Bottiglie, Degustazioni

Fiano di Avellino “Alimata” 2018  – Villa Raiano

Fiano di Avellino 2018 Alimata – Villa Raiano 

Da vigna su terreno argillloso nel comune di Montefreddane. “Vinificazione semplice, ma prolungata nel tempo” si può leggere sul sito aziendale. 12 mesi sulle fecce, 12 mesi in bottiglia.

Ne avevo stappata un’altra nei mesi estivi, ma con scarsa soddisfazione principalmente per una prematura ossidazione.  

Vino sostanzioso dal colore concentrato e dal bouquet esteso che presenta reminiscenze agrumate di limone tagliato,  gelsomino, pesca bianca, mentuccia e marzapane. Le fragranze non mancano e non mancano di brio.

In bocca mostra una certa densità e sviluppa calore, ma non t’invischia perché ha anche una componente acida e salina di tutto rispetto e profondità di gusto. 

Rispetto alla prima bottiglia non c’è paragone. Buon bianco forse un po’ troppo strutturato da bere adesso.

Enonauta/Degustazione di Vino #441 - review - Fiano di Avellino 2018 Alimata - Villa Raiano  | Sostanzioso Fiano

Fiano di Avellino 2018 Alimata – Villa Raiano

From vineyard on clayey soil in the municipality of Montefreddane. “Simple winemaking, but prolonged over time” can be read on the company website. 12 months on the lees, 12 months in the bottle.

I had uncorked another one in the summer months, but with little satisfaction mainly due to premature oxidation.

Substantial wine with a concentrated color and an extensive bouquet that presents citrus reminiscences of cut lemon, jasmine, white peach, mint and marzipan. There is no shortage of fragrances and no shortage of panache.

In the mouth it shows a certain density and develops heat, but it doesn’t entangle you because it also has a respectable acid and saline component and depth of taste. Compared to the first bottle there is no comparison. Good white wine perhaps a little too structured to drink now.

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Degustazioni, Eventi

Slow Wine Fair 2025: un evento imperdibile per gli amanti del vino sostenibile

Slow Wine Fair 2025: un evento imperdibile per gli amanti del vino sostenibile

Una delegazione de L’Enonauta è pronta a raggiungere Bologna per la quarta edizione della Slow Wine Fair, la fiera internazionale dedicata al vino buono, pulito e giusto, che si terrà a BolognaFiere dal 23 al 25 febbraio 2025. L’evento rappresenta un appuntamento imperdibile per appassionati, professionisti del settore e produttori vinicoli che condividono l’impegno per un’agricoltura sostenibile e rispettosa dell’ambiente.

La Slow Wine Fair si distingue per la sua attenzione alla qualità e alla sostenibilità dei vini presentati, selezionati secondo i principi di Slow Food, l’associazione internazionale che promuove un’alimentazione buona, pulita e giusta. La fiera offre un’occasione unica per degustare vini di alta qualità, conoscere da vicino i produttori e scoprire le ultime tendenze del settore.

È importante sottolineare che l’edizione 2025 della Slow Wine Fair si concentrerà su un tema cruciale per il futuro del settore vinicolo: la sostenibilità lungo tutta la filiera.

Dopo aver esplorato temi come la crisi climatica e la fertilità del suolo nelle edizioni precedenti, quest’anno l’attenzione si sposterà sull’impatto ambientale del vino a 360 gradi, dalla vigna alla bottiglia.

Cosa significa questo?

  • Packaging: si discuterà dell’importanza di ridurre l’impronta ecologica degli imballaggi, privilegiando materiali riciclabili e leggeri.
  • Logistica: verranno analizzate le diverse modalità di trasporto e stoccaggio del vino, con l’obiettivo di minimizzare le emissioni di CO2.
  • Certificazioni: un focus sulle certificazioni vinicole, per aiutare i consumatori a riconoscere i vini prodotti in modo sostenibile.

La Slow Wine Fair 2025 sarà quindi un’occasione unica per produttori, esperti e appassionati per confrontarsi su queste tematiche, condividere buone pratiche e trovare soluzioni innovative per un futuro del vino più sostenibile.

Informazioni utili

Eventi Vino #20 - 2025 - Slow Wine Fair - Bologna | un evento imperdibile per gli amanti del vino sostenibile
Eventi Vino #20 - 2025 - Slow Wine Fair - Bologna | un evento imperdibile per gli amanti del vino sostenibile
Eventi Vino #20 - 2025 - Slow Wine Fair - Bologna | un evento imperdibile per gli amanti del vino sostenibile

Le fotografie sono di Michele Purin – dal sito di Slow Wine Fair

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Roero Riserva 2020 “La Val dei Preti” – Matteo Correggia

Roero Riserva 2020 La Val dei Preti – Matteo Correggia 

Roero Riserva di una delle migliori aziende del Roero ottenuto ovviamente dal Nebbiolo coltivato sulla vigna da cui il nome, vigna prevalentemente sabbiosa. 

Macerazione di quindici giorni e a seguire invecchiamento per 15 mesi in botti da 30 hl e legni piccoli usati.

Nel bicchiere c’è un vino molto luminoso, granato di media fittezza, con fini ricordi prevalentemente fruttati come il corbezzolo e la prugna e di contorno la foglia thè nero, l’eucalipto e più tenui sentori speziati e di humus. Non è un campione di esplosività, ma si apre con costanza fino ad essere un vino fragrante.

Il sorso risulta avvincente. Calibrato in ingresso, sviluppa calore, spessore, sapidità in crescendo, agevolato nell’allungo dall’acidità che è copiosa e diffusa così come dal tannino maturo di grana molto fine. Finisce aperto, lungo, godibile, equilibrato.

La ragione della sua riuscita a mio avviso sta in questo misurato crescendo. 

Costo 24 euro in enoteca. Giusto.

Enonauta/Degustazione di Vino #440 - review - Roero Riserva 2020 "La Val dei Preti" - Matteo Correggia  | Bella Espressione di Nebbiolo Roero
Enonauta/Degustazione di Vino #440 - review - Roero Riserva 2020 "La Val dei Preti" - Matteo Correggia  | Bella Espressione di Nebbiolo Roero

Roero Riserva 2020 La Val dei Preti – Matteo Correggia

Roero Riserva from one of the best companies in Roero obviously obtained from Nebbiolo grown on the vineyard from which it gets its name, a predominantly sandy vineyard.

Maceration for fifteen days and then aging for 15 months in 30 hl barrels and small used woods.

In the glass there is a very bright wine, medium-density garnet, with fine predominantly fruity memories such as strawberry tree and plum and on the side black tea leaf, eucalyptus and more subtle spicy and humus hints. It is not a champion of explosiveness, but it opens up consistently until it becomes a fragrant wine.

The sip is compelling. Calibrated at the entrance, it develops heat, thickness, flavor in crescendo, aided in the extension by the acidity that is copious and widespread as well as by the mature tannin of very fine grain. It ends open, long, enjoyable, balanced.

The reason for its success in my opinion is in this measured crescendo.

Cost 24 euros in wine shop. Fair.

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Degustazioni, Eventi

Vini Migranti 2025

Vini Migranti 2025 

Alla Manifattura Tabacchi di Firenze

di Riccardo Viganò 

Appuntamento imperdibile (Vini Migranti) per noi Enonauti Toscani. Si è svolta presso i locali della Manifattura Tabacchi di Firenze ed era la quinta edizione di questo festival. La manifestazione punta a non essere solo un mero mercato del vino ma a creare nuove connessioni tra produttori e utenti, raccontando e spargendo semi di diversità, storie di integrazione e di sostenibilità. Il prodotto vino visto come messaggero di una cultura del saper fare e del saper stare insieme. Oltre novanta produttori si sono trovati vicini permettendoci così di passare da un Assirtiko di Creta a un Merlot bordolese. Dalla Sicilia al Trentino passando ovviamente per tanta Toscana. Dopo tante parole passiamo ai fatti liquidi. In ordine di degustazione ho assaggiato: 

ASSAGGI VINI MIGRANTI 2025

  • 1 – Champagne Legretes et fils 
  • 2 – Clotilde Legrand Loira 
  • 3 – Domaine de Cocagne Loira 
  • 4/5 – Damien Guadagnolo dalla Jura 
  • 6 – Barnanacoli da Salina 
  • 7 – Francesca Castaldi Alto Piemonte 
  • 8 – Tikal Narural Argentina
  • 9 – Mersel dal Libano 
  • 10 – Salvetta Alto Adige 
  • 11 – Jure Stekar e Vigna Leban dalla Slovenia 
  • 12 – Chateau Fourton La Garenne da Entre deux meres Bordeaux 
  • 13 – Paterianaki da Creta 
  • 14 – Volcanalia Veneto 
  • 15 – La Ricolla Genova 
  • 16 – Marta Valpiani Romagna 
  • 17 – Le due Terre dal Friuli 
  • 18 – Iuli e Crealto dal Piemonte 

Questa mia selezione era chiaramente ideata per non  bere la solita Toscana cercando di assaggiare tutto l’estero alla ricerca di novità. I vini che più mi hanno colpito in senso buono sono stati sicuramente quelli di Bordeaux. Di impatto e potenza ma eleganti, con un prezzo fiera da 20 euro imbattibile. Dal produttore di Jura ho trovato il Trousseau molto intrigante ma solo quello… Di Iuli e Crealto il Baratuciat, sarà perché fa figo come nome da usare e scrivere, ma di sicuro lo riberrei volentieri. La Nosiola di Salvetta con qualche anno sulle spalle è un ottimo prodotto come il loro Vino Santo. Come dicevo prima ho escluso tanti amici/produttori ma come si fa a bere tutto??? Sarà capitato a tutti di dirsi: “oggi solo novità” e poi trovarsi ovviamente davanti a Cuna o Amerighi. Invece sguardo ben dritto sull’agenda con i produttori da provare e via verso il domani! 

Nota a margine per il capitolo orange wine, o macerati che dir si voglia: Stekar, specialmente con la linea Filip, veramente di carattere e poi Volcanalia con il Patapum e il Battibaleno due macerati a base garganega che sicuramente finiranno su happyorange.wine 

A presto cari Enonauti. Ci vedremo presto a Montepulciano per l’anteprima.

Eventi Vino #18 - 2025 - Vini Migranti 2025 - Firenze - Manifattura Tabacchi | sostenibilità, integrazione, vino...
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Bottiglie, Degustazioni

LOSNA 2021 – ROCCO DI CARPENETO

Losna 2021 – Rocco di Carpeneto

Comprai questa bottiglia a Fornovo  (Vini di Vignaioli) dopo che l’assaggio al banco di Rocco di Carpeneto mi lasciò una buona impressione.

È un dolcetto dell’alto Monferrato Ovadese, senza denominazione. Attitudine fortemente artigianale quindi lieviti “selvaggi”, come si può leggere sul sito, lunga macerazione e invecchiamento in legni esausti per 15 mesi.

Vino che attraversa più fasi dopo l’apertura. La prima, appena dopo l’apertura, non proprio rassicurante e dominata dal sentore di smalto/acetone. Non sono solito arrendermi e lascio la bottiglia da parte per tornare.

La seconda, più rincuorante, riporta alla giornata di Fornovo con un Dolcetto  dal colore scuro e con ricordi floreali, di frutto nero e spezie ben amalgamati e dal sorso rustico, ruvido, pieno, energico.

Purtroppo la terza fase porta con sé un prepotente ritorno del Brett in fase retrolfattiva a caratterizzare l’esperienza negativamente. Negativamente per me che scrivo, ma sicuramente non per altri. Per me gli elementi di narrazione aventi a che fare col modus operandi, la naturalità et similia purtroppo non riescono a depotenziare l’impatto di certe caratteristiche sul giudizio finale sulla qualità di un vino.

Chi invece le tenesse in considerazione, e condideri magari il Brett una “coloritura”, potrà apprezzare questo vino anche grandemente.

Enonauta/Degustazione di Vino #439 - review - LOSNA 2021 - ROCCO DI CARPENETO  | Dolcetto dell'Ovadese di carattere, forse troppo.
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ECCOPINÒ 2025 – il manifesto di una comunità variegata

ECCOPINÒ 2025 – il manifesto di una comunità variegata

un manifesto di intenti, non di stile

Chi fosse andato lunedì 13 gennaio a Scarperia, ma anche un po’ a San Piero a Sieve, allo Spazio Brizzolari per ECCOPINÒ 2025 con la speranza di incontrare la dimostrazione dell’esistenza di una linea stilistica chiara che unifichi i Pinot Neri appenninici con un tratto netto, montano, appenninico per l’appunto, sarebbe rimasto sicuramente deluso. Chi fosse andato cercando la scabrezza,  l’asciuttezza delle forme, la sottrazione come si va cercando sul decantato Etna, derivate dall’altitudine o da ciò che viene nominato col consunto termine terroir, non l’avrebbe trovata. Se esiste un’anima precisa in ciò che comunemente chiamiamo territorio, io ad esempio non lo penso, essa dovrebbe essere principalmente agevolata, aiutata a manifestarsi. Io trovo che si manifesti di rado e non solo grazie al territorio, ma principalmente grazie alla condivisione di certe pratiche di base del fare vino in strettissima relazione con le condizioni pedoclimatiche. In Toscana mi si è manifestata nei vini di Lamole e di Radda. Altrove quasi mai. In questo caso il territorio rappresentato si estende tra la Lunigiana dell’Azienda Casteldelpiano che si trova a Licciana Nardi sotto la Alpi Apuane fino alla Fattoria Brena che si trova invece in un angolo parecchio remoto della montagna cortonese con un piede praticamente in Umbria, passando per la Garfagnana, il medio Serchio, la valle della Sieve, il Mugello, il Casentino e magari un giorno anche dalla Montagna Pistoiese. Un arco lungo approssimativamente 200 chilometri composto da luoghi caratterizzati da specifiche climatiche, orografiche e pedologiche non paragonabili. E non si può dire che tra le 12 cantine partecipanti a questo evento si riscontri uniformità nell’approccio agronomico così come nelle metodiche di cantina.

Chi c’è andato ha però trovato la testimonianza di una comunità variegata che ambisce a essere riconosciuta come operosa, ispirata, volenterosa, sotto il segno unificante del Pinot Nero. Una comunità che ambisce a far conoscere le potenzialità del territorio e la sua vocazione per la viticoltura di qualità, espressamente per il Pinot Nero, e l’intensità del proprio impegno nella salvaguardia del territorio e nella sua promozione. Cito a memoria il senso di due interventi dall’incontro coi produttori del mattino, sperando di ricordare bene soprattutto i protagonisti, che a mio avviso spiegano bene le finalità del progetto. Michele Lorenzetti, agronomo e fondatore di Terre di Giotto a Vicchio, che ricorda come altri territori abbiano costruito la propria fama e strutturato il proprio fare in più secoli e che dunque l’esperienza dei Viticoltori dell’Appennino Toscano, cominciata o ri-cominciata una ventina di anni fa,  sia ancora considerabile embrionale e aperta. A sottolineare la consapevolezza di quanto sia stato fatto e quanto ancora sia da fare per l’affermazione definitiva di questa realtà. Marco Bigioli dell’Azienda Ornina che racconta come da sue ricerche sulla presenza e l’attività umana nel territorio si possa evincere che in Casentino, come in altri luoghi dell’Appennino, l’uomo ha ceduto al bosco molto di quanto nei secoli gli aveva invece strappato col suo lavoro. Testimonianza simile ad altre da me raccolte negli anni in altre zone con un passato glorioso nella produzione di vino di qualità,  spopolate di forze produttive dall’industrializzazione e dall’inurbamento e che stanno riscoprendo nel presente la loro antica vocazione. Ad esempio l’Alto Piemonte. Molto da fare dunque per questi Vignaioli determinati a lavorare e prosperare nei loro luoghi d’origine.

Chi scrive, senza fare graduatorie di merito in questo contesto che non aveva niente del competitivo, ha trovato del talento e delle capacità distribuite senza regolarità, qualche naïveté, ma anche del coraggio e della volontà.  Non mancano interpreti a mio avviso più e meglio avviati nel dare forma concreta a vini espressivi e di ottima fattura che volendo potrebbero fungere da esempio e battistrada.

I complimenti da parte de L’Enonauta all’ottima organizzazione dell’evento a cura di AFFINAMENTI.

A Eccopinò 2025 erano presenti le Aziende:

Caasteldelpiano (Lunigiana), Macea (Garfagnana), Fattoria di Cortevecchia (Mugello), Tenuta Baccanella (Mugello), Terre di Giotto (Mugello), Bacco del Monte (Mugello), Il Rio (Mugello), Borgo Macereto (Mugello), Frascole (Mugello), Fattoria Il Lago (Mugello), Ornina (Casentino), Fattoria Brenta (Val tiberina).

Eventi Vino #17 - 2025 - Eccopinò 2025 - Scarperia - Spazio Brizzolari | la comunità del Pinot nero appenninico e il suo manifesto
Eventi Vino #17 - 2025 - Eccopinò 2025 - Scarperia - Spazio Brizzolari | la comunità del Pinot nero appenninico e il suo manifesto
Eventi Vino #17 - 2025 - Eccopinò 2025 - Scarperia - Spazio Brizzolari | la comunità del Pinot nero appenninico e il suo manifesto
Eventi Vino #17 - 2025 - Eccopinò 2025 - Scarperia - Spazio Brizzolari | la comunità del Pinot nero appenninico e il suo manifesto
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Chianti Classico 2020 – Fattoria San Giusto a Rentennano

Chianti Classico 2020 – Fattoria San Giusto a Rentennano 

Sangiovese con una piccola parte di Canaiolo. 11 mesi di invecchiamento in botti, tonneau e barrique al termine di una vendemmia propizia.

Da Gaiole in Chianti.

Riscorrendo a memoria gli assaggi passati davanti a questa bottiglia penso: “Che sia il miglior Chianti Classico annata 2020?”. Certo lo metto insieme a un altro paio tra quelli più compiuti e convincenti.

Florido e fragrante, meglio del desaparecido e premiato 2016 che assaggiai a suo tempo. C’è l’impronta tipica dell’azienda, quindi profondità e un certo ombroso temperamento, ma in questo caso è declinata su toni più luminosi e gioviali.

Bel granato intenso il colore. Frutto in primo piano. Cassis, ciliegia, scorza di arancio, fruttuosità imperiosa con un contorno di ricordi speziati di cannella, carnosi, di humus, di eucalipto. Intensità e nitore eccezionali che rendono le fragranze percepibili a distanza.

Vino trascinante, pieno di energia e gusto che tornano con ritmo costante tracciando un percorso netto e lungo. Acidità vivace, mai sopra le righe, sempre organica all’esperienza nel suo complesso. Pur portando in dote 14,5 gradi e non lesinando affatto in concentrazione è un vino che si beve agilmente e che finisce quasi per sembrare leggiadro. I tannini emergono da questa grande onda di gusto perfetti per forma e forza.

Vino eccellente in relazione alla tipologia, ed eccellente anche in senso generale. 

Enonauta/Degustazione di Vino #438 - review - Chianti Classico 2020 - San Giusto a Rentennano  | Per noi è il miglior Chianti Classico 2020
Enonauta/Degustazione di Vino #438 - review - Chianti Classico 2020 - San Giusto a Rentennano  | Per noi è il miglior Chianti Classico 2020

Chianti Classico 2020 – Fattoria San Giusto in Rentennano 

Sangiovese with a small part of Canaiolo. 11 months of aging in barrels, tonneaus and barriques at the end of a favorable harvest.

From Gaiole in Chianti.

Going through the tastings of this bottle by heart, I think: “Is this the best Chianti Classico of the 2020 vintage?”. Of course I put it together with a couple of other more accomplished and convincing ones.

Florid and fragrant, better than the desaparecido and award-winning 2016 that I tasted at the time. There is the typical imprint of the company, therefore depth and a certain shady temperament, but in this case it is expressed in brighter and more jovial tones.

Nice intense garnet color. Fruit in the foreground. Cassis, cherry, orange peel, imperious fruitiness with a side of spicy memories of cinnamon, fleshy, humus, eucalyptus. Exceptional intensity and clarity that make the fragrances perceivable from a distance.

An enthralling wine, full of energy and taste that return with a constant rhythm, tracing a clear and long path. Lively acidity, never over the top, always organic to the experience as a whole. Despite bringing 14.5 degrees and not skimping on concentration at all, it is a wine that can be drunk easily and which almost ends up seeming graceful. The tannins emerge from this great wave of taste, perfect in shape and strength.

Excellent wine in relation to the type, and also excellent in a general sense.

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Brunello di Montalcino Saporoia 2010 – Az. Agr. Baccinetti

Brunello di Montalcino Saporoia 2010 – Az. Agr. Baccinetti

Assaggiato a Benvenuto Brunello al tempo e poi acquistato in azienda a seguito delle buone impressioni ricevute.

L’azienda Baccinetti si trova appena dopo il Passo del Lume Spento percorrendo la S.P. 14 verso Sant’Angelo in Colle. 

Trattasi di un Brunello di grande impatto, dal contenuto alcolico considerevole, ma senza melensaggini ed eccessi di trattamento. Di ispirazione tradizionale.

Il colore è granato fitto. Negli anni ha decisamente ampliato il suo potenziale aromatico e sviluppa in primo piano bei ricordi di arancia tarocco, amarena Toschi, tabacco e meno pronunciati sentori di cenere bianca, erbe aromatiche e di sottobosco autunnale. In crescendo con l’arieggiamento.

In ingresso mostra una certa virulenza, con la sua indiscutibile potenza e il suo volume non è certo bilanciato, ma l’effetto generale prodotto dal suo calore, dal tannino che va allentando la presa, dal suo gusto intenso è quello di un vino largo ed avvolgente, impegnativo ed avvincente, lungo e  con un finale amaricante/balsamico.

Per mio parere è all’apice positivo del suo evolversi e con pietanze ricche, in questo caso un bel tegame di Salsicce della Montagna Pistoiese con fagioli e lenticchie, può dare grandissime soddisfazioni.

Potrà non essere il più raffinato tra tutti i Brunelli, ma ha il pregio della sincerità e della chiarezza. 

Indubbiamente un ottimo Sangiovese. 

https://www.enonauta.it/didattica/luoghi-del-vino/#montalcino
https://www.enonauta.it/didattica/luoghi-del-vino/#montalcino
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Soave Superiore DOCG Monte San Piero 2021 – Sandro De Bruno

Soave Superiore DOCG Monte San Piero 2021 – Sandro De Bruno

In trasferta in Veneto, il giorno prima di correre la maratona di Venezia, balugina all’improvviso la malsana ma irresistibile idea di farmi un giro per cantine nel Soave. Sugli effetti di questa iniziativa sui risultati dell’indomani stendiamo il velo pietoso dell’oblìo; restano invece memorabili i risultati della scampagnata del sabato, con diverse bottiglie di qualità portate a casa. Tra le altre, questo Soave Superiore DOCG Monte San Piero 2021 Sandro De Bruno, donatomi gentilmente dal ragazzo che mi accoglie, in aggiunta ad alcune bottiglie acquistate, per compensare la delusione di non poter effettuare una visita o almeno una degustazione senza averla precedentemente prenotata. È l’ultima bottiglia che apro nel 2024 prima della cena di San Silvestro e la felicità di averlo fatto è sollecitata subito dal colore oro, pieno, intenso, che mi saluta dal calice. Anche il naso è promettente, con un profluvio di frutti chiari ed esotici, una dolcezza pronunciata, quasi zuccherina, dovuta alla vendemmia quasi tardiva, di fine ottobre, ma attraversata da una nota più fresca, minerale, ereditata dai substrati vulcanici del terreno. Anche in bocca si conferma vino di complessità gustosa, dal sorso pieno, cremoso, ricco di frutta secca e arancia e pasticceria, ma anche con la profondità delle erbe aromatiche e una decisa sapidità che si fa sempre più strada e resta in bocca in una lunghezza quasi infinita. Bottiglia che irrompe con prepotenza nella lista delle mie migliori bevute sotto i venti euro.

Enonauta/Degustazione di Vino #436 - review - Soave Superiore DOCG Monte San Piero 2021 - Sandro De Bruno | Complessità gustosa

Soave Superiore DOCG Monte San Piero 2021 – Sandro De Bruno

On a trip to Veneto, the day before running the Venice marathon, I suddenly had the unhealthy but irresistible idea of ​​taking a tour of the cellars in Soave. We draw the pitiful veil of oblivion over the effects of this initiative on the results of the following day; However, the results of the Saturday outing remain memorable, with several quality bottles taken home. Among others, this Soave Superiore DOCG Monte San Piero 2021 Sandro De Bruno, kindly given to me by the boy who welcomes me, in addition to some bottles purchased, to compensate for the disappointment of not being able to make a visit or at least a tasting without having previously booked it. It is the last bottle that I open in 2024 before the New Year’s Eve dinner and the happiness of having done so is immediately encouraged by the full, intense gold color that greets me from the glass. The nose is also promising, with a flood of light and exotic fruits, a pronounced sweetness, almost sugary, due to the almost late harvest, at the end of October, but crossed by a fresher, mineral note, inherited from the volcanic substrates of the soil. Even in the mouth it confirms itself as a wine of tasty complexity, with a full, creamy sip, rich in dried fruit and orange and pastries, but also with the depth of the aromatic herbs and a decisive flavor that increasingly makes its way and remains in the mouth for a long time. almost infinite. A bottle that forcefully enters the list of my best drinks under twenty euros.

Enonauta/Degustazione di Vino #436 - review - Soave Superiore DOCG Monte San Piero 2021 - Sandro De Bruno | Complessità gustosa
Enonauta/Degustazione di Vino #436 – review – Soave Superiore DOCG Monte San Piero 2021 – Sandro De Bruno | Complessità gustosa
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Chianti Classico DUELAME 2021 – Lamole di Lamole

Chianti Classico DUELAME 2021 – Lamole di Lamole

Io e Martino Baldi lo assaggiammo alla Chianti Classico Collection 2024. Ci colpì ed emerse alla fine della fiera come uno degli assaggi più nitidi e convincenti tra la moltitudine di bottiglie presenti a dispetto del suo essere reperibile al supermercato e prodotto da un’azienda di proprietà di un grande gruppo. Contravvenendo quindi ulteriormente a una delle regole capitali del winelover di alta categoria, ovvero che la GDO è il demonio e tutto ciò che vi si compra non è buono, usufruimmo poi della stessa offerta del solito supermercato.

Un vino a cui darei la massima valutazione per i valori espressi in relazione alla tipologia e alle metodiche di produzione.

Sangiovese vinificato in acciaio. Poi invecchiato in botte e a seguire l’affinamento in bottiglia. L’altitudine e il suolo sono qui come in tutti i vini di Lamole una componente fondamentale.

Vino di colore mediamente fitto, fragrantissimo e filologico presenta prevalenti ricordi di giaggioli e marasche, l’arancia navel e il timo, con più discreti rimandi ematici e balsamici.

Al palato risulta pienamente definito, preciso, entra con freschezza tipica ben innervata, corpo snello e ottima e lunga dinamica di gusto. Ha tannini di carattere e fini, si beve e si ribeve con gioia accompagnando il pasto, finisce coerentemente con ritorno del frutto e in parte balsamico.

Bevuto ora dà grande soddisfazione, ma ancora tra qualche anno, con buona probabilità, regalerà emozioni a chi saprà conservarne qualche bottiglia.

Enonauta/Degustazione di Vino #435 - review - Chianti Classico DUELAME 2021 - Lamole di Lamole | Chianti Classico Filologicamente Lamolese
Enonauta/Degustazione di Vino #435 - review - Chianti Classico DUELAME 2021 - Lamole di Lamole | Chianti Classico Filologicamente Lamolese

Chianti Classico DUELAME 2021 – Lamole di Lamole

Martino Baldi and I tasted it at the Chianti Classico Collection 2024. It struck us and emerged at the end of the fair as one of the clearest and most convincing tastings among the multitude of bottles present despite its being available in the supermarket and produced by an owned company of a large group. Therefore further violating one of the capital rules of high-class wine lovers, namely that large-scale retail trade is the devil and everything you buy there is not good, we then took advantage of the same offer as the usual supermarket.

A wine to which I would give the highest rating for the values ​​expressed in relation to the type and production methods.

Sangiovese vinified in steel. Then aged in barrels followed by refinement in the bottle. Altitude and soil are a fundamental component here, as in all Lamole wines.

A wine with a medium-dense colour, very fragrant and philological, with prevalent hints of irises and morello cherries, navel orange and thyme, with more discreet blood and balsamic references.

On the palate it is fully defined, precise, enters with typical well-innervated freshness, slim body and excellent and long dynamic flavour. It has characterful and fine tannins, it can be drunk over and over again with joy accompanying the meal, it ends consistently with a return of fruit and is partly balsamic.

Drunk now it gives great satisfaction, but in a few years, it will probably give emotions to those who know how to keep a few bottles of it.

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