Bottiglie, Degustazioni

Pinot Nero 2010 – Dalzocchio

Pinot Nero 2010 – Dalzocchio 

Vigneti delle Dolomiti igt 

Rovereto

18 mesi in barrique, affinamento in bottiglia. 

Se l’ultimo Pinot Nero Dalzocchio, era un 2013, che ho raccontato l’ho definito un “vino bosco” (leggi qui) per certe sue caratteristiche di ombrosa elusività, questo è invece, forse per i quasi 4 anni in più passati in bottiglia, un vino che mostra adesso di aver raggiunto un più evidente temperamento. E mostra un bouquet chiaro, aperto e un sorso ben delineato, disteso.

Colore vivo mediamente scuro. Spinge, è propulsivo, ricorda il lampone e la c’era d’api, il bitter e il mandarino, sulla distanza escono prepotenti le reminiscenze mentolato/balsamiche che finiscono per diventare un piacevole motivo trainante.

Ha tocco vellutato, sferico, dolce non dolce fruttuosità. Non manca di acidità che s’innerva e dinamizza il sorso, così come di tannini stuzzicanti che ne arricchiscono la trama. Profondo e decisamente persistente. Questa bottiglia sembra essere a un punto di ottima espressività e, pur non escludendo ulteriori sviluppi, mi sento di consigliare l’apertura. Sempre avendone ancora.

Il mio Dalzocchio preferito.

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Cuna 2016 – Podere Santa Felicita

Cuna 2016 – Podere Santa Felicita
Toscana IGT
(un vino che ricorda nothing but flowers)

Cominciato a casa e finito nel bosco questo Pinot nero del Casentino ideato dall’enologo Federico Staderini che stappo con grande soddisfazione da svariati anni. Questo 2016 è risultato forse il migliore di tutti quelli che lo precedettero e seguiva lo stappo di una 2015 prematuramente maturata, ma ne ha cancellato all’istante la delusione.
Sulla metodologia di vinificazione consiglio di leggere quanto scritto sul sito aziendale qui: https://www.cuna.cloud/

Il colore è rubino chiaro, spicca per finezza ed espressività con ricordi di lampone e fragoline di bosco, bitter, note ematico/ferrose, echi mentolati, di bosco, muschio, spezie.

È mirabile l’equilibrio generale raggiunto per cui si beve un vino ampio, dal sorso definito e dall’andatura certa, che ha calibrata e distribuita, ma vivacissima, acidità, tannini ricamati ed energia da vendere che fanno da sponda alla delicata dolcezza dei richiami al frutto, alla sua vellutata suadenza. Lo definirei un vino completo, ottimamente eseguito.

Ricorda per analogia la famosa canzone dei Talking Heads “nothing but flowers ” che montava una melodia irresistibile su un ritmo semilatino incalzante.

“…two fools in love, so beautiful and strong…”

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Pinot Nero 2013 – Dalzocchio

Pinot Nero 2013 – Dalzocchio
Vigneti delle Dolomiti igt
Rovereto

18 mesi in barrique, affinamento in bottiglia.
Non è un vino facile. È un vino-bosco, ci si addentra in vaste zone di silenzio, d’ombra, la luce appare all’improvviso dall’alto filtrando come tra fitti rami, il suono ci raggiunge massivo come se tutto ciò che di vivo lo abiti si rivelasse all’unisono.
Terza bottiglia e ultima delle mie tre. Mostra nettamente evoluzione positiva dalla prima esperienza in cui il vino sembrava molto più chiuso e contratto. Resta un vino a tratti enigmatico, che sembra celare un nucleo d’energia sotto una superficie apparentemente placida.
Colore chiaro, luminoso.
Profumi Bacche di Goji, fragole selvatiche, reminiscenze di vermouth e bitter, sostanzialmente di erbe aromatiche, muschio, resina di cipresso, spezie. Vitale.
In bocca è fresco e sapido, buona intensità gustativa e tannini rifiniti. Sorso ben delineato che finisce ottimamente rievocando la prugna, le spezie, un che di balsamico.

Non tradisce mai la sua fama.

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Mason 2015 – Manincor

Mason 2015 – Manincor

Pinot Nero/Caldaro/Alto Adige Doc

Una bottiglia che mi riconcilia col Pinot Nero, italiano o transalpino che sia, da cui finisco spesso deluso. Per l’essere costantemente in bilico tra un’apparente scarnezza e una forza espressiva inarginabile. La precisione, la pulizia unite a una complessità non trascurabile di un vino che non appare mai sovracostruito.
Pinot nero, fermentazione con lieviti indigeni, due settimana di macerazione, 16 mesi di barrique (20 percento nuove), sempre a contatto con le fecce.
Vino dalla luminosità rara, aperto, lindo e diretto nel bouquet dove troviamo i frutti rossi come la fragolina di bosco e il lampone, il mazzetto aromatico, la china, lievi sentori di spezie e di affumicato.
Al palato brilla per la lineare e lunga progressione, la freschezza diffusa e l’intensa espressione di gusto, il tannino setoso, un equilibrio e una piacevolezza generale da ricordare. Finisce con un bel ricordo di frutto “vero” e spezie dolci.
Un bel riconciliarsi col Pinot Nero con questo Mason che ricordavo buono e che ritrovo buono.

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Pinot Nero 2016 – Dalzocchio

Pinot Nero 2016

Dalzocchio

Vigneti delle Dolomiti IGT

Dalle colline a nordest di Rovereto uno tra i più considerati tra i Pinot Nero italiani bevuto nel più orrendo dei bicchieri, l’unico disponibile sul momento, dimostrazione che si può godere della bontà di un vino in qualunque contenitore. Vino per chi pensa che in Italia si possano fare e bere ottimi pinot nero. Quelli che pensano che non si possa e finiscono sempre nel paragone con la Borgogna fanno meglio a bere solo la Borgogna.

Questo 2016 rinverdisce il ricordo della prima bottiglia che mi fece interessare all’azienda di Elisabetta Dalzocchio.

Fermentazione con lieviti indigeni in tino aperto a seguire 18 mesi in legno. Chiaro e luminoso il colore, al naso è lineare e nitido, fragolina di bosco, arancia, bitter (ovvero erbe aromatiche), vagamente boisee.

Vino apprezzabile nella sua giovane esuberanza, energia da vendere, fresco e tannico, non lo si può apprezzare al momento per l’equilibrio, ma lo si può apprezzare per la presenza, per l’intensità e la lunghezza, per il sospetto che tra qualche anno, anche se tutte le volte che mi ritrovo a pronunciare queste parole finisco per fare gli scongiuri, potrà dare grandi soddisfazioni a chi ne avrà messa da parte qualche bottiglia.

Da non sottovalutare, per chi frequenta le cantine la gentilezza, la competenza e la disponibilità della titolare.

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Ventisei Pinot Nero 2015 – Azienda Agricola Il Rio

il Ventisei Pinot Nero 2015 dell’Azienda Agricola Il Rio viene da viene da Vicchio nel Mugello, ultimo dei territori toscani ad essersi ritagliato uno spazio importante nel mondo del vino.

Parziale macerazione carbonica
12 mesi in barrique e 12 in bottiglia.

Senza inutili e fuorvianti paragoni coi cugini di Borgogna io lo bevo pensando ai suoi omologhi toscani e in questo confronto risulta convincente e per piacevolezza finisce subito primo a pari merito col Pinot di Staderini, ma non per somiglianza, bensì per la qualità di caratteristiche che da quello lo differenziano nettamente.

Colore tra il rubino e il granato, trasparente e vivoa, non esplosivo al naso, ma continuo, incisivo con sentori principalmente fruttati di marasca, arancia rossa e lampone, con ricordi di spezie dolci, erbe officinali e pellame fresco.

Vino che risulta piacevolissimo al sorso. Esordio morbido e caldo, concentrato per poi distendersi in uno slancio di avvolgente acidità.

Buona la persistenza, coerente nell’aroma di bocca, una trama tannica fitta e nobile.

Buono appena stappato, il giorno dopo e il giorno dopo ancora e per mia opinione più affine ai Pinot Nero trentini che a quelli appenninici.

Enonauta/Degustazione di Vino #095 - review - Ventisei Pinot Nero 2015 - Il Rio | Pinot Nero Mugellano che fa bella figura

Ventisei Pinot Nero Il Rio 2015

Enonauta/Degustazione di Vino #095 - review - Ventisei Pinot Nero 2015 - Il Rio | Pinot Nero Mugellano che fa bella figura

Ventisei Pinot Nero Il Rio 2015

comes from Vicchio in Mugello, the last of the Tuscan territories to have carved out an important space in the world of wine.

Partial carbonic maceration
12 months in barrique and 12 in bottle.

Without useless and misleading comparisons with its Burgundian cousins, I drink it thinking of its Tuscan counterparts and in this comparison it is convincing and in terms of pleasantness it immediately finishes first on a par with Staderini’s Pinot, but not for similarity, but for the quality of characteristics it gives that clearly differentiates it.

Color between ruby ​​and garnet, transparent and lively, not explosive on the nose, but continuous, incisive with mainly fruity hints of morello cherry, blood orange and raspberry, with memories of sweet spices, medicinal herbs and fresh leather.

A wine that is very pleasant to sip. Soft and warm opening, concentrated and then relaxing in a burst of enveloping acidity.

Good persistence, consistent in the mouth aroma, a dense and noble tannic texture.

Good as soon as it was uncorked, the day after and the day after again and in my opinion more similar to the Trentino Pinot Noir than to the Apennine ones.

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Abtei Muri Pinot Nero Riserva 2016 – Muri-Gries

Abtei Muri Pinot Nero Riserva 2016 – Muri-Gries (Sudtirol – Alto Adige DOC)

Pinot nero da vigne site in Appiano Monte tra i 500 e i 600 mt slm.
Fermentazione in acciaio e poi 12 mesi in Barrique

Tra il rubino e il granato di media intensità.
Profumi di frutta matura, frutti di bosco e fragolina selvatica, spezie ed erbe officinali e sentori riconducibili al passaggio in legno, non predominanti, ma percepibili.

Enonauta/Degustazione di Vino #074 - review - Abtei Muri Pinot Nero Ris.  2016 - Muri-Gries | Pinot Nero di struttura da Appiano

Caldo, avvolgente e appena ruvido al palato, sostenuto da una buona spalla acida e da tannini misurati. Progressione di gusto lineare con discreto finale speziato e vagamente balsamico.

Da accompagnarsi a piatti di buona struttura.

Enonauta/Degustazione di Vino #074 - review - Abtei Muri Pinot Nero Ris.  2016 - Muri-Gries | Pinot Nero di struttura da Appiano
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Pinot Nero 2015 – Castel Juval

Pinot Nero 2015 – Castel Juval

Dai vigneti più alti e riparati dell’azienda, vinificato in acciaio e successivamente affinato in botti grandi e piccole di quercia e acacia.

Enonauta/Degustazione di Vino #066 - wine review - Pinot Nero 2015 - Castel Juval | ossuto, scabro ed essenziale

Viene un vino chiaro e luminoso, dai profumi netti di rosa, lampone e fragoline di bosco, di spezie e con un lieve ricordo di tostatura.

Enonauta/Degustazione di Vino #066 - wine review - Pinot Nero 2015 - Castel Juval | ossuto, scabro ed essenziale

Al palato risulta ossuto, scabro ed essenziale. La componente acida in principio appare predominante e in effetti lo è (mio suocero, appassionato di vini muscolari, afferma che gli manca “il corpo”), ma col tempo rivela anche un’inaspettata, dopo l’incipit scorbutico, anima fruttata che invece caratterizza la fase retronasale.
Tannino fine, persistenza, bevibilità.

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Vadum Caesaris Spumante Metodo Famigliare 2016 – Vallarom

Vadum Caesaris Metodo Familiare 2016

Vallarom (Avio, Tn)

Vadum Caesaris Metodo Familiare fa vinificazione in acciaio e in percentuali diverse per Chardonnay, Sauvignon, Riesling Renano e Pinot Bianco. A seguire rifermentazione in bottiglia.

Verdolino opalescente, d’altra parte è un sur lie. Al naso è vivace, principalmente frutti esotici, mango e ananas, ma anche susina selvatica e pane fresco.

Effervescenza minuta e setosa e acidità vellutata per questo Metodo Famigliare di casa Vallarom che al palato risulta cremoso e di gusto pieno. Finale insistito di frutto esotico e un lungo, piacevole ricordo di arancia amara, di scorzette di cedro ed è un vino che si lascia bere agevolmente, piacevolmente, e che può accompagnare degnamente un bel risotto ai porri, che per l’appunto avevo cucinato in questa occasione, dei primi di pesce o anche semplicemente un aperitivo in agilità prima di una cena sostanziosa.

 
 
Enonauta/Degustazione di Vino #5 - Vadum Caesaris 2016  di Vallarom. Il metodo familiare come lo intende Filippo Scienza di Vallarom.
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