Bottiglie, Degustazioni

Le delusioni enoiche del 2022

LE DELUSIONI ENOICHE DEL 2022

Prendendo spunto dall’iniziativa di un competente stappatore/comunicatore che incitava dal suo spazio Facebook i suoi omologhi a stilare una lista di vini deludenti invece di limitarsi solo a quelli piacevoli, ho compilato questa lista. Ho volutamente omesso i vini guasti, difettati e ingiudicabili ed è quindi sottinteso che i vini nell’elenco non fossero difettati. Tutte le bottiglie, tranne Baron Ugo e Turriga sono state condivise e la delusione è parsa essere unanime. Contribuisce certamente alla delusione il fatto che tutti questi vini sono preceduti dalla loro fama, dal discorso e dall’aura di mito da cui sono ammantati.
Specifico che sono delusioni contestuali legate a singole esperienze e non giudizi definitivo sull’operato di nessuno e che di alcuni dei produttori in elenco sono convinto sostenitore/stappatore da anni.

Barbera Francia 2018 – Conterno

C’è poca Barbera. Vagamente freaky, un mix di resine, erbe aromatiche e frutto acerbo. Comunica ricerca di originalità senza successo. In una serata con altre 7 Barbere di fama sfigura nettamente.

Turriga 2012 – Argiolas

Molta polpa, ma poca vitalità. Si annuncia vigorosamente, ma si esaurisce in breve ed è lontano parente delle altre bottiglie di Turriga, giovani e vecchie, bevute nel recente passato.

Baron’ Ugo 2015 – Monteraponi

Un vino criptico, incomprensibile, grosso scheletro e poco, o punto, gusto. Sentori un po’ al limite che ho riscontrato anche in altre bottiglie e che mi fanno pensare a una precisa scelta stilistica. Per me resta un sangiovese da 50 euri che nel bicchiere dà ben poca soddisfazione.

Ribolla 2013 – Gravner

Si passa dal vastissimo e bellissimo corredo aromatico a una alcolicità impressionante che offusca il sorso, lo rende difficoltoso, macchinoso. Lo neutralizza.

Barolo Ciabot Mentin 2010 – Clerico

Vuoi per l’annata, vuoi per la fama del produttore, le aspettative c’erano. E le aspettative, specificando sempre che contribuiscono esse stesse alla formazione delle delusioni, vanno deluse. Sentori di resine, essenze aromatiche. Vino troppo acido e caldo, poco fruttuoso, corto. Anonimo.

Faro Palari 2013

Apporto di legno maldosato, vino contratto, pochissimo espressivo, al limite del mutismo.

Brunello di Montalcino 2012 – Cerbaiona

Come Turriga. Forse anche vagamente piatto e pochissimo fragrante. Rapporto prezzo soddisfazione da shock.

Jakot 2018 – Princic

Acetica senza controllo. La decisione di proporre al bevitore un vino come questo mi risulta ancora insondabile. Espressività o esagerazione? Credo che solo con atteggiamento ideologico sia possibile bere questo vino, ma non escludo di avere gusti limitati e di non essere abbastanza “inclusivo”.

Pinot Nero Ris. Trattman Mazon 2016 – Girlan

Una bomba alcolica lignea. A tratti ingombrante. Uno dei pochi 2016 malriusciti che abbia avuto la possibilità di assaggiare. Bevibilità scarsissima.

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Ribolla 2008 – Gravner

Ribolla 2008 – Gravner
Venezia Giulia Igt

Quest’ultima settimana appena terminata è stata una delle più fortunate, enoicamente parlando, dell’ultimo anno. Molte bottiglie, molta compagnia, molti amici, molta qualità, molta felicità. Tra queste bottiglie la Ribolla 2008 di Gravner. Da Oslavia. Dove la Ribolla è diventata vitigno degno di un progetto a parte. Ribolla di Oslavia.

Lunga macerazione in anfora, svinatura e di nuovo in anfora e poi sei lunghi anni in grandi botti di rovere.

Mi trovo nel bicchiere questo liquido ambrato lucente (peccato la scarsa luce che non rende completamente giustizia al vino) e gioisco preventivamente.

Al naso porge un bel ventaglio di aromi che vanno dallo Zafferano al caffè, dall’uva sultanina alle radici aromatiche, dal miele di acacia alla resina.

In bocca è cangiante, multiforme, sapido, tannico, buono di sapore, persistente ai massimi livelli. Rispetto ad altre annate da me assaggiate risulta più corposo e sviluppa più volume, rievocando le spezie e la frutta disdratata.

Bevuto peraltro in compagnia di un altro vino macerato, Zagreo 2017 de I Cacciagalli, per invalidare la teoria che tutti i macerati si somigliano. Ottimo, e diversissimo, anche Zagreo, in foto in primo piano sfocato davanti al calice di Ribolla, su cui meriterebbe ritornare.

Enonauta/Degustazione di Vino #086 - review - Ribolla 2008 - Gravner | cangiante, multiforme, sapido, tannico
Enonauta/Degustazione di Vino #086 - review - Ribolla 2008 - Gravner | cangiante, multiforme, sapido, tannico
Enonauta/Degustazione di Vino #086 - review - Ribolla 2008 - Gravner | cangiante, multiforme, sapido, tannico

Ribolla Gravner 2008 – Venezia Giulia Igt

This last week that has just ended has been one of the luckiest, oenologically speaking, of the last year. Many bottles, much company, many friends, much quality, much happiness. Among these bottles is Gravner’s Ribolla 2008.

Long maceration in amphora, racking and again in amphora and then six long years in large oak barrels.

I find this shiny amber liquid in the glass (pity about the poor light which doesn’t do the wine complete justice) and I rejoice in advance.

The nose offers a beautiful range of aromas ranging from saffron to coffee, from sultanas to aromatic roots, from acacia honey to resin.

In the mouth it is iridescent, multifaceted, savory, tannic, good tasting, persistent at the highest levels. Compared to other vintages I have tasted, it is more full-bodied and develops more volume, recalling spices and dehydrated fruit.

Furthermore, drunk in the company of another macerated wine, Zagreo 2017 by I Cacciagalli, to invalidate the theory that all macerated wines are similar. Also excellent and very different is Zagreo, in the photo in the foreground blurred in front of the glass of Ribolla, which is worth returning to.

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