Dire Chionetti è dire Dogliani. E dire Dogliani ovviamente è dire Dolcetto. Per il Dogliani Briccolero 20016 di Chionetti un anno di affinamento in cemento e una piccola parte in legno. Combina tipicità e immediatezza con una struttura da vino importante. Impenetrabile rubino con riflessi purpurei. Viola, ciliegia, mora e qualche accenno di liquirizia e spezie. Caldo e compatto al palato, l’intensità del gusto è il suo tratto distintivo. Una buona freschezza e un tannino netto che mette ordine al sorso nell’ottimo finale fruttato. Vino di grande personalità, ma al contempo di carattere gioviale.
Risale al 2012 la mia visita all’azienda di Bruno Nada. Eppure conservo intatto nella memoria il ricordo dell’accoglienza ricevuta, della sua generosità nel raccontarsi e nel raccontare la storia della sua famiglia e della disciplina necessaria alla vita dell’agricoltore. E ricordo molto bene i vini bevuti quel giorno. Resta ad oggi una delle esperienze più formative ed entusiasmanti nel mio percorso enoico.
Questa è una delle ultime bottiglie di quella trasferta, sopravvissuta a due traslochi e a una alluvione.
100% Nebbiolo (Lampia e Michet) 24 mesi di botte 6 mesi di bottiglia Treiso
Granato fitto e vivo il colore. Sornione d’acchìto, palesa con le ore un ricco bouquet.
Rosa essiccata, lampone e frutti di bosco maturi, si avvertono note di radice aromatica come rabarbaro e liquirizia, tabacco, qualche accenno boschivo. Attacco gustativo fresco, l’acidità si impone e imprime al sorso una accelerazione emozionante. Segue grande intensità di frutto, materia e succo vibranti, una trama tannica integra e ben integrata. Sapidità sottotraccia che si allunga sul finale dove torna coerentemente la radice. ___
L’assaggio ci parla di una bottiglia che può essere considerata vicina al vertice positivo della sua evoluzione. Che porta in dote al contempo grande dinamica gustativa ed equilibrio. Potenza verticale e grazia.
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The glass told us of a bottle that can be considered close to the positive point of its evolution. Which brings at the same time great gustatory dynamics and balance. Vertical power and grace.
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Le goût nous parle d’une bouteille qui peut être considérée comme proche du point positif de son évolution. Ce qui apporte à la fois une grande dynamique gustative et un bon équilibre. Puissance verticale et la grâce.
Un brindisi improvvisato tra tre Enonauti in occasione di un lieto evento e per brindare andiamo fino a Mamoiada. (luoghi del vino)
Una bomba senza orologeria questo Cannonau del Signor Montisci. Viti vecchie, pochi interventi, un clima favorevole ed ecco Barrosu.
Naso esuberante e impressivo. Vasti sentori di frutta sotto spirito, macchia bagnata, mirto, echi di spezie dolci. Al palato è caldo e non potrebbe non esserlo, ma al contempo non risulta schiacciato dalla sua enorme carica alcolica. Una importante, spessa e succosa dotazione acida rendono equilibrato, seppur impegnativo, il sorso.
Il finale, per durata degli aromi e per come si distende l’intensissima vena sapida, lascia storditi e disse bene l’oste che nel servirlo lo definì “una via di mezzo tra un distillato e un vino”.
Sangiovese, Malvasia e Cabernet Franc per questo Montescudaio Rosso della Fattoria di Sorbaiano, azienda per i cui vini l’Enonauta ammette di avere un debole. Vinificazione in acciaio e a seguire malolattica e affinamento in barrique per un periodo tra i 12 e i 18 mesi. L’accostamento Sangiovese/Malvasia Nera si conferma, qui come nell’areale del Chianti Classico, come uno dei più convincenti e tiene testa agli omologhi corregionali più quotati. Si presenta di un bel rubino fitto. Il naso è maturo, intenso di frutti rossi maturi, scorza di arancio, una sottile nuance ematica, liquirizia. L’attacco è di sostanza. Ha volume morbido e caldo in cui s’innestano una acidità grintosa e un tannino integrato e smussato. Coda gustativa di frutto maturo e coerentemente di scorze d’agrume che tornano insieme a una punta amaricante di china. Vino di calibrata forza ed espressività che promette di dare il meglio ancora tra qualche anno.
Trovò nelle Tagliatelle all’uovo al Ragù di Lepre un piatto ideale a farne risaltare le caratteristiche.
Vadum Caesaris Metodo Familiare fa vinificazione in acciaio e in percentuali diverse per Chardonnay, Sauvignon, Riesling Renano e Pinot Bianco. A seguire rifermentazione in bottiglia.
Verdolino opalescente, d’altra parte è un sur lie. Al naso è vivace, principalmente frutti esotici, mango e ananas, ma anche susina selvatica e pane fresco.
Effervescenza minuta e setosa e acidità vellutata per questo Metodo Famigliare di casa Vallarom che al palato risulta cremoso e di gusto pieno. Finale insistito di frutto esotico e un lungo, piacevole ricordo di arancia amara, di scorzette di cedro ed è un vino che si lascia bere agevolmente, piacevolmente, e che può accompagnare degnamente un bel risotto ai porri, che per l’appunto avevo cucinato in questa occasione, dei primi di pesce o anche semplicemente un aperitivo in agilità prima di una cena sostanziosa.
A spingere il suo natante di tappi di sughero, nel grande mare delle cose del vino, sono il vento della curiosità, la “sete di conoscenza” e il piacere di condividere la mensa e la bottiglia. Non ha pregiudizi, non teme gli imprevisti, cambia volentieri idea, beve tutto con spirito equanime pur conservando le sue preferenze.
E questo blog è un diario di bordo a più voci, fatto di sensazioni e mai di giudizi. Sensazioni irripetibili, racconti di cantina, note di degustazione, percezioni talvolta chiare e talvolta oscure, non discorso sul vino, ma discorso dal vino e nel vino. Con l’umiltà di chi sa bene che il dominio dell’ancora da scoprire è vasto, che le bottiglie di vino sono tante e ci vuole molto impegno per berle tutte.