Gite in Cantina, Luoghi del Vino

Lamole – Storia di Vino e Paesaggi

Lamole Storia di Vino e paesaggio

Spesso si viaggia ad ispirazione, a volte si programma leggendo riviste, alcune volte libri: “Varie contrade segnalate con la denominazione di Lamola o Lamole, vale a dire di piccole Lame si trovano in toscana”. La nostra metà si colloca qui: “circa 3 miglia toscane a scirocco di Greve, Diocesi di Fiesole. Trovasi sulla pendice settentrionale del Poggio delle Stinche, fra i due primi rami della fiumana di Greve, nella strada pedonale che guida sulla cresta del monte di Cintoja. I vigneti che danno il buon vin di Lamole cotanto lodato, sono piantati fra i macigni di cotesto poggio”. Così scrive il Repetti sul suo Dizionario geografico fisico storico della Toscana.

In effetti la descrizione è calzante, allontanandosi da Greve e Panzano si abbandonano le colline tondeggianti e caratterizzate da geometrici filari che vediamo nelle pubblicità del “Chiantishire”. I pendii della collina si fanno più scoscesi, le vigne sono abbarbicate a terrazzamenti con muretti a secco costruiti spaccando il macigno dei monti del Chianti di cui fa parte questa località.

Lamole Vino Paesaggio

Arriviamo finalmente nel piccolo borgo di Lamole che si è sviluppato intorno alla pieve un chilometro più in alto del castello. Qui un’altra particolarità, le persone (rare) sono cordiali, ma con meno dipendenza verso il turista, quasi diffidenti, sembra di essere tornati indietro nel tempo.

Eccoci arrivati dai nostri ospiti Annamaria Socci e suo marito Giuliano che ci accolgono nella loro azienda le Masse di Lamole. L’accoglienza è freddina. Non come si potrebbe credere; è una giornata novembrina fantastica, niente vento e tanto sole, però no. Non dipende neppure da loro, che sono riservati, ma felici di mostrarci la loro cantina. Si, è la cantina che tutta in pietra è quasi fredda.

Ma dopo cinque minuti ci siamo già scaldati sorseggiando il famoso sangiovese di Lamole e ascoltando Annamaria che con passione descrive come viene fuori questo vino che è un Chianti Classico, ma mantiene una freschezza anche nell’ invecchiamento mai sentito in altri vini locali.

Poi con Giuliano andiamo in vigna e apprezziamo la peculiarità di questo paesaggio, sotto i nostri piedi i Terrazzamenti di Lamole, la loro è la vigna più alta che arriva quasi a 700 m, di fronte a noi in controluce vediamo le colline di San Casciano e Panzano che chiudono l’orizzonte. I vini, favolosi, hanno una marcia in più. Sarà per il minimo “lavoro” in cantina, per il passaggio nelle botti di castagno che li rende godibilissimi, tanto che la degustazione diventa quasi libagione.

Lasciati Annamaria e Giuliano penso a ciò che più mi è rimasto impresso di questa gita, quasi dimenticavo il loro vinsanto, ottimo, fatto come una volta non troppo dolce, anzi quasi secco. Altra cosa che mi piace molto è la loro etichetta, che raffigura un semplice ed elegantissimo giaggiolo (iris) usato anche in profumeria, probabilmente contribuisce al bouquet del loro Sangiovese.

Le Masse di Lamole: vini genuini e irreprensibili, ricordano loro due: veri cordiali, senza fronzoli.

Enotour #001 - Lamole | Vino e Paesaggio circa 3 miglia toscane a scirocco di Greve, Diocesi di Fiesole. Trovasi sulla pendice settentrionale del Poggio delle Stinche, fra i due primi rami della fiumana di Greve, nella strada pedonale che guida sulla cresta del monte di Cintoja. I vigneti che danno il buon vin di Lamole cotanto lodato, sono piantati fra i macigni di cotesto poggio
Enotour #001 - Lamole | Vino e Paesaggio circa 3 miglia toscane a scirocco di Greve, Diocesi di Fiesole. Trovasi sulla pendice settentrionale del Poggio delle Stinche, fra i due primi rami della fiumana di Greve, nella strada pedonale che guida sulla cresta del monte di Cintoja. I vigneti che danno il buon vin di Lamole cotanto lodato, sono piantati fra i macigni di cotesto poggio
Enotour #001 - Lamole | Vino e Paesaggio circa 3 miglia toscane a scirocco di Greve, Diocesi di Fiesole. Trovasi sulla pendice settentrionale del Poggio delle Stinche, fra i due primi rami della fiumana di Greve, nella strada pedonale che guida sulla cresta del monte di Cintoja. I vigneti che danno il buon vin di Lamole cotanto lodato, sono piantati fra i macigni di cotesto poggio
Lamole Vigna
Lamole  Terroir
Paesaggio Terroir

Lamole History of Wine and landscape – Lamole Vino Paesaggio

Often we travel for inspiration, sometimes we plan by reading magazines, sometimes books: “Various districts marked with the denomination of Lamola or Lamole, that is to say small Lame are found in Tuscany”. Our half is located here: “about 3 Tuscan miles to the sirocco of Greve, Diocese of Fiesole. It is located on the northern slope of the Poggio delle Stinche, between the two first branches of the Greve river, in the pedestrian road that leads to the crest of the mountain of Cintoja. The vineyards that produce the good Lamole wine so praised, are planted among the boulders of this hill”. Thus writes Repetti in his historical physical geographical dictionary of Tuscany.

In fact the description is apt, moving away from Greve and Panzano you abandon the rounded hills characterized by geometric rows that we see in the “Chiantishire” advertisements. The slopes of the hill become steeper, the vineyards cling to terraces with dry stone walls built by splitting the boulder of the Chianti mountains of which this location is part.

We finally arrive in the small village of Lamole which developed around the parish church one kilometer higher than the castle. Another peculiarity here, the people (rare) are friendly, but with less dependence on the tourist, almost distrustful, it seems like we have gone back in time.

Here we are at our hosts Annamaria Socci and her husband Giuliano who welcome us to their company Masse di Lamole. The welcome is cold. Not as you might think; it’s a fantastic November day, no wind and lots of sun, but no. It doesn’t even depend on them, who are reserved, but happy to show us their cellar. Yes, it is the cellar which is all stone and is almost cold.

But after five minutes we were already warmed up by sipping the famous Sangiovese from Lamole and listening to Annamaria who passionately describes how this wine comes out which is a Chianti Classico, but maintains a freshness even during aging never felt in other local wines.

Then with Giuliano we go to the vineyard and appreciate the peculiarity of this landscape, under our feet the Lamole Terraces, theirs is the highest vineyard which reaches almost 700 m, in front of us against the light we see the hills of San Casciano and Panzano that close the horizon. The fabulous wines have an edge. It may be because of the minimal “work” in the cellar, for the passage in chestnut barrels which makes them very enjoyable, so much so that tasting them almost becomes a libation.

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Bottiglie, Degustazioni

Collio 2017 – Edi Keber

Bevo questo vino da anni, da quando un amico mi riportò una selezione di bianchi friulani da un suo viaggio di approfondimento in Friuli. Tra quelle bottiglie insieme a quelle di Keber c’erano bottiglie di Zidarich, Kante, Vodopivec, ma l’amore per il Collio Bianco di Edi Keber sbocciò subitaneo.
Da allora di bottiglie nella campana del vetro ne sono finite tante, fino ad andare a visitare la cantina lo scorso novembre. Mai una delusione.Seppure questo 2017 non sia considerabile a mio avviso il più brillante dei vini di Edi Keber, resta una bevuta di buon livello. E conferma che tra le cose apprezzabili nell’opera di questo vignaiolo c’è sicuramente la capacità di offrire vini che non si replicano anno dopo anno, ma vini che hanno il coraggio di presentare una propria personalità peculiare.Il colore è giallo con riflessi verdolini. Profumi non esplosivi, ma continui, fiore di Camomila, pera wlliams, erbaceo fresco, vagamente balsamico.
Perde un po’ in freschezza se confrontato con alcuni suoi predecessori risultando più opulento, spesso, centrato sul frutto e sul calore. Nel finale frutta candita e un tocco di mandorla.

Enonauta/Degustazione di Vino #111 - review - Collio 2017 - Edi Keber | Un classicissimo del Collio che mantiene sempre le promesse
Enonauta/Degustazione di Vino #111 - review - Collio 2017 - Edi Keber | Un classicissimo del Collio che mantiene sempre le promesse

Collio 2017 – Edi Keber

I have been drinking this wine for years, ever since a friend brought me back a selection of Friulian whites from an in-depth trip to Friuli. Among those bottles, together with those of Keber, there were bottles of Zidarich, Kante, Vodopivec, but Edi Keber’s love for Collio Bianco blossomed immediately.
Since then, many bottles have ended up in the glass bell jar, until we went to visit the cellar last November. Never a disappointment. Although this 2017 cannot be considered the most brilliant of Edi Keber’s wines in my opinion, it remains a good drink. And it confirms that among the appreciable things in the work of this winemaker there is certainly the ability to offer wines that are not replicated year after year, but wines that have the courage to present their own peculiar personality. The color is yellow with greenish reflections . Perfumes not explosive, but continuous, chamomile flower, Williams pear, fresh herbaceous, vaguely balsamic.
It loses a little in freshness when compared to some of its predecessors, resulting more opulent, often, centered on fruit and heat. In the finish candied fruit and a touch of almond.

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Bottiglie, Degustazioni

Pinot Grigio Jesera 2019 – Venica (Collio Doc)

Ecco un vino che ho apprezzato integralmente. Il Pinot Grigio Jesera 2019 di VENICA, azienda di Dolegna del Collio.

Per la foggia, una cosa secondaria che comunque completa l’esperienza, per la piacevolezza della beva, per il rapporto prezzo/soddisfazione e per l’apporto alla tavola imbandita.

Questo Pinot Grigio Jesera 2019 viene dal Collio, breve macerazione e poi sosta sulle fecce in acciaio e per il 10 percento in legno grande.

Il colore è quello della cipolla ramata.

Al naso una combinazione di suggestioni floreali e fruttate molto peculiari come il fiore di sambuco, lemongrass, la pera conference e pare di scorgere anche il profumo della fecoja e un leggera speziatura. Profumi densi.

Volume e sapore, ma non è un vino piazzato. È anzi dinamico, vivo, leggermente tannico, presente in bocca, coriaceo, con un buon finale giocato sulle reminiscenze di frutta disidratata.

Col risotto alla pescatora si accompagnò alla grande.

Enonauta/Degustazione di Vino #110 - review - Pinot Grigio Jesera 2019 - Venica | Volume e sapore, ma non è un vino piazzato.
Enonauta/Degustazione di Vino #110 - review - Pinot Grigio Jesera 2019 - Venica | Volume e sapore, ma non è un vino piazzato.

Pinot Grigio Jesera 2019 – Venica (Collio Doc)

Here is a wine that I fully appreciated. The Pinot Grigio Jesera 2019 from VENICA

For the style, a secondary thing that nevertheless completes the experience, for the pleasure of drinking, for the price/satisfaction ratio and for the contribution to the laid table.

This Pinot Grigio Jesera 2019 comes from Collio, short maceration and then rest on the lees in steel and 10 percent in large wood.

The color is that of coppery onion.

On the nose a combination of very peculiar floral and fruity suggestions such as elderflower, lemongrass, conference pear and it seems to also detect the scent of fecoja and a light spiciness. Dense aromas.

Volume and flavour, but it is not a classy wine. Indeed, it is dynamic, lively, slightly tannic, present in the mouth, leathery, with a good finish played on reminiscences of dehydrated fruit.

It went great with risotto alla pescatora.

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Degustazioni

Chianti Classico 2016 – Isole e Olena

Chianti Classico 2016 – Isole e Olena

Una scarpinata in campagna si trasforma in un pranzo condiviso con un connubio tra i più classici della tradizione toscana. Chianti Classico di Isole e Olena e salsicce coi fagioli. In questo caso nella versione in Vasocottura.

Sangiovese, canaiolo e syrah (82-15-3) con affinamento in legno di varie dimensioni.

Rubino con riflessi purpurei, ha una bella spinta al naso con profumi di marasca e more, lavanda, viola, e ricordi terragni.

Fresco, diretto, di buon corpo al palato e di media persistenza, si fa ricordare per la misura e l’equilibrio, per il ritorno fruttato in bocca, ma anche per il rapporto qualità prezzo tra i meno vantaggiosi tra i suoi omologhi. Risulta tra i più cari tra i Chianti Classico d’annata, ma non mi suggerisce in questo frangente valori indiscutibili e peculiari che ne siano spiegazione. Il che non significa che non sia buono, ma solo che il costo pare un po’ elevato.

Comunque ottimo con le salsicce con fagioli all’uccelletto.

Enonauta/Degustazione di Vino #109 - review - Chianti Classico 2016 - Isole e Olena | Fresco, diretto, di buon corpo
Enonauta/Degustazione di Vino #109 - review - Chianti Classico 2016 - Isole e Olena | Fresco, diretto, di buon corpo

Chianti Classico 2016 – Isole e Olena

A hike in the countryside turns into a shared lunch with a combination of the most classic of the Tuscan tradition. Classic Chianti and sausages with beans. In this case in the jar cooking version.

Sangiovese, canaiolo and syrah (82-15-3) with aging in wood of various sizes.

Ruby with purple reflections, it has a nice push on the nose with aromas of morello cherries and blackberries, lavender, violets, and earthy memories.

Fresh, direct, with a good body on the palate and medium persistence, it is remembered for its measure and balance, for the fruity return in the mouth, but also for the quality-price ratio among the least advantageous among its counterparts. It is among the most expensive among the vintage Chianti Classicos, but in this situation it does not suggest indisputable and peculiar values ​​that could explain it. Which doesn’t mean it’s not good, just that the cost seems a bit high.

However, excellent with sausages and beans.

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Bottiglie, Degustazioni

Barolo 2010 – Viglione

Incentivato dal racconto di un 2015 passatomi davanti nel grande gruppo dei bevitori di vino di FB decido di stappare la mia bottiglia di Barolo Viglione 2010 a cui già ero passato vicino molte volte. Parto con delle aspettative che non vengono tradite. Dal sentito dire si passa al sentito per davvero ed è un sentire di prima categoria.

Cantina in Monforte d’Alba

Fermentazione in acciaio, 36 mesi in tonneaux usati.

Di primo acchito si presenta come un Barolo Classico. Sobrio ed elegante.

Enonauta/Degustazione di Vino #108 - review - Barolo 2010 - Viglione | Vino in una evidente fase di brillante evoluzione

Bel granato scuro il colore, brilla per il nitore dei profumi di amarena sotto spirito, foglia di the, rosa essiccata e per il fondo mentolato. Sorso caratterizzato da una lunghissima progressione. Caldo e avvolgente in ingresso, la massa poi si dipana e si distende, intensità e profondità gustativa spinta dalla fluente acidità, tannini maturi da cui riemergono nel lungo finale note delicate di frutto maturo.

Enonauta/Degustazione di Vino #108 - review - Barolo 2010 - Viglione | Vino in una evidente fase di brillante evoluzione

Vino in una evidente fase di brillante evoluzione. Per chi come me punta sui 10 anni dalla vendemmia una conferma confortante.

Enonauta/Degustazione di Vino #108 - review - Barolo 2010 - Viglione | Vino in una evidente fase di brillante evoluzione

Barolo Viglione 2010

Incentivized by the story of a 2015 passed before me in the large group of FB wine drinkers, I decide to uncork my bottle of Barolo Viglione 2010 which I had already passed by many times. I leave with expectations that are not betrayed. From hearsay we move on to what is truly heard and it is a first-class feeling.

Cellar in Monforte d’Alba

Fermentation in steel, 36 months in used tonneaux.

At first glance it presents itself as a Classic Barolo. Sober and elegant.

The color is a beautiful dark garnet, it shines with the clarity of the aromas of black cherry in spirit, tea leaf, dried rose and the mentholated base. Sip characterized by a very long progression. Warm and enveloping on entry, the mass then unravels and relaxes, intensity and depth of flavor driven by the flowing acidity, ripe tannins from which delicate notes of ripe fruit re-emerge in the long finish.

Wine in a clear phase of brilliant evolution. For those like me who are aiming for 10 years from the harvest, a comforting confirmation.

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Bottiglie, Degustazioni

Dolcetto d’Alba Superiore 2013 – Flavio Roddolo

Dolcetto d’Alba Superiore 2013 – Flavio Roddolo

Il Dolcetto di Flavio Roddolo è uno di quei vini la cui conoscenza, meglio se accompagnata dalla conoscenza del Signor Flavio stesso, aiuta a sgretolare alcuni preconcetti con cui talvolta, nel mio caso sicuramente, si parte per avventurarsi nel vasto territorio del Vino. I pregiudizi verso alcuni vitigni ritenuti minori, le graduatorie fittizie, le sale d’assaggio fruffrù con visita tipo deportazione, l’appeal, le mode, etc.

I vini di Roddolo hanno tutti una forza non comune e il Dolcetto d’Alba Superiore 2013 è un’idea di Dolcetto forse estrema, che spoglia il Dolcetto di alcune sue caratteristiche per portarlo a un punto limite di evoluzione.

Barrique esauste per il lungo affinamento.

Il colore è rubino scuro, al limite dell’impenetrabile. Profumi di fiori secchi, cassis, leggere note di sottobosco, pepe bianco, vagamente rustico.

Asciutto, secco, sferzante, nervoso al palato. Delle morbidezze del dolcetto non c’è traccia, è un vino assolutamente essenziale, con un tannino rigoroso. Bitter, erbe secche in mazzo tritate, cassis in un finale più che persistente.

Personalmente lo metterei nel novero dei Dolcetto che mi sentirei di consigliare per farsi un’idea delle potenzialità del vitigno e dei vini che se ne traggono.

Enonauta/Degustazione di Vino #107 - review - Dolcetto d'alba Superiore 2013 - Flavio Roddolo |  Il Dolcetto Estremo del Ronin Flavio Roddolo
Enonauta/Degustazione di Vino #107 - review - Dolcetto d'alba Superiore 2013 - Flavio Roddolo |  Il Dolcetto Estremo del Ronin Flavio Roddolo

Dolcetto d’Alba Superiore 2013 – Flavio Roddolo

Flavio Roddolo’s Dolcetto is one of those wines whose knowledge, better if accompanied by the knowledge of Mr. Flavio himself, helps to crumble some preconceptions with which sometimes, in my case certainly, one sets out to venture into the vast territory of wine. The prejudices towards some vines considered minor, the fictitious rankings, the fruffrù tasting rooms with deportation-type visits, the appeal, the fashions, etc.

Roddolo’s wines all have an uncommon strength and the Dolcetto d’Alba Superiore 2013 is perhaps an extreme idea of ​​Dolcetto, which strips Dolcetto of some of its characteristics to bring it to a limit point of evolution.

Barriques exhausted from long aging.

The color is dark ruby, bordering on impenetrable. Aromas of dried flowers, cassis, light notes of undergrowth, white pepper, vaguely rustic.

Dry, dry, lashing, nervous on the palate. There is no trace of the softness of the dolcetto, it is an absolutely essential wine, with rigorous tannins. Bitters, chopped dried herbs, cassis in a more than persistent finish.

Personally, I would put it among the Dolcettos that I would recommend to get an idea of ​​the potential of the vine and the wines made from it.

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Barbaresco Sorì Montaribaldi 2015 – Montaribaldi

Barbaresco Sorì Montaribaldi 2015 – Montaribaldi

Montaribaldi: Vigneto posto in Barbaresco. Nebbiolo con affinamento di 26 mesi in barrique di primo e secondo passaggio.

Bevuta non entusiasmante lo devo premettere. Così come aggiungo, come ogni volta una bottiglia mi appare deludente, che si tratta dell’esperienza limitata di una singola bottiglia e che pur nella libertà di raccontare non vorrei in alcun modo sminuire il lavoro di chi l’ha prodotta.

Granato scuro il colore, un bouquet non estesisissimo, ma soprattutto marcato da sentori come la vaniglia, il caffè tostato da ricondurre al passaggio in legno. Con la pazienza si riescono a sentire anche profumi più autentici come il ribes nero e la rosa, ma restano sottotraccia in un quadro olfattivo che definirei cupo.

Rispetto ai Barbaresco 2015 precedentemente assaggiati, quasi tutti caratterizzati da radiosa energia ed immediatezza, differisce non poco.

Al palato si replica la stessa dinamica gustativa avvertita al naso. Esordio caldo, voluminoso, ma caratterizzato da quella che io definirei felpata arrendevolezza. Poca energia e molto tannino che asciuga, un finale che quasi non arriva dove si riescono a individuare note fruttate in un ritorno prepotente degli stessi sentori “legnosi” avvertiti al naso.

Poco equilibrio, poca piacevolezza.

Enonauta/Degustazione di Vino #106 - review - Barbaresco Sorì Montaribaldi 2015 - Montaribaldi | Barbaresco Moderno
Enonauta/Degustazione di Vino #106 - review - Barbaresco Sorì Montaribaldi 2015 - Montaribaldi | Barbaresco Moderno
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Gaiole in Chianti State of Mind

Gaiole in Chianti State of Mind

una serata in compagnia di due famosi vini di Gaiole

Chianti Classico Riserva 2015 – Capannelle & Ama Chianti Classico 2018 – Castello di Ama

Prendo in prestito il titolo di una delle più famose tra le canzoni di Billy Joel, New York State of Mind, per raccontare una serata in compagnia di due belle espressioni di Sangiovese provenienti dalla stessa area geografica. Gaiole in Chianti.

“Some folks like to get away
Take a holiday from the neighborhood
Hop a flight to Miami Beach or to Hollywood
But I’m takin’ a Greyhound on the Hudson River line
I’m in a New York state of mind”

Così recita l’inizio della canzone. E così come si decide di risalire il fiume Hudson col Greyhound per riaffermare la propria identità, parafrasando il testo io posso affermare che, mentre alcuni prendono l’aereo dell’esotismo enoico, io e i miei compagni di bevuta, da toscani amanti del nostro vino, prendiamo la corriera del Sangiovese che ci porta in una zona di conforto assoluto, di certezze incrollabili, di sapori unici legati a una tradizione antica.

Ama Chianti Classico 2018

Sangiovese con saldo di Merlot con affinamento in barrique (non nuove)

Fresco. Intenso. Immediato.

Tra il rubino e il purpureo con intensi sentori floreali di viola, mora e frutti scuri, piccoli cenni speziati e terragni. Attacco caldo e voluminoso, succoso. Emergono in allungo una buona vena fresco/sapida, un tannino delicato e nel finale al frutto scuro si aggiunge un piacevole retrogusto di erbe aromatiche.

Chianti Classico Riserva 2015 – Capannelle

Sangiovese in purezza. Acciaio e poi grandi tini di rovere per 10 mesi.

È sanguigno, vigoroso, diretto. Rubino pieno con profumi di marasca e spezie, arancia sanguinella, sentori ematici. Tra i Chianti Classico Riserva che bevuto negli ultimi anni appare come tra i più rigorosi, fedeli e meglio riusciti.

Il sorso è pieno, ma come premesso è vigoroso, fresco, equilibrato, nitido in fase retrolfattiva dove si rievocano l’agrume e la marasca, con un tannino preciso e maturo. Buono da subito.

Non sbagliava quello che disse che a Gaiole nelle annate che altrove danno vini molto potenti vengono vini mediamente più eleganti. In riferimento al Riserva 2015 di Capannelle.

Enonauta/Degustazione di Vino #104/105 - review - Gaiole in Chianti State of Mind - Chianti Classico Ama 2018 & Capannelle 2015
Enonauta/Degustazione di Vino #104/105 - review - Gaiole in Chianti State of Mind - Chianti Classico Ama 2018 & Capannelle 2015
Enonauta/Degustazione di Vino #104/105 - review - Gaiole in Chianti State of Mind - Chianti Classico Ama 2018 & Capannelle 2015

Gaiole in Chianti State of Mind

Chianti Classico Riserva 2015 – Capannelle

Ama Chianti Classico 2018 – Castello di Ama

I borrow the title of one of Billy Joel’s most famous songs, New York State of Mind, to describe an evening in the company of two beautiful expressions of Sangiovese from the same geographical area. Gaiole in Chianti.

“Some folks like to get away
Take a holiday from the neighborhood
Hop a flight to Miami Beach or to Hollywood
But I’m takin’ a Greyhound on the Hudson River line
I’m in a New York state of mind”

So goes the beginning of the song. And just as one decides to travel up the Hudson River with the Greyhound to reaffirm one’s identity, paraphrasing the text I can say that, while some take the plane of wine exoticism, my drinking companions and I, as Tuscan lovers of our wine , we take the Sangiovese bus that takes us to an area of ​​absolute comfort, of unshakable certainties, of unique flavors linked to an ancient tradition.

Ama Chianti Classico 2018

Sangiovese with Merlot balance with aging in barriques (not new)

Fresh. Intense. Immediate.

Between ruby ​​and purple with intense floral hints of violet, blackberry and dark fruits, small spicy and earthy hints. Warm and voluminous, juicy attack. A good fresh/savory vein, delicate tannins emerge in the long run and a pleasant aftertaste of aromatic herbs is added to the dark fruit in the finish.

Chianti Classico Riserva 2015 – Capannelle

Pure Sangiovese. Steel and then large oak vats for 10 months.

It is sanguine, vigorous, direct. Full ruby ​​with aromas of morello cherry and spices, blood orange, blood scents. Among the Chianti Classico Riservas that have been drunk in recent years, it appears to be among the most rigorous, faithful and most successful.

The sip is full, but as mentioned it is vigorous, fresh, balanced, clear in the aftertaste phase where citrus and morello cherries are evoked, with precise and ripe tannins. Good straight away.

He wasn’t wrong when he said that in Gaiole in the years that elsewhere produce very powerful wines, on average more elegant wines are produced. In reference to the 2015 Capannelle Reserve.

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Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico 2016 – Cantina Offida

Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico 2016 – Cantina Offida

È un buon Verdicchio questo 2016 della Cantina Offida e dall’ottimo rapporto qualità prezzo.

Bel colore giallo paglierino, aromi di Mela granny smith a.k.a. mela verde, fiori bianchi, cedro candito, qualche cenno gessoso/petroso e di salvia.

L’acidità smagliante in ingresso, c’è sapidità, ma al palato, pur senza essere campione di profondità, non ci si ferma all’impatto tattile e si sviluppano buona persistenza e piacevolezza. Finale che rievoca le erbe aromatiche. Semplice, ma non scontato.

Trova conferma quanto scritto in etichetta sulle prospettive di invecchiamente e prevederei per questa bottiglia ancora un paio di anni sicuri di invecchiamento (se non fosse già vuota).

Enonauta/Degustazione di Vino #103 - review - Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico 2016- Offida | Semplice, ma non scontato.
Enonauta/Degustazione di Vino #103 - review - Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico 2016- Offida | Semplice, ma non scontato.
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Fiordaliso 2017 – Roccafiore

Fiordaliso 2017 – Roccafiore – Umbria Igt

Grechetto 85% e Trebbiano Spoletino 15%
6 mesi in vasca d’acciaio e qualche mese in bottiglia

Nonostante l’annata ritenuta unanimemente minore, l’umiltà dell’origine e il prezzo conveniente il Fiordaliso 2017 di Roccafiore risulta essere una bottiglia valida e piacevole. Paglierino intenso, mostra una certa consistenza. Non è certo la complessità il suo punto forte, bensì una certa fine concretezza, sia all’olfatto che al palato. Con profumi floreali, di mela golden, mango disidratato. Vino con ottima freschezza e sapidità, dotato anche di un certo spessore e di un piacevole, coerente e persistente aroma di bocca che rendono l’esperienza di beva veramente gradevole.

Enonauta/Degustazione di Vino #102 - review - Fiordaliso 2017- Roccafiore | fine concretezza, sia all'olfatto che al palato
Enonauta/Degustazione di Vino #102 - review - Fiordaliso 2017- Roccafiore | fine concretezza, sia all'olfatto che al palato
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