Bottiglie, Degustazioni

Chianti Classico Riserva 2016 “vigna seretina” – Monterotondo

Chianti Classico Riserva 2016 “Vigna Seretina” – MonterotondoGaiole in Chianti

I vini di Natale 2021 #2

Le vigne dell’azienda Monterotondo sono posizionate oltre i 500mt di altitudine sui rilievi a nordest di Gaiole dai quali già si scorge il Valdarno (leggi qui).
Territorio, Annata e la mano di Saverio Basagni di concerto ci consegnano un grande Chianti Classico Riserva.
Sangiovese con saldo di Malvasia Nera (combo spesso vincente). Vinificazione in legno e a seguire 36 di invecchiamento in legno di varia misura.
Colore rubino vivissimo. A dominare è il frutto, lampone e ribes rosso, ad arricchire il quadro olfattivo note floreali, di carruba ed arancia, erbe aromatiche.
Ha ossatura solida, intensità e qualità di gusto non comune, acidità distribuita e tannino raffinato, sorso stratificato e pieno di frutto vivo, con bel finale dove il frutto ritorna ancora.
Il tutto declinato con una eleganza e una disinvoltura non comune.
Un vino per cui intravedo anche un bellissimo futuro oltre a questo fantastico presente.

Enonauta/Degustazione di Vino #179 - Chianti Classico Riserva 2016 "Vigna Seretina" - Monterotondo | Territorio, Annata e la mano di Saverio Basagni
Enonauta/Degustazione di Vino #179 - Chianti Classico Riserva 2016 "Vigna Seretina" - Monterotondo | Territorio, Annata e la mano di Saverio Basagni

Chianti Classico Riserva 2016 “Vigna Seretina” – Monterotondo – Gaiole in Chianti

Christmas wines 2021 #2

The vineyards of the Monterotondo company are located above 500 meters above sea level on the hills north-east of Gaiole from which you can already see Valdarno (read here).
Territory, Vintage and the hand of Saverio Basagni in concert deliver us a great Chianti Classico Riserva.
Sangiovese with a balance of Malvasia Nera (often a winning combo). Vinification in wood followed by 36 years of aging in wood of various sizes.
Very bright ruby ​​colour. The fruit dominates, raspberry and red currant, while floral notes of carob and orange and aromatic herbs enrich the olfactory picture.
It has solid structure, uncommon intensity and quality of flavour, distributed acidity and refined tannin, a layered sip full of live fruit, with a beautiful finish where the fruit returns again.
All expressed with uncommon elegance and ease.
A wine for which I also see a beautiful future in addition to this fantastic present.

Standard
Bottiglie, Degustazioni

Trebbiano Castello di Semivicoli 2018 – Masciarelli

Trebbiano d’Abruzzo Castello di Semivicoli 2018 – Masciarelli

i vini del natale 2021 #1

Grande Delusione. Principalmente per la resa gustativa in relazione al prezzo. Per la scarsa personalità. Lo ristapperò come sempre ristappo i vini deludenti per capire se era il vino o se era la percezione anche se questo assaggio, a questo prezzo, non invoglia.
Solo acciaio per questo Trebbiano di Masciarelli. Il colore è vivo giallo, profumi di fiori bianchi come l’anemone di campo, il gelsomino, citrino, mela granny Smith , vagamente petroso. Non brillantissimo.
Sorso molto fresco, quasi acidulo, ma poco fluente. Si perde nel centrobocca, diventa evanescente dopo il primo impatto fisico e non riprende nel finale che è un po’ moscio dal punto di vista gustativo dove si impongono prettamente note vegetali. Freddo risulta metallico, una sciabola acida. Leggermente meglio a temperatura quasi ambiente, ma senza nessun guizzo.
Enonauta/Degustazione di Vino #178 - Trebbiano d'Abruzzo Castello di Semivicoli 2018 - Masciarelli | Affilato e vegetale

 

Enonauta/Degustazione di Vino #178 - Trebbiano d'Abruzzo Castello di Semivicoli 2018 - Masciarelli | Affilato e vegetale

 

Standard
Bottiglie, Degustazioni

Morgon 2018 – Domaine des Terre Doreés

Sono reduce da ottime bevute durante i giorni di Natale, ma nulla che mi abbia emozionato veramente o fatto scattare la voglia di raccontarne. Mi sovviene invece il ricordo di un Morgon, Morgon 2018 del Domaine des Terre Doreés, bevuto alcune settimane fa e di cui avevo appuntato nella memoria alcune note.

Jean-Paul Brun è una figura importante all’interno del panorama del Beaujolais, tra i primi a rifiutare l’utilizzo massiccio dei lieviti selezionati (in particolare il popolare “71B” responsabile degli aromi di banana e caramella molto presente nei vini industriali di questa regione) e ad impostare un lavoro di lotta ragionata in vigna e di limitato intervento in cantina. Diraspatura completa, fermentazione tradizionale (leggera macerazione a freddo, seguita da una macerazione di 10-12 giorni). Vinificazione parte di acciaio, parte in botte a seconda delle annate e minima solforosa limitata all’imbottigliamento.

Gamay in purezza per questo vino “live” (nel senso musicale del termine), vivace e generoso. Frutti di bosco croccanti al naso, ma anche spezie e sottobosco che ne arricchiscono un bouquet olfattivo piuttosto esplosivo e persistente. Al palato dà il suo meglio, regalando un sorso succoso ed estremamente coerente al naso. La concentrazione significativa non appesantisce mai, ma anzi diviene spinta corroborante, che offre sponde morbide e bilanciate ad una discreta acidità ed a tannini di intensità moderata e ben levigati. Finale bello lungo con ritorni di liquerizia e frutta rossa.

Vino immediato, diretto, mai banale. Ma sopratutto buono, molto buono. Ha bisogno di aria e con le ore migliora sempre più, aprendosi e distendendosi in ogni direzione a supporto di una bevibilità eccellente. Evolve e migliora così tanto con il passare delle ore, che il giorno successivo all’apertura e ancora più buono. Questo Morgon ha ribaltato la frettoloso e molto parziale valutazione che negli anni mi ero fatto del Gamay che, se interpretato al meglio e cresciuto nel terroir autoctono, può veramente regalare bellissimi vini. Rapporto qualità prezzo decisamente alto e possibilità di spaziare con gli abbinamenti culinari veramente ampia.

Enonauta/Degustazione di Vino #177 - Morgon 2018 - Domaine des Terre Doreés | Gamay in purezza per questo vino "live" (nel senso musicale del termine), vivace e generoso
Morgon 2018 – Domaine des Terre Doreés
Enonauta/Degustazione di Vino #177 - Morgon 2018 - Domaine des Terre Doreés | Gamay in purezza per questo vino "live" (nel senso musicale del termine), vivace e generoso
Morgon 2018 – Domaine des Terre Doreés
Standard
Bottiglie, Degustazioni

Nipozzano 2018 – Frescobaldi

Nipozzano 2018 – Frescobaldi

Chianti Rufina Riserva DOCG

Un vino, il Nipozzano di Frescobaldi, che in Toscana fa parte dell’educazione al gusto di molti, vuoi per il rapporto qualità prezzo, vuoi per la diffusione capillare, e che ribevo volentieri dopo alcuni anni spinto dalla promozione di un supermercato. Lo ritrovo esattamente come l’ultima volta. Sorprendentemente buono in relazione al costo (in questo caso decisamente basso).
Se uno si aspetta l’espressività assoluta magari non la trova. Però ci può trovare solidità, grande piacevolezza di beva, precisione, fedeltà. Che non è poco. Che anzi è assai.
Sangiovese con saldo di vitigni complementari. Malvasia nera sicuramente, merlot e cabernet sauvignon forse. Vinificazione in acciaio e poi Barrique.
Il colore è rubino scuro, ha sentori di prugna e viola, di arancia matura e marasca, misurate note di tostatura e di incenso, ematiche, di foglia bagnata.
Il sorso è caldo e pieno in ingresso, ha buon volume e centrobocca gratificante, l’acidità è avvolgente, tannini ben rifiniti che lasciano spazio a un bel finale fedele sul frutto maturo. Persistente.

L’essere più venduto, sicuramente molto venduto, al supermercato che in enoteca lo penalizza un po’ tra gli appassionati snob, ma il pregiudizio nuoce talvolta più a chi ne è portatore che a chi ne è oggetto.

Enonauta/Degustazione di Vino #176 - Nipozzano 2018 - Frescobaldiè | ci puoi trovare solidità, grande piacevolezza di beva, precisione, fedeltà.
Enonauta/Degustazione di Vino #176 - Nipozzano 2018 - Frescobaldiè | ci puoi trovare solidità, grande piacevolezza di beva, precisione, fedeltà.
Enonauta/Degustazione di Vino #176 - Nipozzano 2018 - Frescobaldi | ci puoi trovare solidità, grande piacevolezza di beva, precisione, fedeltà.

Nipozzano 2018 – Frescobaldi

Chianti Rufina Riserva DOCG

A wine, Frescobaldi’s Nipozzano, which in Tuscany is part of the taste education of many, both for its quality-price ratio and for its widespread distribution, and which I gladly drink after a few years driven by the promotion of a supermarket. I find it exactly like the last time. Surprisingly good in relation to the cost (in this case decidedly low).
If you expect absolute expressiveness, maybe you won’t find it. But you can find solidity, great drinking pleasure, precision, fidelity. Which is no small thing. Which is actually a lot.
Sangiovese with a balance of complementary vines. Malvasia nera definitely, merlot and cabernet sauvignon perhaps. Vinification in steel and then Barrique.
The color is dark ruby, it has hints of plum and violet, ripe orange and morello cherry, measured notes of toasting and incense, blood and wet leaves.
The sip is warm and full on entry, has good volume and a rewarding mid-mouth, the acidity is enveloping, well-refined tannins that leave room for a nice, faithful finish on the ripe fruit. Persistent.

Being more sold, certainly much sold, in the supermarket than in the wine shop penalizes it a bit among snobbish enthusiasts, but prejudice sometimes harms those who bear it more than those who are the object of it.

Standard
Bottiglie, Degustazioni

Saladero 2016/2017 Walter De Battè

Saladero 2016/2017 Walter De Battè

Ci sono vini che ti rapiscono, ti portano via con loro attraversando le terre da cui provengono, riuscendo quasi a fartene vedere le immagini, sentire i profumi e udire i suoni. I vini di Walter De Battè per me sono questo, ed infatti già alcuni anni indietro mi innamorai perdutamente del suo Underwood, che purtroppo oggi non viene più prodotto. Il Saladero, che avete letto bene è prodotto con assemblaggio delle due annate 2016 e 2017 (ad oggi è uscita anche la “seconda annata” 2018/2019), è un vino strepitoso ed emozionante, fuori dagli schemi anche per chi è avvezzo a vini particolari e anticonvenzionali.

Le Cinque Terre

Walter De Battè è un vignaiolo artigiano che coltiva 3.5 ettari nel parco naturale delle Cinque Terre, intorno a Rio Maggiore, con vigne vecchie fino ad 80 anni e pendenze che raggiungono il 70% (per dare un idea dell’eroicità, ha ricostruito 300 mt. di muro a secco con altezza di due metri). Viticoltura e vinificazione assolutamente di impronta non interventista, macerazione sulle bucce per 8 giorni e vinificazione in acciaio alternando vasche aperte e chiuse.

Saladero Walter De Battè

Prodotto in sole 3000 bottiglie, da uve Vermentino e Bosco, con saldo di Marsanne e Roussanne, si presenta in un luminoso vestito giallo d’orato, carico di riflessi ambrati. Al naso sprigiona una complessa energia suadente e vitale di macchia mediterranea, erbe officinali, cera d’api e miele, scorza d’agrume, mineralità calcarea, effluvi iodati. Il sorso è goloso, pieno e dinamico, con un’entrata materica e calda ed una tannicità levigata che avvolge il palato, giocando assieme alle note ossidative. Poi arriva come un’onda di Levante una bellissima spinta di freschezza che pulisce il palato e prepara ad un finale lunghissimo, estremamente sapido, a tratti salato.

È un vino estremamente complesso, cangiante nel calice, e piuttosto sensibile alla temperatura di servizio (che dovrebbe sempre restare fresca ma non troppo fredda per evitare di mortificarlo o viceversa appesantirlo su temperature ambiente). È un “orange wine” atipico, che sfugge alle consuete etichettature, tracciando una strada propria tra sperimentazione e tradizione. Come direbbe Simonetta Lorigliola è un “vino paesaggio”, e restituisce la straordinaria unicità di un territorio come le Cinque Terre, sospeso tra mare, luce, colore, macchia mediterranea e uomini straordinariamente radicati al territorio.

Un vino di carattere

Ho bevuto questo splendido vino insieme ad un amico in un ottimo ristorante a Fiumicino ed ha egregiamente accompagnato un menù a base di pesce piuttosto ricco ed elaborato. Ma se siete fortunati e vi capiterà di berlo, lasciatevene un calice da sorseggiare lentamente da solo, senza se e senza ma. Il prezzo è importante per essere un vino bianco italiano (nonché difficile da reperire) ed onestamente non fatico ad immaginare che qualcuno potrebbe anche rimanerne un pò deluso sulla bilancia del classico rapporto qualità/prezzo. Ma credo che i vini (come le persone) di carattere e personalità, che hanno qualcosa da dire  al di fuori dai consueti binari del comune e dell’ovvio, non possano e non debbano necessariamente essere apprezzati (tanto meno amati) da tutti.

Enonauta/Degustazione di Vino #175 - Saladero 2016/2017 Walter De Battè | È un vino estremamente complesso, cangiante nel calice
Enonauta/Degustazione di Vino #175 - Saladero 2016/2017 Walter De Battè | È un vino estremamente complesso, cangiante nel calice

Saladero 2016/2017 Walter De Battè

Standard
Bottiglie, Degustazioni

Barolo Albe 2013 – G. D. VAJRA

Barolo Albe 2013 – GD VAJRA

Uve provenienti da tre vigneti nel Comune di Barolo, lunga macerazione e 36 mesi in botte per questo Barolo Albe 2013 dell’azienda Vajra
Portando al naso il calice che lo contiene il pensiero torna a un loro nebbiolo che bevvi un paio d’anni fa, e di cui scrissi (qui), e mi pare di scorgere una continuità, quasi una firma.
Ed è l’attacco olfattivo floreale, pervasivo, che inebria. Seguono sentori di fragolina di bosco, rosa, spezie e radici appena accennate, direi anche lavanda, un tratto terragno. Tutto molto preciso, pulito. Il colore è un bel rosso rubino brillante.
Al palato si fanno notare la verve acida e il tannino ancora mordente che ne fanno un vino molto tattile a questo punto della sua evoluzione in bottiglia. Ha buon corpo, giusto calore, penalizzato un poco nel centrobocca, si conferma però un in fase retrolfattiva dove si ribadiscono le anticipazioni avute al momento dell’impugnare il bicchiere, arricchite da una piacevole rievocazione mentolato/balsamica e da un ritorno fruttato freschissimo. Credo potrà esprimersi al meglio tra qualche anno per quanto già godibile. Mi veniva in principio di dirlo austero, ma ci ripenso sul finale di bottiglia perché non è austero affatto, ma solo ancora animato da irruenza giovanile.
Enonauta/Degustazione di Vino #174 - Barolo Albe 2013 - G. D. VAJRA | Giovane Barolo ancora austero da riprovare
Enonauta/Degustazione di Vino #174 - Barolo Albe 2013 - G. D. VAJRA | Giovane Barolo ancora austero da riprovare

Barolo Albe 2013 – GD VAJRA

Grapes from three vineyards in the municipality of Barolo, long maceration and 36 months in barrel for this Barolo Albe 2013 from the Vajra company
Bringing the glass that contains it to my nose, my thoughts go back to one of their Nebbiolos that I drank a couple of years ago, and about which I wrote (here), and I seem to see a continuity, almost a signature.
And it is the floral, pervasive olfactory attack that inebriates. Followed by hints of wild strawberry, rose, spices and barely mentioned roots, I would also say lavender, an earthy trait. Everything very precise, clean. The color is a beautiful bright ruby ​​red.
On the palate, the acidic verve and the still biting tannin stand out, making it a very tactile wine at this point in its evolution in the bottle. It has good body, the right heat, penalized a little in the mid-mouth, but it confirms a retro-olfactory phase where the anticipations had when holding the glass are reiterated, enriched by a pleasant menthol/balsamic reminiscence and a very fresh fruity return. I believe it will be able to express itself at its best in a few years, although it is already enjoyable. At first I felt like calling it austere, but I think about it again at the end of the bottle because it’s not austere at all, but just still animated by youthful impetuosity.

Standard
Bottiglie, Degustazioni, Mangiare

Rigaglie E Champagne / Sincretismo Enogastronomico Entusiasmante

Rigaglie e Champagne. La Rigaglia a Pistoia è quasi un Culto. Così come lo Champagne è oggetto di devozione planetaria. Talvolta si incontrano in questo lembo di Toscana e da questo incontro scaturiscono celebrazioni all’insegna della gioia di vivere, dell’amicizia e della condivisione. Una forma di sincretismo enogastronomico dai risultati sorprendenti. 

Per questa serata si era deciso di accostare alle trippe solo lo Champagne, ma alla fine sono saltati fuori alcuni intrusi di ottima qualità. 

Lampredotto / Centopelli / Trippa / Lingua

Il menù prevedeva le seguenti portate:
Lampredotto lesso risaltato in padella/Minestra di Centopelli/Trippa al forno con patate/Lingua bollita con salsa verde

Non perché il cuoco in questo caso fossi io, che non nascondo i fallimenti e gli esperimenti poco felici, ma i piatti erano decisamente ben riusciti. Compresa la trippa al forno con cui mi cimentavo per la prima volta.

Ci siamo bevuti i seguenti vini:
Pouilly Fume 2020 Jean Pabiot
Klabian Malvasia Black Label 2016
Champagne Prisme 2015 Guiborat
Louis Roederer Collection 242
Champagne Brut Platine Maillart
Barbaresco Montestefano 2014 Rivella
Primitivo di Manduria Librante 2018 Luca Attanasio

Nelle serate estremamente ricreative il racconto si fa a memoria andando a ripescare note immateriali vergate su un blocchetto immaginario mentre giustamente ci si gode la compagnia degli amici. Non può che essere dunque approssimativo e sommario.

Pouilly Fume 2020 di Jean Pabiot

è stato aperto per accompagnare le ultime fasi di preparazione e le iniziali di impiattamento. Buono, preciso, sull’agrume, fiori bianchi, appena erbaceo, mela, sorso fresco, ma anche di spessore e persistente. Ottimo rapporto q/p. 

Pouilly Fume 2020 di Jean Pabiot

Prisme 15 di Guiborat – Rigaglie e Champagne

(Chardonnay) ha un perlage tra i più possenti mai sperimentati, spara crema di limoni, tropicalità, crosta di pane, floreale, al palato risulta molto fresco e diretto, verticale e affilato, mi è parso un po’ monolitico e graffiante. 

Enonauta/Degustazione di Vino #167/173 - Rigaglie E Champagne / Sincretismo Enogastronomico Entusiasmante | Due oggetti di Devozione
Champagne Prisme 15 Guiborat

Louis Roederer Collection 242 – Rigaglie e Champagne

(Pinot nero, meunier e chardonnay con vino di riserva di diverse annate) spicca per eleganza, equilibrio, per la potenza misurata con cui si apre nel bicchiere. Uno champagne la cui genesi è un po’ complicata da spiegare e anche da capire. All’assaggio però lo si può definire immediato. Naso caleidoscopico e espansivo, nocciola, frutta passita, arancia candita, coi minuti mostra una personalità cangiante e vira sullo zenzero, l’uva sultanina. Perlage fino, sorso setoso e ricco con bella persistenza. Dura poco, alla fine lascia un bel sentimento. 

Enonauta/Degustazione di Vino #167/173 - Rigaglie E Champagne / Sincretismo Enogastronomico Entusiasmante | Due oggetti di Devozione
Louis Roederer Collection 242

Maillart Platine – Rigaglie e Champagne

risulta essere il più “vino” dei tre, di gusto pieno, bolla cremosa, ha consistenza,  ricordi fruttati prima che  di lievito e di pasticceria, di spezie, più secco degli altri, con una bella coda sapida. 

Enonauta/Degustazione di Vino #167/173 - Rigaglie E Champagne / Sincretismo Enogastronomico Entusiasmante | Due oggetti di Devozione
Maillart Platine

Malvasia Black Label di Klabian 2016

è un bianco macerato di grande qualità, espressivo e non piallato dalla tecnica di vinificazione, più intenso al palato che profumato, flessuoso, sapido, a tratti opulento. Profumi che ricordano fiori come l’elicriso, erbe aromatiche, albicocca disidratata, il Cappero secco. 

Malvasia Black Label 2016 Klabjan

Barbaresco Montestefano 2014 di Rivella

è un capolavoro che mette insieme rigore e piacevolezza. Anguria, genziana, rosa. Esordio fresco e poi un allungo infinito tutto sul frutto gentile, solo leggermente speziato sul finale, con un tannino fitto e preciso che lascia riemergere l’identità di questo vino nel lunghissimo finale. 

Barbaresco Montestefano 2014 Rivella

Librante 2018 di Luca Attanasio

è un Primitivo di grande sostanza, vino intenso, concentrato, profumato di prugna, mora, spezie dolci, tabacco, che al palato è però definito, senza sbavature, dotato di una freschezza viva che anima questa grande materia e questo alcool non indifferente.

Librante 2018 Luca Attanasio

I bicchieri Zalto che il padrone di casa mette a disposizione degli amici dimostrando fiducia nelle capacità psicofisiche dei presenti, e di questo gliene saremo per sempre grati, arricchiscono la serata. 

Standard
Degustazioni

Château Lynch-Moussas 2017 Pauillac

Château Lynch-Moussas 2017 Pauillac

Molto tempo fa, un caro amico mi disse che per spiegare ad una persona poco avvezza al mondo del vino la differenza tra un vino di Bordeaux ed uno della Borgogna si poteva ricorrere all’archetipo della bellezza femminile. I vini della Borgogna potevano essere rappresentati da una donna bellissima, fine, elegante ed ammaliante. Quelli di Bordeaux erano rappresentati da una bellezza femminile molto più fisica, sensuale e seducente (negli anni ’80/’90 avremmo detto sexy, senza paura di offendere nessuno). Come ogni metafora, questa breve storia è ovviamente semplificatoria e riduttiva. Inoltre per par condicio, si potrebbe certamente fare la stessa cosa con l’immaginario maschile.

Complice la presenza, nella città in cui vivo, di uno dei più grandi distributori di Bordeaux europei, ultimamente mi trovo a bere con regolarità Medoc di buon livello, pur non essendone un loro appassionato sfegatato. Bevendo l’ultimo millesimo di Château Lynch-Moussas a Pauillac, ho rammentato la storiella del mio amico, la quale però questa volta appariva ai miei sensi decisamente riduttiva. Infatti questo assemblaggio di Cabernet Sauvignon al 78% e Merlot al 22%, con vinificazione separata di ciascuna parcella e che riposa 24 mesi in barrique (60% nuove), mi sembra poter contenere entrambe le immagini ideali della bellezza femminile (o maschile se si preferisce).

Il colore è un rosso granato molto scuro, ematico. Il naso è decisamente complesso e sprigiona la facile percezione di frutti di bosco come ribes e mirtilli, prugna secca, con al seguito sensazioni di pepe nero, liquirizia, tabacco e pellame. L’attacco al palato è secco e morbido, polposo, seducente. La struttura è importante ed offre una piacevole sensazione di viscosità diffusa, senza però mostrare troppo i muscoli. I Tannini sono già piuttosto morbidi e rotondi, ma la nota più significativa a mio avviso (non sempre facile da trovare nei Bordeaux di medio livello) è rappresentata dalla freschezza che accompagna e mantiene bilanciato il sorso, e sopratutto la straordinaria ed imprevista sapidità, la quale regala un bel finale di leggerezza, pulizia ed equilibrio.

Questo giovane e bel Pauillac, mi ha stupito per la sua capacità di essere molto gustoso, diretto e materico; ma al contempo dinamico, poliforme, equilibrato. A mio avviso la sapidità in questo caso è la chiave di volta che gestisce una perfetta uscita di scena al sorso, e lasciando aperto il sipario al rabbocco del calice.

Enonauta/Degustazione di Vino #166 - Château Lynch-Moussas 2017 Pauillac |  Giovane e gustoso vino di Pauillac

Ultima nota di merito la straordinaria longevità della bottiglia aperta, la quale rimane ottima (e forse migliore) il giorno dopo e quello ancora a seguire. Rapporto qualità prezzo é nella media, per via del blasone territoriale piuttosto elevato.

Enonauta/Degustazione di Vino #166 - Château Lynch-Moussas 2017 Pauillac |  Giovane e gustoso vino di Pauillac
Standard
Gite in Cantina

Una trasferta ai confini del vino

Friuli, una terra di paradossi – friuli enotour

Enotour #002 - Una trasferta ai confini del vino | Friuli, una terra di paradossi | Oslavia/Cividale La Castellada Primosic Princic Flaibani

Il Friuli è una terra fatta di ossimori un po’ come tutte le terre di confine, fatta di persone rudi ma educate, di terre calde e piovose, di vette altissime e di spiagge selvagge. Dieci anni fa ci approdai per gli ultimi due anni di magistrale, un po’ per fuggire dal Granducato, un po’ per sfida personale: approcciarsi ad una cultura e ad una regione differente è sempre difficile.

La tradizione culinaria friulana è un enorme paradosso: materie prime semplici, genuine, quasi esclusivamente a km 0, che però diventano piatti saporiti e ricchi, dove in essi si ritrovano il lavoro quotidiano, la familiarità e la ricchezza di questa terra.

Per quanto riguarda il vino, la continua ricerca, la sperimentazione, l’amore verso quei terreni producono alcune tra le migliori bottiglie del nostro Bel Paese.

Una domenica ad Oslavia – friuli enotour

Con il compare Dario Agostini, amante del vino e della fotografia, decidiamo di visitare 2 cantine iconiche, in una domenica di fine ottobre che ci regala un clima più primaverile che autunnale. In mattinata partiamo dal centro di Udine e ci dirigiamo verso Oslavia, frazione di Gorizia che in 2 km di strada raccoglie alcuni tra i più grandi produttori di Ribolla e di vini del Friuli.

Sono tutti lì, uno dietro l’altro, Princic, Castellada, Primosic, Gavner, Radikon, ecc. senza cartelli o insegne che accolgono i visitatori, nascosti tra le pendici vitate che si affacciano a sinistra sull’Italia e a destra sulla Slovenia.

Dai racconti delle visite emergono simpatici aneddoti, che fanno capire quanto sia forte e unita l’Associazione Produttori Ribolla di Oslavia, di quanta competizione (giustamente) ci sia, ma anche di quanta amicizia e rispetto viva fra i vigneron.

La Castellada – friuli enotour

La prima tappa è a La Castellada, dove il gentilissimo Stefano ci accompagna in visita in cantina, per poi farci degustare alcune delle sue più famose bottiglie:

  • Ribolla 2016 (non ancora in commercio)
  • Friulano 2015
  • Bianco de La Castellada 2015
  • Chardonnay 2015
  • Sauvignon 2015
  • Rosso de La Castellada 2015

La Castellada si affaccia su una vallata dove il paesaggio è mozzafiato e dove si vedono le vigne di tanti altri produttori. Stefano ci fa capire quanta ricerca in cantina, quanta cura nella terra e nella vinificazione deve essere attuata per produrre i loro vini straordinari.

Una menzione particolare per il loro Chardonnay, che non assomiglia a nessuno Chardonnay tradizionale: fresco, dinamico, con sentori di frutta bianca e note di lime e pompelmo, un bianco superlativo.

Primosic

Enotour #002 - Una trasferta ai confini del vino | Friuli, una terra di paradossi | Oslavia/Cividale La Castellada Primosic Princic Flaibani

Prima di pranzo, decidiamo di fermarci da Primosic per un acquisto veloce, dove troviamo l’ottimo Silvan intento a dialogare con una simpatica coppia romana.

Con il nostro arrivo scatta un veloce aperitivo con la celebre Ribolla, in versione macerata e non. La ribolla di Primosic è diretta, senza fronzoli, come chi la produce, provare per credere.

Dario Princic

Enotour #002 - Una trasferta ai confini del vino | Friuli, una terra di paradossi | Oslavia/Cividale La Castellada Primosic Princic Flaibani

Alle 15.00 appuntamento da Dario Princic. Saliamo la ripida strada che conduce alla cantina e fuori c’era lui, Dario, intento ad aspettarci, ma con l’aria di chi non ne aveva assolutamente voglia…

“Stamani mio figlio è tornato alle 6:00, la visita ve la faccio io”: così ci saluta il buon vigneron, con aria rude ma allo stesso tempo simpatica. Scendiamo in cantina e subito si avverte un’atmosfera completamente diversa: in una cantina in ordine, pulita, quasi asettica, Dario inizia a raccontarci delle sue continue ricerche per raggiungere il tempo di macerazione perfetta per i suoi vini e ci versa direttamente dalle botti il suo nettare prezioso.

Mentre beviamo parliamo di vini “potabili”, dei suoi vicini vinificatori, di quanta scienza e passione ci sia nel suo lavoro. Ribolla, Sivi Pinot, Merlot e tanti calici che parlano tutti in maniera completamente diversa, come le canzoni di un disco dei Led Zeppelin.

Dario si rivela un ottimo interlocutore, si apre e racconta tanti aneddoti di cui purtroppo non posso scriverne. La sua Ribolla è “da brik”, da bere con piatti elaborati o da gustare da sola, da portarsi dietro, per l’appunto, in un brik e berla per fuggire dai pensieri quotidiani.

Enotour #002 - Una trasferta ai confini del vino | Friuli, una terra di paradossi | Oslavia/Cividale La Castellada Primosic Princic Flaibani

Bruna Flaibani

Enotour #002 - Una trasferta ai confini del vino | Friuli, una terra di paradossi | Oslavia/Cividale La Castellada Primosic Princic Flaibani

La giornata volge al termine, ma ci rimangono ancora le forze per far visita all’azienda di Bruna Flaibani, che ci accoglie in quel di Cividale alle 17.30 circa. Ci porta subito in vigna e ci parla delle sue viti, dei suoi terreni e di quanto la sperimentazione biodinamica abbia giovato per i suoi vini.

Ci accoglie in casa e ci fa degustare i celebri Friulano, Pinot grigio ramato, Cabernet Franc e l’indimenticabile Schioppettino, un rosso di un’espressività veramente fuori dal comune. Parliamo della sua storia, di quanto sia difficile per lei portare avanti i lavori in vigna e in cantina, ma di quanto la passione per questo lavoro sia superiore ad ogni ostacolo fisico e mentale.

Il tempo trascorso con Bruna è sempre troppo poco: torneremo Bruna, te lo promettiamo, e staremo con te molto di più!

Credits

Tutte le foto di Friuli Enotour sono state scattate da Dario Agostini (https://www.flickr.com/photos/133362519@N02https://www.instagram.com/darioago84/)

Standard
Bottiglie, Degustazioni

Chianti Classico 2018 – Podere Pruneto

Chianti Classico 2018 – Podere Pruneto Volpaia – Radda in Chianti

Ecco un vino che ho trovato entusiasmante. Per il fatto di essere un Sangiovese di carattere, per il fatto di essere un vino in cui con pochi tratti precisi, semplici, ben delineati, si compone un quadro complessivo di piacevolezza, definizione, tipicità. Si tratta del Chianti Classico, davvero classico, 2018 di Podere Pruneto da Volpaia (Radda in Chianti). Sangiovese, non c’è più la piccola percentuale di Merlot che andava a completare questo vino nel recente passato, coltivato in uno dei più vocati tra i luoghi vocati alla coltivazione del Sangiovese. Vinificato in cemento e poi invecchiato in botte grande, declinato in essenzialità, come ebbi brevemente occasione di raccontare qui, ma anche un vino ricco di profumi e dotato di intensità di gusto. Il colore è chiaro e splendente, il profilo olfattivo è tra i più fedeli, ricchi ed espressivi tra gli omologhi assaggiati nell’ultimo anno. C’è una marasca persuasiva, il ribes rosso, la viola, l’arancia sanguinella, ricordi di lavanda e altre erbe/radici, un tenue tratto ematico. Il sorso è animato da freschezza diffusa, di corpo asciutto, c’è molta energia e la bocca si riempie di frutto gentile e giustamente maturo, il tannino è rinfrescante, finale ancora sul frutto e di apprezzabile lunghezza.

Da non trascurare il prezzo e la bellezza dell’etichetta che, pur non aggiungendo e togliendo niente alla qualità del vino, io trovo unica e con la particolarità di aver anticipato l’introduzione delle UGA ponendo in evidenza la parola RADDA.

Enonauta/Degustazione di Vino #165 - Chianti Classico 2018 - Podere Pruneto |  Sangiovese di Carattere da Volpaia/Radda in Chianti
Chianti Classico / Podere Pruneto
Enonauta/Degustazione di Vino #165 - Chianti Classico 2018 - Podere Pruneto |  Sangiovese di Carattere da Volpaia/Radda in Chianti
Enonauta/Degustazione di Vino #165 - Chianti Classico 2018 - Podere Pruneto |  Sangiovese di Carattere da Volpaia/Radda in Chianti
Enonauta/Degustazione di Vino #165 - La Famiglia Lanza
La Famiglia Lanza di Podere Pruneto
Podere Pruneto / Radda in Chianti
Podere Pruneto / Radda in Chianti

Chianti Classico 2018 – Podere Pruneto Volpaia – Radda in Chianti

Here is a wine that I found exciting. For the fact of being a Sangiovese with character, for the fact of being a wine in which with a few precise, simple, well-defined traits, an overall picture of pleasantness, definition and typicality is composed. This is the truly classic Chianti Classico 2018 from Podere Pruneto da Volpaia (Radda in Chianti). Sangiovese, there is no longer the small percentage of Merlot that completed this wine in the recent past, grown in one of the most suitable places for the cultivation of Sangiovese. Vinified in concrete and then aged in large barrels, expressed in essentiality, as I briefly had the opportunity to tell here, but also a wine rich in aromas and with an intensity of taste. The color is clear and bright, the olfactory profile is among the most faithful, rich and expressive of the counterparts tasted in the last year. There is a persuasive morello cherry, red currant, violet, blood orange, memories of lavender and other herbs/roots, a faint hint of blood. The sip is animated by widespread freshness, dry body, there is a lot of energy and the mouth is filled with gentle and properly ripe fruit, the tannin is refreshing, still on the fruit finish and of appreciable length.

Not to be overlooked is the price and the beauty of the label which, while not adding or subtracting anything from the quality of the wine, I find unique and with the particularity of having anticipated the introduction of the UGA by highlighting the word RADDA.

Standard