadici e misurati incontri con i “mostri sacri” delle bollicine. Questo Brut Millésimé 2008 di Laurent Perrier è stata quindi un ancor più rara eccezione nel panorama delle mie abituali scelte effervescenti. La rivelazione non è stata tanto il fatto che il vino fosse buono (in realtà è buonissimo), quanto che esso potesse competere con champagne di prezzo e categoria decisamente più elevati.
Pinot Noir e Chardonnay in parti uguali per questa annata di rara eccellenza, una delle migliore degli ultimi cinquanta anni, forse anche più.
Giallo paglierino brillante, perlage finissimo, ricco e di grande persistenza. Al naso esprime un carattere solido e seduttivo, molto complesso, con elementi minerali e gessosi, agrumi e fiori bianchi. Il contatto con la bocca è di seta, le bollicine sembrano carezzare letteralmente il cavo orale, senza mai eccedere nè ritrarsi. Grande vivacità, persistenza e profondità, le quali ritornano con coerenza sul frutto maturo (in particolare limone e scorza di arancio), con un’acidità vivace e ponderata. Finale di grande spessore, che regala una bellissma lunghezza minerale e salina.
Champagne eccellente, di categoria superiore, che ha nelle corde dell’equilibrio, dell’armonia e della finezza i suoi migliori pregi, senza però risultare mai banale o scontato. Come detto è un vino che a mio avviso, almeno in questa eccezionale annata, può competere con “cugini” di livello superiore, e per questo non ho dubbi nel dire che rappresenta un buon rapporto qualità prezzo all’interno della propria tipologia.
Vino da grande pasto, che non teme il confronto con pietanze anche elaborate. Le prospettive di evoluzione sono ancora decisamente interessanti.
Sono nato a Roma nel 1977. Il mio animo nomade mi ha portato a Milano, Perugia e successivamente in Svizzera. Sono pedagogista-educatore, counsellor e sommelier, percorsi intrapresi con impegno, fatica, ma soprattutto passione. Ad oggi vivo a Lugano e lavoro per l’Organizzaione Sociopsichiatrica Cantonale. Amo viaggiare comodamente, leggere prima di addormentarmi, vedere bei film, mangiare bene, ascoltare jazz, ed ovviamente bere buon vino. Quando riesco a fare almeno due di queste cose contemporaneamente, insieme alle persone a me care, mi sento felice.
Scrittore/poeta disorganico, coltivatore principiante, cuoco discontinuo, sommelier agli inizi, movimentatore di poponi, giovane padre.
Fa piacere vedere che si rinnova l’appuntamento con Wine & Siena dopo due anni di tribolazione. E il pensiero torna a quel 3 febbraio 2020 quando passammo una bellissima giornata a Palazzo Squarcialupi/Santa Maria della Scala grazie all’impeccabile organizzazione targata TheWineHunter/Gourmet’s International. Una delle ultime belle giornate, perlomeno per chi scrive, da Winelover in avanscoperta tra i banchi d’assaggio prima di sprofondare nell’emergenza e nella preoccupazione.
Dal 12 al 14 marzo dunque presso il complesso di Santa Maria della Scala a Siena torna l’appuntamento con Wine & Siena. Innumerevoli espositori, Masterclass a cura di The WineHunter, Showcooking a cura di alcuni ristoratori locali, passeggiate enogastonomiche, incontri e convegni dedicati al mondo dell’enogastronomia.
Qui il programma completo:
Wine & Siena 2020 (https://wineandsiena.com/2020/)
Merano Wine Festival (https://meranowinefestival.com/)
The WineHunter (https://winehunter.it/)
L’Enonauta è un navigatore.
A spingere il suo natante di tappi di sughero, nel grande mare delle cose del vino, sono il vento della curiosità, la “sete di conoscenza” e il piacere di condividere la mensa e la bottiglia. Non ha pregiudizi, non teme gli imprevisti, cambia volentieri idea, beve tutto con spirito equanime pur conservando le sue preferenze.
E questo blog è un diario di bordo a più voci, fatto di sensazioni e mai di giudizi. Sensazioni irripetibili, racconti di cantina, note di degustazione, percezioni talvolta chiare e talvolta oscure, non discorso sul vino, ma discorso dal vino e nel vino. Con l’umiltà di chi sa bene che il dominio dell’ancora da scoprire è vasto, che le bottiglie di vino sono tante e ci vuole molto impegno per berle tutte.