Grandi Langhe 2024 | Indicazioni ricevute, i migliori assaggi e altri riconoscimenti
Degustazioni, Eventi

Grandi Langhe 2024 | Indicazioni ricevute, i migliori assaggi e altri riconoscimenti

Grandi Langhe 2024 – L’EVENTO

Davvero apprezzabile la formula dell’evento Grandi Langhe a Torino anche nel 2024. Organizzazione, contesto, clima. Sicuramente il più importante tra gli eventi dedicati al vino di Langa organizzato dal Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani e il Consorzio di Tutela Roero, con il supporto di Regione Piemonte e il sostegno di Intesa San Paolo.

Grandi Langhe 2024 – INDICAZIONI GENERALI

Le indicazioni generali non mancano. L’annata 2020 per il Barolo sembra felice nella sua misurata vitalità. La 2021 per il Barbaresco felicissima, molto espressiva soprattutto nelle interpretazioni classiche. La 2022 per i Langhe Nebbiolo e i Nebbiolo d’Alba un po’ problematica. 

Dal Roero arrivano a Torino vini di qualità media piuttosto alta, ma soprattutto vini caratterizzati da grande carattere unito a perizia nell’esecuzione.

I migliori | Barolo 2020 a Grandi Langhe 2024

Al Barolo Cannubi 2020 Pira di Chiara Boschis giudicando sull’onda dell’emozione non lesinerei un 100/100.

Grandi emozioni sono venute da 

Barolo Parafada 2020 di Palladino

Barolo Marenca 2020 di Pira

Barolo Pianpolvere 2020 di Chionetti

E poi da ricordare anche 

Barolo del Comune di La Morra 2019 di Boglietti

Barolo Sarmassa 2020 di Brezza

Barolo Margheria 2020 di Massolino

Barolo Sottocastello di Novello 2020 di Ca Viola per la sua suadenza.

Barolo 4 Vigne 2019 di Cascina Adelaide da ricordare per il vasto bouquet profumiero.

Fuori Categoria il Barolo Riserva San Bernardo 2016 di Palladino. 

I migliori | Barbaresco 2021

Da ricordare in un quadro di generale validità

Barbaresco Albesani 2021 di Massolino

Barbaresco Cottà 2021 di Sottimano che è un fulgido esempio di precisione 

Barbaresco Rio Sordo 2021 e Barbaresco Pora 2021

ovvero i due presentati da Musso che mostrano uno straordinario equilibrio di forze

Barbaresco Montersino 2021 di Albino Rocca per la sua anima duplice, dura e dolce al tempo stesso.

I migliori | Nebbiolo d’Alba e Langhe Nebbiolo 2022

Non mancano vini dal sorso un po’ sbavato, un po’ pienotti, grassi e alcolici. Spiccano il Nebbiolo di Pira da Serralunga e di Musso da Barbaresco che rispetto agli altri mostrano di aver probabilmente gestito meglio le condizioni climatico ambientali.

I migliori | Barbera e Dolcetto

La Barbera d’Alba Bricco delle Olive 2021 di Palladino è una vera Bomba. 

Barbera d’Asti 2022 di Emilio Vada. Distintiva e possente.

Barbera d’Alba Sup. Marun 2020 di Correggia è espressiva ed equilibrata.

Per il Dolcetto 2020 San Luigi di Chionetti spenderei il termine Archetipico. 

Ca ed Curen porta al banco degli ottimi dolcetti. Il preferito il “Cent’anni anni e più” 2021. 

Il Dolcetto d’Alba 2021 di Enzo Boglietti è secco, preciso, incisivo.

Molto buono anche il Dolcetto d’Alba 2022 dei Fratelli Barale

I migliori | Roero

Per mio gusto i migliori sono risultati:

Alberto Oggero con i suoi Roero Anime 2021 e Roero Le Coste 2021 che per certo concorrono per il riconoscimento del migliore vino di tutta la manifestazione.

Matteo Correggia e i suoi due Roero 2021 e Roero Riserva 2020 La Val dei Preti il cui tratto dominante è l’eleganza.

Stefano Occhetti i cui Roero sviluppano in potenza senza trascurare la propria identità.

Roero Rosso Le Sanche 2021

Roero Rosso Riserva Occhetti 2021

I migliori | Roero Arneis

Assaggiati con piacere diversi esperimenti per portare l’Arneis a un livello di gusti più articolato.

Tra questi:

Roero Arneis 2016 La Val dei Preti – Matteo Correggia

Non è una classifica, ma solo ricordi rimasti più impressi di altri alla fine di due giornate passate in piedi senza ovviamente poter assaggiare tutto.

Fotografie di Dario Agostini

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Barolo Pisapola 2016 – Edoardo Sobrino

Barolo Pisapola 2016 – Edoardo Sobrino

Vigneto in Verduno, in Diano d’Alba l’azienda.
Invecchiamento in botte grande.

Premessa buffa:
Nell’aprile 2022 stavo organizzando un giro nelle Langhe con alcuni amici e l’azienda di Edoardo Sobrino era tra quelle che avevo contattato, spinto dall’entusiasmo di alcuni racconti raccolti e senza aver mai bevuto i suoi vini.
Poi è finita che io non ho potuto partecipare alla gita e da Edoardo Sobrino sono andati gli amici senza di me e qui si può leggere il resoconto di quel viaggio

(https://www.enonauta.it/2022/12/30/la-prima-volta-non-si-scorda-mai/)

Questa bottiglia è una di quelle che ritornarono da quel viaggio.

Vino chiaro, luminoso, nitido nei rimandi olfattivi con predominanti note floreali e balsamiche, di eucalipto, anice stellato, erbe officinali. Più tenui ricordi di ribes, bergamotto, felce.
Vino dall’intensità olfattiva sopra la media.

Al palato è sottile, dall’andatura lineare e incisiva, senza sbavature, con acidità calibratissima e tannini di grana fine, sapidità spiccata con ben apprezzabile bilanciamento di tattile e gustativo e si conferma la precisione di tratto già suggerita al naso.

Vino ottimo da riassaggiare sicuramente.




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Barolo Riva Rocca 2013 – Claudio Alario

Barolo Riva Rocca 2013 – Claudio Alario

Riva Rocca, menzione geografica del Comune di Verduno. 24 mesi in barrique francesi, 12 mesi in botte grande 30Hl e 12 mesi in bottiglia.
Uno dei due Baroli prodotti dall’azienda di Diano d’Alba i cui vini negli anni non finiscono mai di impressionarmi positivamente per i valori che riescono a esprimere.
Questo è un Barolo sostanzioso, color rubino pieno, articolato impatto olfattivo con richiami classici e ben delineati di Rosa, visciola, note mentolate e balsamiche che accompagnano con costanza, etereo, erbe essiccate/radici aromatiche, un soffio di chinotto e di resine.
Al palato arriva pieno e caldo, senza indugiare però in morbidezze plateali, il sorso è invece dinamico, persistente, dal tannino potente e di forma arrotondata e con cospicua acidità distribuita. Coerente nel gusto, intenso, finisce aperto, balsamico e fruttato. Se al palato, nell’incipit, appare un Barolo moderno finisce, alla fine dell’esame olfattivo e gustolfattivo, per avere le sembianze di un classico.
Già stappato lo stesso vino un paio d’anni addietro e lo trovo sicuramente migliorato sotto tutti gli aspetti. In ottimo abbinamento con la Tasca di Vitello ripiena, ma non solo.

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Dolcetto di Diano d’Alba Sörì Colombè 2020 – Prandi

Dolcetto di Diano d’Alba Sörì Colombè 2020 – Prandi

Saporito, sostanzioso, pungente, violaceo intenso con aromi netti, diretti di mora, cannella, viola, qualcosa della buccia del chinotto.
Tannino abbastanza fuso, sapore di frutto fresco, sorso giustamente acido, secco, pieno e dai contorni ben definiti.
Benissimo con una Robiola di Alta Langa brevemente stagionata.
Tra le fermate più apprezzate di ogni viaggio nelle Langhe. Nella zona di Diano d’Alba tra i migliori.

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Dolcetto di Diano d’Alba “Sorì Cristina” 2018 Azienda Agricola Prandi

Dolcetto di Diano d’Alba “Sorì Cristina” 2018

Azienda Agricola Prandi

Giovanni

Quando mi trovo nelle Langhe non manco mai l’appuntamento coi vini di Prandi a Diano d’Alba. Che sia il tempo di un pitstop per il solo l’acquisto o una sosta per una degustazione in saletta. Questa volta è un appuntamento per procura, grazie agli amici che sono andati su mio consiglio e che hanno riportato le bottiglie. Io purtroppo a casa.

Interpretazione che oserei definire in sottrazione e perfettamente riuscita.
Rubino chiaro con riflessi porpora, Confettura di visciole, floreale, speziatura fine, appena sanguigno, note agrumate di chinotto particolarissime, non è più un Dolcetto giovane, ma dimostra le ragioni di questo vitigno anche se stappato dopo qualche anno. Sorso setoso, dalla grande definizione, equlibrato, ricco in gusto, dalla giusta dotazione alcolica, tannino arioso, un giusto compromesso tra intensità gustativa e una levità non così comune per la tipologia. Un bel finale con ricordi speziati e di frutto scuro.

Rapporto Q/P imbattibile.

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Nebbiolo d’Alba Cascinotto 2016 – Claudio Alario

Nebbiolo d’Alba Cascinotto 2016 – Claudio Alario

Nebbiolo d’Alba Doc

Tra gli enoappassionati è idea diffusa, tra le altre, che il rotofermentatore e la barrique usate insieme per vinificare il Nebbiolo siano strumenti del Dimonio per svilire l’anima e travisare l’identità di questo nobilissimo vitigno piemontese, ma questa del Nebbiolo d’Alba Cascinotto 2016 di Claudio Alario da Diano d’Alba è la bottiglia che, se mai ce ne fosse bisogno, smentisce in pieno l’idea risultandone all’assaggio una brillantissima interpretazione.

Enonauta/Degustazione di Vino #115 - review - Nebbiolo d'Alba Cascinotto 2016 - Alario | Sostanzioso, pronto, gratificante, mi aspetto di trovarlo tra altri 10 anni a dire la sua.

Dicevamo per l’appunto: vinificazione in rotofermentatore e affinamento per 20 mesi in Barrique (metà nuove, metà di secondo passaggio).
Definizione, intensità, piacevolezza le parole chiave per descrivere questo vino.
Il colore è concentrato, vivo, lo confronto col 2015 bevuto l’anno scorso e al contrario di quello, che risultò inizialmente molto chiuso, è estroverso, dinamico e si rivela prontamente con richiami fruttati di ribes rosso e melograno, di rosa seguiti da note di cacao, e radice aromatica e vaghi ricordi d’agrume e spezie.

Enonauta/Degustazione di Vino #115 - review - Nebbiolo d'Alba Cascinotto 2016 - Alario | Sostanzioso, pronto, gratificante, mi aspetto di trovarlo tra altri 10 anni a dire la sua.

In bocca ha buon corpo, acidità smagliante e cremosa, trama tannica importante e nobile con finale intenso.
Sostanzioso, pronto, gratificante, mi aspetto di trovarlo tra altri 10 anni a dire la sua.

Enonauta/Degustazione di Vino #115 - review - Nebbiolo d'Alba Cascinotto 2016 - Alario | Sostanzioso, pronto, gratificante, mi aspetto di trovarlo tra altri 10 anni a dire la sua.

Nebbiolo d’Alba Cascinotto 2016 – Claudio Alario

Nebbiolo d’Alba Doc

Among wine enthusiasts there is a widespread idea, among others, that the rotary fermenter and the barrique used together to vinify Nebbiolo are tools of the Devil to debase the soul and misrepresent the identity of this most noble Piedmontese grape variety, but this of Nebbiolo d’Alba Cascinotto 2016 by Claudio Alario from Diano d’Alba is the bottle that, if ever it were needed, completely denies the idea, resulting in a brilliant interpretation when tasted.

We were precisely saying: vinification in a rotary fermenter and aging for 20 months in barriques (half new, half second passage).
Definition, intensity, pleasantness are the key words to describe this wine.
The color is concentrated, lively, I compare it with the 2015 drunk last year and unlike that, which was initially very closed, it is extrovert, dynamic and promptly reveals itself with fruity hints of red currant and pomegranate, of rose followed by notes of cocoa, and aromatic root and vague memories of citrus and spices.

In the mouth it has good body, dazzling and creamy acidity, an important and noble tannic texture with an intense finish.
Substantial, ready, rewarding, I expect to find him in another 10 years to have his say.

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Nebbiolo d’Alba 2015 – Prandi

Una piccola grande bottiglia da Diano d’Alba

Fa piacere stappare le Grandi Bottiglie, grandi sulla carta o dentro la bottiglia, ma dà altresi piacere stappare quelle piccole (solo nel prezzo) grandi bottiglie che riverberano sapori e ricordi con cui abbiamo edificato la nostra personale mappa con cui cerchiamo di orientarci nel quotidiano navigare nel pelago vinoso.
Come, ad esempio, questo Nebbiolo d’Alba 2015 del Signor Prandi di Diano d’Alba.

L’azienda agricola Prandi si trova a Diano d’Alba, località famosa per il Dolcetto e per essere il primo comune italiano a dotarsi di un sistema di zonazione che ha mappato tutti i cru, in loco chiamati Sörì, ovvero “luogo solatio”, dotandosi di un dispositivo di valorizzazione del territorio che sembra essere ancora all’avanguardia.

Quando mi trovo in Piemonte non ometto mai di passare a trovare il Signor Alessandro Prandi, sempre accogliente e gentile, che ne possiede due. Il Sörì Cristina e il Sörì Colombé.

Da uve raccolte in questi appezzamenti nasce questo Nebbiolo d’Alba.

Cemento e poi barriques che il Signor Prandi chiama contenitori.

La veste è color granato trasparente. Vino franco e possente con bei profumi di viola, cassis, liquirizia, caffè macinato. L’attacco è caldo e tannico. Incute timore il tannino compatto, fitto, che non dà tregua.

Ma ha anche una materia fresca e piena di sapore che gli permette un buon allungo centrato sulle erbe officinali.

Enonauta/Degustazione di Vino #049 - wine review - Nebbiolo d'Alba 2015 - Prandi. Una piccola grande bottiglia da Diano d'Alba

Nebbiolo d’Alba 2015 – Prandi

A great little bottle from Diano d’Alba – Nebbiolo Prandi

It is a pleasure to uncork the Big Bottles, large on the paper or inside the bottle, but it is also a pleasure to uncork those small (only in price) large bottles that reverberate flavors and memories with which we have built our personal map with which we try to orient ourselves in our daily navigation in the vinous pelago.
Like, for example, this Nebbiolo d’Alba 2015 by Mr. Prandi from Diano d’Alba.

The Prandi agricultural company is located in Diano d’Alba, a place famous for Dolcetto and for being the first Italian municipality to adopt a zoning system that mapped all the crus, locally called Sörì, or “sunny place”, by equipping itself with a device for valorising the territory which still seems to be at the forefront.

When I’m in Piedmont I never fail to visit Mr. Alessandro Prandi, always welcoming and kind, who owns two. The Sörì Cristina and the Sörì Colombé.

This Nebbiolo d’Alba is born from grapes harvested in these plots.

Cement and then barriques which Mr. Prandi calls containers.

The robe is transparent garnet colour. Frank and powerful wine with beautiful aromas of violet, cassis, liquorice, ground coffee. The attack is warm and tannic. The compact, dense tannins that give no respite are frightening.

But it also has a fresh substance full of flavor which allows it a good extension centered on medicinal herbs.

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Nebbiolo Cascinotto 2015 – Claudio Alario

Nebbiolo Cascinotto 2015 – Claudio Alario

Colore rubino scuro. Consistente.
Appena sturato è chiuso, oscuro. Lancia brevi segnali olfattivi, tutti riconducibili al legno e alle spezie, ma resta chiuso nel guscio.
Assaggio, ma rimando al giorno seguente gli appunti e le conclusioni.
A distanza di ventiquattro ore esprime un bouquet di tutto rispetto e mette in successione sentori di geranio, mirtillo, note eteree e di tabacco, sentori boisée per poi distendersi in una singolare coda di eucalipto, cannella e mirto.
Al palato è caldo, molto caldo. Ha volume il sorso, forza e polpa, è un vino di struttura che che ingaggia un corpo a corpo con le papille gustative. Un vino tattile e muscolare, dotato di freschezza soffice e di un tannino robusto e che sviluppa in ampiezza, senza peraltro rinunciare a sorprendere anche in bocca con un persistente retrogusto finale di scorza d’arancio.
È lecito pensare che questa grande potenza figlia dell’annata in un paio d’anni riesca a smorzarsi e a dare la possibilità a questo Nebbiolo  di Claudio Alario di esprimersi al 100%. Dunque non resta dunque nient’altro da fare che darsi appuntamento al 2021.

 
 
Nebbiolo Cascinotto 2015 Claudio Alario
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