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Barbaresco 2018 – Giuseppe Cortese

Barbaresco 2018 – Giuseppe Cortese

Il sig. Giuseppe Cortese è un vignaiolo cortese di nome e di fatto. Sono stato in visita da lui 5/6 anni addietro a Barbaresco e rimasi decisamente colpito dalla sua semplicità e disponibilità nell’accogliermi presso la sua cantina senza il minimo preavviso (dove, oltre ad assaggiare tutti i suoi bei vini, ebbi anche la fortuna di acquistare alcune annate vecchie del suo Cru Rabajà a prezzi all’epoca veramente onesti e che oggi risulterebbero irrisori).

Anche il suo Barbaresco 2018 potrebbe essere definito cortese, perché è un vino buonissimo, accogliente e di grande equilibrio. Ma “l’etichetta” di cortese rischia però di stargli stretta, perché è anche un vino corroborante, dal sorso dinamico e vivo. Un vino che rappresenta a mio avviso un grande esempio di classicità nell’interpretazione del Barbaresco, territoriale, schietto ed elegante. Le uve sono avviate alla fermentazione in serbatoi d’acciaio con fermentazione sulle bucce per circa un mese. Matura poi 18 mesi in botti grandi e completa l’affinamento con almeno 6 mesi in bottiglia.

Nel calice si presenta non troppo carico, di colore rosso granato luminoso, riflessi rubino e netto contorno aranciato. Al naso piccoli frutti a bacca rossa, ciliegia sottospirito, violetta, caramella al rabarbaro, radice di liquirizia, leggermente mentolato. Al palato si concede subito senza tante ritrosìe, giustamente morbido, avvolgente e caldo. Tannino di trama fine e ben cesellato, mai irruento; il sorso progredisce succoso, con regolarità e piacevolezza, supportato da argini di freschezza e mineralità che donano equilibrio al sorso e grande bevibilità. Gestione dell’alcool (14.5°) magistrale, finale fresco, leggermente sapido e di buona persistenza.

Questo Barbaresco 2018 di Giuseppe Cortese è a mio avviso in uno stato di grazia, potrebbe certamente aspettare ancora in cantina alcuni anni ed evolvere in maniera interessante. Ma è buonissimo ora, e se ne avessi ancora una bottiglia in cantina non esiterei a stapparlo ancora entro la fine dell’anno. Vino di grande piacevolezza ed immediatezza che danza tra le linee di gioco con equilibrio, prontezza, eleganza e concretezza. Ottimo anche il rapporto qualità-prezzo-piacere e sugli abbinamenti ci si può solo sbizzarrire.

Enonauta/Degustazione di Vino #255 - review - Barbaresco 2018 - Giuseppe Cortese | vino buonissimo, accogliente e di grande equilibrio
Enonauta/Degustazione di Vino #255 - review - Barbaresco 2018 - Giuseppe Cortese | vino buonissimo, accogliente e di grande equilibrio
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La celebrazione del primo fresco

La celebrazione del primo fresco

Gli Enonauti celebrano le prime pioggie e l’abbassamento della temperatura stappando subito 4+1 vini rossi. Vini che hanno accompagnato un tipico menù da primo fresco. Pasta al ragù e melanzane alla parmigiana. Più un paio di pizze di rinforzo.

Serata molto fortunata con vini tutti ottimi.

  • Chianti Classico Riserva Capannelle 2015

  • Chianti Classico San Giusto a Rentennano 2016

  • Bricco dell’Uccellone 2019 – Braida

  • Taurasi “Cinque Querce” 2011 – Salvatore Molettieri

  • Chianti Classico Retromarcia 2019 – Montebernardi

Seguono le note di degustazione figlie di una serata principalmente “ricreativa”.
 

Chianti Classico Riserva Capannelle 2015

Vino succoso, sanguigno, di buon corpo, rubino fitto, decisamente fedele e preciso con sentori agrumati, di marasca, e pepe bianco. Ha sorso vigoroso a cui nel frattempo la bottiglia sta donando definizione. Energia e orchestrazione degli elementi ottimale. Un sangiovese per cui è giustificabile pensare a un buon futuro.

Chianti Classico San Giusto a Rentennano 2016

I giudizi dei critici che ne hanno decretato la scomparsa da ogni scaffale e l’innalzamento del prezzo lo precede. Ma il vino non lo sa e non delude.
È un vino vitale, rubino fitto, dai profumi netti di marasca, frutti scuri, sottobosco, con note ematiche, di cuoio.
Al palato è elettrico, ampio, acidità tesa, è profondo, animato da una forza espressiva e da finezza che mi ricorda un 2010 bevuto più di 10 anni fa. Finale aperto, rinfrescante.

Secondo le indicazioni date da questa bottiglia il vino è pronto adesso. A mio parere tutte quelle bottiglie predate dai cacciatori di “margine” e dagli speculatori sarebbe meglio berle adesso e non rischiare che diventino solo soprammobili mentre stanno nel caveau.

Bricco dell’Uccellone 2019 – Braida

Barbera da esposizione e da soddisfazione. Colore scuro, bella spinta al naso con sentori di viola, mora, pepe, mazzetto aromatico, resina, è saporita, voluminosa, concentrata, molto compatta e precisa, senza sbavature, persistente. Apporto intelligente del legno che più che arricchire aromaticamente sembra più dare forma al sorso.

Vino ottimo.

Taurasi “Cinque Querce” 2011 – Salvatore Molettieri

Quasi pronto. Che per un Taurasi è una gran cosa. Il colore è granato scuro, bouquet ampio e affascinante con reminiscenze di prugna essiccata, tabacco, cenere, scorza di chinotto, carruba, erbe essiccate.
Tocco finissimo, tannino in fligrana, acidità ben distribuita, intensità di gusto e persistenza, finale coerente. Vino che viveva, prima di essere bevuto, in un momento di equilibrio entusiasmante. Bene averla stappata adesso.

Chianti Classico Retromarcia 2019 – Montebernardi

Stappato come “rinforzo” per accompagnare le pizze ordinate anch’esse come “rinforzo” fa ottima figura forte della sua quintessenziale sangiovesitudine, colore rubino con riflessi porpora, vivacità dei profumi di viola, lavanda e anice, frutto vivido, spezie, sorso non impegnativo tutto di giustezza, buon gusto, coerente e con ottimo finale fruttato/speziato.
Enonauta/Degustazione di Vino #250/254 - review - Capannelle, Molettieri, Montebernardi, Bricco dell'Uccellone, San Giusto a Rentennano degustazione Vini Rossi

degustazione Vini Rossi

 

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Fiano di Avellino 2016 Apianum – SALVATORE Molettieri 

Fiano di Avellino 2016 Apianum – SALVATORE Molettieri

Fiano con affinamento in acciaio da vigne alle su suolo calcareo. Vigne in Lapio e Montefalcione con altitudine compresa tra 500 e 530 metri.

Vino di carattere che ha iniziato un suo interessante percorso evolutivo. Colore giallo paglierino che tende al dorato. Ricco e pulito al naso con ricordi di narciso, caramella d’orzo, mela opal, rosmarino, sentori petrosi e di fieno secco.
Il sorso è diretto, d’impatto. È salino, secco, rugoso, ha intensità di gusto, buona freschezza e persistenza apprezzabile.

Col Saltimbocca alla Romana a mio avviso perfetto.

Enonauta/Degustazione di Vino #249 - review - Fiano di Avellino 2016 Apianum - SALVATORE Molettieri | Vino di carattere che ha iniziato un suo interessante percorso evolutivo
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Enonauta/Degustazione di Vino #249 - review - Fiano di Avellino 2016 Apianum - SALVATORE Molettieri | Vino di carattere che ha iniziato un suo interessante percorso evolutivo
Enonauta/Degustazione di Vino #249 - review - Fiano di Avellino 2016 Apianum - SALVATORE Molettieri | Vino di carattere che ha iniziato un suo interessante percorso evolutivo

Fiano di Avellino 2016 Apianum – SALVATORE Molettieri

Fiano with aging in steel from vineyards on calcareous soil. Vineyards in Lapio and Montefalcione with altitudes between 500 and 530 meters.

A wine with character that has begun its interesting evolutionary path. Straw yellow color tending towards golden. Rich and clean on the nose with hints of narcissus, barley candy, opal apple, rosemary, petrous hints and dry hay.
The sip is direct, with impact. It is saline, dry, wrinkled, has an intensity of flavour, good freshness and appreciable persistence.

With Saltimbocca alla Romana, perfect in my opinion.

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Caiarossa 2016 – Caiarossa

Caiarossa 2016

Rosso di Toscana igt

Caiarossa / Riparbella – un supertuscan accessibile

Premessa:
Qualche anno fa ricordo che un amico e compagno di bevute sosteneva che l’aggettivo elegante non fosse appropriato al fine della descrizione di un vino perché sostanzialmente non significa niente. Sono sempre stato d’accordo in linea di massima. Eppure per questo Caiarossa 2016 non riesco a non usarlo. Perché questo bel mischione in stile Rodano, non si legga il termine “mischione” in senso denigratorio ché è solo un modo ironico e toscano di tradurre la parola inglese blend il cui significato è miscela, è evidentemente elegante. Non si può apprezzarne l’espressività varietale, ma si può in indubbiamente apprezzarne il lavoro di taglio e composizione, come per un abito sartoriale, e dunque la sua eleganza. E il fatto di essere un Supertuscan accessibile.

Caiarossa 2016 dell’omonima azienda
di Riparbella nella zona di Montescudaio (PI).

Un bel mischione fatto con Cabernet Franc 42%, Merlot 25%, Syrah 15%, Cabernet Sauvignon 6%, Petit Verdot 6%, Sangiovese 5%, Alicante 1%.

Dove mischione sta per blend, termine gergale toscano usato qui non in senso denigratorio. D’altra parte se alla proprietà straniera piacque la terra toscana credo potrà apprezzare anche l’idioma che quella terra ha generato e con cui si parla tuttora.

Fermentazioni separate, l’affinamento avviene in legno di varie dimensioni e nuovo per il 30 percento, la filosofia è quella biodinamica.

Vino di colore fitto, vivido, con ventaglio olfattivo piuttosto ricco. Predomina il frutto scuro maturo come il cassis, accompagnato da note balsamiche, speziate, un quid di resina e di alloro fresco frantumato.

Il sorso è una ottima congiunzione di immediatezza, eleganza, vitalità.
Vellutato senza essere macchinoso, tocco sapido, acidità e tannini che sviluppano azione da dentro il vino in un quadro complessivo di precisa piacevolezza. Finale coerente e prolungato.
Da bere adesso senza pensieri.

Enonauta/Degustazione di Vino #248 - review - Caiarossa 2016 | un bel mischione in stile Rodano, un Supertuscan accessibile da Riparbella
Caiarossa 2016
Enonauta/Degustazione di Vino #248 - review - Caiarossa 2016 | un bel mischione in stile Rodano, un Supertuscan accessibile da Riparbella
caiarossa 2016
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Caiarossa 2016
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Prulke 2019 – Zidarich/Sacrisassi Bianco 2018 – Le Due Terre

Prulke 2019 – Zidarich/Sacrisassi Bianco 2018 – Le Due Terre

Una serata cominciata in enoteca con Prulke di Zidarich e terminata con la bottiglia nel frigorifero di casa di Dario, che guarda caso era un Sacrisassi de Le due Terre.
Per una serata nata quasi per caso credo non si potesse fare di meglio.

Prulke 2019 – Zidarich

Venezia Giulia IGT
Sauvignon 60%, Vitovska 20%, Malvasia 20 %

Una via di mezzo tra il ramato e l’arancione, appena velato, a suo modo è un vino suadente, affabulatore, sostiene un discorso difficile che non tutti potrebbero comprendere, ma arriva alla sua conclusione con un ben organizzato concerto di percezioni e aromi, equilibrio, persistenza quasi ostinazione, a tratti sembra di masticare una Susina goccia d’oro a piena maturazione, le fragranze spaziano dal floreale delicato, alla pesca bianca e alla susina, ricordi speziati ed erbacei misurati in un quadro cangiante. Il sorso è duraturo, piacevole, la forza dell’aroma di bocca è memorabile, mai sopra le righe, equilibrato, sapido e avvolgente.
Preferisco la Vitovska, ma questo è un gran bel vino. Qualcuno sicuramente preferirà questo. Zidarich grande interprete del Carso.

Sacrisassi Bianco 2018 – Le Due Terre

È invece, a mio avviso, la metafora tridimensionale/liquida del temperamento padroneggiato adeguatamente.
22 mesi in barrique
Friulano e Ribolla
Colore dorato, è secco, frontale, roccioso, sentori di erba medica, nespola, pepe bianco, elicriso, vino profumatissimo e al solito particolare, il sorso è secco, nervoso, intenso, la coda è lunga e sapida con ricordi di frutto disidratato. Un po’ di tempo in bottiglia non potrà che giovargli facendogli trovare una andatura meno contratta, cosa che ho riscontrato in tutte le annate bevute con qualche anno in più di bottiglia.

Due vini che non dimenticano facilmente. Da Prepotto.

Enonauta/Degustazione di Vino #246/247 - review - Prulke 2019 - Zidarich/Sacrisassi Bianco 2018 - Le Due Terre | due grandi interpretazioni di due territori vocati
Enonauta/Degustazione di Vino #246/247 - review - Prulke 2019 - Zidarich/Sacrisassi Bianco 2018 - Le Due Terre | due grandi interpretazioni di due territori vocati
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Prulke 2019 – Zidarich/Sacrisassi Bianco 2018 – Le Due Terre

An evening that began in the wine shop with Prulke by Zidarich and ended with the bottle in the refrigerator at Dario’s house, which coincidentally was a Sacrisassi from Le due Terre.
For an evening born almost by chance, I think it couldn’t have been done better.

Prulke 2019 – Zidarich

Venezia Giulia IGT
Sauvignon 60%, Vitovska 20%, Malvasia 20%

A cross between copper and orange, just veiled, in its own way it is a persuasive, story-telling wine, it supports a difficult discussion that not everyone could understand, but reaches its conclusion with a well-organized concert of perceptions and aromas, balance, persistence almost obstinacy, at times it feels like chewing a fully ripe golden drop plum, the fragrances range from delicate florals to white peach and plum, spicy and herbaceous memories measured in an iridescent framework. The sip is long-lasting, pleasant, the strength of the mouthfeel is memorable, never over the top, balanced, savory and enveloping.
I prefer Vitovska, but this is a great wine. Some will surely prefer this. Zidarich, great interpreter of the Karst.

Sacrisassi Bianco 2018 – Le Due Terre

Instead, in my opinion, it is the three-dimensional/liquid metaphor of temperament properly mastered.
22 months in barrique
Friulano and Ribolla
Golden in color, it is dry, frontal, rocky, hints of alfalfa, medlar, white pepper, helichrysum, a very fragrant and usually particular wine, the sip is dry, nervous, intense, the tail is long and tasty with memories of dehydrated fruit. A little time in the bottle can only help it by making it find a less contracted pace, something I have found in all the years drunk with a few more years in the bottle.

Two wines that are not easily forgotten. From Prepotto.

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Serragghia 2018 – Giotto Bini

Serragghia 2018 – Giotto Bini – Terre Siciliane IGP – Zibibbo Secco

L’aspettiva spesso viene tradita dall’attesa. O forse semplicemente l’immaginazione e le parole su di un vino talvolta non trovano corrispondenza nel calice. In questo caso, purtroppo, si tratta di un discostamento grossolano, fallace.

Il vino è uno Zibibbo in purezza vinificato secco, un nome importante, quasi un “mito” nel suo genere. Proveniente dai terreni terrazzati di Pantelleria, su suoli vulcanici e sabbiosi ed esposizione a sud. Macerazione sulle bucce e fermentazione spontanea in anfora a cui seguono, dopo la svinatura, almeno sette mesi di maturazione nei medesimi recipienti. Zero solforosa aggiunta.

Da un paio di anni aspettavo di aprire questa bottiglia e ieri mi sono sentito che era arrivato il momento giusto.

Il colore è un bel giallo paglierino non troppo carico, limpido e pulito. Al naso un grande tripudio di aromi varietali che spaziano dall’albicocca e la pesca disidratate, al dattero, al fico d’india maturo, ad un bel ventaglio di frutta tropicale.

Tutto sembra preludere ad un grande bevuta, ma il sorso non trova una goccia di corrispondenza gusto-olfattiva, poichè putroppo regna sovrana (e tiranna) una acetica impetuosa, la quale cancella ogni altra possibilità di piacevolezza al sorso.

Non parliamo di una leggera volatile (in genere presente maggiormente nell’olfattivo e nel retro-olfattivo) “tipica” di alcuni (e sottolineo alcuni) vini naturali-artigianali (in particolare a zero solforosa aggiunta) a cui sfugge un pò la mano del processo di fermentazione, ma che dopo un pò di areazione svanisce o che nel complesso di un vino armonico, dinamico e ben fatto può anche essere tollerata, se non addirittura gradita da alcuni.

Putroppo in questo caso parliamo di una acidità acetica insostenibile al sorso e generalmente tipica di un problema nella vinificazione.

Può capitare, ma è un peccato, perché oltre alla scarsissima reperibilità (8000 bottiglie) il vino è molto costoso (non cito mai i prezzi, ma in questo caso mi sento di dover sottolineare che si tratta di un vino bianco italiano da 70 euro) e putroppo non credo che avrò il coraggio di concedergli una seconda possibilità.

Peccato anche perché l’abbinamento con un sontuoso fegato di vitello alla veneziana, sarebbe stato potenzialmente un bell’incontro.

Enonauta/Degustazione di Vino #245 - review - Serragghia 2018 - Giotto Bini | vino di difficile lettura, fino alla delusione
Enonauta/Degustazione di Vino #245 - review - Serragghia 2018 - Giotto Bini | vino di difficile lettura, fino alla delusione

Serragghia 2018 – Giotto Bini – Terre Siciliane IGP – Zibibbo Secco

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Enonauta/Degustazione di Vino #244 - review - Vermentino di Sardegna 2021 - Antonella Corda | Vermentino d'impatto e con direzione precisa
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Vermentino di Sardegna 2021 – ANTONELLA CORDA

Vermentino di Sardegna 2021 – Antonella Corda

Il Vermentino spesso mi lascia perplesso. Talvolta per la monotonia dei profumi, altre volte per l’impatto tattile un po’ fine a se stesso, altre perché sembra Sauvignon, altre perché sembra non andare da nessuna parte.
Non in questo caso.

Vermentino di Sardegna 2021 – Antonella Corda

da Serdiana nel Sud della Sardegna

Sosta di 6 mesi in acciaio sui lieviti.
Il colore è brillante e intenso. Al naso è impattante e nitido con sentori di bosso, menta, susina goccia d’oro, narciso, qualche nota di miele di cardo, sorso di grande personalità che parte caldo e quasi morbido e finisce con un lungo reverbero sapido/minerale, acidità fluente, materia e una stoffa rugosa che sembra aumentarne il potenziale di gusto.

Fare un po’ di pace col Vermentino.

Enonauta/Degustazione di Vino #244 - review - Vermentino di Sardegna 2021 - Antonella Corda | Vermentino d'impatto e con direzione precisa
Enonauta/Degustazione di Vino #244 – review
Enonauta/Degustazione di Vino #244 - review - Vermentino di Sardegna 2021 - Antonella Corda | Vermentino d'impatto e con direzione precisa

Vermentino di Sardegna 2021 – Antonella Corda

Vermentino often leaves me perplexed. Sometimes for the monotony of the aromas, other times for the tactile impact which is a bit of an end in itself, other times because it seems like Sauvignon, other times because it doesn’t seem to go anywhere.
Not in this case.

Vermentino di Sardegna 2021 – Antonella Corda

from Serdiana in southern Sardinia

6 months rest in steel on the yeasts.
The color is bright and intense. The nose is impactful and clear with hints of boxwood, mint, golden drop plum, narcissus, some notes of thistle honey, a sip of great personality that starts warm and almost soft and ends with a long savory/mineral reverberation, flowing acidity , matter and a wrinkled fabric that seems to increase its flavor potential.

Make some peace with Vermentino.

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La Devozione Gastronomica Pistojese (il santo, l’anatra e il caldo) 

La Devozione Gastronomica Pistojese

(il santo, l’anatra e il caldo)

Il giorno 25 luglio a Pistoia è festa. Si onora il Santo Patrono che è San Jacopo, lo stesso del cammino di Santiago. Tradizione vuole che il pistojese devoto dimostri la sua devozione a tavola dove per il rituale pranzo, o la cena per i meno temerarii, si siede per affrontare un menù tipicamente invernale ad alto rischio di infarto e che dovrebbe prevedere la presenza di un Dae a tavola. Specialmente negli anni roventi come questo 2022.
Il menù immarcescibile prevede:
Maccheroni con Sugo di Anatra, Anatra in umido, fagiolini serpenti in umido. Vino ovviamente rosso.
Gli Enonauti non solo hanno pranzato fuori comune, ma hanno anche scelto un menù di sola carne grigliata. Quattro salsicce, quattro bistecchine di agnello e una lombatina. Un etto di prosciutto per cominciare, qualche foglia di insalata.
E quattro bottiglie da assaggiare nell’ombra torrida di un pergolato a Campotizzoro (Pt) 715 mt s.l.m.

Sessanta – Luca Bellani

Pinot Nero. 60 mesi sui lieviti. Dall’Oltrepò Pavese questo Blanc de Noirs Metodo Classico Dosaggio Zero di Luca Bellani.

Bolla impattante che finisce poi per diventare fine e stuzzicante. Colore dorato, sentori di ribes, non c’è pasticceria, c’è invece molto frutto, ci sono le erbe aromatiche, la susina selvatica.
Freschezza diffusa e mai urticante, bolla stuzzicante, di gusto pieno, coerente e con bella coda sapida.
Col prosciutto semidolce stava bene.

Hellen Orange 2020 – Valentina Passalacqua

Greco bianco 100 percento
Fermentazione spontanea e Macerazione in tino aperto.
Per me non ci siamo.
Colore aranciato, opalescente, aromi di mandarino, radici aromatiche, tutto molto sussurato. Potrebbe ricordare una spuma al ginger.
Acidità contratta, qualche tannino, nessuna, o scarsa senza voler infierire, dinamica gustativa, sorso breve e sfuggente. Finale che ricorda l’amaro del Pompelmo.
Mah…

Nebbiolo d’Alba 2017 – Az. Agr. Giovanni Prandi

Da Diano d’Alba

Concretissima eleganza e definizione.
Color granato, rosa, ribes, carruba, tabacco, sordo fresco, equilibrato, tannino granuloso, di lunga persistenza, rinfrescante. Sorso preciso e coerente.

Montepulciano d’Abruzzo 2018 “Inferi” – Marramiero

Vino spesso, concentrato, con note di affinamento evidenti, a tratti un po’ didascalico, ma non difetta di piacevolezza. Anche a 30 gradi centigradi
Colore scuro, Fruttato dolce, di frutto scuro, speziato, note di vaniglia e tostatura, buona acidità che innerva questa grande massa, la vivifica, tannini amichevoli, non ti asfalta, ma ti impegna. Sorso voluminoso che però non straborda mai. Con le bistecchine di agnello buona accoppiata.

Era caldo, but we lived to tell the tale.

Enonauta/Degustazione di Vino #240/243 - review - La Devozione Gastronomica Pistojese | Luca Bellani, Valentina Passalacqua, Marramiero, Prandi
Enonauta/Degustazione di Vino #240/243 - review - La Devozione Gastronomica Pistojese | Luca Bellani, Valentina Passalacqua, Marramiero, Prandi
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Dolcetto di Diano d’Alba Sörì Colombè 2020 – Prandi

Dolcetto di Diano d’Alba Sörì Colombè 2020 – Prandi

Saporito, sostanzioso, pungente, violaceo intenso con aromi netti, diretti di mora, cannella, viola, qualcosa della buccia del chinotto.
Tannino abbastanza fuso, sapore di frutto fresco, sorso giustamente acido, secco, pieno e dai contorni ben definiti.
Benissimo con una Robiola di Alta Langa brevemente stagionata.
 
Tra le fermate più apprezzate di ogni viaggio nelle Langhe. Nella zona di Diano d’Alba tra i migliori.
Enonauta/Degustazione di Vino #239 - review - Dolcetto di Diano d'Alba Sörì Colombè 2020 - Prandi | Saporito, sostanzioso, pungente, violaceo

 

Enonauta/Degustazione di Vino #239 - review - Dolcetto di Diano d'Alba Sörì Colombè 2020 - Prandi | Saporito, sostanzioso, pungente, violaceo

 

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Note in Margine a una Cena

Se di una cena restano solo due foto sfocate e il ricordo di una buona compagnia, di un buon tempo e di un buon mangiare allora è andato tutto bene.Le due foto sono quelle dei due vini che tra gli altri messi in tavola mi sono rimasti impressi. Il Barbaresco Rabajà 2015 di Giuseppe Cortese e il Palmberg Riesling Spatlese Stein 2020,

Barbaresco Rabajà 2015 – Giuseppe Cortese
Non avrà la finezza estrema di certi Barbaresco che hanno la finezza estrema, ma è rigoglioso, florido, concentrato, profumato. D’acchito lo si potrebbe pensare un Barbaresco modernista. Per il colore che è rubino fitto, per il bouqet più orientato al frutto e alle spezie che al floreale. Quindi mirtillo, marasca, pepe, ma non mancano in secondo piano richiami alla rosa, all’arancia tarocco, alle radici aromatiche. Per il sorso pieno, succoso, ampio e di grande equilibrio. È sul finale però che questo Barbaresco Rabaja 2015 pone un sigillo che certifica la sua origine tradizionale. Freschezza vibrante e tannini fitti e che delineano il sorso, finale lungo e aperto e un retrogusto dove al frutto scuro si affiancano ricordi di genziana.
Bella interpretazione.
Palmberg Riesling Spatlese Stein 2020 (Mosel)
Le migliori delle bevute sono spesso quelle che saltano fuori dal nulla, dall’ignoranza. È il caso di questa.
Riesling della Mosella. Non si trovano dati precisi in rete se non che la vigna da cui proviene è erta e vecchia. Sul sito aziendale si leggono belle cose, tra le quali spiccano “pagare giustamente i collaboratori” e che il vino deve essere “affordable” anche quando importante.
Suppongo autonomamente che il vino non passi in legno.
E poi ci sono vini che sono buoni in relazione a dei paramentri interpretativi, a delle aspettative, alla quantità di ottimismo circolante nel contesto. Questo era un vino buono di suo. Con la promessa di migliorare.
Vino sontuoso senza effetti speciali. Una linearità progressiva, in accumulo, dove l’acidità è pulsante e la sua dolcezza per niente viscosa. Colore quasi diafano. Profumi di fiori bianchi, cedro, pesca matura, spezie dolci, una pienezza di gusto che aumenta, si spinge in avanti, tensione, un lunghissimo finire pieno di cedro, frutto tropicale, benessere, precisione e definizione.
In abbinamento al foie gras per l’esultanza della tavola.
Il giorno dopo ho cercato una bottiglia senza trovarla e ci sono rimasto male.
 
Enonauta/Degustazione di Vino #237/238 - review - Barbaresco Rabajà 2015 - Giuseppe Cortese/Palmberg Riesling Spatlese Stein 2020 (Mosel)
Enonauta/Degustazione di Vino #237/238 - review - Barbaresco Rabajà 2015 - Giuseppe Cortese/Palmberg Riesling Spatlese Stein 2020 (Mosel)
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