Bottiglie, Degustazioni

Una cinquina memorabile

Tignanello 2016 – Antinori

Cepparello 2013 – Isole e Olena

Il Pareto 1996 – Tenuta di Nozzole/Folonari

Turriga 1997 – Argiolas

Brunello di Montalcino Ris. 1985 Madonna del Piano – Valdicava

La scorsa sera ho avuto la fortuna di poter degustare con una giusta, ottima e competente compagnia di bevitori una cinquina di bottiglie che tutte insieme difficilmente si riescono a radunare sullo stesso tavolo. E abbiamo avuto la fortuna rara di trovare bottiglie d’annata ben conservate, ancora vivo il ricordo della magnum di Capodistato 2008 bevuta pochi mesi fa e che era invece andata, che hanno espresso valori apprezzabili.

A memoria, aiutato dai valenti Riccardo Viganò e Martino Baldi, provo a raccontare i cinque vini della serata.

Tignanello 2016 – Antinori

Una conferma. Tonica e brillante giovinezza che lascia intravedere un bel futuro, vino poco piacione e poco pavone, non quel campione da esposizione che molti si aspetterebbero, piace come ogni volta per il rigore espressivo, la tensione, la pienezza del sorso, la vitalità, i profumi netti, vivi.

Cepparello 2013 – Isole e Olena

Stenta assai all’apertura, appare contratto, poco dinamico, ridotto, ma piazza un allungo entusiasmante tutto freschezza ed energia, persistenza, lavanda, ribes rosso e scorza d’agrume che lascia di stucco i commensali che vanno a cercare l’ultimo sorso senza più trovarlo. Un Sangiovese eccellentissimo.

Il Pareto 1996 – Tenuta di Nozzole/Folonari

Gli anni lo hanno assottigliato, ma ne hanno anche evidenziato una certa compita eleganza. Colore integro, granato chiaro, il bouquet ha rimandi fruttati di ribes rosso e mora di gelso, cipria, echi balsamici e di liquirizia su un fondo di muschio/felce, il tannino è una filigrana preziosa, ha ancora una buona tensione acida, persistenza, ancora sapido sul finale. Siamo arrivati, secondo il parere condiviso di tutti i convitati, appena prima di una fase discendente inevitabile per ogni vino.

Turriga 1997 – Argiolas

Complessità e forza, ampiezza e durata da record, profumi penetranti di frutta sotto spirito, origano, mirto, l’idea stessa della macchia mediterranea, chicco di caffè. Il colore è tra il granato scuro e il rubino.
Al palato perde forse in volume, ma la forza è intatta, la trama tannica è fitta e ha ancora mordente, la persistenza è epica.

Brunello di Montalcino Ris. 1985 Madonna del Piano – Valdicava

Colore granato, al pari degli altri senza opacità, Vino da terroir perfetto, esile di corpo, acidità stellare per un 1985 e tannino farinoso, porge sentori di prugna essiccata, ricordi terragni ed ematici, vagamente etereo.
Il sorso non ha più molto spessore, ma ci porta comunque a Montalcino con la sua vena fresca e una sua intensa maturità fruttata.

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Bottiglie, Degustazioni

Murru 2017 I Garagisti di Sorgono

Entrando per caso nell’enoteca “Vineria Rossetti” a Ponte Tresa (VA) mi si è svelato un microcosmo piacevolissimo ma fino ad allora sconosciuto. Il simpatico e super-competente sommelier Paolo Parrinello mi ha consigliato questa bottiglia, Murru 2017 dei Garagisti di Sorgono.

Il vitigno è una Monica di Sardegna in purezza allevata ad alberello su suoli di disfacimento granitico bianco. Vigne vecchie e vecchissime (una parcella di 70 anni e le altre due quasi tutte con piante centenarie), rese molto basse (35/40 q/ha), fermentazione e affinamento in acciaio e lavoro di impronta artigianale.

Il vino è di un bel rosso rubino intenso ma non troppo cupo, al naso piuttosto espressivo e complesso con sentori di frutta rossa abbastanza matura, amarena sotto spirito, viola, rimandi balsamici e di spezie amare.

Ma è al palato che il Murru rivela tutto il suo carattere, giocando le migliori carte del mazzo. Attacco morbido, secco e caldo, tannini piuttosto sferici e distesi. La freschezza è presente e ben integrata anche da una sottile e viva spinta minerale, la quale conferisce un’ottima bevibilità. Il sorso è persistente ed il finale è piuttosto lungo e lievemente sapido.

Erano forse 10 anni che non bevevo una Monica di Sardegna e grazie a questa bella bottiglia ho riscoperto un vitigno molto interessante. Mi sovviene la sensazione che questa Monica di Sardegna possa essere raccontata come una di “terra di mezza” tra un bel Cannonau e un Pinot Nero ben fatto. Ovvero corpo, calore, struttura ed energia mitigati e trasformati dalla leggiadria la mineralità e la grande eleganza. Il Murru 2017 è un vino rosso veramente completo e versatile, il quale difficilmente vi stancherà durante il pasto.

Il prezzo è decisamente onesto e questo eleva il rapporto qualità/prezzo su vette molto alte.

Bravi Garagisti di Sorgono. Per chi fosse interessato questi tre ragazzi producono, sempre nel cuore della Sardegna, altri tre vini per un totale di circa 6000 bottiglie all’anno.

L’unica nota negativa è la ovvia difficoltà di reperibilità. Ma questo fa parte del gioco!

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Pietraincatenata 2016 – Luigi Maffini

Pietraincatenata 2016 – Luigi Maffini

Fiano

Cilento Doc

“Ricordati di prendere più spesso in considerazione il Fiano”. Questo mi dico da un po’ di tempo dopo alcune esperienze dall’esito entusiasmante.Il tappo mi tende una trappola, ma ne veniamo fuori. Il colore è giallo scuro luminoso, porge al naso un bouquet che si può definire complesso senza remore. Pietra focaia, susina goccia d’oro, nespola, fiori dal profumo intenso come l’elicriso, Resina di Cipresso. In un contesto di grande precisione.

Il sorso ha durata, densità, buon equilibrio, tornano le sensazioni legate al frutto maturo, acidità avvolgente, un vino che sembra fatto per non esaurirsi mai.

In abbinamento a uno sformato di patate prima, ma soprattutto a un Tonno del Chianti (in foto) poi, a tavola fece grandissima figura.

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Chianti Classico 2018 – Vallone Di Cecione

Chianti Classico 2018 – Vallone Di Cecione (Panzano in Chianti)

Ovvero territorio, tradizione, personalità riconoscibilità. E, cosa non da poco, un buon bere a un prezzo invitante.

Bevo i vini di Vallone di Cecione da alcuni anni e noto un netto, costante miglioramento, una precisione e una incisività sempre più evidenti. Conduzione in regime biologico, vigne in uno dei luoghi più simbolici del vino chiantigiano, ovvero la Conca d’Oro di Panzano in Chianti.
Sangiovese con saldo di Canaiolo, 20 giorni di fermentazione, alcuni mesi sulle fecce, 8 mesi in botte grande.

Rubino scuro vivace, ricco il bouquet con sentori di marasca e frutti di bosco, viola, leggere reminiscenze di spezie, balsamiche, di muschio.
Al palato dà il meglio. Attacco caldo, centrobocca molto gratificante, di buon corpo, trova una lunga distensione grazie a una considerevole freschezza, a una persistenza aromatica rilevante. Tannini di buona forza e buona maturità, vino che in soddisfazione vale più del suo costo. E anche in prospettiva.
Complimenti a Francesco Anichini.

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Brunello di Montalcino 2013 Casa Raia

Brunello di Montalcino 2013

CASA RAIA

Casa Raia è una piccola e giovane azienda fondata nel 2006. Lavora in regime biodinamico, con particolare ricerca e attenzione all’ecosistema della vigna e del territorio circostante. Situata a 375 mt. sul livello del mare, si estende per quattro ettari e mezzo (circa 8000 bottiglie), di cui solamente uno dedicato al Brunello (meno di 2000 bottiglie). La fermentazione è spontanea con lieviti indigeni, nessuna filtrazione o chiarificazione. La vinificazione, come l’invecchiamento, avvengono in botti di rovere francese. Minima dose di solforosa aggiunta all’imbottigliamento, per un totale di circa 30 mg. al litro per questo Brunello di Montalcino 2013.

Il colore è rosso rubino carico con bei riflessi granato; al naso c’è frutta rossa ben matura, ciliegia, amarena, prugna. Poi violetta, cuoio fresco, note boisé e un accenno speziato. In bocca l’attacco è dritto e verticale, determinato dalla grande spinta acida che lo contraddistingue. Lo sviluppo prosegue armonico, la presa di volume nel palato concede un po’ di morbidezza (mai troppa), struttura e consistenza. Il tannino è ancora un po’ scalpitante e l’alcol (15°) è gestito in maniera eccellente, regalando grandissima bevibilità. Buona la vena minerale e sapida con finale balsamico non troppo lungo.

A me questo vino piace molto, l’avevo assagiato al Raw Wine di Berlino (2018) e ad una degustazione di vini naturali a Lugano (2017), e questa bottiglia ha confermato quanto di buono avevo percepito. È certamente ancora molto giovane e non potrà che beneficiare di miglioramenti nei prossimi anni, smussando quelle leggere asperità che oggi è possibile riconoscere. Siamo di fronte ad un Brunello decisamente poco tondo e confortante, quanto piuttosto verticale, cesellato nella struttura e nella forma snella ed elegante.

Questo Brunello di Montalcino 2013 di Casa Raia è un eccellente esempio di grande vino atto ad accompagnare il pasto e ad integrarsi con esso, aumentando il proprio valore boccone dopo boccone. Se si cerca un Brunello quasi da meditazione non è questa la bottiglia giusta. Io ne ho ancora una bottiglia e la lascerò riposare in cantina almeno due-tre anni, ma se avrò la pazienza di aspettarne cinque sarà solamente meglio. Il prezzo è piuttosto impegnativo, a mio parere leggermente troppo alto (se si prendono come prezzi di riferimento quelli del sito del produttore) ed il rapporto qualità prezzo ne risente un pò. Io l’ho pagato meno e sono quindi decisamente soddisfatto della bevuta.

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