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Chianti Classico 2016 “Al Limite” – San Leonino

Premetto che il Chianti Classico 2016 “Al Limite” di San Leonino da Castellina in Chianti  non è sicuramente il miglior Chianti Classico che ho bevuto nella mia vita, ma ne ho pagati di più molti che erano meno entusiasmanti di questo e financo meno “territoriali”, tanto per utilizzare un termine abusato, anzi spesso proprio straziato.
Sangiovese 100 per cento, in acciaio e poi 18 mesi tra cemento e botti da 30 hl.
Colore rubino vivo, di media concentrazione. Al naso è giustamente intenso con profumi fedeli al vitigno di viola, marasca, lampone, ricordi di arancia, qualche ricordo speziato. Secco, schietto di carattere, molto fresco al palato, l’acidità è copiosa e affilata, fa da sponda un coerente e gentile ritorno del frutto, persistente in modo apprezzabile.
Viene un po’ penalizzato sul finale da un tannino un po’ rigido, ma il giudizio generale e più che positivo.
Rapporto qualità prezzo indiscutibilmente vantaggioso.
Enonauta/Degustazione di Vino #165 - Chianti Classico 2016 "Al Limite" - San Leonino | Sangiovese di Castellina fedele e dal buon prezzo

 

Chianti Classico 2016 “Al Limite” di San Leonino da Castellina in Chianti

Let me start by saying that the Chianti Classico 2016 “Al Limite” from San Leonino da Castellina in Chianti is certainly not the best Chianti Classico that I have drunk in my life, but I have paid more for many that were less exciting than this one and even less “territorial” , just to use an overused, indeed often downright mangled, term.
100 percent Sangiovese, in steel and then 18 months in cement and 30 hl barrels.
Bright ruby ​​colour, of medium concentration. The nose is rightly intense with aromas faithful to the vine of violet, morello cherry, raspberry, hints of orange, some spicy notes. Dry, straightforward in character, very fresh on the palate, the acidity is abundant and sharp, supported by a coherent and gentle return of the fruit, persistent in an appreciable way.
It is a little penalized on the finish by a slightly stiff tannin, but the overall opinion is more than positive.
Unquestionably advantageous value for money.

 
 
 
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Champagne André Beaufort Brut Reserve e Pinot Noir Bourgogne Haute-Côte de Beaune 2018 Domaine du Lycée Viticole

– Champagne André Beaufort Brut Reserve

– Pinot Noir Bourgogne Haute-Côte de Beaune 2018 Domaine du Lycée Viticole

Pochi giorni fa a Verona ho cenato presso L’Antica Bottega del Vino. Mentre mi rinfrancavo con gli ottimi piatti della tradizionale cucina veneta, essendo solo, ho scelto di bere al calice. Chiacchierando con il competente ed accogliente sommelier ho optato per lo Champagne di André Beaufort Brut Reserve Ambonnay (che non bevevo da qualche tempo) e successivamente un Pinot Noir di Borgogna, precisamente l’Haute Côte de Beaune Domaine Lycée Viticole 2018 (conosciuto, ma non bevuto in precedenza). Innanzi tutto grandi complimenti per il coraggio di tenere (o aprire su richiesta) vini del genere, poiché é sempre più difficile (con le dovute eccezioni del caso) trovare al calice vini di un certo calibro e fuori dalle principali rotte commerciali o modaiole.

Lo Champagne di Beaufort si presenta con un bel colore giallo paglierino brillante. Al naso è molto delicato e non troppo espressivo, con accenni di fiori bianchi, polpa di agrumi e lievitazione. Buon perlage, piuttosto fine, presente e persistente. Al palato è spiazzante. Attacca morbidissimo, cremoso, riempie la bocca con una dolcezza che si percepisce non derivante semplicemente da dosaggi zuccherini elevati, come accade purtroppo ormai in moltissimi champagne (Beaufort utilizza infatti solo lieviti indigeni e zuccheri naturali come il mosto d’uva o il succo d’uva concentrato sia per il tirare che per il dosage). Al contempo è fresco e vivo grazie alla bella acidità e ad una sapidità sferzante che ripulisce il palato e giocando da contraltare al bilanciamento della spiccata morbidezza. Grande persistenza e chiusura con una piacevole e leggera nota ossidativa.

I vini di André Beaufort (tra i pionieri del naturale/biodinamico/biologico nella Champagne) non sono per tutti e non sono certamente accademici. Ma ben vengano anche bollicine come queste che escono dagli schemi tradizionali ingessati da un eccessivo lavoro di cantina e dosaggi che uccidono il vino e la sua possibilità di espressione. Per esperienza con Beaufort si rischia di bere una grandissima bottiglia (sopratutto vecchi millesimi o vecchie sboccature) ma talvolta anche una bottiglia piuttosto squilibrata. La frase “ogni bottiglia è diversa” è estremamente calzante. L’importante è sapere cosa si cerca da una bottiglia di vino, visto anche che i prezzi non sono propriamente economici.

Il Bourgogne Haute-Côte de Beaune 2018 della scuola vitivinicola di Beaune è invece un Pinot Noir a dire poco didattico. Tipico rosso rubino un pò scarico e trasparente. Al naso piccoli frutti rossi croccanti, prugna, ciliegia, viola, accenni speziati. Al palato é secco e fresco, con un pregevole bilanciamento tra morbidezza e verticalità. Bella acidità e mineralità, tannini delicatissimi e vellutati, corpo snello ma presente. Chiude il sorso piuttosto lungo, con un bel sentore di radice di liquirizia. Molto elegante, equilibrato e di ottima beva. È un vino buonissimo da bere ora, senza aspettare troppo per non perderne la fragranza. Tutto quello che ci si potrebbe aspettare da un giovane Pinot Noir di Borgogna prodotto da un Lycée Viticole. È certamente un base, non molto complesso e giovane, ma stiamo parlando di Côte d’Or ad un rapporto qualità-prezzo impressionante. Andate a vedere il prezzo sul sito del produttore (diverso sarà se lo troverete online o a scaffale in qualche enoteca) ed a quel punto, dopo averlo assaggiato, vi sembrerà un piccolo miracolo che si trasforma in vino quotidiano.

Enonauta/Degustazione di Vino #163/164 - review -  Champagne André Beaufort Brut Reserve & Pinot Noir Haute-Côte de Beaune 2018 Lycée Viticole
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Soncek 2019 – Zahar

Soncek 2019 – Zahar
Venezia Giulia IGT

È un vero piacere tornare a scrivere di un vino dell’azienda Zahar (dalla Valle del Breg – tra l’altopiano carsico e l’Istria) a distanza di un paio di anni.
Azienda che ebbi la fortuna di visitare e che conobbi alcuni anni fa a Cerea in un contesto in cui i loro vini spiccarono nonostante la compresenza di grandi nomi.
 
Friulano, Malvasia e Vitovska per un vino profumato, preciso e dal gusto intenso che conferma Zahar come una delle realtà più approcciabili e convincenti nel novero di quelle che lavorano in bio/biodinamico/naturale.
Colore giallo paglierino molto luminoso (sul colore dei vini di Zahar già dissi qualcosa qui)
Si susseguono sentori fruttati di pesca e melone, camomilla e ginestra, ricordi erbacei.
Si caratterizza al palato per il buon corpo, la densità, seppur secco, una risposta quasi rugosa che ne prolunga il gusto, l’equilibrio.
Bene a tavola, molto bene con lo Spaghetto alla Bottarga (in foto).
Enonauta/Degustazione di Vino #162 - review -  Soncek 2019 - Zahar | vino profumato, preciso e dal gusto intenso che conferma Zahar come una delle realtà più approcciabili e convincenti nel novero di quelle che lavorano in bio/biodinamico/naturale.

 

Enonauta/Degustazione di Vino #162 - review -  Soncek 2019 - Zahar | vino profumato, preciso e dal gusto intenso che conferma Zahar come una delle realtà più approcciabili e convincenti nel novero di quelle che lavorano in bio/biodinamico/naturale.

 

Enonauta/Degustazione di Vino #162 - review -  Soncek 2019 - Zahar | vino profumato, preciso e dal gusto intenso che conferma Zahar come una delle realtà più approcciabili e convincenti nel novero di quelle che lavorano in bio/biodinamico/naturale.

 

Soncek 2019 – Zahar
Venezia Giulia IGT

It is a real pleasure to return to writing about a wine from the Zahar company (from the Breg Valley – between the Karst plateau and Istria) after a couple of years.
A company that I was lucky enough to visit and that I met a few years ago in Cerea in a context in which their wines stood out despite the co-presence of big names.

Friulano, Malvasia and Vitovska for a fragrant, precise and intensely flavored wine that confirms Zahar as one of the most approachable and convincing realities among those who work in bio/biodynamic/natural.
Very bright straw yellow color (I already said something about the color of Zahar’s wines here)
Fruity hints of peach and melon, chamomile and broom, herbaceous hints follow one another.
It is characterized on the palate by its good body, density, although dry, an almost wrinkled response which prolongs its taste and balance.
Good at the table, very good with Spaghetto alla Bottarga (in the photo).

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Esegesi 2016 di Eugenio Rosi

Tra le cose che allietano e rendono memorabile la giornata di un appassionato di vini c’è sicuramente l’arrivare alla fine di una faticosa ascesa, figlia in spalla, verso una malga (in questo caso Malga Cere, raggiungibile da una strada forestale, o in alternativa da un sentiero, che si dipanano dalla strada che conduce al Passo Manghen – Trentino) e trovare una selezione di vini interessanti. Tra cui Esegesi 2016 di Eugenio Rosi (Vallagarina IGT)

Lo bevo senza avere ulteriori informazioni oltre quelle di etichetta e confesso di aver pensato a una percentuale di Merlot superiore rispetto a quella che ho poi scoperto esserci realmente in questo vino. In virtù della sua fine espressività, pur rimanendo nel quadro di un vino corposo e caldo.

Cabernet Sauvignon 80 e Merlot 20.

Lieviti indigeni, lunga macerazione in acciaio, legno e cemento. 24 mesi in rovere di diverse dimensioni.

Colore rosso scuro, intenso profumo di mora, resine, cacao, muschio, vagamente etereo, al palato attacca caldo e vellutato, con tannini smussati, sviluppa molto volume, ma non lèsina in freschezza. Finale buono, centrato su frutto scuro e spezie dolci.

Vino confortante, magari un po’ troppo alcolico, che probabilmente trova la sua collocazione ottimale accanto a un piatto di selvaggina.

Enonauta/Degustazione di Vino #161 - review -  Esegesi 2016 - Eugenio Rosi | Vino confortante del bravissimo vignaiolo Eugenio Rosi

Esegesi 2016 di Eugenio Rosi

Among the things that cheer up and make the day of a wine enthusiast memorable there is certainly arriving at the end of a tiring ascent, daughter on the shoulder, towards a mountain hut (in this case Malga Cere, reachable from a forest road, or alternatively from a path, which unravels from the road that leads to Passo Manghen – Trentino) and find a selection of interesting wines. Including Exegesi 2016 by Eugenio Rosi (Vallagarina IGT)

I drink it without having any further information beyond that on the label and I confess that I thought of a higher percentage of Merlot than what I later discovered was actually in this wine. By virtue of its fine expressiveness, while remaining within the framework of a full-bodied and warm wine.

Cabernet Sauvignon 80 and Merlot 20.

Indigenous yeasts, long maceration in steel, wood and concrete. 24 months in oak of different sizes.

Dark red colour, intense aroma of blackberry, resins, cocoa, musk, vaguely ethereal, warm and velvety on the palate, with smooth tannins, develops a lot of volume, but does not skimp on freshness. Good finish, centered on dark fruit and sweet spices.

A comforting wine, perhaps a little too alcoholic, which probably finds its best place alongside a game dish.

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Pinot Nero 2016 – Dalzocchio

Pinot Nero 2016

Dalzocchio

Vigneti delle Dolomiti IGT

Dalle colline a nordest di Rovereto uno tra i più considerati tra i Pinot Nero italiani bevuto nel più orrendo dei bicchieri, l’unico disponibile sul momento, dimostrazione che si può godere della bontà di un vino in qualunque contenitore. Vino per chi pensa che in Italia si possano fare e bere ottimi pinot nero. Quelli che pensano che non si possa e finiscono sempre nel paragone con la Borgogna fanno meglio a bere solo la Borgogna. Il Pinot Nero 2016 di Elisabetta Dalzocchio.

Questo 2016 rinverdisce il ricordo della prima bottiglia che mi fece interessare all’azienda di Elisabetta Dalzocchio.

Fermentazione con lieviti indigeni in tino aperto a seguire 18 mesi in legno. Chiaro e luminoso il colore, al naso è lineare e nitido, fragolina di bosco, arancia, bitter (ovvero erbe aromatiche), vagamente boisee.

Vino apprezzabile nella sua giovane esuberanza, energia da vendere, fresco e tannico, non lo si può apprezzare al momento per l’equilibrio, ma lo si può apprezzare per la presenza, per l’intensità e la lunghezza, per il sospetto che tra qualche anno, anche se tutte le volte che mi ritrovo a pronunciare queste parole finisco per fare gli scongiuri, potrà dare grandi soddisfazioni a chi ne avrà messa da parte qualche bottiglia.

 

Enonauta/Degustazione di Vino #160 - review -  Pinot Nero 2016 - Dalzocchio | Vino apprezzabile nella sua giovane esuberanza

 

 

Enonauta/Degustazione di Vino #160 - review -  Pinot Nero 2016 - Dalzocchio | Vino apprezzabile nella sua giovane esuberanza

 

Enonauta/Degustazione di Vino #160 - review -  Pinot Nero 2016 - Dalzocchio | Vino apprezzabile nella sua giovane esuberanza

Pinot Nero 2016 – Dalzocchio Vigneti delle Dolomiti IGT

From the hills north-east of Rovereto, one of the most considered Italian Pinot Noirs drunk in the most hideous of glasses, the only one available at the moment, proof that you can enjoy the goodness of a wine in any container. Wine for those who think that excellent pinot noir can be made and drunk in Italy. Those who think it can’t be done and always end up comparing it to Burgundy are better off drinking only Burgundy. Elisabetta Dalzocchio’s Pinot Noir 2016.

This 2016 revives the memory of the first bottle that made me interested in Elisabetta Dalzocchio’s company.

Fermentation with indigenous yeasts in open vats followed by 18 months in wood. The color is clear and bright, the nose is linear and clear, wild strawberry, orange, bitter (i.e. aromatic herbs), vaguely woody.

A wine appreciable in its young exuberance, energy to spare, fresh and tannic, it cannot be appreciated at the moment for its balance, but it can be appreciated for its presence, for its intensity and length, for the suspicion that in a few year, even if every time I find myself saying these words I end up begging, it will be able to give great satisfaction to those who have saved a few bottles.

Enonauta/Degustazione di Vino #160 - review -  Pinot Nero 2016 - Dalzocchio | Vino apprezzabile nella sua giovane esuberanza

 

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Fiano di Avellino 2015 – Colli di Lapio

Fiano di Avellino 2015

Colli di Lapio di Romano Clelia

Quando compro una bottiglia per me ignota e alla fine sono soddisfatto il piacere è doppio. Al piacere del buon vino si affianca il piacere della scoperta che spesso è viatico verso altre piacevoli scoperte. È successo con il Fiano di Avellino di Colli di Lapio.

Il colore è giallo intenso dalla luminosità rara. All’apertura tappo e bottiglia porgono suggestioni che potrebbero sulle prime far pensare a un Riesling. Al naso è molto intenso con sentori di mela, passiflora, anice, cedro, noce del Brasile, come premesso presenta ricordo di pietra focaia.

Vino secco e morbido, di buona struttura, coerente e ricco, denso al palato, giustamente sapido e persistente.

Ci sono molte cose in questo vino, come in un racconto dove abbondano le subordinate e la narrazione si snoda in molteplici simultanee direzioni, senza mai risultare ridondante od opulento.

Qualita e convenienza.

 
Enonauta/Degustazione di Vino #159 - review -  Fiano di Avellino 2015 - Colli di Lapio | secco e morbido, di buona struttura, coerente e ricco
Enonauta/Degustazione di Vino #159 - review -  Fiano di Avellino 2015 - Colli di Lapio | secco e morbido, di buona struttura, coerente e ricco
Enonauta/Degustazione di Vino #159 - review -  Fiano di Avellino 2015 - Colli di Lapio | secco e morbido, di buona struttura, coerente e ricco
Enonauta/Degustazione di Vino #159 - review -  Fiano di Avellino 2015 - Colli di Lapio | secco e morbido, di buona struttura, coerente e ricco

Fiano di Avellino 2015 – Colli di Lapio by Romano Clelia


When I buy a bottle that is unknown to me and in the end I am satisfied, the pleasure is double. The pleasure of good wine is accompanied by the pleasure of discovery which is often a viaticum towards other pleasant discoveries. It happened with the Fiano di Avellino from Colli di Lapio.

The color is intense yellow with a rare brightness. Upon opening the cap and bottle they offer suggestions that might at first make you think of a Riesling. On the nose it is very intense with hints of apple, passion flower, anise, cedar, Brazil nut and, as mentioned, has a hint of flint.

Dry and soft wine, with good structure, coherent and rich, dense on the palate, rightly savory and persistent.

There are many things in this wine, as in a story where subordinates abound and the narrative unfolds in multiple simultaneous directions, without ever appearing redundant or opulent.

Quality and convenience.

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