Degustazioni

Chianti Classico 2016 – Isole e Olena

Chianti Classico 2016 – Isole e Olena

Una scarpinata in campagna si trasforma in un pranzo condiviso con un connubio tra i più classici della tradizione toscana. Chianti classico e salsicce coi fagioli. In questo caso nella versione in Vasocottura.

Sangiovese, canaiolo e syrah (82-15-3) con affinamento in legno di varie dimensioni.

Rubino con riflessi purpurei, ha una bella spinta al naso con profumi di marasca e more, lavanda, viola, e ricordi terragni.

Fresco, diretto, di buon corpo al palato e di media persistenza, si fa ricordare per la misura e l’equilibrio, per il ritorno fruttato in bocca, ma anche per il rapporto qualità prezzo tra i meno vantaggiosi tra i suoi omologhi. Risulta tra i più cari tra i Chianti Classico d’annata, ma non mi suggerisce in questo frangente valori indiscutibili e peculiari che ne siano spiegazione. Il che non significa che non sia buono, ma solo che il costo pare un po’ elevato.

Comunque ottimo con le salsicce con fagioli all’uccelletto.

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Barolo 2010 – Viglione

Barolo 2010 – Viglione

Incentivato dal racconto di un 2015 passatomi davanti nel grande gruppo dei bevitori di vino di FB decido di stappare la mia 2010 a cui già ero passato vicino molte volte. Parto con delle aspettative che non vengono tradite. Dal sentito dire si passa al sentito per davvero ed è un sentire di prima categoria.

Cantina in Monforte d’Alba

Fermentazione in acciaio, 36 mesi in tonneaux usati.

Di primo acchito si presenta come un Barolo Classico. Sobrio ed elegante.

Bel granato scuro il colore, brilla per il nitore dei profumi di amarena sotto spirito, foglia di the, rosa essiccata e per il fondo mentolato. Sorso caratterizzato da una lunghissima progressione. Caldo e avvolgente in ingresso, la massa poi si dipana e si distende, intensità e profondità gustativa spinta dalla fluente acidità, tannini maturi da cui riemergono nel lungo finale note delicate di frutto maturo.

Vino in una evidente fase di brillante evoluzione. Per chi come me punta sui 10 anni dalla vendemmia una conferma confortante.

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Dolcetto d’Alba Superiore 2013 – Flavio Roddolo

Dolcetto d’Alba Superiore 2013 – Flavio Roddolo

Dolcetto d’Alba Superiore 2013 – Flavio Roddolo

Il Dolcetto di Flavio Roddolo è uno di quei vini la cui conoscenza, meglio se accompagnata dalla conoscenza del Signor Flavio stesso, aiuta a sgretolare alcuni preconcetti con cui talvolta, nel mio caso sicuramente, si parte per avventurarsi nel vasto territorio del Vino. I pregiudizi verso alcuni vitigni ritenuti minori, le graduatorie fittizie, le sale d’assaggio fruffrù con visita tipo deportazione, l’appeal, le mode, etc.

I vini di Roddolo hanno tutti una forza non comune e il Dolcetto d’Alba Superiore 2013 è un’idea di Dolcetto forse estrema, che spoglia il Dolcetto di alcune sue caratteristiche per portarlo a un punto limite di evoluzione.

Barrique esauste per il lungo affinamento.

Il colore è rubino scuro, al limite dell’impenetrabile. Profumi di fiori secchi, cassis, leggere note di sottobosco, pepe bianco, vagamente rustico.

Asciutto, secco, sferzante, nervoso al palato. Delle morbidezze del dolcetto non c’è traccia, è un vino assolutamente essenziale, con un tannino rigoroso. Bitter, erbe secche in mazzo tritate, cassis in un finale più che persistente.

Personalmente lo metterei nel novero dei Dolcetto che mi sentirei di consigliare per farsi un’idea delle potenzialità del vitigno e dei vini che se ne traggono.

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Barbaresco Sorì Montaribaldi 2015 – Montaribaldi

Barbaresco Sorì Montaribaldi 2015 – Montaribaldi

Vigneto posto in Barbaresco. Nebbiolo con affinamento di 26 mesi in barrique di primo e secondo passaggio.

Bevuta non entusiasmante lo devo premettere. Così come aggiungo, come ogni volta una bottiglia mi appare deludente, che si tratta dell’esperienza limitata di una singola bottiglia e che pur nella libertà di raccontare non vorrei in alcun modo sminuire il lavoro di chi l’ha prodotta.

Granato scuro il colore, un bouquet non estesisissimo, ma soprattutto marcato da sentori come la vaniglia, il caffè tostato da ricondurre al passaggio in legno. Con la pazienza si riescono a sentire anche profumi più autentici come il ribes nero e la rosa, ma restano sottotraccia in un quadro olfattivo che definirei cupo.

Rispetto ai Barbaresco 2015 precedentemente assaggiati, quasi tutti caratterizzati da radiosa energia ed immediatezza, differisce non poco.

Al palato si replica la stessa dinamica gustativa avvertita al naso. Esordio caldo, voluminoso, ma caratterizzato da quella che io definirei felpata arrendevolezza. Poca energia e molto tannino che asciuga, un finale che quasi non arriva dove si riescono a individuare note fruttate in un ritorno prepotente degli stessi sentori “legnosi” avvertiti al naso.

Poco equilibrio, poca piacevolezza.

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Gaiole in Chianti State of Mind

Chianti Classico Riserva 2015 – Capannelle

Ama Chianti Classico 2018 – Castello di Ama

Prendo in prestito il titolo di una delle più famose tra le canzoni di Billy Joel, New York State of Mind, per raccontare una serata in compagnia di due belle espressioni di Sangiovese provenienti dalla stessa area geografica. Gaiole in Chianti.

“Some folks like to get away
Take a holiday from the neighborhood
Hop a flight to Miami Beach or to Hollywood
But I’m takin’ a Greyhound on the Hudson River line
I’m in a New York state of mind”

Così recita l’inizio della canzone. E così come si decide di risalire il fiume Hudson col Greyhound per riaffermare la propria identità, parafrasando il testo io posso affermare che, mentre alcuni prendono l’aereo dell’esotismo enoico, io e i miei compagni di bevuta, da toscani amanti del nostro vino, prendiamo la corriera del Sangiovese che ci porta in una zona di conforto assoluto, di certezze incrollabili, di sapori unici legati a una tradizione antica.

Ama Chianti Classico 2018

Sangiovese con saldo di Merlot con affinamento in barrique (non nuove)

Fresco. Intenso. Immediato.

Tra il rubino e il purpureo con intensi sentori floreali di viola, mora e frutti scuri, piccoli cenni speziati e terragni. Attacco caldo e voluminoso, succoso. Emergono in allungo una buona vena fresco/sapida, un tannino delicato e nel finale al frutto scuro si aggiunge un piacevole retrogusto di erbe aromatiche.

Chianti Classico Riserva 2015 – Capannelle

Sangiovese in purezza. Acciaio e poi grandi tini di rovere per 10 mesi.

È sanguigno, vigoroso, diretto. Rubino pieno con profumi di marasca e spezie, arancia sanguinella, sentori ematici. Tra i Chianti Classico Riserva che bevuto negli ultimi anni appare come tra i più rigorosi, fedeli e meglio riusciti.

Il sorso è pieno, ma come premesso è vigoroso, fresco, equilibrato, nitido in fase retrolfattiva dove si rievocano l’agrume e la marasca, con un tannino preciso e maturo. Buono da subito.

Non sbagliava quello che disse che a Gaiole nelle annate che altrove danno vini molto potenti vengono vini mediamente più eleganti. In riferimento al Riserva 2015 di Capannelle.

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Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico 2016 – Cantina Offida

Verdicchio dei Castelli di Jesi

DOC Classico 2016

Cantina Offida

Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico 2016

Cantina Offida

Buon Verdicchio questo 2016 della Cantina Offida e dall’ottimo rapporto qualità prezzo.

Bel colore giallo paglierino, aromi di Mela granny smith a.k.a. mela verde, fiori bianchi, cedro candito, qualche cenno gessoso/petroso e di salvia.

L’acidità smagliante in ingresso, c’è sapidità, ma al palato, pur senza essere campione di profondità, non ci si ferma all’impatto tattile e si sviluppano buona persistenza e piacevolezza. Finale che rievoca le erbe aromatiche. Semplice, ma non scontato.

Trova conferma quanto scritto in etichetta sulle prospettive di invecchiamente e prevederei per questa bottiglia ancora un paio di anni sicuri di invecchiamento (se non fosse già vuota).

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