Bottiglie, Degustazioni

Chianti Classico 2016 Ama – Castello di Ama (l’abbinamento Chianti/Bistecca non è quasi mai sbagliato)

Chianti Classico 2016 Ama – Castello di Ama

A Gaiole in Chianti

Sangiovese 96% e il resto Merlot, fermentazione separata in acciaio e poi barrique non nuove.

Stappato domenica con la bistecca alla fiorentina e finito nei giorni successivi proprio mentre mi è capitato di leggere una affermazione perentoria, ma decisamente discutibile: “l’abbinamento chianti e bistecca è quasi sempre sbagliato.”

Io mi sento di dire che l’abbinamento Chianti Classico/Bistecca alla Fiorentina è quasi sempre giusto se il taglio e la cottura della carne sono quelli tipici e se il vino ha il vigore e la tipicità che ha, ad esempio, il vino in questione.

Interpretazione gagliarda del Chianti Classico questo Ama 2016 fresco e asciutto, incisivo, vitale.

Rosso rubino chiaro con sentori intensi di viola, ciliegia e lampone, buccia d’arancia, qualche reminiscenza di erbe aromatiche.

Al palato è diretto, di corpo snello, ma sviluppa una bella tensione, allungo fresco, ha un tannino setoso e finale sul frutto.

Un Sangiovese che parla da Sangiovese e che potrebbe essere definito anche un Chianti Classico didattico.

Con la bistecca, al solito, un abbinamento riuscito. Mettici il pomeriggio di sole in terrazzo e siamo al top.

ttps://youtu.be/FJfU8_GudRc

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Memorie da un Aperitivo Ricco

Memorie da un aperitivo ricco

Ci si trova di pomeriggio, come imposto dalle vigenti disposizioni, si ritorna a casa presto.

4 bottiglie. Due Langhe, due Carso.

Il mitico Dolcetto Superiore di Flavio Roddolo. Un bel Nebbiolo giovane di Conterno Fantino. Due espressioni diverse del bianco macerato dal Carso. La Malvasia di Zahar e il Bezga, blend di Vitovska e Malvasia, di Milic.

Dolcetto d’Alba Superiore 2013 di Flavio Roddolo da Monforte.

Brilla della sue consuete caratteristiche. Forza, espressività, persistenza, intensità dell’aroma di bocca. Impenetrabile. Mora e cassis, spezie dolci, erbe aromatiche, in bocca struttura, grande persistenza, il profumo nel bevante vuoto è da ricordare per sempre.

Nebbiolo Ginestrino 2019 di Conterno Fantino

Giovane, rubino con riflessi porpora, molto floreale, marasca, spezie, sorso pieno, di corpo, un tannino un po’ irruento.

Malvasia Zahar 2016

Una Malvasia Istriana macerata molto elegante, ambra chiara, di misura, con sentori di camomilla, albicocca disidratata, miele di Cardo. Equilibrato al palato, coerente, buona presenza e bel finale.

Bezga 2015 di Milic
Malvasia e Vitovska
Orange wine pieno di energia, quasi strabordante. Lievemente rustico, intenso al naso con ricordi di camomilla, zenzero, caffé tostato, nespola. Il sorso è vitale, di non comune pienezza di gusto, persistente.

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Barolo San Lorenzo Di Verduno 2011 – F. LLI Alessandria

Barolo San Lorenzo Di Verduno 2011 – F. LLI Alessandria

Vigneto nel Comune di Verduno con esposizione a sud. 25 giorni di macerazione in acciaio, 30 mesi in botti da 30 hl, poi 2 mesi in acciaio e 6 in bottiglia.

C’è da dire che mi ricordero di questa bottiglia per lungo tempo. Cercherò di riverberarne i ricordi per utilizzarli come pietra di paragone qualitativa. Per la finezza espressiva, per la potenza e l’eleganza congiunte, l’equilibrio e la progressione gustativa, la fortuna di essere stato stappato a un punto di evoluzione, a mio giudizio, ottimale.

Colore rubino tendente al granato. Intenso e preciso al naso con sentori sentori di Rosa e Melograno e chinotto su tutto e poi carruba e vaghe reminiscenze eteree e di rabarbaro.

Il sorso è caldo in partenza, del resto i gradi sono 15, poi si innesca una brillante progressione. Tensione acida, lunga scia sapida, pienezza di gusto, tannino setoso e di buona forza, finale maestoso e coerente.

Trovare un Barolo in quello che sembra il punto esatto in cui la curva evolutiva comincia a cambiare direzione è un’emozione enoica impareggiabile.

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Barolo Castellero 2012 – Giacomo Fenocchio

Barolo Castellero 2012

Giacomo Fenocchio

Monforte d’Alba

La cantina è a Monforte. Il cru Castellero è nel comune di Barolo. Fenocchio è uno degli emblemi della classicità e della tradizione. Giornata indimenticabile quella in cui comprai questa e altre bottiglie dal Signor Fenocchio che fu prodigo nel farci assaggiare i suoi vini così come nella compagnia e nel discorrere.

Lunga macerazione, sei mesi in acciaio e poi 30 mesi in botti da 25 hl. Tra i più tradizionali tra i tradizionali alla prova dell’assaggio. Vini che hanno bisogno di pazienza quelli di Giacomo Fenocchio. Questo tra gli altri suoi pari età della cantina sembra comunque il più pronto, quello che ha sviluppato al momento un equilibrio più manifesto.

Tra il rubino scarico e il granato, naso classico di viola, amarene, ribes, radice aromatica, balsamico, per il momento nessun terziario, vino ancora in fase evolutiva ascendente. Il sorso è rigoroso, ma non così austero come ad esempio il Villero 2012 del quale non ha la chiusura tannica asciugante. Il tannino è più levigato, la freschezza è più avvolgente, distribuita, il centrobocca gratificante e porta in dote una persistenza notevole con finale appassionante su amarena e balsamico. A dispetto dell’annata, che ha una brutta nomea, un vino ottimissimo.

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Chianti Classico Riserva 2016 – Buondonno (un Sangiovese coi Controcazzi)

Un Sangiovese coi Controcazzi

Chianti Classico Riserva 2016
Buondonno
Castellina in Chianti

Sangiovese dalle vigne più vecchie, fatto solo nelle annate migliori. Lunga macerazione in cemento poi maturazione in legno di piccole e medie dimensioni.

Se mi chiedessero di riassumere in breve l’essenza di questo vino non avrei esitazioni. Lo definirei un Chianti Classico, un Sangiovese coi Controcazzi pur consapevole che la parola Controcazzi non è prevista nel lessico ufficiale di nessuna associazione di assaggiatori. Però finirò per dilungarmi in onore di questa bottiglia che per qualità intrinseca e livello di soddisfazione in relazione alle aspettative non è seconda a nessun’altra.

Questo Chianti Classico Riserva di Buondonno ha tutte le caratteristiche che un appassionato di Sangiovese si aspetta di trovare in un Sangiovese. Il Colore Rosso rubino pieno, i profumi nitidi, filologici, intensi di viola e marasca, lavanda e scorza d’arancia.

Il sorso che è un raro esempio di tempra e finezza congiunte. Freschezza smagliante, copiosa, a ondate, corroborante, tannino di misura, pepato, un sorso che si distende in un lunghissimo finale pieno di gusto.

Last but not least è una riserva chiantigiana che sa di uva e non di cantina, lo specifico perché molto spesso capita il contrario. Come dimenticare all’ultima Chianti Classico Collection prima del lockdown, quando mi decisi per una mezz’ora di assaggi che avevo giurato di non fare più e ne uscii con le papille gustative asfaltate. Non ho niente contro nessuna tipologia di vino, c’è un bevitore per ogni bicchiere. Ma qui siamo su un altro pianeta.

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