Bottiglie, Degustazioni, sotto i dieci euri

Soave Classico Il Roccolo 2018 – Le Mandolare

Soave Classico Il Roccolo 2018 – Le Mandolare

sotto i 10 euro #2

Antefatto

Nel dicembre 2019 comprai 36 bottiglie miste da le Mandolare che mi furono consegnate a Pistoia direttamente dal gentilissimo titolare dell’azienda. Le bottiglie servivano in parte per me e in parte per i Ceppi di Natale di mia suocera.  Com’è andata non lo so, ma le mie sono scomparse in breve tempo e delle altre che dovevano essere regalate questa solamente era rimasta in una scatola nella stanza degli attrezzi. Quando l’ho trovata ho chiesto mi venisse ri-regalata per natale.

Stappata poi con l’antipasto del 31 dicembre.

Castelcerino. Uve raccolte a maturazione avanzata, il 30% delle uve fermenta in rovere, il resto in acciaio. Segue sosta sulle fecce fino a primavera.

Un bianco sostanzioso, sapido, dal colore concentrato con un’anima citrina che si manifesta subito dopo lo stappo. Non esplosivo, ma i sentori di cedro e osmanto odoroso, passion fruit e nespola, di erbe aromatiche sono netti, piacevoli.

L’acidità è frontale, ma finisce per fondersi bene dentro un vino che ha spessore, accennata morbidezza e superficie rugosa e ha il grande pregio di non essere evanescente. Ha invece buona presenza e profondità di gusto.

Un buon vino come lo ricordavo. Buono e non costoso. Ma non buono perché non costoso. Buono e non costoso. Interessante binomio. 

A tavola si presta anche per piatti più elaborati come le carni bianche ripiene. Testato il 31 dicembre.

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Bottiglie, Degustazioni

Barbaresco Rabaja Riserva 2008 – Cortese

Barbaresco Rabaja Riserva 2008 – Cortese

Ci sono vini che spiccano in certi contesti e vini emblematici che contribuiscono a tracciare nuovi percorsi e rimodulano i parametri di giudizio generali.

Questo è un vino emblematico. Qualità percepita, espressività, finezza, resistenza al tempo oltre ogni aspettativa legata al fatto che la bottiglia era stata comprata in asta in Francia a un prezzo da grande colpo di fortuna.

Invece è un vino conservato al meglio, senza residui, nessun cedimento di colore.

Un Barbaresco tradizionale proposto nelle annate migliori, con fermentazione in tini di cemento e invecchiamento in grandi botti e in finale 3 anni di bottiglia.

È un vino squisito, chissà se questo termine ha diritto di cittadinanza nell’universo terminologico della degustazione, dal colore brillante, chiaro, parte da primi richiami di muschio e prugna. Con l’ossigenazione si schiude transitando su toni più luminosi e finisce per  ricordare il melograno maturo, la foglia di thè nero, la scorza di chinotto e meno marcati sentori di radici, erbe aromatiche, resina.  

Al palato è impressiva la sua capacità di sviluppare gusto, di stratificarlo per onde, con forza misurata e inesorabile. Raggiunto un equilibrio incredibile di elementi vivi, acidità fluente, integrità di frutto, con un tannino che non definirei integrato bensì organico, ben percepibile nel disegno preciso del sorso. Uno dei finali più intensi e ariosi mai sperimentati.

Considerato dall’azienda “annata del secolo”, considerazione che trova conferma a casa mia a Pistoia in un giorno prefestivo del mese di dicembre 2023. 

Massima valutazione per un vino figlio della volontà di portare al bevitore, al termine di un lungo percorso, quanto di meglio si possa ottenere dal Nebbiolo. Volontà che in questo caso trova conferma.

Un vino che ha un costo non esiguo, ma che ha il pregio di essere la dimostrazione effettiva della possibilità di sperimentare le potenzialità immaginate di un vino.

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Bottiglie, Degustazioni

Rioja Reserva 2016 “Viña Alberdi” – La Rioja Alta

Viña Alberdi Rioja Reserva 2016 – Rioja Alta

Tra le molte bottiglie transitate sulle tavole natalizie, la maggior parte non certo memorabile, questo Tempranillo della Rioja ha invece colto nel segno. Un vino che farebbe la felicità dei nemici dei vinoni e dell’elevamento in legno. La felicità di poterne dire male. 

Eppure. 

Eppure è un vino con molti pregi. Ha una bella etichetta, è buono, non costoso, ben eseguito, gagarone quanto basta.

Azienda nel nord della Spagna. Tempranillo da vigne tra i 400 e i 600 metri con elevazione in barrique nuove per il primo anno e di quarto passaggio per il secondo anno.

Colore compatto, radicalmente fruttuoso con ricordi di mora e altri frutti a bacca scura e intorno a questa dominante fruttuosità si sviluppa un corollario di sentori secondari come l’eucalipto, il chiodo di garofano, incenso e cenere spenta, ma a risaltare è sempre il frutto.

Sorso pieno, avvolgente, sviluppa volume, ma anche profondità. Vitale, sapido, calibrato, intenso nel gusto, vino di spessore che però non necessita di un faticoso corpo a corpo per essere gustato.

Un vino che vale ampiamente il costo, tra i 15 e i 20 euri, rapporto prezzo soddisfazione incentivante e infatti lo riberrei più che volentieri e lo consiglio.

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Degustazioni, Eventi

back to the wine 2023 a Venezia – qualche impressione

Back to the Wine (https://www.backtothewine.com/) per me resterà sempre legato a quella prima e unica volta che nel 2017 tentai, senza successo, di raggiungere Faenza in automobile.

Back to the Wine a Venezia

A Pistoia sembrava, anzi era, una tranquilla giornata autunnale con tempo bello e decisi quindi di raggiungere la Faentina a Borgo San Lorenzo per arrivare poi a Faenza. A Barberino comincia a pioviscolare. A Borgo San Lorenzo a nevischiare. Nell’abitato di Ronta nevica forte e appena usciti dal paese, fatte tre curve, c’è una tempesta di neve. Si possono avvistare le prime auto adagiate a bordo strada, contro il guard rail e presto la mia Skoda Fabia wagon smette di salire e comincia invece a pattinare all’indietro. A quel punto cerco di intraversarla e per pura fortuna l’auto fa una rotazione di 180 gradi e mi ritrovo in discesa. Metto la prima e me ne torno a casa. Non avendo mai potuto vivere la location di Faenza non posso fare paragoni, ma certo il Terminal 103 di Venezia è un luogo adatto a una giornata di degustazioni. Luminoso, suggestivo, raggiungibile comodamente in treno senza doversi inerpicare lungo le pericolose tratte appenniniche in mezzo alle tormente di neve.

Back to  the Wine 2023 a Venezia 
Gaspare Buscemi
Gaspare Buscemi a Back to the Wine

A fronte di alcune perle assaggiate come Alture Bianco 2021 di Gaspare Buscemi da cui abbiamo raccolto una formativa introduzione al come andrebbe e non andrebbe fatto il vino, il Catarratto di Francesco Guccione, gli ottimi vini proposti da Monteversa, il Pallagrello Bianco di Alepa, i sempre sorprendenti vini di Corte Sant’Alda di Mariella Camerani (ne parlai qui), non posso omettere di aver bevuto un buon numero di vini imbarazzanti, di quei vini che che spesso ironicamente chiamo VINI-CILICIO, e più seriamente VINI IDEOLOGICI. Vini certamente frutto di una agricoltura ragionevole e di un fare artigianale, ma che in molti casi mi sono sembrati vini esageratamente disarmonici e sgangherati, non vini espressione di territorio e sapere strutturato in cui la gestione di certi elementi limite finiscono per donare carattere ed espressività. Bensì vini approssimativi.

Back to  the Wine 2023 a Venezia 
Francesco Guccione
Francesco Guccione a Back to the wine

Vini che per essere apprezzati necessitano di un grande sforzo di considerazione delle metodiche di produzione fino all’apprezzamento delle metodiche stesse più che le caratteristiche manifeste del vino. Metodiche che al pari degli elementi narrativi, lo storytelling, che spesso peraltro rimestano concetti in modo un po’ confuso, il terroir e la territorialità su tutti, per quanto mi riguarda non riescono ad essere un plusvalore o un incentivo ad apprezzare maggiormente un vino aldilà della sua piacevolezza e della sua buona esecuzione.

Eventi Vino #8 - 2023 - back to the wine 2023 a Venezia | qualche impressione sul nuovo Back to the Wine
Montevesa a Back to the Wine con Enonauta (Simone Molinaroli)

Non che voglia consigliare un miglioramento su questo aspetto, non penso che questo miglioramento ipotetico interessi e penso invece che ormai ci siano scelte radicalmente ideologiche che non tengono più di conto il risultato finale del processo di creazione di un vino e mi permetto di fare questa notazione personale soltanto perché l’incidenza statistica di certe espressioni non si poteva certo ignorare.

Back to  the Wine 2023 a Venezia
Monteversa a Back to the Wine

Mi sento di chiudere con un rimando al manifesto di Viniveri sottoscritto da Sangiorgi e Vodopivec che con ferma e limpida precisione tratteggia l’equivoco di fondo che consente di proporre al pubblico vini per cui le parole genuino e artigianale finiscono per essere un paravento che occulta in realtà sciattezza e autoindulgenza.

Back to  the Wine 2023 a Venezia
Back to the Wine 2023 a Venezia
Back to  the Wine 2023 a Venezia
Back to the Wine 2023 a Venezia

Le fotografie nell’articolo sono di Dario Agostini

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Bottiglie, Degustazioni, sotto i dieci euri

Barbera D’Asti “sopra berruti” 2021 – L’Armangia – sotto i dieci euri #1

Per la rubrica “sotto i dieci euri” che inauguro in questo momento voglio raccontare questo/a barbera riportato dal Mercato Fivi di Bologna.
Pagato 8 euro. Come i suoi fratelli maggiori Nizza Titon e Nizza Riserva Vignali è dimostrazione pratica della vocazione del territorio d’origine, delle potenzialità del vitigno e del fatto che alla famiglia Giovine vengono bene tutti i vini. Rossi, bianchi, mossi, fermi, etc, e per averne contezza consiglio all’enopellegrino che si trovasse davanti a un loro banco d’assaggio di fare uno stop.
Barbera tradizionale fatta in acciaio e tini di rovere.
Vino dal colore scuro, vivo, porta reminiscenze di frutti scuri, spezie, garofano, balsamiche.
Al palato è un vino decisamente piacevole, anche divertente se il termine è accettabile, molto compatto, espansivo, con anima sapida e fresco, senza sbavature e senza eccessi alcolici. In finale si riverberano a lungo le note di frutto e di spezie.
È sicuramente  un “arrivederci”…

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La Marginale 2010 Saumur Champigny – Thierry Germain/Domaine des Roches Neuves

Le precedenti esperienze con la cantina di Thierry Germain avevano ingenerato delle aspettative. Che non sono andate deluse.

Cabernet Franc con lunga macerazione ed elevamento in barrique 

Vino agile, setoso, profumato. 

Chiaro, reminiscenze ben articolate di lamponi e fico d’india, mentolate, escono col tempo note di erbe officinali e di pepe sichuan. 

Sorso delicato, fresco, piacevole e spiccatamente salino (che trovo essere una costante dei vini di Thierry Germain), equilibrio compiuto, il vino è risolto e ha tannini quasi in filigrana e un finale frutto/spezie piuttosto prolungato. Nel caso specifico di questa bottiglia un paio d’anni di anticipo avrebbero reso l’esperienza perfetta

Cabernet Franc e Loira si confermano una delle mie accoppiate preferite. A tavola ottimamente con Risotto al Colombaccio e Pluma di Maiale Iberico con insalata di finocchi e arance e patatas bravas.

La marginale 2010 – Saumur Champigny – Thierry Germain Domaine des Roches Neuves
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Grignolino del Monferrato Casalese 2021 – Oreste Buzio

Grignolino del Monferrato Casalese 2021 – Oreste Buzio

Un vino che mi piace dal principio, dalla sua sobria etichetta che mi parla della rigorosa precisione che effettivamente poi trovo nel bicchiere. Al terzo giorno di apertura continua a stupirmi con la sua scintillante veste chiaro-traslucida e il suo incisivo ed onesto bouquet che potrei riassumere in 4 parole: viola, ciliegia, cannella e rabarbaro. Non il più complesso dei vini, ma colpisce l’accuratezza dei rimandi.

Dopo tre giorni mi aspetta con la sua delicata ed emozionante fruttosità che lo apparenta a vini ben più famosi. Sorso definito e sempre tonico, equlibrato, con tannini che mostrano forza senza spigoli. Finale piacevolmente dolce/amaro. 

Può fare da ottimo jolly in fase di abbinamento in tavola. Consiglio a chi lo volesse stappare di tentare qualcosa di insolito.

Tra i 10 euri meglio spesi, spesi e rispesi peraltro, in vino.

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Chianti Riserva Collezione Oro 2019 – Piccini

CHIANTI RISERVA COLLEZIONE ORO 2019 – PICCINI

Non è una provocazione, tantomeno una descrizione con intento denigratorio, bensì un tentativo sincero di rendere per scritto, cosa peraltro non facile, l’esperienza con un vino appartenente a una categoria nella quale non mi capita quasi più di imbattermi. Questo l’ho trovato stappato a una tavola a cui ero stato invitato.

Sangiovese e Cabernet Sauvignon con affinamento in legno.

Colore rubino molto scuro, di primo acchito non diresti che è un Sangiovese, cosa che per un Sangiovese non è promettente, alla cieca lo avrei detto un pugliese di fascia bassa.

Naso con poca spinta, ci sono ricordi di frutti a bacca scura, cacao, legumi, chiodo di garofano ed erbacei.
Al palato non mostra particolare vigoria. Acidità blanda, tannini non pervenuti, tocco morbido di scarsa durata, sembra un vino pensato principalmente per non infastidire nessuno e che termina senza lasciare nessuna suggestione.
Espressività e fedeltà alla tipologia decisamente ai minimi.

In estrema sintesi lo potrei definire un vino inespressivo ed inoffensivo.

CHIANTI RISERVA COLLEZIONE ORO 2019 – PICCINI
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Sagrantino di Montefalco Collepiano 2016 – Arnaldo Caprai

Il Sagrantino è tannico. Questo di Caprai non fa eccezione ed è tannico e criticarlo, come a volte capita, per il tannino non è certo proficuo.


Sagrantino 100 percento, elevazione in barrique per 22 mesi e poi bottiglia.

Il colore è piuttosto scuro, quasi impenetrabile. Profumi principalmente di frutto a bacca scura, chiodo di garofano, ricordi mentolati e di tabacco. Di media intensità.
Ha volume, corpo, acidità moderata e sviluppa una buona dinamica di gusto forte di un frutto ben concentrato che gli consente di essere un vino che non soccombe alla densità e alla forza dei tannini e a non essere semplicemente tannico, ed è tannico, e questo senza indulgere in dolcezza e soprattutto con una esemplare compattezza 
Da non bere all’aperitivo, ma già questo 2016 potrebbe completare una tavola dove c’è un Istrice in Umido o, dal momento che cucinare l’istrice è illegale, anche un più banale Cinghiale.

Sagrantino di Montefalco Collepiano
Sagrantino di Montefalco Collepiano

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Barbaresco 2013 – Cascina Roccalini

Barbaresco 2013 – Cascina Roccalini

Barbaresco 2013 – Cascina Roccalini

Me l’avevavo consigliato più volte. Mi capita finalmente l’occasione di comprare due bottiglie dell’annata 2013, così da rispettare la regola personale dei 10 anni, e lo provo.
“Cazzo! Che bel Vino!” penso subito al primo approccio e sento di essermi perso qualcosa in questi anni di bevute.
Barbaresco di stampo tradizionale con lunga macerazione in cemento e invecchiamento in botte grande. Da Vigne le cui uve venivano un tempo conferite a un noto collega (si comprende bene il motivo).
Vino di rare luminosità e intensità olfattiva, ripenso a quanto esclamò un amico annusando un famoso Sangiovese “sembra un profumo…” e non aggiungo altro.
Ci sono reminiscenze nitide di Melograno, chinotto, rosa canina, floreale delicato, ma anche più defilati ricordi di erbe aromatiche e balsamici. Riconoscibile e molto fedele.
Del melograno ha pure l’impatto tattile al palato. Sottile, pieno di energia, alcol giusto,  porta in bocca questo frutto dolce, ultrapimpante e tonico che si accoppia meravigliosamente con l’abbondante acidità e i bei tannini profilanti.
Sorso definito, lungo, arioso.

Che bel vino! (ripetere più volte…)

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