Bottiglie, Degustazioni

Sacrisassi 2015 – Le Due Terre

Sacrisassi Bianco 2015 – Le Due Terre

Friuli Colli Orientali Doc

L’opera di prevenzione enoica continua con questo vigoroso vino dei colli orientali del Friuli.

Friulano e Ribolla
Fermentazione in legno e macerazione poi di nuovo in legno

Ambra brillante il colore. Le foto dilettantistiche con luce artificiale fatte al volo non rendono nessuna giustizia al liquido nel bicchiere. Mi spiace, ma in questo caso non sono riuscito a fare meglio.

Al naso è vivo e cangiante con leggera volatile che spinge i sentori di canfora, camomila, susina gialla, sfalcio di erba medica secca, leggero aroma di caffé, più precisamente di torrefazione, non della polvere nel barattolo, ma del profumo portato dal vento a chi passi nelle vicinanze di una torrefazione.

Asciutto, incisivo, sapido e dalla persistenza proverbiale. Il finale è un caleidoscopio dove riecheggiano molteplici sensazioni, dal miele di acacia alla susina, dal caffè tostato alle erbe aromatiche.

Vino di forte personalità e temperamento adatto a palati selezionati.

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Trebbiano 2016 – Tenuta di Capezzana

Trebbiano 2016 – Tenuta di Capezzana

In questi giorni di reclusione decido di stappare questo Trebbiano 2016 della Tenuta di Capezzana della famiglia Contini Bonacossi. Il produttore di qualità più vicino a casa mia, tanto che potrei e vorrei andare in cantina in bicicletta e nei giorni migliori addirittura a piedi. 23 km che in tempo di quarantena sembrano uno scherzo e che percorrerei volentieri come voto per far terminare questo delirio.

Ricordo sempre con piacere che la prima bottiglia che acquistai e stappai consapevolmente, molti anni fa, passando dal consumo casuale alla scelta mirata, fu proprio una bottiglia di Barco Reale della Tenuta di Capezzana.

Trebbiano con fermentazione in acciaio e legno di varia dimensione ed elevazione in barrique e tonneaux.

Giallo dorato brillante con bouquet ricco e di buona intensità. Ricordi floreali di tarassaco e passiflora, di susina gialla, sentori di vaniglia e spezie dolci.

Sorso strutturato e stratificato con buona acidità a bilanciare le sensazioni. Lunga la persistenza aromatica con echi di mandorla, frutto giallo maturo e vaniglia.

Non si nasconde il tentativo, peraltro riuscito, di declinare il Trebbiano Toscano in una versione più internazionale e strutturata.

In abbinamento con vari piatti quotidiani brillò particolarmente col classico crostino con burro e pasta di acciughe.

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Barolo 2013 – Massolino

Barolo 2013 – Massolino

La vita da reclusi consente di andare a ripescare ricette provate anni prima e con le quali non ci si è mai più cimentati per pigrizia o, come in questo caso, per la non facile reperibilità della materia prima in questione, in questo caso l’Asino, che in Toscana non sembra essere molto diffuso. L’epidemia mi chiude in casa nel momento in cui casualmente ho mezzo chilo di spezzatino di asino nel congelatore e una intera cantina da svuotare. Il Tapulone col Barolo è l’accoppiata perfetta per questo surreale sabato italiano.

Il Barolo 2013 di Massolino si è accompagnato perfettamente al Tapulone d’Asino con le verze. Barolo Tradizionale da Serralunga d’Alba, 30 mesi di invecchiamento in botte di rovere e un anno di affinamento in bottiglia.
Granato chiaro molto vivo, non particolarmente intensi i profumi, ma netti di rosa e lampone, erbe aromatiche e radici.
Barolo Massolino 2013 Serralunga d'alba

Barolo Massolino 2013

Al palato la sua forza sono l’equilibrio, la bevibilità, la lineare progressione di gusto. Bella tensione tra la piacevole dolcezza del succo, l’acidità diffusa e un tannino nobile e fitto. Ottimo finale coerente con piacevole sensazione amaricante che rievoca la genziana.

Un entry level convincente e dal buon rapporto qualita prezzo che potrà dare soddisfazione anche nel tempo.

Tapulone d'Asino con le verze

Tapulone d’Asino con le verze

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Chianti Classico Riserva 2015 – L’Erta di Radda

Chianti Classico Riserva 2015 – L’Erta di Radda

Siamo nel parte settentrionale del territorio di Radda in Chianti
100% Sangiovese da un unico vigneto.
15 giorni di fermentazione senza lieviti selezionati e al termine 20 giorni sulle bucce.
Seguono 24 mesi in botti da 20 hl

Se non sbaglio è la prima riserva fatta da Diego Finocchi che al primo colpo fa subito un clamoroso centro.

Rosso rubino scuro. Naso pulito e fine dove predominano i sentori fruttati, marasca e arancia rossa su tutto, ma non mancano note floreali di rosa e speziate. Di erbe aromatiche e anice.Il sorso è rotondo e avvolgente. Eppure non ha fardelli (come talvolta capita a certe riserve chiantigiane che si smarriscono cercando di parlare lingue incomprensibili) e resta un chianti classico, che racconta del territorio, lo fa sentire, dalla freschezza vigorosa, dal tannino finissimo, freschezza quasi elettrica, un lungo assolo di danza, perché questo vino ricorda il danzatore, possente e agile al tempo stesso. Nel finale prolungato ed appagante riecheggiano il frutto e l’agrume.

Dire il migliore è sempre inutile, ma tra le cinque migliori riserve chiantigiane nel mio personale archivio mentale sento di poterlo dire. 2015, ma anche in senso assoluto per fedeltà al vitigno, territorialità e schiettezza.Complimenti a Diego Finocchi per questo Vino.

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BRICCO APPIANI 2008 – Flavio Roddolo

Bricco Appiani 2008 – Flavio Roddolo

Langhe Rosso Doc

Tra i vini adatti a ostacolare il contagio come non annoverare il Cabernet Sauvignon coltivato e vinificato a Monforte d’Alba dal Sig. Flavio Roddolo. Porta il nome del vigneto che sta dietro la cantina. Ed esprime una forza che sembra scaturire dalle profondità della terra.

Rubino fitto impenetrabile. Intenso e fine il bouquet con profumi di Cassis e frutti di bosco, note ferrose e terrose, sentori vegetali aromatici come di origano e ginepro.

Il sorso è denso e caldo. Alcool importante, ma ben inserito e acidità distribuita. Ha il grip della pasta di cacao 100% e grande intensità e persistenza dell’aroma di bocca.

La forza e la profondità di questo vino sono proverbiali e alla fine della bottiglia si ha la sensazione di aver bevuto un campione di compatta eleganza. Il Signor Flavio Roddolo è giustamente orgoglioso di questo suo vino e al pellegrino assetato che visita la sua cantina non manca di offrire una vecchia annata per dimostrarne le potenzialità.

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Schioppettino 2017 – Flaibani (ovvero una cosa divertente che spero di rifare al più presto cioè la visita alla Azienda Agricola Flaibani)

Schioppettino 2017 – Flaibani

Friuli Colli Orientali DOC

Stappare questo vino in giorni di epidemia è confortante. Sembra dare l’impressione di poter sterminare ogni patogeno che alberga nel tuo corpo grazie al suo schietto brio e alla sua forza.
Fatto con l’autoctonissimo e schioppettante Schioppettino a Cividale del Friuli. Acciaio e poi affinamento in legno.

Il colore è scuro, rubino molto fitto. Al naso lievemente rustico con sentori nitidi di pepe e di spezie e subito a seguire la prugna e il fiore e anche qualche nota balsamica.
Carattere e vigoria.
Al palato è deciso e fresco con un filo di tannino aggraziato, ma non lèsina in corpo e allora si sta in equilibrio. Buon finale con ritorno di cannella e prugna.
Conferma le sensazioni ricevute al naso e in definitiva lo definirei un vino estroverso adatto ad accompagnare dei primi piatti con cacciagione.

Stappare questa bottiglia è anche una scusa per poter raccontare della visita all’azienda agricola Flaibani. Ho preso in prestito da David Foster Wallace il titolo di un suo famosissimo libretto per ribaltarne completamente il senso. Perché se la cosa si cui si basava nel suo libro era si divertente, ma al contempo evitabile, quella che vorrei raccontare e che mi accingo a raccontare io è stata divertente e al contempo formativa, vitale, irripetibile tanto da voler riprovare per vedere se la seconda volta sarà differentemente irripetibile al pari della prima. Si parla della visita all’azienda agricola Flaibani.

(interviene a questo punto Andrea Casprini che faceva parte della spedizione de L’Enonauta a Cividale del Friuli)
Sono stato ospite della famiglia Flaibani per una degustazione dei loro vini. Mi sono rimasti impressi oltre alla cordiale ospitalità, i colori e agli odori dell’autunno, che ci ha regalato quella splendida giornata (Meteorologicamente e Non solo) permettendoci di fare la degustazione all’aperto con una vista magnifica.
Siamo in Friuli vicino a Cividale, il panorama si apre ai nostri occhi a 360°: ad est ad un tiro di schioppo vediamo Gorizia con la sua appendice in Slovenia Nova Gorica, a sud si intravede attraverso la foschia l’isola di Grado davanti alla costa di Aquileia, a nord si vedono le cime delle alpi carniche.
I profumi ricordano la vendemmia appena fatta con l’odore di cantina in cui fermenta il vino nei tini, a cui si mescolano fragranze arboree come il pino, i carpini, gli aceri, querce, roveri, noci e noccioli; c’è anche un’aria salmastra che forse però è una suggestione che suggerisce la vista del mare, anche se… questa salinità la sento anche al palato, in un paio di vini, facendo la degustazione.

Le peculiarità della nostra Bruna, sono quelle di non essere una persona discreta e professionale (certo è Professionale e Accogliente), ma sopratutto una presenza Coinvolgente e Appassionata, che si esalta a parlare del suo lavoro e dei suoi vini, della sua scelta di vita, che vien quasi voglia di lasciare il tuo lavoro in città per trasferirti qui e aiutarla nella sua Impresa.

Passando ai vini, ottimi e con un surplus: l’azienda coltiva la vigna (che abbiamo avuto la fortuna di visitare) e produce i suoi vini con uve coltovate seguendo i principi della biodinamica. Ho difficoltà a descriverli con dovizia di particolari, ma uno su tutti mi è rimasto nel cuore: il Pinot Grigio Ramato (in foto), delizia per gli occhi, per il palato e buonissimo!

Unico neo, impegnandosi a cercarlo, non abbiamo visitato la cantina. Bisogna Rimediare!!!
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Pinot Nero 2015 – Castel Juval

Pinot Nero 2015 – Castel Juval

Dai vigneti più alti e riparati dell’azienda, vinificato in acciaio e successivamente affinato in botti grandi e piccole di quercia e acacia.

Viene un vino chiaro e luminoso, dai profumi netti di rosa, lampone e fragoline di bosco, di spezie e con un lieve ricordo di tostatura.

Al palato risulta ossuto, scabro ed essenziale. La componente acida in principio appare predominante e in effetti lo è (mio suocero, appassionato di vini muscolari, afferma che gli manca “il corpo”), ma col tempo rivela anche un’inaspettata, dopo l’incipit scorbutico, anima fruttata che invece caratterizza la fase retronasale.
Tannino fine, persistenza, bevibilità.

https://youtu.be/Wh8Ow_QEAWM

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