Non è solo l’Altro Nebbiolo
(quello dell’alto piemonte)
Giovedì 5 maggio ho avuto la fortuna di condurre una serata conviviale, con un discreto numero di curiosi ed enoappassionati, centrata sull’assaggio di quattro vini proveniente dalla zona comunemente chiamata Alto Piemonte. Serata organizzata da Il Mosto Selvaggio a Pistoia presso il Ristorante “il Punto di Simone” .
Proposte quattro denominazioni in una sola annata, il 2018, per delineare un quadro contestuale sulle potenzialità del vitigno e ciò che se ne è ne evinto è una diffusa qualità, espressività, annata fortunata ben interpretata dalle quattro aziende proposte. Se mai ce ne fosse stato bisogno, la consapevolezza maturata alla fine delle bottiglie è scritta nel titolo. Non una variante minore del Nebbiolo, ma una sua interpretazione dall’identità ben delineata e dagli esiti qualitativi spesso di primissimo livello.
Inoltre un Intruso, un vino Valtellinese, imparentato con l’alto Piemonte per via del Nebbiolo, o Chiavennasca, e della vicinanza alle montagne.
Si tratta del Matock 2018 dell’azienda Giano di Albosaggia (SO) che ci ha proposto il suo vino in assaggio.
Questi i vini in degustazione:
1 Carema 2018 – Cantina Produttori di Carema
2 Bramaterra 2018 – Colombera & Garella
3 Ghemme 2018 – il Chiosso
4 Gattinara 2018 – Caligaris
5 MATOCK 2018 – Az. Agricola Giano (SO)
Carema 2018 Cantina Produttori di Carema
24 mesi di botte grande
Un nebbiolo questo che concorre al premio “miglior carema” della Cantina di Carema mai provato.
Colore traslucido rubino quasi porpora.
Floreale delicato, mandarino, fragolina/lampone, erbe aromatiche, nessun peso su questo vino leggiadrissimo.
La freschezza è dilagante, tannino finissimo, essenziale e pieno di energia, finale aperto, lungo su frutto fresco e spezie. Vino che può anche apparire semplice per la beva facile, ma che non dà mai segni di approssimatività o incertezza.
Buonissimo.
Bramaterra 2018 Colombera & Garella
Nebbiolo con Croatina e Vespolina
24 mesi in barrique e tonneaux, 6 mesi in cemento.
Rubino chiaro, ribes rosso, prugna, appena agrumato, origano, tracce ematiche.
Acidità bilanciata da un buon corpo, tannino da calibrare, darà il meglio tra un po’. Il meno energico del novero.
Per chi scrive l’unica mezza delusione della serata, ma molti ne hanno apprezzato certe forme più affusolate e il minor impeto fresco/tannico.
Ghemme 2018 Il Chiosso
Nebbiolo con saldo di vespolina
2 anni in botte grande
Rubino vivace il colore
Ci mette un po’ ad aprirsi, ma poi offre sentori tipici di rosa, fragolina, genziana e speziati di pepe e cannella.
Impattante al palato, caldo e spesso, ma poi trova grande distensione, precisione e persistenza grazie all’acidità diffusa, a un tannino di forza e ben definito.
Grande prova e rapporto qualità prezzo. (il mio preferito)
Gattinara 2018 Caligaris
Vino artigianale. Lunga macerazione, 36 mesi in botte grande
Nebbiolo 100 percento
Color rubino/granato
Sentori di marasca e rosa, appena resinoso, speziatura netta.
Vino di struttura, non muscolare però, acidità fluente e tannino rigoroso. La vena sapida in evidenza lo vivifica assai pur essendo il più austero dei 4.
Vino dalle ottime prospettive.
L’ospite/intruso viene dalla Valtellina.
Matock 2018 – Az. Agr. Giano
Chiavennasca da vigneti a recupero sulla sponda Orobica della Valtellina. Senza chiarifica e filtrazione. Fermentazione spontanea e macerazione carbonica a grappolo intero.
Fa grande figura tra i colleghi altopiemontesi e riscuote un apprezzamento quasi unanime.
Per la sua veste chiara, quasi purpurea, i netti sentori di viola, visciola, spezie offerti con un certo vigore inebriante.
Sorso a tratti rustico, di medio corpo, fresco e tannico, non adatto a un aperitivo in scioltezza, ma sicuramente vincente a tavola (in questo caso con le costine di maiale con rape in padella). Di gusto pieno, coerente e offre anche un buon finale lineare.





L’Enonauta è un navigatore.
A spingere il suo natante di tappi di sughero, nel grande mare delle cose del vino, sono il vento della curiosità, la “sete di conoscenza” e il piacere di condividere la mensa e la bottiglia. Non ha pregiudizi, non teme gli imprevisti, cambia volentieri idea, beve tutto con spirito equanime pur conservando le sue preferenze.
E questo blog è un diario di bordo a più voci, fatto di sensazioni e mai di giudizi. Sensazioni irripetibili, racconti di cantina, note di degustazione, percezioni talvolta chiare e talvolta oscure, non discorso sul vino, ma discorso dal vino e nel vino. Con l’umiltà di chi sa bene che il dominio dell’ancora da scoprire è vasto, che le bottiglie di vino sono tante e ci vuole molto impegno per berle tutte.
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