Bottiglie, Degustazioni

Barolo Pisapola 2016 – Edoardo Sobrino

Barolo Pisapola 2016 – Edoardo Sobrino

Vigneto in Verduno, in Diano d’Alba l’azienda.
Invecchiamento in botte grande.

Premessa buffa:
Nell’aprile 2022 stavo organizzando un giro nelle Langhe con alcuni amici e l’azienda di Edoardo Sobrino era tra quelle che avevo contattato, spinto dall’entusiasmo di alcuni racconti raccolti e senza aver mai bevuto i suoi vini.
Poi è finita che io non ho potuto partecipare alla gita e da Edoardo Sobrino sono andati gli amici senza di me e qui si può leggere il resoconto di quel viaggio

(https://www.enonauta.it/2022/12/30/la-prima-volta-non-si-scorda-mai/)

Questa bottiglia è una di quelle che ritornarono da quel viaggio.

Vino chiaro, luminoso, nitido nei rimandi olfattivi con predominanti note floreali e balsamiche, di eucalipto, anice stellato, erbe officinali. Più tenui ricordi di ribes, bergamotto, felce.
Vino dall’intensità olfattiva sopra la media.

Al palato è sottile, dall’andatura lineare e incisiva, senza sbavature, con acidità calibratissima e tannini di grana fine, sapidità spiccata con ben apprezzabile bilanciamento di tattile e gustativo e si conferma la precisione di tratto già suggerita al naso.

Vino ottimo da riassaggiare sicuramente.




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Cepparello 2016 – Isole e Olena

Cepparello 2016 – Isole & Olena

Ottima l’annata, credo in Toscana nessuno sia riuscito a fallire nemmeno provandoci volontariamente, celebrato il vino. Il risultato è buono.
Ultima bottiglia acquistata al prezzo di prima della deriva delirante del mercato e credo sarà, proprio per l’aumento del prezzo, l’ultima volta che ci incontriamo. Questo però non cambia il giudizio di valore sul vino che è indubbiamente ottimo.

Sangiovese con lunga macerazione e invecchiamento in barrique per un terzo nuove.

A differenza di altre volte, ho stappato la bottiglia a casa e ne ho potuto seguire la dinamica evolutiva.
È un vino fondista che acquisisce brillantezza col passare del tempo e si va componendo col tempo un bouquet con ricordi preminenti di marasca e scorza d’arancia, reminiscenze  di lavanda e incenso, alloro, residuali sentori di torrefazione e muschio/balsamico.
Spiccano al palato la sapidita, la stratificazione e la stoffa di questo Sangiovese. Che è ricco di materia cosi come di scheletro,  ha sorso definito, acidità fluida e tannini finissimi vagamente pungenti. Mostra già un certo equilibrio che lo rende godibile. Godibilissmo.

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Tre Grandi Baroli – Principiano/Sandrone/Fenocchio

Tre Grandi Baroli – Principiano/Sandrone/Fenocchio

In occasione di una riunione enogastronomica che mancava da un po’ di tempo si decide per un menu di varie portate di carne, Lingua bollita con salsa verde, Trippa in bianco con fagioli e salsiccia, Coniglio al forno con patate e Roastbeef all’aceto balsamico, e tre bottiglie di Barolo. Sicuramente tre dei migliori Barolo in circolazione a un prezzo, se non proprio economico, perlomeno accessibile. Ognuno con una sua precisa, netta identità.

Barolo Boscareto 2016 – Ferdinando Principiano

36 mesi in botti da 30 hl.

Vino Raggiante, luminoso granato chiaro, traslucido, molta energia, ma non solo energia. Ho avuto la fortuna di poter stappare 2008 e 2009 in rapida sequenza non molto tempo fa e mi sono reso conto di cosa può diventare questo vino. 

Profumi di arancia navel e melograno, foglia di the, rosmarino, con una nettezza davvero impressiva.

Il sorso è esplosivo, incalzante, austerità declinata in modo approcciabile per cui è un Barolo altamente godibile già nel 2023. Fluisce, scalda, tannini appena rustici, ha ottima dinamica di gusto, spazialità senza impacci ed è già ben definito. 

Barolo Boscareto 2016 – Ferdinando Principiano

Barolo Bussia Riserva 90 dì – Giacomo Fenocchio

Monforte d’Alba. Per me il 90 dì di Giacomo Fenocchio rappresenta l’emblema del Barolo tradizionale. 4 anni in botte grande, 90 giorni di macerazione. Ebbi l’occasione di assaggiare il 2011 direttamente dalla botte di invecchiamento e fu un colpo di fulmine.

Si può dire che è giovane e che si sarebbe potuto bere tra trent’anni, ma per me e i miei compagni di tavolo trent’anni sembrano una scommessa troppo rischiosa.

Rubino chiaro, naso progressivo. Marasca, rosa, note balsamiche e di chinotto, genziana. Fedelissimo. 

Al palato è risoluto, potente, in questo momento assai compatto, tetragono, uno sviluppo gustativo fatto di piccoli passi. Tannini robusti, molto scheletro, si intravedono come premesso delle potenzialità infinite per un futuro anche remoto, ma per l’intanto con il Roastbeef all’aceto balsamico si fecero buona compagnia.

Barolo Bussia Riserva 90 dì 2015 – Giacomo Fenocchio

Barolo Le Vigne 2015 – Sandrone

Barolo Le Vigne 2015 – Sandrone

Con uve dai vigneti Baudana a Serralunga d’Alba, Villero a Castiglione Falletto, Vignane a Barolo e Merli a Novello è un Barolo che va dichiaratamente e con successo a cercare la misura e l’equilibrio.

Elevazione in rovere francese da 500 litri e 18 mesi di affinamento in bottiglia.

Mette insieme la classicità dell’assemblaggio con un’idea più contemporanea del Barolo.

Di colore più intenso, con predominanti reminiscenze fruttate di corbezzolo e ribes rosso e di spezie dolci, floreale elegante, echi di bosco, cipria, eucalipto. Finezza manifesta.

Vellutato e sapido, ben orchestrato, certamente il più pronto dei tre, eppure nella sua amichevole disposizione mantiene una costante tensione, una forza trascinante senza spigoli e nemmeno cercando di proposito e con animo ostile si riuscirebbe a individuare un punto debole a questo Barolo.

Tre Grandi Baroli – Principiano, Fenocchio, Sandri

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