Bottiglie, Degustazioni

Note in margine a una serata da Gagaroni

Note in Margine a una serata da Gagaroni

È successo lo scorso venerdì. In ordine di apertura:

Tignanello 2005 – Antinori

Sassicaia 2001 – Tenuta San Guido 

Messorio 2002 – Le Macchiole 

Paleo 2002 – Le Macchiole

Nella ricerca prima, nell’acquisto poi e nello sturare infine un certo tipo di bottiglie si concentrano alcune diverse finalità, presupposti ed esiti possibili.

Abbiamo strappato (e stappato ovviamente), opera meritoria, queste 4 bottiglie, 4 grandi vini toscani, a un potenziale destino di passaggi di mano o a quello addirittura peggiore di finire a degradarsi in un caveau mentre intorno si diffonde il mugugno dei denigratori.

Abbiamo poi messo alla prova le potenzialità delle bottiglie, ma anche di tanto discorrerci intorno che spesso finisce per sembrare principalmente un esercizio ideologico distante da una reale prassi. Mi riferisco all’abitudine di definire i cosiddetti “grandi vini toscani” come dei fenomeni di comunicazione senza un reale valore enoico, ma senza forse averli mai, o poco, incontrati. Ci siamo messi quindi nella condizione di poter parlare perché, come si dovrebbe sempre ricordare, “prima di parlare bisogna stappare”.

In ultimo, ma forse la cosa più importante, abbiamo affidato le bottiglie al posto che gli spetta. Ovvero il piacere e i ricordi condivisi di una serata irripetibile, o difficilmente ripetibile, dunque bella.

Abbiamo trovato vini floridi, vivi, espressivi che permettevano addirittura di pensarli in un futuro non necessariamente prossimo. Chi scrive si è concentrato molto sulla fase ricreativa e le note sono necessariamente approssimative.

Tignanello 2005

Non ha bisogno di tempo. Tempra ed energia. 

Ricordi di arancia e prugna, lavanda, erbe aromatiche tritate, tabacco, vino decisamente teso, con freschezza incisiva, tannini ben scolpiti, calore ben inserito per un sorso pieno di vigoria, reminiscenze speziate e di frutto maturo sul finale. Da l’impressione di essere partito da due minuti. Di poter fare ancora meglio tra altri 10 anni.

Sassicaia 2001

Parte bene e finisce gloriosamente. Chi è riuscito a farlo durare nel bicchiere ha raccontato cose belle.

Il più misurato, e questa la trovo una costante negli anni, ma con un crescendo coinvolgente in precisione ed intensità.

Colore scuro, con sentori di cassis, camminata in pineta, caffè tostato, foglia di alloro, grafite. 

Palato progressivo, avvolgente, equilibrato, con acidità innervata e tannini risolti, sorso definito e di crescente intensità, principalmente sapida. Finale arioso, frutto scuro/vegetale aromatico.

Messorio 2002

Un Merlot abbondante, lussureggiante, ricco di profumi e sensazioni, più generoso in materia che in forza.

Impenetrabile granato scuro, profumi di Mora, cacao, balsamico/mentolato, note di cenere, vaniglia.

Voluminoso, ricco al palato, con discreta sapidità, ma non particolamente dinamico, con tannini smussati. 

Paleo 2002

Paleo è sempre atteso da chi lo ha bevuto in precedenza. L’annata, come per Messorio, non è delle migliori, ma è più vitale. 

Molto frutto scuro, macchia mediterranea, erbe aromatiche, pepe, grande espressività, vibrante e tannico, a tratti ostico e assertivo. Pensare che sono già 21 anni e Paleo ha immensa forza.

Accompagnati da un assaggio di Cinghiale in umido con frutta secca. Da 10!

Sassicaia, Tignanello, Paleo, Messorio
Cinghiale

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Degustazione Grandi Vini – La cinquina memorabile

Tignanello 2016 – Antinori – Degustazione Grandi Vini

Cepparello 2013 – Isole e Olena – La cinquina memorabile

Il Pareto 1996 – Tenuta di Nozzole/Folonari – Degustazione Grandi Vini

Turriga 1997 – Argiolas

Brunello di Montalcino Ris. 1985 Madonna del Piano – Valdicava

La scorsa sera ho avuto la fortuna di poter degustare con una giusta, ottima e competente compagnia di bevitori una cinquina di bottiglie che tutte insieme difficilmente si riescono a radunare sullo stesso tavolo. Degustazione di Grandi Vini, una cinquina memorabile. E abbiamo avuto la fortuna rara di trovare bottiglie d’annata ben conservate, ancora vivo il ricordo della magnum di Capodistato 2008 bevuta pochi mesi fa e che era invece andata, che hanno espresso valori apprezzabili.

A memoria, aiutato dai valenti Riccardo Viganò e Martino Baldi, provo a raccontare i cinque vini della serata.

Tignanello 2016 – Antinori

Una conferma. Tonica e brillante giovinezza che lascia intravedere un bel futuro, vino poco piacione e poco pavone, non quel campione da esposizione che molti si aspetterebbero, piace come ogni volta per il rigore espressivo, la tensione, la pienezza del sorso, la vitalità, i profumi netti, vivi.

Cepparello 2013 – Isole e Olena

Stenta assai all’apertura, appare contratto, poco dinamico, ridotto, ma piazza un allungo entusiasmante tutto freschezza ed energia, persistenza, lavanda, ribes rosso e scorza d’agrume che lascia di stucco i commensali che vanno a cercare l’ultimo sorso senza più trovarlo. Un Sangiovese eccellentissimo.

Il Pareto 1996 – Tenuta di Nozzole/Folonari

Gli anni lo hanno assottigliato, ma ne hanno anche evidenziato una certa compita eleganza. Colore integro, granato chiaro, il bouquet ha rimandi fruttati di ribes rosso e mora di gelso, cipria, echi balsamici e di liquirizia su un fondo di muschio/felce, il tannino è una filigrana preziosa, ha ancora una buona tensione acida, persistenza, ancora sapido sul finale. Siamo arrivati, secondo il parere condiviso di tutti i convitati, appena prima di una fase discendente inevitabile per ogni vino.

Turriga 1997 – Argiolas

Complessità e forza, ampiezza e durata da record, profumi penetranti di frutta sotto spirito, origano, mirto, l’idea stessa della macchia mediterranea, chicco di caffè. Il colore è tra il granato scuro e il rubino.
Al palato perde forse in volume, ma la forza è intatta, la trama tannica è fitta e ha ancora mordente, la persistenza è epica.

Brunello di Montalcino Ris. 1985 Madonna del Piano – Valdicava

Colore granato, al pari degli altri senza opacità, Vino da terroir perfetto, esile di corpo, acidità stellare per un 1985 e tannino farinoso, porge sentori di prugna essiccata, ricordi terragni ed ematici, vagamente etereo.
Il sorso non ha più molto spessore, ma ci porta comunque a Montalcino con la sua vena fresca e una sua intensa maturità fruttata.

Enonauta/Degustazione di Vino #170/174 Turriga, Tignanello, Il Pareto, Cepparello, Valdicava | La Cinquina Memorabile

Degustazione Grandi Vini – La cinquina memorabile

Tignanello 2016 – Antinori – Degustazione Grandi Vini

Cepparello 2013 – Isole e Olena – La cinquina memorabile

Il Pareto 1996 – Tenuta di Nozzole/Folonari – Degustazione Grandi Vini

Turriga 1997 – Argiolas

Brunello di Montalcino Ris. 1985 Madonna del Piano – Valdicava

Last evening I was lucky enough to be able to taste, with the right, excellent and competent company of drinkers, five bottles that are difficult to gather together on the same table. Tasting of Great Wines, a memorable five. And we had the rare fortune of finding well-preserved vintage bottles, still alive with the memory of the 2008 Capodistato magnum drunk a few months ago and which was instead gone, which expressed appreciable values.

From memory, aided by the talented Riccardo Viganò and Martino Baldi, I try to describe the five wines of the evening.

Tignanello 2016 – Antinori

A confirmation. Toned and brilliant youth that gives a glimpse of a beautiful future, a wine with little appeal and little peacock, not that exhibition sample that many would expect, it pleases as every time for the expressive rigor, the tension, the fullness of the sip, the vitality, the aromas clean, alive.

Cepparello 2013 – Isole e Olena

It struggles a lot at the opening, it appears contracted, not very dynamic, reduced, but it delivers an exciting finish full of freshness and energy, persistence, lavender, red currants and citrus peel which leaves diners stunned who go looking for the last sip without more find it. A very excellent Sangiovese.

Il Pareto 1996 – Tenuta di Nozzole/Folonari

The years have thinned it, but they have also highlighted a certain refined elegance. Intense color, light garnet, the bouquet has fruity references of red currant and mulberry, powder, balsamic and liquorice echoes on a moss/fern background, the tannin is a precious filigree, it still has a good acid tension, persistence, still tasty on the finish. We arrived, in the shared opinion of all the guests, just before an inevitable downward phase for every wine.

Turriga 1997 – Argiolas

Complexity and strength, record breadth and duration, penetrating aromas of fruit in alcohol, oregano, myrtle, the very idea of ​​the Mediterranean scrub, coffee bean. The color is between dark garnet and ruby.
On the palate it perhaps loses volume, but the strength is intact, the tannic texture is dense and still has bite, the persistence is epic.

Brunello di Montalcino Ris. 1985 Madonna del Piano – Valdicava

Garnet in color, like the others without opacity, wine from perfect terroir, thin in body, stellar acidity for a 1985 and floury tannins, offers hints of dried plum, earthy and blood-like memories, vaguely ethereal.
The sip no longer has much depth, but it still takes us to Montalcino with its fresh streak and its intense fruity maturity.

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Quattro In Trasferta Con Quattro Bottiglie (da AMERIGO a Savigno)

Pranzo da Amerigo a Savigno con Tignanello 2016, Turriga 2015, Agrapart les 7 crus, Macon Verze 2018 – Domaine Leflaive

Talvolta sono dubbioso sul raccontare giornate in cui si stappano quelle bottiglie che polarizzano il pubblico dei bevitori tra entusiasti e polemici acritici. In questo caso si aggiunge anche il tema del BYOB o del diritto di tappo che sempre desta pareri contrastanti.

Andò che partimmo in quattro da Pistoia con quattro bottiglie alla volta della Trattoria da Amerigo in quel di Savigno. Locale fuori dal tempo e dalle traiettorie turistiche dove si sperimenta ogni volta un riuscito connubio di tradizione, tecnica culinaria, amore per il territorio.

Abbiamo inziato con:

Champagne Brut Agrapart & Fils Les 7 Crus sbocc. 2020

Enonauta/Degustazione di Vino #153-156 - review -  Tignanello 2016/Turriga 2015/Agrapart les 7 crus/Macon Verze 2018 - Domaine Leflaive | A pranzo da Amerigo a Savigno

Scolastico in senso buono. Lineare, sembra avere più a che fare col vino che con la dosatura, al naso e al palato, e per questo a me piaciuto assai.
Brillantissimo giallo, bolla finissima e duratura, ha struttura, acidità flessuosa, sentori di mela, nespola, ananas, ricordi di erbe mediche e spezie, cedro appena accennato, così come appena accenati sono i rimandi al lievito. Al palato mostra una buona struttura, equilibrio, intensità di gusto, sapidità e ottima persistenza.
L’Azienda Agrapart non poteva inventare viatico migliore ai propri Champagne.

Mâcon Verzé 2018 – Domaine Leflaive

Enonauta/Degustazione di Vino #153-156 - review -  Tignanello 2016/Turriga 2015/Agrapart les 7 crus/Macon Verze 2018 - Domaine Leflaive | A pranzo da Amerigo a Savigno

Delude un po’. Monocorde, citrino, verticale, viene da pensare ciò che non ho mai piacere di pensare ovvero che magari qualcuno nel 2040 lo troverà godibile, ma intanto?
Intanto ha una acidità che non passa inosservata, come un raggio laser verde nel cielo di notte, nessun difetto, abbozza qualche timido tentativo di allargare il ventaglio olfattivo, ma in realtà non si va oltre il citrino, la mela selvatica, in bocca è secco e fresco, ma tende un po’ a defilarsi. Nelle lumache in realtà aveva trovato ottime compagne di viaggio verso lo stomaco, ma su quattro persone al tavolo nessuno si mostrò entusiasta. Nemmeno il gentilissimo cameriere tirato in causa a dire la sua.

Tignanello 2016 – Antinori – Pranzo da Amerigo a Savigno

Enonauta/Degustazione di Vino #153-156 - review -  Tignanello 2016/Turriga 2015/Agrapart les 7 crus/Macon Verze 2018 - Domaine Leflaive | A pranzo da Amerigo a Savigno

Per me Tignanello in una delle sue migliori annate. Nonché una delle migliori bottiglie di vino toscano che abbia avuto la fortuna di stappare. Al momento e in prospettiva. Finezza ed energia, Molto sangiovese, arancio tarocco, lavanda, marasca, qualche ricordo speziato.
Ingresso ad effetto, volume, profondità, è un vino ancor giovane dall’acidità distribuita, ma su tutto al momento svetta un tannino elettrico, dalla trama fitta, nobile. Il finale è sul frutto maturo e le spezie, ma non è un finale per quanto dura. Lunga vita davanti a questo vino. Per tanti sembrerà impossibile, ma è un vino che racconta bene la Toscana più di tanti altri vini per descrivere i quali si abusa del termine “territorialità”.

Turriga 2015 – Argiolas – Pranzo da Amerigo a Savigno

Enonauta/Degustazione di Vino #153-156 - review -  Tignanello 2016/Turriga 2015/Agrapart les 7 crus/Macon Verze 2018 - Domaine Leflaive | A pranzo da Amerigo a Savigno

Vino di grande energia, possente, grande dotazione di tutto. Colore rubino scuro, ciliege sotto spirito, mora, erbe aromatiche, remiscenze di cuoio e di affumicati. Il sorso è molto caldo, da meditazione lo preferirei all’Amarone per una sua più spiccata freschezza. Vino di grande impatto, intenso, corposo, si rasenta il corpo a corpo, con tannini ben maturati. Il finale è coerente e tornano la frutta sotto spirito, il mirto. Col coscio di daino affumicato fu amore.

Colgo l’occasione di ringraziare tutto lo staff della Trattoria da Amerigo di Savigno (BO) che ci ha accolti con le nostre bottiglie e ci ha offerto un saggio di grande cucina, gentilezza e di professionalità non comuni.

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